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Gaetano Pagano – Irradiazioni del passato
Sessanta le foto esposte, fortemente legate alla necessità, tipica di Gaetano Pagano, di documentare i momenti più significativi della cultura tradizionale, tentando di coniugare rigore scientifico e cura dell’immagine. Pagano rivolge particolare attenzione ai cicli lavorativi e al teatro popolare
Comunicato stampa
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Si apre venerdì 15 dicembre alle ore 18 al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino “Irradiazioni del passato”, mostra fotografica di Gaetano Pagano organizzata dalla Fondazione Ignazio Buttitta. Il catalogo è in co-edizione con la Eidos di Palermo.
La mostra, allestita da Monica Modica si potrà visitare fino al 13 gennaio 2007, rientra tra le attività della Fondazione che ha scelto di promuovere la conoscenza di alcuni fotografi siciliani o che della Sicilia hanno fatto teatro della loro opera, in particolare di quanti tra essi hanno prestato attenzione alle forme della religiosità e del lavoro tradizionali.
Sessanta le foto esposte, fortemente legate alla necessità, tipica di Gaetano Pagano, di documentare i momenti più significativi della cultura tradizionale, tentando di coniugare rigore scientifico e cura dell’immagine. Pagano rivolge particolare attenzione ai cicli lavorativi e al teatro popolare.
Gaetano Pagano è nato a Palermo nel 1947. Attualmente dirige un liceo a Bagheria. Nel 1970 è uno dei fondatori del Folkstudio, un'associazione di studiosi e di uomini di cultura (fra i più rappresentativi: Renato Guttuso e Leonardo Sciascia) che s'impone all'attenzione del mondo accademico per il rigore scientifico che caratterizza le attività di recupero, archiviazione e riproposizione dei documenti orali della cultura tradizionale siciliana.
All’interno di questo movimento di ricerca scientifica, alterna l’uso del magnetofono a quello della macchina fotografica rivolgendo particolare attenzione ai cicli lavorativi, alle feste religiose e al teatro popolare.
Le sue diapositive divengono il commento visivo ed arricchiscono la scenografia di tutti i recital che il Folkstudio, nel corso degli anni settanta, presenta in Italia e all’estero.
Sue fotografie vengono pubblicate da riviste nazionali e internazionali a commento di articoli e saggi sulla cultura popolare. Cura l’avvio di un archivio fotografico, con la documentazione di alcuni cicli di lavoro tradizionale, presso l’Istituto di Geografia dell’Università di Palermo.
Presenta mostre tematiche su feste religiose e lavoro tradizionale nell’ambito del Festival Internazionale Aarhus (Danimarca), presso la WDR di Colonia (Germania), presso l’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, nell’ambito del Congresso Internazionale di Studi Antropologici a Nuoro, nel contesto di un convegno scientifico sul teatro popolare a Montecatini.
Nel 1998 partecipa alla mostra collettiva su “Scritture di paesaggi”, allestita a Palermo dall’Istituto di Geografia dell’Università di Palermo, e solo da qualche anno, privilegiando la dimensione dei viaggi, ha ripreso a fotografare soffermandosi, quasi esclusivamente, su momenti di vita quotidiana e sul fascino visuale delle linee architettoniche.
“La Fondazione non poteva rinunziare a fare più ampiamente conoscere almeno una parte della ricchissima produzione di Gaetano Pagano – sottolinea Ignazio Buttitta, direttore generale della omonima Fondazione - Una produzione che testimonia, tra l’altro, delle prime attività di ricerca sul campo del Folkstudio di Palermo e attesta i precoci interessi verso la ‘cultura popolare’ di una Palermo anni Settanta, dove pochi uomini seppero realizzare un insieme di iniziative e attività straordinarie e costituire dei centri di studio e ricerca senza pari che, oggi, molti dei loro figli e figliastri stanno inesorabilmente consumando”.
“Invertire la rotta e raccogliere il meglio di ciò che è stato – prosegue il direttore generale - è uno dei principali obiettivi che la Fondazione Buttitta persegue con determinazione nella consapevolezza che non può esserci storia del domani senza Memoria. La Memoria restituisce valori e crea identità, propone le coordinate per orientarsi nel mondo e fornire di senso la propria esistenza. Aiuta a coniugare ‘antico’ e ‘moderno’: due modalità dell’essere, due categorie del pensiero che possono convivere e dialogare, solo che lo si voglia, insegnando l’una all’altra e aiutandoci a vivere. Se le fotografie non hanno sentimento certo li hanno gli uomini che le producono. E nelle loro immagini si avverte. La “bellezza” non è solo un fatto di sapienza tecnica. La straordinaria qualità delle immagini di Gaetano è quella di essere state realizzate con passione e partecipazione, con conoscenza dei processi e dei saperi che guidano i gesti e segnano i volti. Questo le rende “assolute”, sottraendole ai privati vissuti e facendole assurgere a simboli, senza luogo e senza tempo, del lavoro dell’uomo”.
Sull’unicità delle immagini di Pagano incisivo è il commento di Elsa Guggino, curatrice scientifica della mostra e tra i fondatori del Folkstudio, nell’introduzione del catalogo: ”Le immagini costituiscono momenti isolati di varie realtà lavorative: il lavoro contadino, la pastorizia, la pesca del tonno, l’artigianato e vari mestieri, come quello degli orbi, cantastorie ciechi, o di alcuni terapeuti tradizionali denotati e connotati, in seno alle comunità in cui svolgono il loro esercizio, come merici sarvaggi, medici empirici in sostanza. In qualche caso semplici “ritratti”, ma una ruga, uno sguardo o un sorriso, quella ruga, quello sguardo o sorriso, a dire di una vita: la vita dell’anziano contadino di Borgetto gravato da fatiche e da giorni sempre eguali; la vita del ragazzino pastore che si vorrebbe tutta in quel riso aperto e non è se non in qualche sua visione; quella di Rosario Salerno, zzu Rusulinu, orbu cantastorie, suonatore dello strumento principe, il violino, durante i triunfi, celebrazioni in onore di un santo per “grazia ricevuta”; o del suo compagno indivisibile, suonatore di chitarra durante i triunfi, ma di violino, se andava da solo, durante le novene: la chitarra sarebbe stata meno nobile strumento. Quale vita? La vita dei suonatori ambulanti con vanteria di avventure, di conoscenze del mondo come lo sa chi circola per le sue strade in povertà di compensi per le proprie prestazioni, ma in libertà di vincoli di dipendenza da un «padrone»; con un occhio ai santi delle storie sacre tessute di mirabolanti miracoli e un occhio alla mondanità, fra una giaculatoria e una bestemmia, fra devozioni e oscene storielle. Guardateli bene i volti dei due ultimi maestri orbi: non ammiccano al cielo, se cielo è il regno delle anime e della salvezza eterna. Le fotografie di Gaetano sono sfuggite al cliché rappresentativo dell’orbu, vate cantore di storie sacre”.
La mostra, allestita da Monica Modica si potrà visitare fino al 13 gennaio 2007, rientra tra le attività della Fondazione che ha scelto di promuovere la conoscenza di alcuni fotografi siciliani o che della Sicilia hanno fatto teatro della loro opera, in particolare di quanti tra essi hanno prestato attenzione alle forme della religiosità e del lavoro tradizionali.
Sessanta le foto esposte, fortemente legate alla necessità, tipica di Gaetano Pagano, di documentare i momenti più significativi della cultura tradizionale, tentando di coniugare rigore scientifico e cura dell’immagine. Pagano rivolge particolare attenzione ai cicli lavorativi e al teatro popolare.
Gaetano Pagano è nato a Palermo nel 1947. Attualmente dirige un liceo a Bagheria. Nel 1970 è uno dei fondatori del Folkstudio, un'associazione di studiosi e di uomini di cultura (fra i più rappresentativi: Renato Guttuso e Leonardo Sciascia) che s'impone all'attenzione del mondo accademico per il rigore scientifico che caratterizza le attività di recupero, archiviazione e riproposizione dei documenti orali della cultura tradizionale siciliana.
All’interno di questo movimento di ricerca scientifica, alterna l’uso del magnetofono a quello della macchina fotografica rivolgendo particolare attenzione ai cicli lavorativi, alle feste religiose e al teatro popolare.
Le sue diapositive divengono il commento visivo ed arricchiscono la scenografia di tutti i recital che il Folkstudio, nel corso degli anni settanta, presenta in Italia e all’estero.
Sue fotografie vengono pubblicate da riviste nazionali e internazionali a commento di articoli e saggi sulla cultura popolare. Cura l’avvio di un archivio fotografico, con la documentazione di alcuni cicli di lavoro tradizionale, presso l’Istituto di Geografia dell’Università di Palermo.
Presenta mostre tematiche su feste religiose e lavoro tradizionale nell’ambito del Festival Internazionale Aarhus (Danimarca), presso la WDR di Colonia (Germania), presso l’Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, nell’ambito del Congresso Internazionale di Studi Antropologici a Nuoro, nel contesto di un convegno scientifico sul teatro popolare a Montecatini.
Nel 1998 partecipa alla mostra collettiva su “Scritture di paesaggi”, allestita a Palermo dall’Istituto di Geografia dell’Università di Palermo, e solo da qualche anno, privilegiando la dimensione dei viaggi, ha ripreso a fotografare soffermandosi, quasi esclusivamente, su momenti di vita quotidiana e sul fascino visuale delle linee architettoniche.
“La Fondazione non poteva rinunziare a fare più ampiamente conoscere almeno una parte della ricchissima produzione di Gaetano Pagano – sottolinea Ignazio Buttitta, direttore generale della omonima Fondazione - Una produzione che testimonia, tra l’altro, delle prime attività di ricerca sul campo del Folkstudio di Palermo e attesta i precoci interessi verso la ‘cultura popolare’ di una Palermo anni Settanta, dove pochi uomini seppero realizzare un insieme di iniziative e attività straordinarie e costituire dei centri di studio e ricerca senza pari che, oggi, molti dei loro figli e figliastri stanno inesorabilmente consumando”.
“Invertire la rotta e raccogliere il meglio di ciò che è stato – prosegue il direttore generale - è uno dei principali obiettivi che la Fondazione Buttitta persegue con determinazione nella consapevolezza che non può esserci storia del domani senza Memoria. La Memoria restituisce valori e crea identità, propone le coordinate per orientarsi nel mondo e fornire di senso la propria esistenza. Aiuta a coniugare ‘antico’ e ‘moderno’: due modalità dell’essere, due categorie del pensiero che possono convivere e dialogare, solo che lo si voglia, insegnando l’una all’altra e aiutandoci a vivere. Se le fotografie non hanno sentimento certo li hanno gli uomini che le producono. E nelle loro immagini si avverte. La “bellezza” non è solo un fatto di sapienza tecnica. La straordinaria qualità delle immagini di Gaetano è quella di essere state realizzate con passione e partecipazione, con conoscenza dei processi e dei saperi che guidano i gesti e segnano i volti. Questo le rende “assolute”, sottraendole ai privati vissuti e facendole assurgere a simboli, senza luogo e senza tempo, del lavoro dell’uomo”.
Sull’unicità delle immagini di Pagano incisivo è il commento di Elsa Guggino, curatrice scientifica della mostra e tra i fondatori del Folkstudio, nell’introduzione del catalogo: ”Le immagini costituiscono momenti isolati di varie realtà lavorative: il lavoro contadino, la pastorizia, la pesca del tonno, l’artigianato e vari mestieri, come quello degli orbi, cantastorie ciechi, o di alcuni terapeuti tradizionali denotati e connotati, in seno alle comunità in cui svolgono il loro esercizio, come merici sarvaggi, medici empirici in sostanza. In qualche caso semplici “ritratti”, ma una ruga, uno sguardo o un sorriso, quella ruga, quello sguardo o sorriso, a dire di una vita: la vita dell’anziano contadino di Borgetto gravato da fatiche e da giorni sempre eguali; la vita del ragazzino pastore che si vorrebbe tutta in quel riso aperto e non è se non in qualche sua visione; quella di Rosario Salerno, zzu Rusulinu, orbu cantastorie, suonatore dello strumento principe, il violino, durante i triunfi, celebrazioni in onore di un santo per “grazia ricevuta”; o del suo compagno indivisibile, suonatore di chitarra durante i triunfi, ma di violino, se andava da solo, durante le novene: la chitarra sarebbe stata meno nobile strumento. Quale vita? La vita dei suonatori ambulanti con vanteria di avventure, di conoscenze del mondo come lo sa chi circola per le sue strade in povertà di compensi per le proprie prestazioni, ma in libertà di vincoli di dipendenza da un «padrone»; con un occhio ai santi delle storie sacre tessute di mirabolanti miracoli e un occhio alla mondanità, fra una giaculatoria e una bestemmia, fra devozioni e oscene storielle. Guardateli bene i volti dei due ultimi maestri orbi: non ammiccano al cielo, se cielo è il regno delle anime e della salvezza eterna. Le fotografie di Gaetano sono sfuggite al cliché rappresentativo dell’orbu, vate cantore di storie sacre”.
15
dicembre 2006
Gaetano Pagano – Irradiazioni del passato
Dal 15 dicembre 2006 al 13 gennaio 2007
fotografia
Location
MUSEO INTERNAZIONALE DELLE MARIONETTE ANTONIO PASQUALINO
Palermo, Piazzetta Niscemi, 5, (Palermo)
Palermo, Piazzetta Niscemi, 5, (Palermo)
Orario di apertura
dal lunedi al venerdi dalle 9 alle 13.30 e dalle 15 alle 18.30 (il sabato solo la mattina)
Vernissage
15 Dicembre 2006, ore 18.30
Autore
Curatore