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Gabriele Mattera / Elio Waschimps – L’amicizia della pittura
Gabriele Mattera ed Elio Waschimps significano Ischia e Napoli, vicinissimi nel paesaggio indimenticabile e meraviglioso del golfo; sono amici fraterni di lunga data, ma “lontani”, se non molto diversi, nei loro percorsi e territori della propria straordinaria creazione pittorica
Comunicato stampa
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Inizia così un ciclo di mostre dedicate all’amicizia che nasce dall’arte e per l’arte. In particolare all’amicizia che, negli anni, ha unito Gabriele Mattera ad altri artisti che lo hanno frequentato e amato. Questa amicizia ha unito profondamente e fraternamente Gabriele Mattera e Elio Waschimps. E a questa grande amicizia è dedicata la prima delle mostre in programma curata da Raffaele Iacono e Cristina Mattera. Promossa dall’Associazione Amici di Gabriele Mattera e con il patrocinio morale del Comune di Ischia, della Provincia di Napoli e della Regione Campania, la mostra è corredata da catalogo edito da Paparo Edizioni con uno scritto introduttivo del critico e storico dell’arte Marco Lorandi e con testi del critico d’arte Vitaliano Corbi.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 28 Settembre 2008 tutti i giorni dalle ore 09.30 alle ore 18.30.
Gabriele Mattera ed Elio Waschimps significano Ischia e Napoli, vicinissimi nel paesaggio indimenticabile e meraviglioso del golfo; sono amici fraterni di lunga data, ma "lontani", se non molto diversi, nei loro percorsi e territori della propria straordinaria creazione pittorica.
Elio manifesta fin dall'inizio una capacità espressiva di una forza emotiva drammatica (e drammaturgica), violenta e dionisiaca di simboli che dalla figurazione passa all'astrazione e nuovamente ad immagini antropologiche espressioniste, mediante una carnalità di "distruzione" e trasformazione nella lacerazione del corpo e dell'anima. E si mantengono certi aspetti ossessivi, di una potenza goyesca come un'eruttazione di pathos stupefacente, incalzante che ci coinvolge in una passione totale, insomma una ridda di grida e di urli psichici, in allucinazioni e deformazioni straordinarie. L'erotismo è dominante nel "gioco" brutale, in una lotta tra la vita e la morte.
Gabriele, invece, insegue nel suo essere, l'aspetto più sobrio, più semplice e calmo, ma solo apparentemente tranquillo, affascinato dalla natura marina e campestre dove il soggetto umano s'incorpora, vi si nutre e nello stesso tempo la corporeità figurale si smaglia e si dissolve fin quasi a scomparire nell'idea-immagine cromatica del silenzio, dell'oscurità e del dolore nascosto, silente: un'angoscia lenta ma sanguigna di un cromatismo fiammeggiante degli anni ' 80 e ' 90, di luci rosate, di fuoco, di verdi, gialli croco e i rossi stupendi di miscele coloristiche sfumate in meraviglia di velature delicate; in tale ambito emergono alla superficie dei "ritratti" diafani, di scintille e striature fisiche, improvvise, bianche, blu scure, appena riconoscibili quali apparizioni di una percezione dell'inconscio. Si tratta di un immaginario che non individua un'identità specifica, bensì un modello creativo, un motivo di posture di corpo intero, di corpo seduto, di intreccio delle braccia conserte: "gli uomini in rosso" a partire dal 1999 raggiungono un apice artistico eccezionale; le teste sono appunto una sorta di fisiognomica del pensiero e dell'idea e non della realtà esteriore.
Le impronte dei volti e dei corpi rossi sono tracce di segni mercuriali di un'analogia simbolica con la natura del sangue che si tramuta in una dimensione di lenta ritmica di un'effusione nostalgica e melancolica. E sulla fine della vita di Gabriele, il capolavoro dei grandi teleri della notte, del buio blu di un cielo notturno e abissale dove fluttuano liberi, ora frontali e verticali ora rovesciati in uno zodiaco stellare, i corpi con brevi tocchi di bianco brillante e luminoso esprimendo una magnifica grandezza di un "totentanz" ( danza della morte o danza macabra) quale manifestazione che aspira all'aldilà.
E' molto difficile e complesso fornire in breve tempo un'interpretazione sintetica dei due artisti; la profondità del loro genio creativo costituisce un'infinita "narrazione" dove la potenza delle immagini descrive e documenta un intera vita di rapporti concettuali tra l'esaltazione della bellezza e quella del sogno, tra la necessità di scuotere ogni riferimento mentale nella condizione dell'esistere fuori da convenzioni mimetiche, e lo splendore di una creatività unica ed irripetibile. La "tenerezza" di Gabriele e la forza "titanica" di Elio esprimono un mondo in un profilo di diversificazione sia mediante un temperamento personale sia mediante la gestualità segnica del dipingere nel comporre una "orchestrazione sinfonica". Da un lato l'approccio più meditativo da parte di Mattera, tra il dubbio e l'incertezza, mescolata da un sentimento acuto, tra la gioia e l'ombra della tristezza e della rassegnazione, dall’altro l’evocazione costante dei drammi della realtà di Waschimps modificati in una modernità della tragedia greca con un furore e forza di vincere il combattimento della vita nella resistenza: mostrare la colpa, l'assassinio, il fattore ferino, e anche la mostruosità dell'inconscio umano ancestrale. Entrambi dunque possono assolutamente essere chiamati dei grandi artisti, di quelli tra i pochi rimasti di fronte ad una società allo sfascio e la banalizzazione stupida e analfabeta del nostro paese nella peggiore decadenza.
Marco Lorandi
Maggio 2008
Potrebbe apparire strano, se non addirittura anacronistico, voler parlare oggi di amicizia.
Di quel sentimento, forse dimenticato, profondo, nobile, puro, che unisce in modo indissolubile le persone. Ancor più strano, potrebbe sembrare, voler legare quel sentimento alla pittura, da anni relegata a cenerentola delle arti, “passata di moda”, abbandonata in favore di più appariscenti e forse “vendibili” forme d’arte.
Proprio per questo, oggi più che mai, ci piace dare vita ad un ciclo di mostre dedicate all’amicizia che nasce dall’arte e per l’arte. In particolare, all’amicizia, che negli anni, ha unito Gabriele Mattera ad altri artisti che lo hanno frequentato e amato. Non di superficiale conoscenza, ma di intima condivisione di mondi, parliamo. Di quel sentimento che lega due persone quando pensano, sentono, condividono, provano interesse, si scontrano e si ritrovano, amano e odiano, si appassionano e si addolorano unite dallo stesso sentire.
“ Lo splendore dell’amicizia non è la mano tesa né il sorriso gentile né la gioia della compagnia: è l’ispirazione spirituale quando scopriamo che qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi” (R.W. Emerson).
Questa amicizia ha unito profondamente e fraternamente Gabriele Mattera e Elio Waschimps. E a questa grande amicizia ci piace dedicare la prima delle mostre in programma.
Per molti anni il rapporto tra Gabriele e Elio è stato intensissimo, appassionato, quotidiano. Un rapporto nato e via via consolidato dal grandissimo amore per la pittura, per un certo tipo di pittura e di artisti, da un idea dell’arte lontana dalle spettacolarizzazioni dei nostri giorni. La loro visione della pittura, la fiducia reciproca nel giudizio dell’altro, la sincerità e l’onestà a volte scontrosa, li ha legati in modo singolare e unico.
E ancor più significativo è per noi il fatto che l’idea iniziale di questa mostra sia venuta dagli amici Irene e Tullio Panerai e che la difficile scelta dei quadri sia avvenuta con l’aiuto, il sostegno, l’entusiasmo del più che amico, Raffaele Iacono. Ancora una volta l’amicizia!! motore e perno dei più nobili sentimenti.
Non possiamo, quindi, che essere orgogliosi che l’Associazione “Amici di Gabriele Mattera”, sia riuscita a iniziare un percorso, quanto mai significativo e unico, di mostre sull’amicizia della pittura. Mostre che vedono protagonista il rapporto raro e prezioso che può nascere e crescere solo tra persone che si nutrono di uno stesso interesse profondo come l’amore per l’arte.
Questi i punti di partenza, gli ingredienti, di un viaggio, speriamo, lungo e appassionato tra le luci e le ombre dell’amicizia della pittura.
Anna Cristina Mattera
Presidente Amici di Gabriele Mattera
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 28 Settembre 2008 tutti i giorni dalle ore 09.30 alle ore 18.30.
Gabriele Mattera ed Elio Waschimps significano Ischia e Napoli, vicinissimi nel paesaggio indimenticabile e meraviglioso del golfo; sono amici fraterni di lunga data, ma "lontani", se non molto diversi, nei loro percorsi e territori della propria straordinaria creazione pittorica.
Elio manifesta fin dall'inizio una capacità espressiva di una forza emotiva drammatica (e drammaturgica), violenta e dionisiaca di simboli che dalla figurazione passa all'astrazione e nuovamente ad immagini antropologiche espressioniste, mediante una carnalità di "distruzione" e trasformazione nella lacerazione del corpo e dell'anima. E si mantengono certi aspetti ossessivi, di una potenza goyesca come un'eruttazione di pathos stupefacente, incalzante che ci coinvolge in una passione totale, insomma una ridda di grida e di urli psichici, in allucinazioni e deformazioni straordinarie. L'erotismo è dominante nel "gioco" brutale, in una lotta tra la vita e la morte.
Gabriele, invece, insegue nel suo essere, l'aspetto più sobrio, più semplice e calmo, ma solo apparentemente tranquillo, affascinato dalla natura marina e campestre dove il soggetto umano s'incorpora, vi si nutre e nello stesso tempo la corporeità figurale si smaglia e si dissolve fin quasi a scomparire nell'idea-immagine cromatica del silenzio, dell'oscurità e del dolore nascosto, silente: un'angoscia lenta ma sanguigna di un cromatismo fiammeggiante degli anni ' 80 e ' 90, di luci rosate, di fuoco, di verdi, gialli croco e i rossi stupendi di miscele coloristiche sfumate in meraviglia di velature delicate; in tale ambito emergono alla superficie dei "ritratti" diafani, di scintille e striature fisiche, improvvise, bianche, blu scure, appena riconoscibili quali apparizioni di una percezione dell'inconscio. Si tratta di un immaginario che non individua un'identità specifica, bensì un modello creativo, un motivo di posture di corpo intero, di corpo seduto, di intreccio delle braccia conserte: "gli uomini in rosso" a partire dal 1999 raggiungono un apice artistico eccezionale; le teste sono appunto una sorta di fisiognomica del pensiero e dell'idea e non della realtà esteriore.
Le impronte dei volti e dei corpi rossi sono tracce di segni mercuriali di un'analogia simbolica con la natura del sangue che si tramuta in una dimensione di lenta ritmica di un'effusione nostalgica e melancolica. E sulla fine della vita di Gabriele, il capolavoro dei grandi teleri della notte, del buio blu di un cielo notturno e abissale dove fluttuano liberi, ora frontali e verticali ora rovesciati in uno zodiaco stellare, i corpi con brevi tocchi di bianco brillante e luminoso esprimendo una magnifica grandezza di un "totentanz" ( danza della morte o danza macabra) quale manifestazione che aspira all'aldilà.
E' molto difficile e complesso fornire in breve tempo un'interpretazione sintetica dei due artisti; la profondità del loro genio creativo costituisce un'infinita "narrazione" dove la potenza delle immagini descrive e documenta un intera vita di rapporti concettuali tra l'esaltazione della bellezza e quella del sogno, tra la necessità di scuotere ogni riferimento mentale nella condizione dell'esistere fuori da convenzioni mimetiche, e lo splendore di una creatività unica ed irripetibile. La "tenerezza" di Gabriele e la forza "titanica" di Elio esprimono un mondo in un profilo di diversificazione sia mediante un temperamento personale sia mediante la gestualità segnica del dipingere nel comporre una "orchestrazione sinfonica". Da un lato l'approccio più meditativo da parte di Mattera, tra il dubbio e l'incertezza, mescolata da un sentimento acuto, tra la gioia e l'ombra della tristezza e della rassegnazione, dall’altro l’evocazione costante dei drammi della realtà di Waschimps modificati in una modernità della tragedia greca con un furore e forza di vincere il combattimento della vita nella resistenza: mostrare la colpa, l'assassinio, il fattore ferino, e anche la mostruosità dell'inconscio umano ancestrale. Entrambi dunque possono assolutamente essere chiamati dei grandi artisti, di quelli tra i pochi rimasti di fronte ad una società allo sfascio e la banalizzazione stupida e analfabeta del nostro paese nella peggiore decadenza.
Marco Lorandi
Maggio 2008
Potrebbe apparire strano, se non addirittura anacronistico, voler parlare oggi di amicizia.
Di quel sentimento, forse dimenticato, profondo, nobile, puro, che unisce in modo indissolubile le persone. Ancor più strano, potrebbe sembrare, voler legare quel sentimento alla pittura, da anni relegata a cenerentola delle arti, “passata di moda”, abbandonata in favore di più appariscenti e forse “vendibili” forme d’arte.
Proprio per questo, oggi più che mai, ci piace dare vita ad un ciclo di mostre dedicate all’amicizia che nasce dall’arte e per l’arte. In particolare, all’amicizia, che negli anni, ha unito Gabriele Mattera ad altri artisti che lo hanno frequentato e amato. Non di superficiale conoscenza, ma di intima condivisione di mondi, parliamo. Di quel sentimento che lega due persone quando pensano, sentono, condividono, provano interesse, si scontrano e si ritrovano, amano e odiano, si appassionano e si addolorano unite dallo stesso sentire.
“ Lo splendore dell’amicizia non è la mano tesa né il sorriso gentile né la gioia della compagnia: è l’ispirazione spirituale quando scopriamo che qualcuno crede in noi ed è disposto a fidarsi di noi” (R.W. Emerson).
Questa amicizia ha unito profondamente e fraternamente Gabriele Mattera e Elio Waschimps. E a questa grande amicizia ci piace dedicare la prima delle mostre in programma.
Per molti anni il rapporto tra Gabriele e Elio è stato intensissimo, appassionato, quotidiano. Un rapporto nato e via via consolidato dal grandissimo amore per la pittura, per un certo tipo di pittura e di artisti, da un idea dell’arte lontana dalle spettacolarizzazioni dei nostri giorni. La loro visione della pittura, la fiducia reciproca nel giudizio dell’altro, la sincerità e l’onestà a volte scontrosa, li ha legati in modo singolare e unico.
E ancor più significativo è per noi il fatto che l’idea iniziale di questa mostra sia venuta dagli amici Irene e Tullio Panerai e che la difficile scelta dei quadri sia avvenuta con l’aiuto, il sostegno, l’entusiasmo del più che amico, Raffaele Iacono. Ancora una volta l’amicizia!! motore e perno dei più nobili sentimenti.
Non possiamo, quindi, che essere orgogliosi che l’Associazione “Amici di Gabriele Mattera”, sia riuscita a iniziare un percorso, quanto mai significativo e unico, di mostre sull’amicizia della pittura. Mostre che vedono protagonista il rapporto raro e prezioso che può nascere e crescere solo tra persone che si nutrono di uno stesso interesse profondo come l’amore per l’arte.
Questi i punti di partenza, gli ingredienti, di un viaggio, speriamo, lungo e appassionato tra le luci e le ombre dell’amicizia della pittura.
Anna Cristina Mattera
Presidente Amici di Gabriele Mattera
12
luglio 2008
Gabriele Mattera / Elio Waschimps – L’amicizia della pittura
Dal 12 luglio al 28 settembre 2008
arte contemporanea
Location
CASTELLO ARAGONESE
Ischia, Ponte Aragonese, (Napoli)
Ischia, Ponte Aragonese, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 09.30 alle ore 18.30
Vernissage
12 Luglio 2008, ore 21.30
Editore
PAPARO
Autore
Curatore