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Galfetti | Ruchat-Roncati | Trümpy – Il Bagno di Bellinzona
Esito di un concorso pubblico bandito nell’estate del 1967, il Bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy offre la prima manifestazione concreta di quella “architettura territoriale” che ha caratterizzato, dalla fine degli anni Sessanta sino agli sviluppi più recenti, l’architettura ticinese.
Comunicato stampa
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La mostra, a cura di Nicola Navone e Bruno Reichlin, rientra nella serie di esposizioni promosse dall’Accademia e dall’Archivio del Moderno intorno a opere esemplari del Novecento, presentate e indagate analiticamente attraverso i materiali d’archivio e la documentazione recente (la serie ha preso il via nel 2008 con l’esposizione L’Istituto Marchiondi Spagliardi di Vittoriano Viganò).
“Il Bagno di Bellinzona è stato realizzato quasi 40 anni fa” osserva il Direttore dell’Accademia di architettura di Mendrisio, l’architetto Valentin Bearth “Ancora oggi rappresenta un riferimento chiaro e preciso: proseguendo le antiche fortificazioni cittadine ed estendendosi simbolicamente nella piana fino al fiume Ticino, testimonia di una grande sensibilità verso il territorio nel quale si inserisce, sensibilità che emerge proprio in quegli anni, mentre più recentemente si è un po’ persa. In Ticino, infatti, dal 1970 si è costruito molto e non sempre il rapporto fra intervento architettonico e paesaggio è stato rispettato e valorizzato. È quindi interessante confrontarsi con un’opera esemplare come il Bagno e (tornare a) riflettere sulle interrelazioni fra la singola opera di architettura e il suo contesto”.
Esito di un concorso pubblico bandito nell’estate del 1967, il Bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy offre la prima manifestazione concreta di quella “architettura territoriale” che ha caratterizzato, dalla fine degli anni Sessanta sino agli sviluppi più recenti, l’architettura ticinese. Muovendo dai materiali in larga parte inediti conservati all’Archivio del Moderno, nel Fondo Aurelio Galfetti, integrati da disegni, fotografie e documenti provenienti dagli archivi privati di Flora Ruchat-Roncati e di Ivo Trümpy, nonché da altri archivi pubblici e privati, la mostra intende proporre una lettura critica dell’opera, ripercorrendone la genesi: dal concorso del 1967 (documentato attraverso una selezione di progetti), all’elaborazione delle varianti intermedie, sino alla stesura e alla realizzazione del progetto definitivo.
Tavole analitiche e diagrammi esplicativi permetteranno di mettere in luce i riferimenti e le tematiche sottese a quest’opera seminale, inquadrandola nel coevo dibattito europeo. Un’ampia e ricca documentazione fotografica ne illustrerà il divenire, dalle immagini in bianco e nero che ritraggono il cantiere alla lettura dello stato attuale affidata agli scatti di Enrico Cano, che ha realizzato una campagna fotografica per l’esposizione. Si aggiunge un modello ligneo del Bagno, costruito nel 2006 e conservato alla Kornhaus di Berna. Una “galleria virtuale” realizzata dall’Archivio del Moderno consentirà poi di consultare on-line le riproduzioni digitali e la schedatura informatizzata del corpus di disegni che documentano l’opera, rilevandone così i caratteri di esemplarità.
Nato da ragioni contingenti (la necessità di sostituire il precedente Bagno, situato più a nord e condannato alla demolizione dagli ingenti lavori di correzione del fiume Ticino compiuti per la costruzione dell’autostrada N2), il nuovo Bagno di Bellinzona fu immediatamente riconosciuto quale opera coraggiosa e lungimirante, ma fu pure motivo di appassionato dibattito. Approvato a larga maggioranza in sede di Consiglio comunale, nel settembre del 1968 il progetto di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy dovette superare il vaglio di un referendum popolare, dal quale uscì vincitore. Da lì a poco presero avvio i lavori di costruzione, soprattutto concentrati sulla messa in opera delle piscine, per consentire l’apertura parziale del Bagno nell’estate del 1969. L’inaugurazione ufficiale fu celebrata in un clima di festa il primo agosto 1970, e l’anno successivo l’opera poté essere completata con la costruzione del tratto finale della passerella, collegando così la città alla golena del fiume Ticino.
Durante l’esposizione sarà organizzata una giornata di studio dal titolo Il Bagno di Bellinzona: l’opera e la sua salvaguardia. Promosso dall’Accademia di architettura e dall’Archivio del Moderno, in collaborazione con Do.co.mo.mo. Suisse, il seminario, a cura di Franz Graf, Nicola Navone e Bruno Reichlin, offrirà un’ulteriore occasione di approfondimento e discussione dei principali temi connessi all’opera, anche in relazione alle problematiche della salvaguardia e conservazione del patrimonio di architettura moderno e contemporaneo. La giornata di studi si terrà mercoledì 14 ottobre 2009 a partire dalle ore 14.30 presso l’Accademia (Aula C0.61, pianterreno di Palazzo Canavée, Via Canavée 5, Mendrisio, Svizzera). L’ingresso è libero.
“Il Bagno di Bellinzona è stato realizzato quasi 40 anni fa” osserva il Direttore dell’Accademia di architettura di Mendrisio, l’architetto Valentin Bearth “Ancora oggi rappresenta un riferimento chiaro e preciso: proseguendo le antiche fortificazioni cittadine ed estendendosi simbolicamente nella piana fino al fiume Ticino, testimonia di una grande sensibilità verso il territorio nel quale si inserisce, sensibilità che emerge proprio in quegli anni, mentre più recentemente si è un po’ persa. In Ticino, infatti, dal 1970 si è costruito molto e non sempre il rapporto fra intervento architettonico e paesaggio è stato rispettato e valorizzato. È quindi interessante confrontarsi con un’opera esemplare come il Bagno e (tornare a) riflettere sulle interrelazioni fra la singola opera di architettura e il suo contesto”.
Esito di un concorso pubblico bandito nell’estate del 1967, il Bagno di Bellinzona di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy offre la prima manifestazione concreta di quella “architettura territoriale” che ha caratterizzato, dalla fine degli anni Sessanta sino agli sviluppi più recenti, l’architettura ticinese. Muovendo dai materiali in larga parte inediti conservati all’Archivio del Moderno, nel Fondo Aurelio Galfetti, integrati da disegni, fotografie e documenti provenienti dagli archivi privati di Flora Ruchat-Roncati e di Ivo Trümpy, nonché da altri archivi pubblici e privati, la mostra intende proporre una lettura critica dell’opera, ripercorrendone la genesi: dal concorso del 1967 (documentato attraverso una selezione di progetti), all’elaborazione delle varianti intermedie, sino alla stesura e alla realizzazione del progetto definitivo.
Tavole analitiche e diagrammi esplicativi permetteranno di mettere in luce i riferimenti e le tematiche sottese a quest’opera seminale, inquadrandola nel coevo dibattito europeo. Un’ampia e ricca documentazione fotografica ne illustrerà il divenire, dalle immagini in bianco e nero che ritraggono il cantiere alla lettura dello stato attuale affidata agli scatti di Enrico Cano, che ha realizzato una campagna fotografica per l’esposizione. Si aggiunge un modello ligneo del Bagno, costruito nel 2006 e conservato alla Kornhaus di Berna. Una “galleria virtuale” realizzata dall’Archivio del Moderno consentirà poi di consultare on-line le riproduzioni digitali e la schedatura informatizzata del corpus di disegni che documentano l’opera, rilevandone così i caratteri di esemplarità.
Nato da ragioni contingenti (la necessità di sostituire il precedente Bagno, situato più a nord e condannato alla demolizione dagli ingenti lavori di correzione del fiume Ticino compiuti per la costruzione dell’autostrada N2), il nuovo Bagno di Bellinzona fu immediatamente riconosciuto quale opera coraggiosa e lungimirante, ma fu pure motivo di appassionato dibattito. Approvato a larga maggioranza in sede di Consiglio comunale, nel settembre del 1968 il progetto di Aurelio Galfetti, Flora Ruchat-Roncati e Ivo Trümpy dovette superare il vaglio di un referendum popolare, dal quale uscì vincitore. Da lì a poco presero avvio i lavori di costruzione, soprattutto concentrati sulla messa in opera delle piscine, per consentire l’apertura parziale del Bagno nell’estate del 1969. L’inaugurazione ufficiale fu celebrata in un clima di festa il primo agosto 1970, e l’anno successivo l’opera poté essere completata con la costruzione del tratto finale della passerella, collegando così la città alla golena del fiume Ticino.
Durante l’esposizione sarà organizzata una giornata di studio dal titolo Il Bagno di Bellinzona: l’opera e la sua salvaguardia. Promosso dall’Accademia di architettura e dall’Archivio del Moderno, in collaborazione con Do.co.mo.mo. Suisse, il seminario, a cura di Franz Graf, Nicola Navone e Bruno Reichlin, offrirà un’ulteriore occasione di approfondimento e discussione dei principali temi connessi all’opera, anche in relazione alle problematiche della salvaguardia e conservazione del patrimonio di architettura moderno e contemporaneo. La giornata di studi si terrà mercoledì 14 ottobre 2009 a partire dalle ore 14.30 presso l’Accademia (Aula C0.61, pianterreno di Palazzo Canavée, Via Canavée 5, Mendrisio, Svizzera). L’ingresso è libero.
17
settembre 2009
Galfetti | Ruchat-Roncati | Trümpy – Il Bagno di Bellinzona
Dal 17 settembre al 02 novembre 2009
architettura
Location
AAM – ACCADEMIA DI ARCHITETTURA – VILLA ARGENTINA
Mendrisio, Largo Bernasconi, 2, (Mendrisio)
Mendrisio, Largo Bernasconi, 2, (Mendrisio)
Orario di apertura
Martedì-domenica ore 13.00-18.00
Lunedì 2.11.2009 aperto
Vernissage
17 Settembre 2009, ore 19.30
Autore
Curatore