Gabriele Porcellana, sassarese, ha esposto in questi anni, in diversi spazi cittadini. Caffè, negozi, convegni, luoghi spontanei frequentati dalla gente al di là della retorica, e dei conformismi, del vernissage. Portare l’opera d’arte tra pubblici differenti risponde ad un’esigenza non solo di democrazia culturale ma all’esigenza estetica di restituire i materiali, strutturati in forme e in colori al sentire comune degli uomini e delle donne, principale ispiratore dell’opera del Porcellana.
Sono oggetti, cose, segni, caratterizzati da lievi ironie, e da graffianti denunce nei confronti di una società talvolta ignara e talvolta indolente nei confronti del potere costituito, ma anche osservata e scrutata da un occhio mesto e pietoso nei confronti dell’innocenza della natura che, dai profondi silenzi dell’essere parla ad una umanità distratta e frastornata dai rumori inquietanti della vita.
La performatività dei lavori di Porcellana è insieme parola e gesto che si esprimono dentro una sintassi essenziale, spigolosa e ruvida che rifiuta la plasticità e la misura, espressioni di a priori estetici e poetici che priverebbero la materia della sua propulsione oggettuale in grado di attrarre il passante distratto e di suscitare in lui una curiosità emozionante.
L’opera di porcellana parla il linguaggio simbolico degli inconsci notturni e profondi che solo la dimensione onirica è in grado di cogliere e di trasfigurare, e che, nella sensibilità e nella padronanza di un linguaggio e di uno stile propri, diventano eventi e accadimenti artistici.