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Gaia Giugni
Carte, stoffe, filo di lana, ferro, smalto, china ed esplosioni di colore sono gli elementi che danno vita alla poetica dell’artista romana, suscitando l’idea di grovigli di materia informe, distese di cromie e materie che si espandono e si contraggono ma che in realtà rivelano sagome nascoste.
Comunicato stampa
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Carte, stoffe, filo di lana, ferro, smalto, china ed esplosioni di colore sono gli elementi che danno vita alla poetica di Gaia Giugni. Le opere dell’artista romana suscitano l’idea di grovigli di materia informe, distese di cromie e materie che si espandono e si contraggono ma che in realtà rivelano sagome nascoste. Mettendole a fuoco emergono infatti delle sembianze familiari: le linee che si fanno sempre più presenti generano dei corpi, per intero o frammentati, che rimangono intrecciati nella tela ed esprimono tutta la loro forza e potenza, che sentono l’esigenza di mostrarsi nelle loro diverse forme, di contorcersi e di aprirsi al mondo. Sono corpi che hanno perso i contorni ma la sostanza è rimasta. Spesso sono donne o donne e uomini insieme; altre volte sono solo elementi che ricordano una parte maschile e femminile, altre volte ancora i particolari sono completamente rarefatti o all’opposto ingigantiti.
Nei bozzetti e nei lavori su carta con tecnica mista della Giugni emerge maggiormente l’intento figurativo e si riconoscono questi “ingombri” seppur lievi e minimi dovuti a una maggior economia del mezzo pittorico, mentre nelle tele di grandi e piccole dimensioni i corpi si arricchiscono di stoffe, fili, ferro attraverso una ricerca ben precisa. Si tratta di un passaggio per ingrandire il segno, la polimatericità entra in campo per rendere più evidente il tutto. L’utilizzo dei fili di ferro, ad esempio, è inserito in opere che nascono istintivamente e queste linee tortuose attraversano e legano le figure, come delle cuciture che richiamano un valore ancestrale e legato al mondo femminile. Nel lavoro dell’artista romana però i fili non terminano nel quadro ma vanno oltre. Non lo ingabbiano ma rappresentano un attraversamento, un percorso o la prosecuzione di un qualcosa che prende vita spontaneamente e quasi in modo ossimorico fermano qualcosa che non vuole fermarsi perché non vi è un confine.
Anche le cromie molto forti e varie, ma che restituiscono l’effetto monocromatico, si fanno portatrici di emozioni e sentimenti, talvolta con accezione positiva e altre volte dettati da uno sguardo più cupo e introspettivo ma che richiama i valori considerevoli nella vita di un uomo. In alcune opere i colori sono stesi per stratificazioni e passaggi, emergono dalle aree sottostanti e si riassorbono.
Leggerezza e pesantezza, vaste gamme cromatiche e scelte monocromatiche, corpi prepotenti o appena accennati, poli che si incontrano e si necessitano o che si isolano: ecco l’universo che emerge in tutta la sua produzione artistica e che rimane costante anche nella evoluzione tecnica dell’artista.
Nei bozzetti e nei lavori su carta con tecnica mista della Giugni emerge maggiormente l’intento figurativo e si riconoscono questi “ingombri” seppur lievi e minimi dovuti a una maggior economia del mezzo pittorico, mentre nelle tele di grandi e piccole dimensioni i corpi si arricchiscono di stoffe, fili, ferro attraverso una ricerca ben precisa. Si tratta di un passaggio per ingrandire il segno, la polimatericità entra in campo per rendere più evidente il tutto. L’utilizzo dei fili di ferro, ad esempio, è inserito in opere che nascono istintivamente e queste linee tortuose attraversano e legano le figure, come delle cuciture che richiamano un valore ancestrale e legato al mondo femminile. Nel lavoro dell’artista romana però i fili non terminano nel quadro ma vanno oltre. Non lo ingabbiano ma rappresentano un attraversamento, un percorso o la prosecuzione di un qualcosa che prende vita spontaneamente e quasi in modo ossimorico fermano qualcosa che non vuole fermarsi perché non vi è un confine.
Anche le cromie molto forti e varie, ma che restituiscono l’effetto monocromatico, si fanno portatrici di emozioni e sentimenti, talvolta con accezione positiva e altre volte dettati da uno sguardo più cupo e introspettivo ma che richiama i valori considerevoli nella vita di un uomo. In alcune opere i colori sono stesi per stratificazioni e passaggi, emergono dalle aree sottostanti e si riassorbono.
Leggerezza e pesantezza, vaste gamme cromatiche e scelte monocromatiche, corpi prepotenti o appena accennati, poli che si incontrano e si necessitano o che si isolano: ecco l’universo che emerge in tutta la sua produzione artistica e che rimane costante anche nella evoluzione tecnica dell’artista.
22
giugno 2018
Gaia Giugni
Dal 22 al 29 giugno 2018
arte contemporanea
Location
CONTATTO GALLERY
Roma, Via Federico Cesi, 26/28, (Roma)
Roma, Via Federico Cesi, 26/28, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato ore 11-19
Vernissage
22 Giugno 2018, ore 18.30
Autore
Curatore