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Gabriele Ercoli – Albero della Luce
Ercoli crea una situazione sull’intensità del contesto, collegandosi simbolicamente e semanticamente alla sacralità del luogo
Comunicato stampa
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L'ALBERO DELLA LUCE
Dal 3 al 10 giugno 2009 l'Oratorio della Passione, in piazza Sant'Ambrogio, ospita una nuova mostra di Gabriele Ercoli, artista che dalle Marche si è trasferito a Milano dove da alcuni anni vive e lavora.
Ercoli crea una situazione sull'intensità del contesto, collegandosi simbolica-mente e semanticamente alla sacralità del luogo.
Nell'area archeologica, prima della costruzione della basilica esisteva un bosco, vicino a un cimitero, mentre la cappella dell'Oratorio della Passione del Quattrocento, ospitava al centro della navata un crocefisso ligneo, che i sacerdoti novizi abbracciavano durante il voto.
L'artista opera quindi un'operazione site-specific, dove nel silenzio spirituale dell'Oratorio crea il nuovo sull'eco di quanto è stato. Risulta così evidente la ricerca e il valore antropologico del lavoro di Ercoli che si avvale anche della presentazione del Prof. Guidieri, che insegna all'Università Paris X Nanterre e alla Scuola di Architettura della Cooper Union di New York.
In riferimento al titolo, l'artista propone quattro cipressi capovolti, disposti a croce nell'intera navata: il primo poggiato a terra all'ingresso, che si specchia in una lastra d'acciaio, rimanda allo spazio criptico romanico; i due ortogonali, sospesi alle due pareti, segnano la massima polarizzazione delle braccia della croce; mentre l'ultimo, il grande Albero della Luce, sempre rovesciato, rimanda alla testa della croce e all'altare.
L'albero, nell'immaginario delle origini, è una realtà fortemente simbolica - pensiamo alle antiche religioni animiste o all'albero della vita della cultura ebraica -. Nella mostra è il cipresso che rappresenta l'unità primordiale nei suoi fiori unisessuati maschili-femminili, che a primavera rinascono e rappresenta anche la perfezione dell'essere negli opposti che nell'opera si fa armonia. Nel contempo, il cipresso è un elemento del paesaggio marchigiano, “Origine” per l'artista.
La struttura compositiva del lavoro è basata sulla combinazione pieno-vuoto, su poche geometrie che richiamano quelle restanti degli affreschi alle pareti e sul concetto di germinazione che rivive nella compenetrazione o gestazione di alberi più piccoli. Questi cipressi rovesciati, con le cime rivolte verso terra, riflettono la tradizione antica dell'albero sacro, quella platonica che si nutre con le radici dal cielo e di Dante che vede riflesso l'albero sacro, risalendo dal Purgatorio al Paradiso.
Anche la tecnica della scultura, maturata a Firenze, rinnova i gesti e gli strumenti dei padri: ascia, mazzuolo, scalpelli, cugne, sgorbie, matite, sega... e si arricchisce dell'espressionismo ligneo umbro-marchigiano.
Ercoli, in particolare, vuole esprimere la generazione di un uomo nuovo, che taglia le proprie radici divine per “poter crescere del medesimo nel cosmo.” È
una dimensione esistenziale, intrisa del pensiero antico, per cui l'albero è l'uomo; l'uomo e la natura sono sacri, così la vita e l'arte.
Il materiale industriale che Ercoli sperimenta da vent'anni costituisce una scoperta di ricerca nel panorama artistico internazionale. Alcuni critici, spiazzati di fronte alle immagini scolpite e dipinte di Ercoli hanno riconosciuto alla sua antimateria “quella resa espressiva atta a suggerire altro.”
Si tratta di un materiale povero “MDF: Medium Density Fiber”, fibra di legno, che per mano dell'artista si vivifica di espressività poetica. Ercoli contrariamente a Cézanne, nel suo immaginario agisce come un bambino che si ostina a ricreare la natura dalla realtà mentre l'opera si compie.
È un'arte che trasfonde una profonda spiritualità ed esteticamente è stata spesso avvicinata alle opere grandissime di Alberto Burri e Lucio Fontana.
Vera Agosti
Cenni biografici: Gabriele Ercoli nasce nel 1949 nella campagna fermana nelle Marche. Formatosi in scultura a Firenze, elabora uno stile originale e origina-rio complesso, dal cromatismo a volte acceso, che attinge alle fonti espressioniste dell'arte lignea umbro-marchigiana.
Dal 2007 vive e lavora a Milano. Il rapporto privilegiato con la città sembra essere scandito da alcuni eventi particolari, a partire dal Premio MiArt negli anni Novanta.
Seguono l'esposizione nella Galleria di Philippe Daverio nel 1994, la mostra alla Ghost-Gallery, la collettiva alla Dieci-Due nel 2007 e la personale presso il Centro Culturale Sassetti nel 2008.
Dal 3 al 10 giugno 2009 l'Oratorio della Passione, in piazza Sant'Ambrogio, ospita una nuova mostra di Gabriele Ercoli, artista che dalle Marche si è trasferito a Milano dove da alcuni anni vive e lavora.
Ercoli crea una situazione sull'intensità del contesto, collegandosi simbolica-mente e semanticamente alla sacralità del luogo.
Nell'area archeologica, prima della costruzione della basilica esisteva un bosco, vicino a un cimitero, mentre la cappella dell'Oratorio della Passione del Quattrocento, ospitava al centro della navata un crocefisso ligneo, che i sacerdoti novizi abbracciavano durante il voto.
L'artista opera quindi un'operazione site-specific, dove nel silenzio spirituale dell'Oratorio crea il nuovo sull'eco di quanto è stato. Risulta così evidente la ricerca e il valore antropologico del lavoro di Ercoli che si avvale anche della presentazione del Prof. Guidieri, che insegna all'Università Paris X Nanterre e alla Scuola di Architettura della Cooper Union di New York.
In riferimento al titolo, l'artista propone quattro cipressi capovolti, disposti a croce nell'intera navata: il primo poggiato a terra all'ingresso, che si specchia in una lastra d'acciaio, rimanda allo spazio criptico romanico; i due ortogonali, sospesi alle due pareti, segnano la massima polarizzazione delle braccia della croce; mentre l'ultimo, il grande Albero della Luce, sempre rovesciato, rimanda alla testa della croce e all'altare.
L'albero, nell'immaginario delle origini, è una realtà fortemente simbolica - pensiamo alle antiche religioni animiste o all'albero della vita della cultura ebraica -. Nella mostra è il cipresso che rappresenta l'unità primordiale nei suoi fiori unisessuati maschili-femminili, che a primavera rinascono e rappresenta anche la perfezione dell'essere negli opposti che nell'opera si fa armonia. Nel contempo, il cipresso è un elemento del paesaggio marchigiano, “Origine” per l'artista.
La struttura compositiva del lavoro è basata sulla combinazione pieno-vuoto, su poche geometrie che richiamano quelle restanti degli affreschi alle pareti e sul concetto di germinazione che rivive nella compenetrazione o gestazione di alberi più piccoli. Questi cipressi rovesciati, con le cime rivolte verso terra, riflettono la tradizione antica dell'albero sacro, quella platonica che si nutre con le radici dal cielo e di Dante che vede riflesso l'albero sacro, risalendo dal Purgatorio al Paradiso.
Anche la tecnica della scultura, maturata a Firenze, rinnova i gesti e gli strumenti dei padri: ascia, mazzuolo, scalpelli, cugne, sgorbie, matite, sega... e si arricchisce dell'espressionismo ligneo umbro-marchigiano.
Ercoli, in particolare, vuole esprimere la generazione di un uomo nuovo, che taglia le proprie radici divine per “poter crescere del medesimo nel cosmo.” È
una dimensione esistenziale, intrisa del pensiero antico, per cui l'albero è l'uomo; l'uomo e la natura sono sacri, così la vita e l'arte.
Il materiale industriale che Ercoli sperimenta da vent'anni costituisce una scoperta di ricerca nel panorama artistico internazionale. Alcuni critici, spiazzati di fronte alle immagini scolpite e dipinte di Ercoli hanno riconosciuto alla sua antimateria “quella resa espressiva atta a suggerire altro.”
Si tratta di un materiale povero “MDF: Medium Density Fiber”, fibra di legno, che per mano dell'artista si vivifica di espressività poetica. Ercoli contrariamente a Cézanne, nel suo immaginario agisce come un bambino che si ostina a ricreare la natura dalla realtà mentre l'opera si compie.
È un'arte che trasfonde una profonda spiritualità ed esteticamente è stata spesso avvicinata alle opere grandissime di Alberto Burri e Lucio Fontana.
Vera Agosti
Cenni biografici: Gabriele Ercoli nasce nel 1949 nella campagna fermana nelle Marche. Formatosi in scultura a Firenze, elabora uno stile originale e origina-rio complesso, dal cromatismo a volte acceso, che attinge alle fonti espressioniste dell'arte lignea umbro-marchigiana.
Dal 2007 vive e lavora a Milano. Il rapporto privilegiato con la città sembra essere scandito da alcuni eventi particolari, a partire dal Premio MiArt negli anni Novanta.
Seguono l'esposizione nella Galleria di Philippe Daverio nel 1994, la mostra alla Ghost-Gallery, la collettiva alla Dieci-Due nel 2007 e la personale presso il Centro Culturale Sassetti nel 2008.
03
giugno 2009
Gabriele Ercoli – Albero della Luce
Dal 03 al 10 giugno 2009
arte contemporanea
Location
EX ORATORIO DELLA CONFRATERNITA DELLA PASSIONE – BASILICA DI SANT’AMBROGIO
Milano, Piazza Sant'ambrogio, (Milano)
Milano, Piazza Sant'ambrogio, (Milano)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 11 alle 21
Vernissage
3 Giugno 2009, ore 19
Autore
Curatore