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Geometrie Inquiete
Nel caso della pittura di ADALBERTO BORIOLI e della scultura di MIRELLA SALUZZO, che sembrano entrambi aver attinto da un certo concretismo filtrato dall’informale, il senso della geometria viene piegato a più sofferti esiti che trovano ancoraggio in quello che, nelle distonie dell’oggi, potrebbe essere indicato come un aspetto salvifico del fare: una testimonianza esistenziale.
Comunicato stampa
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Cespugli piante ed alti fusti tutti fanno il bosco, recitava un vecchio adagio.
È utile a volte indagare in zone apparentemente più ombrate e chiedersi il perché del persistere di certe situazioni, così lontane dagli stravolgimenti dell’ora. Un solidale nesso sembra oggi collegare tutto un operare apparentemente appartato, far brulicare un sottobosco che, fedele alle tradizioni ma attento alla storia, fermenta in attesa di altri risvegli.
Nel caso della pittura di ADALBERTO BORIOLI e della scultura di MIRELLA SALUZZO, che sembrano entrambi aver attinto da un certo concretismo filtrato dall’informale, il senso della geometria viene piegato a più sofferti esiti che trovano ancoraggio in quello che, nelle distonie dell’oggi, potrebbe essere indicato come un aspetto salvifico del fare: una testimonianza esistenziale. Così in BORIOLI le verticalizzanti geometrie soggette a strappi, a estroflessioni, ridotte ai margini, perdono il loro aspetto euclideo per riflettere il senso di una crisi, nelle aspirazioni frustrate di azzurri sognanti e tuttavia compromessi nella lotta con gialli e verdi acidi.
Anche nelle sagome più minimali della SALUZZO, solo in apparenza formalmente ordinate, la dominante è obliqua e, nonostante la tenerezza delle lamiere trattate con toni pastello, satinate da un’argentea voglia di luce, si avverte nella fragilità dei laminati un senso di disagio spaziale.
In una sua opera recente, sghemba piramide, piccolo “ziggurath” del precario, i vuoti sembrano contraddire l’intento plastico della struttura.
E tuttavia in entrambi, Adalberto e Mirella, dietro le quinte del loro fare un desiderio di ordine, di equilibrio, trapela come fantasma di una oggi impossibile verità.
Mario Raciti
È utile a volte indagare in zone apparentemente più ombrate e chiedersi il perché del persistere di certe situazioni, così lontane dagli stravolgimenti dell’ora. Un solidale nesso sembra oggi collegare tutto un operare apparentemente appartato, far brulicare un sottobosco che, fedele alle tradizioni ma attento alla storia, fermenta in attesa di altri risvegli.
Nel caso della pittura di ADALBERTO BORIOLI e della scultura di MIRELLA SALUZZO, che sembrano entrambi aver attinto da un certo concretismo filtrato dall’informale, il senso della geometria viene piegato a più sofferti esiti che trovano ancoraggio in quello che, nelle distonie dell’oggi, potrebbe essere indicato come un aspetto salvifico del fare: una testimonianza esistenziale. Così in BORIOLI le verticalizzanti geometrie soggette a strappi, a estroflessioni, ridotte ai margini, perdono il loro aspetto euclideo per riflettere il senso di una crisi, nelle aspirazioni frustrate di azzurri sognanti e tuttavia compromessi nella lotta con gialli e verdi acidi.
Anche nelle sagome più minimali della SALUZZO, solo in apparenza formalmente ordinate, la dominante è obliqua e, nonostante la tenerezza delle lamiere trattate con toni pastello, satinate da un’argentea voglia di luce, si avverte nella fragilità dei laminati un senso di disagio spaziale.
In una sua opera recente, sghemba piramide, piccolo “ziggurath” del precario, i vuoti sembrano contraddire l’intento plastico della struttura.
E tuttavia in entrambi, Adalberto e Mirella, dietro le quinte del loro fare un desiderio di ordine, di equilibrio, trapela come fantasma di una oggi impossibile verità.
Mario Raciti
20
ottobre 2003
Geometrie Inquiete
Dal 20 al 30 ottobre 2003
arte contemporanea
Location
BERTOLT BRECHT – SPAZIO 1
Milano, Piazza San Giuseppe, 10, (Milano)
Milano, Piazza San Giuseppe, 10, (Milano)
Orario di apertura
17>20 da lunedì a giovedì
Vernissage
20 Ottobre 2003, ore 18.00