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Gabriella Patrucco / Roberto Patrucco – Autentici falsi. Arte americana tra il 1920 e il 1970
Non si lasci fuorviare il pubblico dall’attributo “falso”, riferito ad un’arte oggi apprezzata e quotata per la qualità delle opere proposte da artisti di chiaro talento e sensibilità. Una vera e propria mimesi generativa.
Comunicato stampa
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Non si lasci fuorviare il pubblico dall’attributo “falso”, riferito ad un’arte oggi apprezzata e quotata per la qualità delle opere proposte da artisti di chiaro talento e sensibilità.
Vero che l’aggettivo può indurre ad estendere una connotazione comunemente spregiativa ad opere che, viceversa, assumono la responsabilità del fraintendimento e lo rinnegano: “falso”, implica insidia, inganno, frode. Ma sarebbe “falsa, in tal senso , solo l’opera che vuole porsi come originale, perché studiata ed eseguita assimilando i canoni estetici e le tecniche di altri in funzione meramente commerciale.
Né tanto meno appare opportuno sostituire a falso il termina “copia, poiché improprio nell’accezione in cui gli artisti intendono collocare la propria azione, e perché implica comunque un giudizio di valore rispetto all’”Originale”, collocandosi sul podio inadeguato di un secondo o terzo posto rispetto ad esso, con assunzione di inferiorità o sottomissione.
La non idoneità è , pertanto, del lessico, non dell’arte in sé, che non riesce a tradurre in modo appropriato il concetto sotteso: un neologismo, un remake, o il più semplice “multipli di autore” consentirebbe forse a connotare un’arte che ha invece la sua autenticità nel proporre non il soggetto, inimitabile in ogni senso, ma il processo.
Processo che rifugge dall’immediatezza e facilità offerte dalla tecnologia odierna, e coinvolge direttamente ed emotivamente l’artista nella ri-creazione dell’opera: non solo la competenza tecnica e la perizia garantiscono il risultato – altrimenti altrettanto freddo di una magari più fedele riproducibilità connessa ai sofisticati metodi di stampa oggi consentiti a chiunque- ma lo sforzo di immedesimazione con l’autore dell’originale, scelto sulla base di una sensibilità o empatia basate su sottili corrispondenze culturali.
Una vera e propria mimesi generativa, la stessa che stimola a riproporre, nella rielaborazione artistica, quanto la natura, la realtà, ci obbligano a cogliere nella loro essenza.
Falso d’autore: non surrogato, dunque, ma fresca bevanda, che si lascia godere e apprezzare per la sua intrinseca amabilità.
In una eccezionale esposizione, per Art in Hotel e per tutti i nostri graditi ospiti, i quadri guida dell’arte contemporanea americana dagli anni ’20 agli anni ‘70 del Novecento: Marcel Duchamp, Man Ray, Edward Hopper, Charles Sheeler, Georgia O’Keeffe, Gerald Murphy, Richard Lindner, Jasper Johns, Robert Indiana, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Allan D’Arcangelo.
Elsa Gipponi
Critico d’arte e curatore
Vero che l’aggettivo può indurre ad estendere una connotazione comunemente spregiativa ad opere che, viceversa, assumono la responsabilità del fraintendimento e lo rinnegano: “falso”, implica insidia, inganno, frode. Ma sarebbe “falsa, in tal senso , solo l’opera che vuole porsi come originale, perché studiata ed eseguita assimilando i canoni estetici e le tecniche di altri in funzione meramente commerciale.
Né tanto meno appare opportuno sostituire a falso il termina “copia, poiché improprio nell’accezione in cui gli artisti intendono collocare la propria azione, e perché implica comunque un giudizio di valore rispetto all’”Originale”, collocandosi sul podio inadeguato di un secondo o terzo posto rispetto ad esso, con assunzione di inferiorità o sottomissione.
La non idoneità è , pertanto, del lessico, non dell’arte in sé, che non riesce a tradurre in modo appropriato il concetto sotteso: un neologismo, un remake, o il più semplice “multipli di autore” consentirebbe forse a connotare un’arte che ha invece la sua autenticità nel proporre non il soggetto, inimitabile in ogni senso, ma il processo.
Processo che rifugge dall’immediatezza e facilità offerte dalla tecnologia odierna, e coinvolge direttamente ed emotivamente l’artista nella ri-creazione dell’opera: non solo la competenza tecnica e la perizia garantiscono il risultato – altrimenti altrettanto freddo di una magari più fedele riproducibilità connessa ai sofisticati metodi di stampa oggi consentiti a chiunque- ma lo sforzo di immedesimazione con l’autore dell’originale, scelto sulla base di una sensibilità o empatia basate su sottili corrispondenze culturali.
Una vera e propria mimesi generativa, la stessa che stimola a riproporre, nella rielaborazione artistica, quanto la natura, la realtà, ci obbligano a cogliere nella loro essenza.
Falso d’autore: non surrogato, dunque, ma fresca bevanda, che si lascia godere e apprezzare per la sua intrinseca amabilità.
In una eccezionale esposizione, per Art in Hotel e per tutti i nostri graditi ospiti, i quadri guida dell’arte contemporanea americana dagli anni ’20 agli anni ‘70 del Novecento: Marcel Duchamp, Man Ray, Edward Hopper, Charles Sheeler, Georgia O’Keeffe, Gerald Murphy, Richard Lindner, Jasper Johns, Robert Indiana, Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Allan D’Arcangelo.
Elsa Gipponi
Critico d’arte e curatore
15
luglio 2010
Gabriella Patrucco / Roberto Patrucco – Autentici falsi. Arte americana tra il 1920 e il 1970
Dal 15 luglio al primo settembre 2010
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
ASTORIA PARK HOTEL
Riva Del Garda, Viale Trento, 9, (Trento)
Riva Del Garda, Viale Trento, 9, (Trento)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 10-21
Vernissage
15 Luglio 2010, ore 19.00
Autore
Curatore