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Futurismo e modernità. Artisti e collezionisti in Lomellina / Giuseppe Amisani
Due mostre: ricostruirà l’intreccio di rapporti tra artisti, collezionisti, critici, poeti, avvenuti nel corso del XX secolo a Vigevano e nel territorio circostante. L’altra rappresenta la prima antologica dedicata a Giuseppe Amisani, maestro nato a Mede Lomellina nel 1879, nel tentativo di inquadrare criticamente la sua arte, a cinquant’anni dall’ultima pubblicazione a lui dedicata
Comunicato stampa
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A Vigevano, si annuncia un importante autunno all’insegna dell’arte. Dal 27 settembre al 14 dicembre 2008, infatti, due esposizioni di grande interesse, promosse dall’Istituzione Cultura del Comune di Vigevano, verranno ospitate nelle sale del Castello di origine visconteo-sforzesche, il maggiore e più prestigioso spazio espositivo della città lomellina.
La prima, dal titolo “Futurismo e modernità. Artisti e collezionisti in Lomellina”, ricostruirà l’intreccio di rapporti tra artisti, collezionisti, critici, poeti, avvenuti nel corso del XX secolo a Vigevano e nel territorio circostante.
L’altra rappresenta la prima antologica dedicata a Giuseppe Amisani, maestro nato a Mede Lomellina nel 1879, nel tentativo di inquadrare criticamente la sua arte, a cinquant’anni dall’ultima pubblicazione a lui dedicata.
“FUTURISMO E MODERNITÀ. Artisti e collezionisti in Lomellina”, curata da Paolo Campiglio e Rachele Ferrario, è divisa in quattro sezioni cronologiche e si apre negli anni Trenta, caratterizzati dal secondo Futurismo e dall’aeropittura. In questo periodo, spiccano le figure di Regina Bracchi in arte “Regina” e Olga Biglieri Scurto in arte “Barbara”, celebrata da Marinetti come la prima artista donna pilota. Accanto alle loro opere, verranno presentate quelle dell’aeropittore milanese Cesare Andreoni che con Regina apparteneva al gruppo futurista lombardo attivo fin dai primi anni Trenta, e di altri protagonisti nazionali dell’aeropittura come Tulio Crali, Gerardo Dottori, o della scultura del secondo futurismo come Thayath e Di Bosso.
La seconda sezione, “Continuità del realismo: artisti in risaia negli anni Trenta e negli anni Cinquanta”, è incentrata sul rapporto con il mondo contadino, da sempre vissuto in prima persona dagli artisti, nel particolare aspetto legato al lavoro in risaia. Il percorso ruota attorno alle due edizioni della manifestazione Arte in risaia organizzata da Carlo Accetti a Mortara nel 1936 e nel 1938, cui parteciparono, tra gli altri, artisti quali Aldo Carpi, Silvio Santagostino, Luigi Bracchi, Cassino di Candia, Timo Bortolotti. Le tele di questi maestri verranno poste a confronto con gli esiti legati al realismo sociale degli anni Cinquanta, con opere di Gabriele Mucchi, Renato Birolli, Giuseppe Gasparini, Amperio Tettamanti, Aldo Brizzi, Franco Francese.
La mostra prosegue con gli anni Settanta e Ottanta del Novecento, con la ricostruzione delle vicende artistiche e umane che s’intrecciarono tra artisti, critici e collezionisti sullo sfondo di una terra artisticamente fertile e ricettiva, che vedeva nei due castelli di Valle Lomellina e di Sartirana due importanti punti di aggregazione.
Il castello di Valle Lomellina era la casa di Pierpaolo Ruggerini, regista televisivo, appassionato d’arte, collezionista e gallerista. Qui, a partire dagli anni Settanta passarono il grande pittore inglese Graham Sutherland e il suo mentore critico, Douglas Cooper, Giorgio Soavi, Renato Guttuso, il pittore della terra lombarda, Ennio Morlotti, Francesco Arcangeli, Luigi Carluccio, Alberto Ghinzani, Franco Russoli.
Anche la storia del Castello di Sartirana ha un fascino particolare per l’arte moderna in Lomellina. Per qualche tempo fu frequentato come studio o casa delle vacanze da Fausto Melotti. Ma è dagli anni Ottanta che diventa un centro di scultura contemporanea, una sorta di laboratorio di idee e progetti di mostra grazie all’iniziativa di Giorgio Forni, Alberto Ghinzani e il collezionista Ugo Restano e il regista Eliprando Visconti di Modrone, oltre ad Arnaldo Pomodoro che in quegli anni sceglie la campagna intorno a Sartirana come sede della sua casa di villeggiatura.
L’esposizione si chiude negli anni Novanta, in particolare a Vigevano, dove si sviluppò una generazione di artisti che guardava all’esperienza dell’arte astratta minimalista e che trova un punto di riferimento nella figura di Antonio Calderara, originario di Abbiategrasso.
L’altra iniziativa, dal titolo “GIUSEPPE AMISANI (1879 – 1941). Il pittore dei re”, curata da Chiara Gatti e Alberto Ghinzani, presenterà settanta opere, allestite secondo un criterio cronologico, e metterà a fuoco la figura di un artista significativo del quale manca ancora, nel panorama degli studi storico-artistici, un’adeguata bibliografia, oltre a una ricostruzione biografica approfondita e a un adeguato monitoraggio dei suoi lavori presenti sul territorio italiano, in ambito pubblico e privato. Giuseppe Amisani, amato non solo a livello locale, è presente con le sue opere nelle raccolte di tutto il mondo, grazie a una committenza illuminata e illustre che caratterizzò il suo operato nei primi decenni del Novecento, celebrato dall’Inghilterra all’Egitto, al Sud America, dove tuttora sono conservati esemplari importanti della sua produzione.
Già lo scorso anno, all’interno della mostra “Da Pellizza a Carrà. Artisti e paesaggio in Lomellina”, allestita sempre al Castello Visconteo di Vigevano, veniva presentato un piccolo saggio di lavori di Amisani, nella sua veste di pittore ritrattista.
Giuseppe Amisani fu un artista di raro eclettismo, capace di passare dal soggetto storico al ritratto borghese, dal sacro al paesaggio schizzato di getto, inventandosi ogni volta pittore alla moda, vedutista o reporter di viaggio, in grado di lavorare nel silenzio di uno studio o di piazzare il cavalletto nel bel mezzo del deserto, pur di spuntare il panorama migliore. Fu un autore che, partito da una formazione di genere tradizionale, legato all’ambiente accademico – a Brera fu allievo di Cesare Tallone e seguace di Emilio Gola – ai classici e ai portavoce della cultura tardo-ottocentesca, seppe sterzare verso nuovi territori d’indagine. Fece della figura il suo principale oggetto di studio, scavata nel profondo, tanto che i suoi ritratti degli esordi divennero il corrispettivo dell’estetismo decadente, mentre quelli della maturità vivevano in bilico fra un realismo di stampo sociale e una certa magia che ricorda i lavori di Casorati.
Formatosi all’Accademia di Brera, Amisani, il cui influsso emerge evidente nelle opere della giovinezza. Dopo anni di apprendistato, l’artista riuscì a ritagliarsi un proprio àmbito di azione, dedicandosi proprio alla ritrattistica, raccogliendo soddisfazioni e interesse non solo in Italia, ma anche all’estero, da Londra agli Stati Uniti – dove eseguì ritratti fra il 1912 e il 1913 – e persino in Sud America, dove alcune delle sue opere sono ancora presenti in collezioni pubbliche e private.
La prima, dal titolo “Futurismo e modernità. Artisti e collezionisti in Lomellina”, ricostruirà l’intreccio di rapporti tra artisti, collezionisti, critici, poeti, avvenuti nel corso del XX secolo a Vigevano e nel territorio circostante.
L’altra rappresenta la prima antologica dedicata a Giuseppe Amisani, maestro nato a Mede Lomellina nel 1879, nel tentativo di inquadrare criticamente la sua arte, a cinquant’anni dall’ultima pubblicazione a lui dedicata.
“FUTURISMO E MODERNITÀ. Artisti e collezionisti in Lomellina”, curata da Paolo Campiglio e Rachele Ferrario, è divisa in quattro sezioni cronologiche e si apre negli anni Trenta, caratterizzati dal secondo Futurismo e dall’aeropittura. In questo periodo, spiccano le figure di Regina Bracchi in arte “Regina” e Olga Biglieri Scurto in arte “Barbara”, celebrata da Marinetti come la prima artista donna pilota. Accanto alle loro opere, verranno presentate quelle dell’aeropittore milanese Cesare Andreoni che con Regina apparteneva al gruppo futurista lombardo attivo fin dai primi anni Trenta, e di altri protagonisti nazionali dell’aeropittura come Tulio Crali, Gerardo Dottori, o della scultura del secondo futurismo come Thayath e Di Bosso.
La seconda sezione, “Continuità del realismo: artisti in risaia negli anni Trenta e negli anni Cinquanta”, è incentrata sul rapporto con il mondo contadino, da sempre vissuto in prima persona dagli artisti, nel particolare aspetto legato al lavoro in risaia. Il percorso ruota attorno alle due edizioni della manifestazione Arte in risaia organizzata da Carlo Accetti a Mortara nel 1936 e nel 1938, cui parteciparono, tra gli altri, artisti quali Aldo Carpi, Silvio Santagostino, Luigi Bracchi, Cassino di Candia, Timo Bortolotti. Le tele di questi maestri verranno poste a confronto con gli esiti legati al realismo sociale degli anni Cinquanta, con opere di Gabriele Mucchi, Renato Birolli, Giuseppe Gasparini, Amperio Tettamanti, Aldo Brizzi, Franco Francese.
La mostra prosegue con gli anni Settanta e Ottanta del Novecento, con la ricostruzione delle vicende artistiche e umane che s’intrecciarono tra artisti, critici e collezionisti sullo sfondo di una terra artisticamente fertile e ricettiva, che vedeva nei due castelli di Valle Lomellina e di Sartirana due importanti punti di aggregazione.
Il castello di Valle Lomellina era la casa di Pierpaolo Ruggerini, regista televisivo, appassionato d’arte, collezionista e gallerista. Qui, a partire dagli anni Settanta passarono il grande pittore inglese Graham Sutherland e il suo mentore critico, Douglas Cooper, Giorgio Soavi, Renato Guttuso, il pittore della terra lombarda, Ennio Morlotti, Francesco Arcangeli, Luigi Carluccio, Alberto Ghinzani, Franco Russoli.
Anche la storia del Castello di Sartirana ha un fascino particolare per l’arte moderna in Lomellina. Per qualche tempo fu frequentato come studio o casa delle vacanze da Fausto Melotti. Ma è dagli anni Ottanta che diventa un centro di scultura contemporanea, una sorta di laboratorio di idee e progetti di mostra grazie all’iniziativa di Giorgio Forni, Alberto Ghinzani e il collezionista Ugo Restano e il regista Eliprando Visconti di Modrone, oltre ad Arnaldo Pomodoro che in quegli anni sceglie la campagna intorno a Sartirana come sede della sua casa di villeggiatura.
L’esposizione si chiude negli anni Novanta, in particolare a Vigevano, dove si sviluppò una generazione di artisti che guardava all’esperienza dell’arte astratta minimalista e che trova un punto di riferimento nella figura di Antonio Calderara, originario di Abbiategrasso.
L’altra iniziativa, dal titolo “GIUSEPPE AMISANI (1879 – 1941). Il pittore dei re”, curata da Chiara Gatti e Alberto Ghinzani, presenterà settanta opere, allestite secondo un criterio cronologico, e metterà a fuoco la figura di un artista significativo del quale manca ancora, nel panorama degli studi storico-artistici, un’adeguata bibliografia, oltre a una ricostruzione biografica approfondita e a un adeguato monitoraggio dei suoi lavori presenti sul territorio italiano, in ambito pubblico e privato. Giuseppe Amisani, amato non solo a livello locale, è presente con le sue opere nelle raccolte di tutto il mondo, grazie a una committenza illuminata e illustre che caratterizzò il suo operato nei primi decenni del Novecento, celebrato dall’Inghilterra all’Egitto, al Sud America, dove tuttora sono conservati esemplari importanti della sua produzione.
Già lo scorso anno, all’interno della mostra “Da Pellizza a Carrà. Artisti e paesaggio in Lomellina”, allestita sempre al Castello Visconteo di Vigevano, veniva presentato un piccolo saggio di lavori di Amisani, nella sua veste di pittore ritrattista.
Giuseppe Amisani fu un artista di raro eclettismo, capace di passare dal soggetto storico al ritratto borghese, dal sacro al paesaggio schizzato di getto, inventandosi ogni volta pittore alla moda, vedutista o reporter di viaggio, in grado di lavorare nel silenzio di uno studio o di piazzare il cavalletto nel bel mezzo del deserto, pur di spuntare il panorama migliore. Fu un autore che, partito da una formazione di genere tradizionale, legato all’ambiente accademico – a Brera fu allievo di Cesare Tallone e seguace di Emilio Gola – ai classici e ai portavoce della cultura tardo-ottocentesca, seppe sterzare verso nuovi territori d’indagine. Fece della figura il suo principale oggetto di studio, scavata nel profondo, tanto che i suoi ritratti degli esordi divennero il corrispettivo dell’estetismo decadente, mentre quelli della maturità vivevano in bilico fra un realismo di stampo sociale e una certa magia che ricorda i lavori di Casorati.
Formatosi all’Accademia di Brera, Amisani, il cui influsso emerge evidente nelle opere della giovinezza. Dopo anni di apprendistato, l’artista riuscì a ritagliarsi un proprio àmbito di azione, dedicandosi proprio alla ritrattistica, raccogliendo soddisfazioni e interesse non solo in Italia, ma anche all’estero, da Londra agli Stati Uniti – dove eseguì ritratti fra il 1912 e il 1913 – e persino in Sud America, dove alcune delle sue opere sono ancora presenti in collezioni pubbliche e private.
27
settembre 2008
Futurismo e modernità. Artisti e collezionisti in Lomellina / Giuseppe Amisani
Dal 27 settembre al 14 dicembre 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO INTERNAZIONALE DELLA CALZATURA
Vigevano, Piazza Ducale, (Pavia)
Vigevano, Piazza Ducale, (Pavia)
Biglietti
Intero: 5 euro; ridotto 4 euro; scuole: 2 euro
Orario di apertura
martedì al sabato 10.00 - 13.00; 14.00 – 18.00; domenica: 10.00 –18.30; chiuso lunedì
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore