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Galati vincenti. I Celti in Piemonte dal VI al I sec. a.C.
La mostra intende ripercorrere le tappe fondamentali della presenza sul territorio piemontese dei principali e diversi gruppi etnici riconducibili alla matrice culturale comune celtica, a partire dai Celti della cultura di Golasecca del VI secolo fino alla piena romanizzazione di I secolo a.C.
Comunicato stampa
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L’esposizione presenta reperti e corredi tombali d’eccezione, documenti scritti e monetali inediti, esposti al pubblico per la prima volta o nuovamente dopo anni di assenza, grazie al prestito dei Musei Civici di Novara, del Museo del Paesaggio di Ornavasso e delle Soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Torino e di Novara-Biella. Tali reperti, che possiamo ricondurre a Insubri, Leponti e altri popoli famosi citati dalle fonti storiche, entrano in dialogo con quelli delle genti celtiche del Biellese presenti nell’esposizione permanente del Museo del Territorio, fornendo al visitatore un coinvolgente e ampio quadro culturale.
Il fascino suscitato dalla bellezza intrinseca degli oggetti, all’interno di un allestimento molto evocativo, consente di avvicinarsi alle principali caratteristiche culturali dei Celti in Piemonte nel più ampio raggio nazionale, cogliendone le evoluzioni nei secoli.
Se il nostro immaginario collettivo riguardo alla figura dei Celti, come si chiamavano loro, o Galli come li chiamavano i Romani o ancora Galati per la lingua dei Greci, ci riporta a statue riconducibili all’arte greca di cui il capolavoro del Galata Capitolino esprime tutta la fierezza, il coraggio, la dignità di un popolo vinto, ma temuto e rispettato dai Romani, gli oggetti della mostra sono la concreta percezione della veridicità delle sensazioni suscitate dai Galli negli altri popoli: due lance, una spada e un particolare elmo sono ciò che resta dei guerrieri Celti nel nostro territorio, segno concreto dell’equipaggiamento di uomini di grande corporatura che hanno abitato in Italia nordoccidentale, hanno combattuto contro i Romani o anche prestato servizio, come mercenari, negli eserciti di Roma con cui avevano stretto patti di non belligeranza.
Da una tomba femminile da Dormelletto (NO) e da tre tombe della necropoli di San Bernardo-Ornavasso (VCO), è in mostra una rappresentanza di oggetti riconducibili alla società leponzia del II secolo a.C.: un guerriero, due donne e una bambina di condizione aristocratica.
Gioielli in oro, vetro, argento e bronzo, come una coppia di strane “cavigliere” a ovoli in bronzo, forse usate in particolari feste o celebrazioni, o le famose, multiformi e ricche fibule (spille) per allacciare le vesti, un particolare pendente “scacciamalocchio” o ancora raffinati anelli con corniole incise, ci avvicinano alla moda femminile del tempo.
Il vino è un altro filo conduttore della mostra: la bevanda, già conosciuta dai Celti 2.500 anni fa, grazie agli Etruschi che percorsero il nostro territorio per cercare commerci transalpini, è testimoniata dalle prestigiose brocche a becco in bronzo – in mostra un esemplare di produzione nordetrusca-, e dai numerosi esemplari di vasi celtici in terracotta per il vino, detti “a trottola” per la forma schiacciata, adatta al consumo del vino puro come da una borraccia o come altri credono, per areare un vino molto tannico, ormai prodotto dai Celti e da questi consumato puro.
Tra questi ultimi spicca in mostra il vaso che, con la più lunga iscrizione in lingua celtica, detta “alfabeto di Lugano”, ci riporta i nomi di due sposi Latumaro e Sapsuta, seppelliti in fosse vicine, le cui abitudini di vita (lavoro, alimentazione etc.) sono manifeste dagli oggetti che la pietà dei loro cari ha deposto come corredo.
Altri documenti scrittori, tra cui un’epigrafe della necropoli biellese di Cerrione mai esposta, enunciano l’alto livello culturale di questi “barbari”, come li chiamarono Greci e Romani, per il semplice fatto che parlavano una lingua diversa, ma capaci di adattare l’alfabeto etrusco al proprio parlato.
Se lo splendido vasellame in bronzo importato da prestigiosi ateliers del centro Italia , usato nei banchetti sia per la mescita, sia per lavarsi le mani, ci avvicina ai sontuosi banchetti delle aristocrazie celtiche che abitavano al di là del Po, due eccezionali esemplari di monete in oro e numerose altre in argento indicano l’alto livello di autoaffermazione dei Galati che la mostra ha voluta chiamare “Vincenti” in quanto espressione, a distanza di migliaia di anni, della gloria di un popolo “vinto”, ma la cui cultura, vincente, costituisce un capitolo fondamentale per la storia che il Museo del Territorio intende celebrare.
Il fascino suscitato dalla bellezza intrinseca degli oggetti, all’interno di un allestimento molto evocativo, consente di avvicinarsi alle principali caratteristiche culturali dei Celti in Piemonte nel più ampio raggio nazionale, cogliendone le evoluzioni nei secoli.
Se il nostro immaginario collettivo riguardo alla figura dei Celti, come si chiamavano loro, o Galli come li chiamavano i Romani o ancora Galati per la lingua dei Greci, ci riporta a statue riconducibili all’arte greca di cui il capolavoro del Galata Capitolino esprime tutta la fierezza, il coraggio, la dignità di un popolo vinto, ma temuto e rispettato dai Romani, gli oggetti della mostra sono la concreta percezione della veridicità delle sensazioni suscitate dai Galli negli altri popoli: due lance, una spada e un particolare elmo sono ciò che resta dei guerrieri Celti nel nostro territorio, segno concreto dell’equipaggiamento di uomini di grande corporatura che hanno abitato in Italia nordoccidentale, hanno combattuto contro i Romani o anche prestato servizio, come mercenari, negli eserciti di Roma con cui avevano stretto patti di non belligeranza.
Da una tomba femminile da Dormelletto (NO) e da tre tombe della necropoli di San Bernardo-Ornavasso (VCO), è in mostra una rappresentanza di oggetti riconducibili alla società leponzia del II secolo a.C.: un guerriero, due donne e una bambina di condizione aristocratica.
Gioielli in oro, vetro, argento e bronzo, come una coppia di strane “cavigliere” a ovoli in bronzo, forse usate in particolari feste o celebrazioni, o le famose, multiformi e ricche fibule (spille) per allacciare le vesti, un particolare pendente “scacciamalocchio” o ancora raffinati anelli con corniole incise, ci avvicinano alla moda femminile del tempo.
Il vino è un altro filo conduttore della mostra: la bevanda, già conosciuta dai Celti 2.500 anni fa, grazie agli Etruschi che percorsero il nostro territorio per cercare commerci transalpini, è testimoniata dalle prestigiose brocche a becco in bronzo – in mostra un esemplare di produzione nordetrusca-, e dai numerosi esemplari di vasi celtici in terracotta per il vino, detti “a trottola” per la forma schiacciata, adatta al consumo del vino puro come da una borraccia o come altri credono, per areare un vino molto tannico, ormai prodotto dai Celti e da questi consumato puro.
Tra questi ultimi spicca in mostra il vaso che, con la più lunga iscrizione in lingua celtica, detta “alfabeto di Lugano”, ci riporta i nomi di due sposi Latumaro e Sapsuta, seppelliti in fosse vicine, le cui abitudini di vita (lavoro, alimentazione etc.) sono manifeste dagli oggetti che la pietà dei loro cari ha deposto come corredo.
Altri documenti scrittori, tra cui un’epigrafe della necropoli biellese di Cerrione mai esposta, enunciano l’alto livello culturale di questi “barbari”, come li chiamarono Greci e Romani, per il semplice fatto che parlavano una lingua diversa, ma capaci di adattare l’alfabeto etrusco al proprio parlato.
Se lo splendido vasellame in bronzo importato da prestigiosi ateliers del centro Italia , usato nei banchetti sia per la mescita, sia per lavarsi le mani, ci avvicina ai sontuosi banchetti delle aristocrazie celtiche che abitavano al di là del Po, due eccezionali esemplari di monete in oro e numerose altre in argento indicano l’alto livello di autoaffermazione dei Galati che la mostra ha voluta chiamare “Vincenti” in quanto espressione, a distanza di migliaia di anni, della gloria di un popolo “vinto”, ma la cui cultura, vincente, costituisce un capitolo fondamentale per la storia che il Museo del Territorio intende celebrare.
15
luglio 2017
Galati vincenti. I Celti in Piemonte dal VI al I sec. a.C.
Dal 15 luglio al 29 ottobre 2017
archeologia
Location
MUSEO DEL TERRITORIO BIELLESE – CHIOSTRO DI SAN SEBASTIANO
Biella, Via Quintino Sella, (Biella)
Biella, Via Quintino Sella, (Biella)
Biglietti
Intero € 5,00, ridotto € 3,00
Orario di apertura
Da mercoledì a venerdì ore 10.00-12.30 e 15.00-18.30
Sabato e domenica ore 15.00-19.00
Martedì 15 agosto, ore 15.00-19.00
Vernissage
15 Luglio 2017, Ore 18.00