Si tratta, infatti, di segni frutto dei differenti materiali utilizzati nel tempo che hanno prodotto differenti ossidazioni stratificatesi attraverso il labor limae dello scalpello pittorico maneggiato dalla Furlani.
Il ciclo in esposizione trae origine dalla narrazione della Creazione presente nella Genesi e culmina nell’ottavo giorno, apice in cui l’atto creativo divino si compie nella Risurrezione di Cristo, Era nuova del mondo.
L’evoluzione dal Caos alla Luce è scandita e sottolineata dall’allestimento, infatti, i dipinti sospesi dall’alto e posti a differenti altezze creano una linea elicoidale che simula la struttura del DNA, custode del segreto della vita umana.
Le opere di Gabriella Furlani, artista toscana con origini venezuelane, si contraddistinguono per la delicatezza del tratto argenteo, che, con i suoi sottili passaggi armonici, descrive una sinfonia di linee e di segni che inducono il riguardante ad entrare nei dipinti e a fermarsi per immergersi nella riflessione.
Una riflessione profonda, necessaria in una società contemporanea che ci assale con i suoi ritmi frenetici.
La concezione e la visione delle opere della Furlani come silente pausa di riflessione sull’universo e sul creato, è supportata, in un’ottica interdisciplinare del fare artistico, dalle poesie di Ettore Bonessio di Terzet, i cui testi baluginanti lasciano scoccare la scintilla della riflessione e inducono a lasciarsi accarezzare dalle visioni della Furlani.