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Gemine Muse 2007 – I Luoghi della Socializzazione
Un teatro dell’opera, dai palchi color cremisi e dorature profuse in abbondanza, come il fault. Un tipico caffè di quelli d’una volta, dove fra ghiotte vetrine traboccanti di pasticcini, chicchere e zuccherini si trascorreva volentieri mezzo pomeriggio, attardandosi fra conversazioni e indugi
Comunicato stampa
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Dal 21 aprile al 1 luglio 2007 si svolgerà la quinta edizione di Gemine Muse, promossa da GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani e CIDAC – Associazione tra le Città d’Arte e Cultura, in collaborazione con DARC – Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
La manifestazione ha l’obiettivo di promuovere i giovani artisti, e le loro migliori espressioni creative, attraverso un contatto con i “colleghi” del passato, e di valorizzare il patrimonio storico e artistico italiano.
Quest’anno, la formula di Gemine Muse si rinnova. Il complesso e delicato rapporto tra le giovani generazioni creative e il patrimonio storico artistico, apre una nuova e originale stagione di ricerca circoscritta, in questa prima fase, alle sole città italiane. Gemine Muse 2007 proporrà, infatti, una serie di percorsi contemporanei sul tema, tracciati tra storia e arte, a cura dei protagonisti della rassegna. Da nord a sud Gemine Muse presenterà un variegato “cartellone” tematico in cui alle mostre di opere contemporanee, ispirate ai capolavori del passato, si affiancheranno iniziative che spazieranno dalle arti visive alla musica, dal design al teatro, dalla scrittura alle performance.
Una serie di eventi animerà, per tre mesi circa, 24 città italiane coinvolgendo in totale circa 140 artisti e 42 curatori.
A Biella gli artisti Damiano Andreotti, Francesca Renolfi, Laura Pugno e l’artista in scambio con la città di Padova Alessandra Ambrosini, andranno ad inserire i loro interventi all’interno di due luoghi storici della Città il Teatro Sociale Villani ed il Caffè Ferrua di Biella dal titolo “I luoghi della Socializzazione”. Il progetto è a cura di Martina Corgnati
Nell’ambito dello scambio nazionale tra la Città di Biella e la Città di Padova l’artista biellese Abele Quaregna esporrà presso la sede del municipio di Padova. L’intervento di gemine Muse a Padova avrà il titolo “Tra arte e polis: le visioni possibili”.
Testo critico:
“Un teatro dell’opera, dai palchi color cremisi e dorature profuse in abbondanza, come il fault. Un tipico caffè di quelli d’una volta, dove fra ghiotte vetrine traboccanti di pasticcini, chicchere e zuccherini si trascorreva volentieri mezzo pomeriggio, attardandosi fra conversazioni e indugi.
Luoghi come questi raccontano un secolo abbondante di vita sociale e pubblica di una città della provincia piemontese, non molto diversa da tante altre città simili per dimensioni e storia: buone cose di pessimo gusto, certo, ma anche il piacere e il bisogno di rituali, come quel ritrovarsi al caffè in un tempo in cui c’era tempo; oppure coltivare la passione per l’arte, il teatro, la musica, tutte cose tanto più indispensabili quanto più superflue in un’ottica riduttivamente frugale e industriosa (Fitz Carraldo insegna).
Sono questi luoghi, con il loro bagaglio di storia, proposti quest’anno agli artisti del GAI che partecipano al progetto di Gemine Muse. Quattro: Damiano Andreotti, Laura Pugno, Francesca Renolfi e “l’ospite” padovano Alessandro Ambrosini.
Davanti a loro si è profilata una doppia sfida: quella di rappresentare sé stessi, il proprio linguaggio e il proprio lavoro e di relazionarsi al tempo stesso col luogo, la sua identità e la sua storia. Una certa sensibilità all’ambiente, peraltro, è caratteristica della ricerca eclettica e neo-concettuale degli ultimi 2 decenni circa: non a caso gli artisti in questione hanno dimostrato una notevole prontezza e facilità a interpretare la situazione, cioè le circostanze ambientali, senza tradire se stessi.
Così Damiano Andreotti ha pensato al teatro come luogo connotato da una duplice e complementare presenza, quella degli spettatori e quella degli attori. Infatti in poche altre circostanze si può verificare altrettanto bene come il senso degli uni (dell’esserci degli uni) stia negli altri (nell’esserci degli altri) e viceversa. L’artista dà corpo a questa reciprocità attraverso otto pannelli, disposti in modo da costruire una specie di corridoio in mezzo a cui far passare i visitatori (altri spettatori ma questa volta “reali”). Si tratta di immagini che si “guardano”, surreali ed eteree le quattro relative agli attori (il loro mondo non è reale), fortemente figurative le altre, volti cioè (ed, essendo bifacciali, anche schiene) dalle espressioni differenziate, sulla base di possibili reazioni emotive che l’artista attribuisce ai suoi personaggi.
Alla maschera ha pensato anche Francesca Renolfi che, conformemente alle sue abitudini operative, indossa lei stessa i panni dei propri personaggi, Melpomene e Talia, due delle nove muse, protettrici rispettivamente della tragedia e della commedia. Muse: divinità del teatro ma anche denominazione del progetto cui gli artisti partecipano tutti, muse allora come strumento per stare in teatro e come espediente concettuale per collegare passato e presente, finzione del ruolo teatrale, antico e in realtà senza tempo, e verità dell’essere artista nell’oggi.
Laura Pugno invece ha sentito il teatro come centro di energia e di scambi e in quanto tale l’ha usato per evocare, attraverso un’installazione invisibile ma ben udibile, l’acqua, fonte di vita e fonte di energia rinnovabile (tema che, inquadrato nel contesto più generale dei problemi ecologici che la nostra società sta o forse non sta affrontando come dovrebbe, ultimamente assorbe gran parte dell’interesse dell’artista). L’acqua quindi non si vede ma si sente arrivare come scroscio irrefrenabile, cascata e turbamento imprevisto dalla parte da cui non ci si aspetterebbe nulla, dai corridoi che conducono ai palchi, quando gli spettatori sono ormai entrati e tranquilli attendono che qualcosa accada davanti a loro, non alle loro spalle. Minacciosa, incombente ma al tempo stesso positiva e vitale, l’acqua invisibile di Laura Pugno evoca pertanto non soltanto il rischio ambientale ma il rischio permanente dell’arte, la valenza sorprendente, finanche perturbante, della bellezza.
Alessandro Ambrosini invece ha giocato sulla leggerezza, una dimensione molto a proposito nell’antica confetteria-pasticceria che ha scelto per ambientare il suo intervento. Si tratta, semplicemente, di un efficace gioco linguistico, che dopo decenni di ricerche poetico-visive e di poesia concreta non sembri improprio definire “tradizionale”. L’artista ha “occupato” cioè soltanto le vetrine trasparenti del negozio, la superficie sospesa che media fra l’esterno e l’interno; e lì ha apposto due parole foneticamente molto simili ma in realtà profondamente diverse, tanto da creare un vero corto-circuito fra significanti e significati. Le parole sono DIET e DIE, in inglese “dieta” e “muori” (ma le ambiguità non mancano; “die” infatti, è anche l’articolo “le” in tedesco, oltre che l’ablativo di dies latino, “giorno”). Niente di più pertinente che associare le diete con la morte in quest’epoca di anoressie e disordini alimentari diffusi. Forse allora l’invito dell’artista è a non perdere di vista le abitudini del passato, dove giorni più felici si consumavano in piacevoli rituali sociali e pasti più produttivi dei nostri digiuni… le parole hanno un senso. I luoghi anche”
Martina Corgnati
L’edizione 2007, inoltre, si avvarrà dello ‘sguardo inedito’ di Maurizio Maggiani “(…) sono cresciuto condizionato a riconoscere il gesto signorile e la sua bellezza ovunque ci fosse traccia di opera (…) perché ho visto e ho imparato che quel gesto è l’unico modo per salvare la mia vita dall’indecenza delle miserie, sono propenso a credere che se mai qualcosa potrà salvare questo Paese dalla sua miseria, dal degrado delle sue servitù, questo accadrà per mano di uomini di signorile decenza e dignità, che per questo saranno riconosciuti, per questo chiamati al loro gesto di costruttori di utile bellezza”.
Una testimonianza sulla funzione dell’arte e della bellezza volta a migliorare le nostre città, a rendere più vivibile il nostro presente, a progettare il nostro futuro, funzione a cui Gemine Muse intende contribuire. La manifestazione, infatti, ha anche l’obiettivo di creare scambi di giovani talenti tra le città che vi aderiscono, nella consapevolezza che la loro creatività e i loro stili di vita sono una ricchezza, in termini di innovazione, per un paese; e che le nostre città, con il loro apporto di storia, tradizione e arte, offrono un contesto unico di sperimentazione.
Gemine Muse non è quindi solo una vetrina per la presentazione di lavori inediti e performance artistiche, ma anche una possibilità di confronto che viaggia su un doppio binario: da un lato gli artisti che realizzano opere ispirandosi a un capolavoro museale e al tema individuato nella città di riferimento; dall’altro lo scambio di esperienze tra autori provenienti da città diverse.
Gemine Muse è l’evoluzione di un’idea nata nel 2001 nella Città di Padova da Virginia Baradel e Giulio Pisani. Nel corso delle sue prime quattro edizioni (2002 – 2005) ha registrato un costante incremento rispetto alla partecipazione di città, musei, critici, artisti e visitatori. La sua particolare formula, infatti, ha permesso a molti cittadini europei di conoscere realtà museali e artistiche di primaria importanza e di scoprire autori emergenti ancora al di fuori dei principali circuiti del mercato dell’arte.
Per visualizzare, in un quadro d’insieme, le opere degli artisti, i temi, le scelte curatoriali, gli spazi e scoprire inediti percorsi che valorizzano il patrimonio storico e culturale italiano, verranno prodotti: una “mappa”, un catalogo bilingue e una sezione dedicata del sito internet www.giovaniartisti.it (disponibili dal 21 aprile).
Gemine Muse 2007 è sostenuta da SEAT Pagine Gialle e da UniCredit Private Banking, entrambi in qualità di Main Sponsor, da Electa Mondadori che realizza la “mappa” e da Centostazioni che garantisce il supporto promozionale.
La manifestazione ha l’obiettivo di promuovere i giovani artisti, e le loro migliori espressioni creative, attraverso un contatto con i “colleghi” del passato, e di valorizzare il patrimonio storico e artistico italiano.
Quest’anno, la formula di Gemine Muse si rinnova. Il complesso e delicato rapporto tra le giovani generazioni creative e il patrimonio storico artistico, apre una nuova e originale stagione di ricerca circoscritta, in questa prima fase, alle sole città italiane. Gemine Muse 2007 proporrà, infatti, una serie di percorsi contemporanei sul tema, tracciati tra storia e arte, a cura dei protagonisti della rassegna. Da nord a sud Gemine Muse presenterà un variegato “cartellone” tematico in cui alle mostre di opere contemporanee, ispirate ai capolavori del passato, si affiancheranno iniziative che spazieranno dalle arti visive alla musica, dal design al teatro, dalla scrittura alle performance.
Una serie di eventi animerà, per tre mesi circa, 24 città italiane coinvolgendo in totale circa 140 artisti e 42 curatori.
A Biella gli artisti Damiano Andreotti, Francesca Renolfi, Laura Pugno e l’artista in scambio con la città di Padova Alessandra Ambrosini, andranno ad inserire i loro interventi all’interno di due luoghi storici della Città il Teatro Sociale Villani ed il Caffè Ferrua di Biella dal titolo “I luoghi della Socializzazione”. Il progetto è a cura di Martina Corgnati
Nell’ambito dello scambio nazionale tra la Città di Biella e la Città di Padova l’artista biellese Abele Quaregna esporrà presso la sede del municipio di Padova. L’intervento di gemine Muse a Padova avrà il titolo “Tra arte e polis: le visioni possibili”.
Testo critico:
“Un teatro dell’opera, dai palchi color cremisi e dorature profuse in abbondanza, come il fault. Un tipico caffè di quelli d’una volta, dove fra ghiotte vetrine traboccanti di pasticcini, chicchere e zuccherini si trascorreva volentieri mezzo pomeriggio, attardandosi fra conversazioni e indugi.
Luoghi come questi raccontano un secolo abbondante di vita sociale e pubblica di una città della provincia piemontese, non molto diversa da tante altre città simili per dimensioni e storia: buone cose di pessimo gusto, certo, ma anche il piacere e il bisogno di rituali, come quel ritrovarsi al caffè in un tempo in cui c’era tempo; oppure coltivare la passione per l’arte, il teatro, la musica, tutte cose tanto più indispensabili quanto più superflue in un’ottica riduttivamente frugale e industriosa (Fitz Carraldo insegna).
Sono questi luoghi, con il loro bagaglio di storia, proposti quest’anno agli artisti del GAI che partecipano al progetto di Gemine Muse. Quattro: Damiano Andreotti, Laura Pugno, Francesca Renolfi e “l’ospite” padovano Alessandro Ambrosini.
Davanti a loro si è profilata una doppia sfida: quella di rappresentare sé stessi, il proprio linguaggio e il proprio lavoro e di relazionarsi al tempo stesso col luogo, la sua identità e la sua storia. Una certa sensibilità all’ambiente, peraltro, è caratteristica della ricerca eclettica e neo-concettuale degli ultimi 2 decenni circa: non a caso gli artisti in questione hanno dimostrato una notevole prontezza e facilità a interpretare la situazione, cioè le circostanze ambientali, senza tradire se stessi.
Così Damiano Andreotti ha pensato al teatro come luogo connotato da una duplice e complementare presenza, quella degli spettatori e quella degli attori. Infatti in poche altre circostanze si può verificare altrettanto bene come il senso degli uni (dell’esserci degli uni) stia negli altri (nell’esserci degli altri) e viceversa. L’artista dà corpo a questa reciprocità attraverso otto pannelli, disposti in modo da costruire una specie di corridoio in mezzo a cui far passare i visitatori (altri spettatori ma questa volta “reali”). Si tratta di immagini che si “guardano”, surreali ed eteree le quattro relative agli attori (il loro mondo non è reale), fortemente figurative le altre, volti cioè (ed, essendo bifacciali, anche schiene) dalle espressioni differenziate, sulla base di possibili reazioni emotive che l’artista attribuisce ai suoi personaggi.
Alla maschera ha pensato anche Francesca Renolfi che, conformemente alle sue abitudini operative, indossa lei stessa i panni dei propri personaggi, Melpomene e Talia, due delle nove muse, protettrici rispettivamente della tragedia e della commedia. Muse: divinità del teatro ma anche denominazione del progetto cui gli artisti partecipano tutti, muse allora come strumento per stare in teatro e come espediente concettuale per collegare passato e presente, finzione del ruolo teatrale, antico e in realtà senza tempo, e verità dell’essere artista nell’oggi.
Laura Pugno invece ha sentito il teatro come centro di energia e di scambi e in quanto tale l’ha usato per evocare, attraverso un’installazione invisibile ma ben udibile, l’acqua, fonte di vita e fonte di energia rinnovabile (tema che, inquadrato nel contesto più generale dei problemi ecologici che la nostra società sta o forse non sta affrontando come dovrebbe, ultimamente assorbe gran parte dell’interesse dell’artista). L’acqua quindi non si vede ma si sente arrivare come scroscio irrefrenabile, cascata e turbamento imprevisto dalla parte da cui non ci si aspetterebbe nulla, dai corridoi che conducono ai palchi, quando gli spettatori sono ormai entrati e tranquilli attendono che qualcosa accada davanti a loro, non alle loro spalle. Minacciosa, incombente ma al tempo stesso positiva e vitale, l’acqua invisibile di Laura Pugno evoca pertanto non soltanto il rischio ambientale ma il rischio permanente dell’arte, la valenza sorprendente, finanche perturbante, della bellezza.
Alessandro Ambrosini invece ha giocato sulla leggerezza, una dimensione molto a proposito nell’antica confetteria-pasticceria che ha scelto per ambientare il suo intervento. Si tratta, semplicemente, di un efficace gioco linguistico, che dopo decenni di ricerche poetico-visive e di poesia concreta non sembri improprio definire “tradizionale”. L’artista ha “occupato” cioè soltanto le vetrine trasparenti del negozio, la superficie sospesa che media fra l’esterno e l’interno; e lì ha apposto due parole foneticamente molto simili ma in realtà profondamente diverse, tanto da creare un vero corto-circuito fra significanti e significati. Le parole sono DIET e DIE, in inglese “dieta” e “muori” (ma le ambiguità non mancano; “die” infatti, è anche l’articolo “le” in tedesco, oltre che l’ablativo di dies latino, “giorno”). Niente di più pertinente che associare le diete con la morte in quest’epoca di anoressie e disordini alimentari diffusi. Forse allora l’invito dell’artista è a non perdere di vista le abitudini del passato, dove giorni più felici si consumavano in piacevoli rituali sociali e pasti più produttivi dei nostri digiuni… le parole hanno un senso. I luoghi anche”
Martina Corgnati
L’edizione 2007, inoltre, si avvarrà dello ‘sguardo inedito’ di Maurizio Maggiani “(…) sono cresciuto condizionato a riconoscere il gesto signorile e la sua bellezza ovunque ci fosse traccia di opera (…) perché ho visto e ho imparato che quel gesto è l’unico modo per salvare la mia vita dall’indecenza delle miserie, sono propenso a credere che se mai qualcosa potrà salvare questo Paese dalla sua miseria, dal degrado delle sue servitù, questo accadrà per mano di uomini di signorile decenza e dignità, che per questo saranno riconosciuti, per questo chiamati al loro gesto di costruttori di utile bellezza”.
Una testimonianza sulla funzione dell’arte e della bellezza volta a migliorare le nostre città, a rendere più vivibile il nostro presente, a progettare il nostro futuro, funzione a cui Gemine Muse intende contribuire. La manifestazione, infatti, ha anche l’obiettivo di creare scambi di giovani talenti tra le città che vi aderiscono, nella consapevolezza che la loro creatività e i loro stili di vita sono una ricchezza, in termini di innovazione, per un paese; e che le nostre città, con il loro apporto di storia, tradizione e arte, offrono un contesto unico di sperimentazione.
Gemine Muse non è quindi solo una vetrina per la presentazione di lavori inediti e performance artistiche, ma anche una possibilità di confronto che viaggia su un doppio binario: da un lato gli artisti che realizzano opere ispirandosi a un capolavoro museale e al tema individuato nella città di riferimento; dall’altro lo scambio di esperienze tra autori provenienti da città diverse.
Gemine Muse è l’evoluzione di un’idea nata nel 2001 nella Città di Padova da Virginia Baradel e Giulio Pisani. Nel corso delle sue prime quattro edizioni (2002 – 2005) ha registrato un costante incremento rispetto alla partecipazione di città, musei, critici, artisti e visitatori. La sua particolare formula, infatti, ha permesso a molti cittadini europei di conoscere realtà museali e artistiche di primaria importanza e di scoprire autori emergenti ancora al di fuori dei principali circuiti del mercato dell’arte.
Per visualizzare, in un quadro d’insieme, le opere degli artisti, i temi, le scelte curatoriali, gli spazi e scoprire inediti percorsi che valorizzano il patrimonio storico e culturale italiano, verranno prodotti: una “mappa”, un catalogo bilingue e una sezione dedicata del sito internet www.giovaniartisti.it (disponibili dal 21 aprile).
Gemine Muse 2007 è sostenuta da SEAT Pagine Gialle e da UniCredit Private Banking, entrambi in qualità di Main Sponsor, da Electa Mondadori che realizza la “mappa” e da Centostazioni che garantisce il supporto promozionale.
21
aprile 2007
Gemine Muse 2007 – I Luoghi della Socializzazione
Dal 21 aprile al primo luglio 2007
giovane arte
Location
TEATRO SOCIALE VILLANI
Biella, Piazza Martiri Della Libertà, (Biella)
Biella, Piazza Martiri Della Libertà, (Biella)
Vernissage
21 Aprile 2007, ore 18
Sito web
www.giovaniartisti.it
Autore
Curatore