Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Garo Keshishian
una mostra di lavori del fotografo bulgaro
Comunicato stampa
Segnala l'evento
The Studio è un spazio riservato ad una fruizione squisitamente privata; ideato come un salotto, propone un’attività espositiva concepita secondo una dimensione a-sistematica. Duttile come una galleria d’arte non riesce ad essere, the Studio segue tempi e modalità libere e rarefatte a seconda e delle idee e degli eventi; flessibile, nella misura in cui pone al centro singoli progetti.
The Studio inaugura mercoledì 16 maggio alle ore 19.00 in via F. Sforza 49 a Milano con una mostra di lavori del fotografo bulgaro di Garo Keshishian.
Garo Keshishian (Varna, 1946) artista bulgaro di origine armena, è considerato uno dei maggiori fotografi dell’Europa dell’Est.
L’appartenenza dell’artista ad un’etnia oltraggiata dalla storia ne marca l’interesse per le zone sociali definibili ‘di confine’: di lui ricordiamo la serie di ritratti degli zingari (1977-2000), quella dedicata ai militari ai lavori forzati (1981-1994); il suo lavoro fotografico costituisce ad oggi uno dei pochi documenti della realtà della popolazione armena (1996).
La mostra comprende una serie di 12 ritratti, realizzati dal 1977 al 2001 nello studio dell’artista a Varna.
Questi lavori nascono dall’incontro casuale fra il fotografo con i soggetti rappresentati, che sono le persone che ingenuamente visitano lo studio con lo scopo di farsi scattare una fototessera.
Le foto stesse in parte rivelano l’artificio: l’ambientazione, rappresentata dallo studio del fotografo, distinguibile dal drappo appoggiato sulla sedia e lo sfondo di cartone, è dichiarata intenzionalmente. Su questo proscenio, i personaggi mettono in scena le loro identità nascoste, in un gioco di specchi in cui il confine fra verità e finzione, fra artificio e ingenuità, fra personaggio e occhio del fotografo diventa impalpabile.
L’occhio di Keshishian filtrato dall’obiettivo della macchina fotografica s’immerge inesorabile nel labirinto delle passioni umane e contemporaneamente se ne distacca, lasciando affiorare dai volti solamente i tratti essenziali.
Keshishian usa la macchina fotografica come Lucio Fontana usava taglierini e punteruoli per sfondare la tela. La loro arte risulta essere l ’ estremo tentativo di andare a vedere se, attraverso il limite che divide la terza dalla quarta dimensione, al di là della tela o dell’ immagine fotografica, esista lo zero assoluto, il nulla o l’origine del tutto.
(S. Poggianella, 2001)
Il ritratto non identifica i personaggi. Esso è pretesto per parlare di altro: il vero protagonista delle fotografie è l’umano in senso lato, nei suoi temi universali come la vita, la sessualità, la famiglia, l’arte, e la morte.
Garo Keshishan nasce a Varna sul mar Nero in Bulgaria (1946) da una famiglia armena. Conosce la fotografia piuttosto tardi: si laurea in ingegneria, e dal 1971 al 1981 lavora presso l’industria siderurgica di Varna. E’ in questo contesto che nel 1974 si accosta alla pratica fotografica: i primi lavori sono i ritratti degli operai dell’industria siderurgica di Varna.
Nel 1976 vince il più alto riconoscimento per un fotografo bulgaro, ossia il primo premio alla Mostra Nazionale di Fotografia, cui segue la Medaglia d’oro alla Biennale di Fotografia Bulgara nel 1981. Inviso al regime per la sua posizione scarsamente allineata, lavora per anni come fotogiornalista, e come fotografo pubblicitario. Comincia ad esporre all’estero già a partire dal 1981, restando pressocchè sconosciuto in patria.
A partire dagli anni Novanta sino ad oggi svolge una vasta attività espositiva internazionale: questa in Italia culmina con la personale tenuta a Venezia a Cà Zenobio, Palazzo degli Armeni (2001).
E’ attualmente riconosciuto come il più grande fotografo bulgaro vivente: nel 2001 gli è stato conferito il Gran Premio dell’Accademia Fotografica della Bulgaria, per il contributo prestato all’arte del suo paese. Numerosi riconoscimenti gli sono stati tributati anche da altri paesi, fra cui Stati Uniti e Giappone.
Fra le mostre pubbliche più importanti tenute in Italia: Garo Keshishian, Cà Zenobio, Palazzo degli Armeni Venezia, 2002; e Armeni, Magazzini del Sale, Siena, 2003.
Fra le collezioni internazionali che ospitano le sue fotografie ricordiamo l’Elysèe di Losanna; fra le pubblicazioni in cui è stato inserito la monografia di Giuliana Scimé sulla fotografia (Il Fotografo. Il mestiere dell’arte, Il Saggiatore, 2002), e la Storia della fotografia di Angela Madesani (Bruno Mondatori, 2004).
The Studio inaugura mercoledì 16 maggio alle ore 19.00 in via F. Sforza 49 a Milano con una mostra di lavori del fotografo bulgaro di Garo Keshishian.
Garo Keshishian (Varna, 1946) artista bulgaro di origine armena, è considerato uno dei maggiori fotografi dell’Europa dell’Est.
L’appartenenza dell’artista ad un’etnia oltraggiata dalla storia ne marca l’interesse per le zone sociali definibili ‘di confine’: di lui ricordiamo la serie di ritratti degli zingari (1977-2000), quella dedicata ai militari ai lavori forzati (1981-1994); il suo lavoro fotografico costituisce ad oggi uno dei pochi documenti della realtà della popolazione armena (1996).
La mostra comprende una serie di 12 ritratti, realizzati dal 1977 al 2001 nello studio dell’artista a Varna.
Questi lavori nascono dall’incontro casuale fra il fotografo con i soggetti rappresentati, che sono le persone che ingenuamente visitano lo studio con lo scopo di farsi scattare una fototessera.
Le foto stesse in parte rivelano l’artificio: l’ambientazione, rappresentata dallo studio del fotografo, distinguibile dal drappo appoggiato sulla sedia e lo sfondo di cartone, è dichiarata intenzionalmente. Su questo proscenio, i personaggi mettono in scena le loro identità nascoste, in un gioco di specchi in cui il confine fra verità e finzione, fra artificio e ingenuità, fra personaggio e occhio del fotografo diventa impalpabile.
L’occhio di Keshishian filtrato dall’obiettivo della macchina fotografica s’immerge inesorabile nel labirinto delle passioni umane e contemporaneamente se ne distacca, lasciando affiorare dai volti solamente i tratti essenziali.
Keshishian usa la macchina fotografica come Lucio Fontana usava taglierini e punteruoli per sfondare la tela. La loro arte risulta essere l ’ estremo tentativo di andare a vedere se, attraverso il limite che divide la terza dalla quarta dimensione, al di là della tela o dell’ immagine fotografica, esista lo zero assoluto, il nulla o l’origine del tutto.
(S. Poggianella, 2001)
Il ritratto non identifica i personaggi. Esso è pretesto per parlare di altro: il vero protagonista delle fotografie è l’umano in senso lato, nei suoi temi universali come la vita, la sessualità, la famiglia, l’arte, e la morte.
Garo Keshishan nasce a Varna sul mar Nero in Bulgaria (1946) da una famiglia armena. Conosce la fotografia piuttosto tardi: si laurea in ingegneria, e dal 1971 al 1981 lavora presso l’industria siderurgica di Varna. E’ in questo contesto che nel 1974 si accosta alla pratica fotografica: i primi lavori sono i ritratti degli operai dell’industria siderurgica di Varna.
Nel 1976 vince il più alto riconoscimento per un fotografo bulgaro, ossia il primo premio alla Mostra Nazionale di Fotografia, cui segue la Medaglia d’oro alla Biennale di Fotografia Bulgara nel 1981. Inviso al regime per la sua posizione scarsamente allineata, lavora per anni come fotogiornalista, e come fotografo pubblicitario. Comincia ad esporre all’estero già a partire dal 1981, restando pressocchè sconosciuto in patria.
A partire dagli anni Novanta sino ad oggi svolge una vasta attività espositiva internazionale: questa in Italia culmina con la personale tenuta a Venezia a Cà Zenobio, Palazzo degli Armeni (2001).
E’ attualmente riconosciuto come il più grande fotografo bulgaro vivente: nel 2001 gli è stato conferito il Gran Premio dell’Accademia Fotografica della Bulgaria, per il contributo prestato all’arte del suo paese. Numerosi riconoscimenti gli sono stati tributati anche da altri paesi, fra cui Stati Uniti e Giappone.
Fra le mostre pubbliche più importanti tenute in Italia: Garo Keshishian, Cà Zenobio, Palazzo degli Armeni Venezia, 2002; e Armeni, Magazzini del Sale, Siena, 2003.
Fra le collezioni internazionali che ospitano le sue fotografie ricordiamo l’Elysèe di Losanna; fra le pubblicazioni in cui è stato inserito la monografia di Giuliana Scimé sulla fotografia (Il Fotografo. Il mestiere dell’arte, Il Saggiatore, 2002), e la Storia della fotografia di Angela Madesani (Bruno Mondatori, 2004).
16
maggio 2007
Garo Keshishian
Dal 16 maggio al 25 giugno 2007
fotografia
Location
GLENDA CINQUEGRANA ART CONSULTING
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Milano, via Luigi Settembrini, 17, (Milano)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle 10,30 alle 13, 00 alle 14,30 alle 20,00 solo su appuntamento
Vernissage
16 Maggio 2007, ore 19
Autore