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Gangcity
Gangcity documenta il fenomeno di cluster urbani sottratti a ogni forma di controllo della legalità, al fine di attivare processi di riappropriazione e di cura degli spazi privati e pubblici.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il mondo delle gang raccontato attraverso mostre, performance artistiche, spettacoli, concerti, cinema e
incontri. Un viaggio nelle periferie disagiate delle grandi città alla ricerca del profondo legame tra tessuto
urbano e fenomeni sociali caratterizzati da illegalità e violenza. E’ quanto proposto dal Gangcity, evento
collaterale della 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che si svolgerà dal
28 maggio al 27 novembre 2016 nello spazio Thetis dell’Arsenale Nord. Il progetto, coordinato da Fabio
Armao, docente di Politica e processi di Globalizzazione dell’Università di Torino, ha lo scopo di divulgare
e coinvolgere attivamente a livello internazionale il mondo accademico, la comunità scientifica e artisti di
ogni settore per far emergere soluzioni operative innovative e sostenibili al problema dei cluster urbani come
terreno fertile per la proliferazione di gang e criminalità.
Gangcity è un programma di ricerca che documenta il fenomeno delle associazioni criminali come forma di
controllo dei tessuti urbani periferici nelle grandi città del mondo, con l’obiettivo di studiare processi di
riqualificazione, riappropriazione e cura degli spazi pubblici e privati colpiti dal degrado. Il progetto si
articola in diverse fasi e attività, declinando il percorso di indagine: una mostra fotografica collettiva dal 28
maggio al 27 novembre con 80 scatti dei fotografi Letizia Battaglia, Francesco Cito, Donna De Cesare,
Salvatore Esposito, Walter Leonardi, Valerio Polici; un’esposizione sui simboli e sul linguaggio delle gang,
sempre dal 28 maggio al 27 novembre, per raccontare abbigliamento, tatuaggi, accessori e oggetti di culto
caratteristici dei gruppi criminali; un simposio internazionale, in data 23 e 24 giugno, alla presenza di
esperti e studiosi di tutto il mondo; un percorso con erogazione di crediti formativi, tra giugno e novembre,
con workshop per studenti e cicli di seminari per mettere in rete professionisti di tutti i settori; un
programma di iniziative culturali che spaziano dal teatro ai concerti, dalla proiezione di film, documentari e
corti alle installazioni artistiche; un concorso fotografico internazionale rivolto agli studenti, chiamati a
raccontare per immagini manifestazioni e soluzioni del problema.
2
La mostra fotografica, a cura di Anna Zemella, intende raccontare da diverse angolazioni quaranta anni di
drammatica relazione tra degrado urbano e degrado civile. L’esposizione si sviluppa tra la tragica Palermo di
Letizia Battaglia, la Roma borderline dei graffitari di Valerio Polici, la desolazione di Scampia di Salvatore
Esposito, la Napoli degli storici fatti di camorra e le visioni dell’Albania di Francesco Cito, le gang
dell’America latina di Donna De Cesare, la violenta East Los Angeles di Walter Leonardi.
Il fenomeno delle gang si è acuito negli ultimi anni anche in relazione alla progressiva riduzione del
welfare, all’esponenziale crescita demografica e alla privatizzazione di molti settori a gestione pubblica.
“Avvantaggiandosi della crescita della conflittualità civile e delle diseguaglianze sociali – spiega Fabio
Armao – i gruppi criminali praticano azioni commerciali espansionistiche e trasformano intere aree urbane in
snodi di importanza strategica per la gestione di traffici di beni illeciti e per l’insediamento di gruppi
migratori con una solida coesione interna e un forte carattere identitario. Per l’Italia è emblematico il caso di
Milano, con l’insediamento di cellule delle salvadoregne Mara Salvatrucha e Barrio 18, network di
criminalità transnazionale che praticano forme estreme di violenza organizzata, terrorizzando da qualche
tempo anche le periferie lombarde, sebbene queste siano già segnate dalla presenza di altre organizzazioni a
carattere mafioso”. In assenza di forme alternative di socialità e di assistenza, lo spazio urbano può diventare
terreno di sviluppo delle gang e si ritrova vittima di un radicale mutamento territoriale, sociale e culturale. E’
proprio lo studio di questo fenomeno la base di partenza dell’indagine del progetto, che si presenta come
piattaforma internazionale di ricerca interdisciplinare per creare azioni di contrasto e di opposizione
preventiva alla formazione di Gangcity.
La 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (28 maggio – 27 novembre 2016), dal
titolo Reporting from the Front e diretta dal premio Pritzker 2016 Alejandro Aravena, vede nell’evento
collaterale Gangcity il primo progetto internazionale al mondo che intende analizzare, studiare e raccontare
tutti gli aspetti del legame, tanto stretto e capillare quanto poco conosciuto dall’opinione pubblica, tra
criminalità organizzata e tessuto urbano.
incontri. Un viaggio nelle periferie disagiate delle grandi città alla ricerca del profondo legame tra tessuto
urbano e fenomeni sociali caratterizzati da illegalità e violenza. E’ quanto proposto dal Gangcity, evento
collaterale della 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che si svolgerà dal
28 maggio al 27 novembre 2016 nello spazio Thetis dell’Arsenale Nord. Il progetto, coordinato da Fabio
Armao, docente di Politica e processi di Globalizzazione dell’Università di Torino, ha lo scopo di divulgare
e coinvolgere attivamente a livello internazionale il mondo accademico, la comunità scientifica e artisti di
ogni settore per far emergere soluzioni operative innovative e sostenibili al problema dei cluster urbani come
terreno fertile per la proliferazione di gang e criminalità.
Gangcity è un programma di ricerca che documenta il fenomeno delle associazioni criminali come forma di
controllo dei tessuti urbani periferici nelle grandi città del mondo, con l’obiettivo di studiare processi di
riqualificazione, riappropriazione e cura degli spazi pubblici e privati colpiti dal degrado. Il progetto si
articola in diverse fasi e attività, declinando il percorso di indagine: una mostra fotografica collettiva dal 28
maggio al 27 novembre con 80 scatti dei fotografi Letizia Battaglia, Francesco Cito, Donna De Cesare,
Salvatore Esposito, Walter Leonardi, Valerio Polici; un’esposizione sui simboli e sul linguaggio delle gang,
sempre dal 28 maggio al 27 novembre, per raccontare abbigliamento, tatuaggi, accessori e oggetti di culto
caratteristici dei gruppi criminali; un simposio internazionale, in data 23 e 24 giugno, alla presenza di
esperti e studiosi di tutto il mondo; un percorso con erogazione di crediti formativi, tra giugno e novembre,
con workshop per studenti e cicli di seminari per mettere in rete professionisti di tutti i settori; un
programma di iniziative culturali che spaziano dal teatro ai concerti, dalla proiezione di film, documentari e
corti alle installazioni artistiche; un concorso fotografico internazionale rivolto agli studenti, chiamati a
raccontare per immagini manifestazioni e soluzioni del problema.
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La mostra fotografica, a cura di Anna Zemella, intende raccontare da diverse angolazioni quaranta anni di
drammatica relazione tra degrado urbano e degrado civile. L’esposizione si sviluppa tra la tragica Palermo di
Letizia Battaglia, la Roma borderline dei graffitari di Valerio Polici, la desolazione di Scampia di Salvatore
Esposito, la Napoli degli storici fatti di camorra e le visioni dell’Albania di Francesco Cito, le gang
dell’America latina di Donna De Cesare, la violenta East Los Angeles di Walter Leonardi.
Il fenomeno delle gang si è acuito negli ultimi anni anche in relazione alla progressiva riduzione del
welfare, all’esponenziale crescita demografica e alla privatizzazione di molti settori a gestione pubblica.
“Avvantaggiandosi della crescita della conflittualità civile e delle diseguaglianze sociali – spiega Fabio
Armao – i gruppi criminali praticano azioni commerciali espansionistiche e trasformano intere aree urbane in
snodi di importanza strategica per la gestione di traffici di beni illeciti e per l’insediamento di gruppi
migratori con una solida coesione interna e un forte carattere identitario. Per l’Italia è emblematico il caso di
Milano, con l’insediamento di cellule delle salvadoregne Mara Salvatrucha e Barrio 18, network di
criminalità transnazionale che praticano forme estreme di violenza organizzata, terrorizzando da qualche
tempo anche le periferie lombarde, sebbene queste siano già segnate dalla presenza di altre organizzazioni a
carattere mafioso”. In assenza di forme alternative di socialità e di assistenza, lo spazio urbano può diventare
terreno di sviluppo delle gang e si ritrova vittima di un radicale mutamento territoriale, sociale e culturale. E’
proprio lo studio di questo fenomeno la base di partenza dell’indagine del progetto, che si presenta come
piattaforma internazionale di ricerca interdisciplinare per creare azioni di contrasto e di opposizione
preventiva alla formazione di Gangcity.
La 15. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia (28 maggio – 27 novembre 2016), dal
titolo Reporting from the Front e diretta dal premio Pritzker 2016 Alejandro Aravena, vede nell’evento
collaterale Gangcity il primo progetto internazionale al mondo che intende analizzare, studiare e raccontare
tutti gli aspetti del legame, tanto stretto e capillare quanto poco conosciuto dall’opinione pubblica, tra
criminalità organizzata e tessuto urbano.
27
maggio 2016
Gangcity
Dal 27 maggio al 27 novembre 2016
architettura
fotografia
fotografia
Location
ARSENALE NOVISSIMO – SPAZIO THETIS
Venezia, Castello, 2737f, (Venezia)
Venezia, Castello, 2737f, (Venezia)
Vernissage
27 Maggio 2016, h 17
Autore
Curatore