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Gabriella Ventavoli – L’ultima cena
La mostra riunisce un grande telero e altre opere dell’Artista italiana, che attiva da anni nell’arte contemporanea, si misura sul tema della natura, del mondo e dei 4 elementi che lo compongono.
Comunicato stampa
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La mostra dal titolo “L'ultima Cena” è promossa dallo “Spazio La Porta Verde”, un centro culturale vivacissimo in una città come Milano. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Contemporanea, che firma anche il testo, dal titolo “L'ultima Cena” riunisce un grande telero e altre opere di Gabriella Ventavoli, che attiva da anni nell'arte contemporanea, si misura sul tema della natura, del mondo e dei 4 elementi che lo compongono. L'attività espositiva legata all'ecosistema del mondo e ai suoi quattro elementi, terra, acqua, fuoco e aria, rende giustizia e si fa lezione sia per coloro che sono chiamati a dirigere la politica del mondo, sia per gli intellettuali e gli uomini di buona volontà che nel mare hanno trovato l'inizio della vita e del mondo intero.
Scrive Carlo Franza: “L’opera ritenuta un vero e proprio capolavoro dell’artista milanese Gabriella Ventavoli, presenta un dipinto a olio di grandi dimensioni e appena realizzato in più parti assemblate, per creare una installazione dove, in un ordine geometricamente calcolato, elementi e simbologie diverse danno vita a un austero rito conviviale fortemente segnato dal presagio e dai simboli di memoria cristiana. L'opera va ritenuta non solo un autentico capolavoro dell’artista, opera di grande impegno e profondo significato, ma ripropone in una sintesi di intensa suggestione, aspetti e momenti diversi della sua produzione, e li riformula in una prospettiva di assoluta novità. Sottolinea l'artista “Siamo tutti invitati all'ultima cena, il pianeta depredato non potrà più nutrirci se continueremo a credere che le risorse siano infinite, se continueremo a inquinare e a distruggere tutta la bontà e la bellezza di cui è depositaria nostra madre terra. E' ormai finita l'età della non consapevolezza dei disastri che compromettono la vita sul nostro bellissimo pianeta. Con la speranza che l'arte possa contribuire a tener desta l'attenzione su tematiche di vitale importanza”. Sarà bene vedere come nell'arte contemporanea “l'ultima cena” abbia trovato singolari interpretazioni. Dall' 800, e poi nel '900, l' opera stessa di Leonardo è diventata un'icona sulla quale ciascun artista ha impiantato poetiche nuove. L' Ultima Cena di Salvador Dalì è un dipinto (olio su tela 167 × 268 cm.) realizzato nel 1955 in cui il catalano rompe l'iconografia tradizionale, e incomincia la fortunata «poetica» delle provocazioni. Andy Warhol, invece, lavora sulla duplicazione, tecnica tipica del pop art, così fotografa Leonardo fornendo poi una duplicazione con dei ritagli di colore. Nell' arte contemporanea, il soggetto è stato sottoposto a scioccanti dissacrazioni. Nel 1972 un collage di Mary Beth Edelson intitolato Some Living American Women Artists, che dà l’avvio al rapporto arte-femminismo, raffigura 80 donne con, al posto di Cristo, la pittrice degli anni Venti Georgia O' Keeffe. L' artista Renée Cox realizza poi qualcosa di simile, ponendosi nuda al posto di Gesù al centro del Cenacolo. Donne al posto degli apostoli sono presenti anche nella Cena del tedesco Andreas Sachsenmaier. Questa sostituzione si diffonderà dall'arte alla pubblicità; le modelle di Neidermair Brigitte in posa come i dodici nell'Ultima Cena leonardesca sono usate per la campagna pubblicitaria M+F Girbaud. David Lachapelle realizzò invece una commovente Ultima Cena hippy-gay; simile a questa è quella di Bettina Rheims e Serge Bramley, con hippy anni Settanta che suonano e fumano intorno a Cristo. La decostruzione del modello leonardesco a fini dissacratori è diventata, a questo punto, un troppo retorico, che ha finito per creare un superscandalo nel 2008 nella retrospettiva dedicata all' austriaco Alfred Hrdlicka quando, nell'arcivescovado di Vienna ha finito la sua Ultima cena di Leonardo restaurata da Pierpaolo Pasolini. Eppoi da non tralasciare le ultime cene di James Ensor, Nik Spatari ,Ivo Dulcic, Sodoo Wotanobe, Francesco Ferrucci, Vanni Viviani, ecc. Anche Vanessa Beecroft non si sottrae al gusto della dissacrazione. L' artista Leone d' oro alla Biennale del '77, il 16 marzo del 2009 realizza al Pac di Milano una performance nella quale degli immigranti africani stanno seduti a una tavola trasparente di dodici metri vestiti con smoking fuori misura, strappati o impolverati. Sono i nuovi «apostoli» e mangiano carne e pane nero senza piatti e posate.
Per dare forma a uno austero rito conviviale, Gabriella Ventavoli ha dipinto terra, mare e cielo in un amalgama in cui la madre terra, terra generante, diventa la carne di Cristo, ovvero Cristo che ha raccolto attorno a sé poche cose e le ha organizzate, in un ordine geometricamente calcolato, che segnalano drammaticamente il presagio e i simboli della passione, dell'abbandono e del dolore. E’ il grido di dolore dell'artista che in quest'opera raccoglie le violenze portate a terra e cielo. Sono tutte presenze evocative e modi che a distanza di millenni ricostruiscono un evento che appartiene profondamente alla nostra cultura. L’universalità dell’opera della Ventavoli è tale da permettere a ciascuno di noi di leggere in essa la nostra storia, e la sua “Ultima Cena”, non celebra solo un rito di addio, ma è anche capace di evocare simbolicamente la riunione di corpo e anima, dell’umano e divino, ovvero del cielo e della terra.
Cenni biografici dell'artista
Gabriella Ventavoli, medico psicanalista, scrittrice, poetessa e pittrice. E' nata a Piombino in Toscana, ma vive e lavora a Milano. Opera in pittura dal 1976 con collettive (Pavia, Milano, Chianciano, Venezia, Pisa, Roè Volciano-Brescia, Roma, Verona, ecc.) e personali (Milano, Arezzo, Pavia) in più città italiane, affrontando tematiche sociali e ambientali di grande impegno civile e morale. La sua attività artistica si misura anche all'interno di uno spazio culturale qual'è “La Porta verde” a Milano. Nel maggio 2014 l'illustre Storico dell'Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza presenta la sua mostra personale dal titolo “Elegia del mare” a Milano. Vince il Premio Pittura al Premio delle Arti-Premio della Cultura per l'edizione XXVI al Circolo della Stampa di Milano. Nel gennaio 2015, anno dell'Expo dà il via alla mostra “L'Ultima Cena” con un grande telero e altre opere a “La Porta Verde” di Milano.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 vince il Premio Berlino per la Critica d'Arte.
Scrive Carlo Franza: “L’opera ritenuta un vero e proprio capolavoro dell’artista milanese Gabriella Ventavoli, presenta un dipinto a olio di grandi dimensioni e appena realizzato in più parti assemblate, per creare una installazione dove, in un ordine geometricamente calcolato, elementi e simbologie diverse danno vita a un austero rito conviviale fortemente segnato dal presagio e dai simboli di memoria cristiana. L'opera va ritenuta non solo un autentico capolavoro dell’artista, opera di grande impegno e profondo significato, ma ripropone in una sintesi di intensa suggestione, aspetti e momenti diversi della sua produzione, e li riformula in una prospettiva di assoluta novità. Sottolinea l'artista “Siamo tutti invitati all'ultima cena, il pianeta depredato non potrà più nutrirci se continueremo a credere che le risorse siano infinite, se continueremo a inquinare e a distruggere tutta la bontà e la bellezza di cui è depositaria nostra madre terra. E' ormai finita l'età della non consapevolezza dei disastri che compromettono la vita sul nostro bellissimo pianeta. Con la speranza che l'arte possa contribuire a tener desta l'attenzione su tematiche di vitale importanza”. Sarà bene vedere come nell'arte contemporanea “l'ultima cena” abbia trovato singolari interpretazioni. Dall' 800, e poi nel '900, l' opera stessa di Leonardo è diventata un'icona sulla quale ciascun artista ha impiantato poetiche nuove. L' Ultima Cena di Salvador Dalì è un dipinto (olio su tela 167 × 268 cm.) realizzato nel 1955 in cui il catalano rompe l'iconografia tradizionale, e incomincia la fortunata «poetica» delle provocazioni. Andy Warhol, invece, lavora sulla duplicazione, tecnica tipica del pop art, così fotografa Leonardo fornendo poi una duplicazione con dei ritagli di colore. Nell' arte contemporanea, il soggetto è stato sottoposto a scioccanti dissacrazioni. Nel 1972 un collage di Mary Beth Edelson intitolato Some Living American Women Artists, che dà l’avvio al rapporto arte-femminismo, raffigura 80 donne con, al posto di Cristo, la pittrice degli anni Venti Georgia O' Keeffe. L' artista Renée Cox realizza poi qualcosa di simile, ponendosi nuda al posto di Gesù al centro del Cenacolo. Donne al posto degli apostoli sono presenti anche nella Cena del tedesco Andreas Sachsenmaier. Questa sostituzione si diffonderà dall'arte alla pubblicità; le modelle di Neidermair Brigitte in posa come i dodici nell'Ultima Cena leonardesca sono usate per la campagna pubblicitaria M+F Girbaud. David Lachapelle realizzò invece una commovente Ultima Cena hippy-gay; simile a questa è quella di Bettina Rheims e Serge Bramley, con hippy anni Settanta che suonano e fumano intorno a Cristo. La decostruzione del modello leonardesco a fini dissacratori è diventata, a questo punto, un troppo retorico, che ha finito per creare un superscandalo nel 2008 nella retrospettiva dedicata all' austriaco Alfred Hrdlicka quando, nell'arcivescovado di Vienna ha finito la sua Ultima cena di Leonardo restaurata da Pierpaolo Pasolini. Eppoi da non tralasciare le ultime cene di James Ensor, Nik Spatari ,Ivo Dulcic, Sodoo Wotanobe, Francesco Ferrucci, Vanni Viviani, ecc. Anche Vanessa Beecroft non si sottrae al gusto della dissacrazione. L' artista Leone d' oro alla Biennale del '77, il 16 marzo del 2009 realizza al Pac di Milano una performance nella quale degli immigranti africani stanno seduti a una tavola trasparente di dodici metri vestiti con smoking fuori misura, strappati o impolverati. Sono i nuovi «apostoli» e mangiano carne e pane nero senza piatti e posate.
Per dare forma a uno austero rito conviviale, Gabriella Ventavoli ha dipinto terra, mare e cielo in un amalgama in cui la madre terra, terra generante, diventa la carne di Cristo, ovvero Cristo che ha raccolto attorno a sé poche cose e le ha organizzate, in un ordine geometricamente calcolato, che segnalano drammaticamente il presagio e i simboli della passione, dell'abbandono e del dolore. E’ il grido di dolore dell'artista che in quest'opera raccoglie le violenze portate a terra e cielo. Sono tutte presenze evocative e modi che a distanza di millenni ricostruiscono un evento che appartiene profondamente alla nostra cultura. L’universalità dell’opera della Ventavoli è tale da permettere a ciascuno di noi di leggere in essa la nostra storia, e la sua “Ultima Cena”, non celebra solo un rito di addio, ma è anche capace di evocare simbolicamente la riunione di corpo e anima, dell’umano e divino, ovvero del cielo e della terra.
Cenni biografici dell'artista
Gabriella Ventavoli, medico psicanalista, scrittrice, poetessa e pittrice. E' nata a Piombino in Toscana, ma vive e lavora a Milano. Opera in pittura dal 1976 con collettive (Pavia, Milano, Chianciano, Venezia, Pisa, Roè Volciano-Brescia, Roma, Verona, ecc.) e personali (Milano, Arezzo, Pavia) in più città italiane, affrontando tematiche sociali e ambientali di grande impegno civile e morale. La sua attività artistica si misura anche all'interno di uno spazio culturale qual'è “La Porta verde” a Milano. Nel maggio 2014 l'illustre Storico dell'Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza presenta la sua mostra personale dal titolo “Elegia del mare” a Milano. Vince il Premio Pittura al Premio delle Arti-Premio della Cultura per l'edizione XXVI al Circolo della Stampa di Milano. Nel gennaio 2015, anno dell'Expo dà il via alla mostra “L'Ultima Cena” con un grande telero e altre opere a “La Porta Verde” di Milano.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell'arte”. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 vince il Premio Berlino per la Critica d'Arte.
24
gennaio 2015
Gabriella Ventavoli – L’ultima cena
Dal 24 gennaio al 28 febbraio 2015
arte contemporanea
Location
LA PORTA VERDE
Milano, Via Andrea Maria Ampere, 102, (Milano)
Milano, Via Andrea Maria Ampere, 102, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì, ore 17/19
Vernissage
24 Gennaio 2015, ore 18.00
Autore
Curatore