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George A Bidmead – Wild Feats / Afterall – Just one damn thing after the other / Aniello Barone – Apocrifo
Mercoledì 27 aprile la galleria Dino Morra, nel secondo appuntamento dedicato al ciclo di tre mostre, presenta le personali di George A Bidmead, Afterall e Aniello Barone.
Comunicato stampa
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Mercoledì 27 aprile la galleria Dino Morra, nel secondo appuntamento dedicato al ciclo di tre mostre, presenta le personali di George A Bidmead, Afterall e Aniello Barone.
La prima mostra che accoglie il visitatore nel Floor space è Wild Feats dell’inglese George A Bidmead (Somerset, 1982); l’artista presenta una serie di lavori a olio e acrilico in cui è la natura umana e i comportamenti sociali e/o solitari da essa scaturiti a essere posti sotto analisi. Abile disegnatore e illustratore, George A. Bidmead prende in prestito l’uso del colore espressionista e la pennellata vibrante impressionista per raccontare una condizione umana individuale e selvaggia, nel suo rapporto con il paesaggio naturale indomato e infinito. L’uomo raccontato da George A Bidmead è immerso in paesaggi rurali e selvaggi dominati da cieli aperti. Nei suoi dipinti incombono alberi, cani che si riuniscono in branchi e figure solitarie che trattengono nel silenzio atti di esaltazione. I lavori presentati a Napoli sono guidati da un processo introspettivo teso a esplorare l'identità sessuale a partire dalla visione maschile, giungendo a rappresentare una tensione, un conflitto interno, una conversazione tra l'accettazione e la negazione della propria identità; l'ambiente di campagna, scelto dall’artista per la sua familiarità, è utilizzato come veicolo per portare avanti questa idea. Le tonalità scure e tenui dei colori a olio connotano le opere di una carica estetica particolarmente densa che va in contrasto con l’uso simultaneo di una tavolozza di colori acrilici che evocano, viceversa, una forte energia di tipo elettrico. Wild Feats è un racconto per immagini che si esplica in tre parti: Coming Out Party, Identity Parade e Search Party; la qualità estetica dell'opera cambia in base ai titoli che si tingono di ironia, fornendo ai soggetti presentati una sorta di sottotesto di tipo psicologico. In George A Bidmean si mescola l’osservazione personale con la memoria collettiva, la storia dell’arte con la psicologia, portando alla realizzazione di opere sempre al limite tra visionarietà e verità, cronaca e favola, pur restando l’uomo, e la sua natura immutabile e istintiva, il fulcro di un racconto per immagini senza tempo.
Nell’Underground space della galleria è presentata la mostra just one damn thing after the other (solo una cosa dopo l'altra), personale del duo Afterall (Enzo e Silvia Esposito, Napoli) a cura di Chiara Pirozzi. Il progetto s’inserisce nelle ricerche condotte dagli artisti tra Napoli e Città del Messico basate su una riflessione sulla costruzione storica e sociale del “documento/monumento”. «Il documento è monumento. È il risultato dello sforzo compiuto dalle società storiche per imporre al futuro - volenti o nolenti - quella data immagine di se stesse. Al limite, non esiste un documento-verità. Ogni documento è menzogna.» (J. Le Goff, Documento/Monumento). Il documento e la sua valenza sociale, come il monumento, è frutto della selezione e del montaggio di testimonianze che, fra le tante, la storiografia sceglie di tramandare come verità. Gli Afterall traducono e slittano tale riflessione indagando la storia del “Monumento ai Caduti del mare” - conosciuto dai napoletani come “La colonna spezzata”. Concepito per essere un monumento all’Ammiraglio Francesco Caracciolo, ne fu realizzato solo un bozzetto utilizzando un ritratto del fratello non avendo a disposizione un’immagine del Valoroso, il busto definitivo non fu mai ultimato e il suo basamento accolse infine una pesante colonna di marmo cipollazzo ondato di verde, la cui storia tramandata si perde tra mistificazioni, oblii e scoperte. L’analisi puntuale condotta degli Afterall sul Monumento, sia da un punto di vista storico sia delle sue forme e dimensioni, giunge sino alla sua smaterializzazione e all’assenza di qualsiasi legame tra le parti del discorso, che si traducono in mostra in un trasporto effimero, senza scopo: una griglia che ingabbia, perfettamente, il vuoto. Il discorso degli Afterall da qui si allarga verso la natura approssimativa di ogni verità ricercata pedissequamente favorendo una sospensione, un "surplace" nell'atto del montaggio, di modo che l’azione della creazione diventa una costante senza fine; ciò si concreta in una ricerca d’archivio, dove inciampi, erranze e spaesamenti costituiscono l’ossatura di una serie di lavori ( _01; _02; _03) in cui una “geografia imperfetta” diviene garanzia di sopravvivenza (cfr. Tzvetan Todorov).
L’ultimo ambiente della galleria, lo Studio space, accoglie Apocrifo, mostra di Aniello Barone (Napoli, 1965) che rientra in una serie di progetti sulla città di Napoli, selezionati dal gallerista Dino Morra. Aniello Barone presenta un personale memoriale fotografico realizzato nell’Archivio della Real Casa Santa dell'Annunziata di Napoli, luogo che fino alla metà del secolo scorso ha ospitato uno fra i più grandi brefotrofi d’Europa. Istituito nella prima metà del XIV secolo, questo posto accoglieva i bambini abbandonati, fornendo loro ospitalità e educazione fino all’adozione o alla maggiore età. I trovatelli ricevevano in questo luogo una rinnovata identità, connotata spesso sotto il segno degli “esposti”. Ora la Casa dell’Annunziata restituisce la memoria di quei ragazzi e della loro storia sottoforma di archivio, quest’ultimo è, infatti, costituito non solo da documenti ma anche da oggetti e doni, cioè reperti di un tempo sospeso tra smarrimento e attesa, perdita e restituzioni. Attraverso il bianco/nero fotografico e mediante una ricerca compositiva che esula dal generale per indagare nel profondo i dettagli, Aniello Barone restituisce un proprio racconto di quegli oggetti, quegli scritti e quelle cuciture capaci di riportare alla luce le memorie di un passato identitario non privo di travagli e mancanze. Il risultato cui giunge Aniello Barone è un repertorio fotografico intenso, che riconsegna all’osservatore la dolcezza di quelle piccole vite, destinate a essere in bilico tra passato, presente e futuro. Apocrifo racconta etimologicamente “ciò che è tenuto nascosto”, sancendo quindi un parallelo concettuale tra i testi storicamente allontanati dalle ufficiali Sacre Scritture e il destino dei piccoli orfani che, grazie alla parola scritta recuperata negli Archivi dell’Annunziata di Napoli, riconquistano un’identità e delle radici altrimenti perdute.
Per just one damn thing after the other
Allestimento: Pio della Volpe per Afterall
Trasporti: Art Corbo
Si ringrazia inoltre: arch. Monica Michelino - Comune di Napoli - Programma UNESCO e Valorizzazione della città storica; dott. Giuseppe Catenacci - Collezione privata - materiale d'archivio; arch. Antonio Iavarone; Antonio Corbo; SAAB Architettura arch. P. Pippo Pirozzi.
Per Apocrifo
Si ringrazia Spazio Nea - Napoli.
biografie
George A Bidmead è nato nel 1982 a Somerset (UK) dove vive e lavora. Tra le sue principali mostre si ricordano: 2001, Portraits, The Gainsborough, Bath, UK. 2003, Sense Of Self, Summer exhibition, University of Brighton, UK. 2004 - 2015, Private works, Europe. 2016, Face To Face, Ernesto Esposito Collection, Salerno.
Afterall è il nome del duo artistico composto dai fratelli Esposito, Silvia (Napoli, 1975) e Enzo (Napoli, 1977). Dopo un trascorso di studi rispettivamente in Conservazione dei Beni Culturali e Sociologia, entrambi si diplomano in Belle Arti facendo, nell’ambito del laboratorio «quartapittura», attività di ricerca sulle potenzialità comunicative ed espressive dei fenomeni collettivi. Dalle prime esperienze nel 2004, con l’installazione site-specific Sogno Comune come «quartapittura» presso la galleria Lia Rumma di Napoli, il duo ha esposto in diverse Istituzioni pubbliche, tra cui: Museo MADRE e PAN, Villa Pignatelli, Castel Sant'Elmo (Napoli), Fondazione Francesco Fabbri (Treviso), Fondazione Sandro Penna (Torino), Fondazione Filiberto Menna (Salerno), Ex Gil (Roma), Palazzo Arnone di Cosenza. Le opere degli Afterall sono state installate al Castello di Rivalta di Torino, allo Spazioborgogno di Milano, sulla facciata della stazione di Mergellina a Napoli, presso l’Ambasciata italiana di Bruxelles. Il duo ha partecipato al Festival d’Art Numérique in Pays d’Aix et Marseille, alla XII Biennal des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée, all’Art-Athina Contemporaries: Statement Made 2014 (Atene), all’Iniziativa Curatoriale Indipendente Marso (Città del Messico), all’SPSI Art Museum di Shanghai - IGAV - e prossimamente presenteranno Lacuna, progetto inedito ideato per «Assemblaggi Provvisori» negli spazi della Tenuta dello Scompiglio (Lucca). Gli Afterall sono vincitori del Premio Celeste 2012 (Premio del Curatore), finalisti al Francesco Fabbri For Contemporary Art Prize 2012, il loro progetto Residente/Clandestino è stato segnalato dalla giuria del concorso «MACRO Artists in residence» e selezionati dal ICI di New York per il Curatorial Intensive Symposium: Mexico City. Sul finire del 2013, il duo è stato invitato dall’azienda «A Glass Brand» a prendere parte a un programma di riprogettazione dello spazio in Querétaro (Messico) e ha in seguito partecipato al SOMA Summer 2014, residenza internazionale su selezione per artisti visivi in Città del Messico (Messico). Ha quindi rappresentato l’Italia alla Biennale del Sudamerica 2014-2015 IGAV - Bienal Fin del Mundo, esponendo in Argentina e Cile.
Aniello Barone. Fotografo italiano (Napoli 1965). Vive e lavora Napoli. Dopo la laurea in sociologia, ha iniziato la sua ricerca fotografica volgendo l’attenzione al paesaggio urbano, alle periferie e al tema dell’immigrazione. Ha pubblicato diversi libri. Tra questi: Aniello Barone, fotografie 1995-2013 (Skira, 2013); { }casa (Punctum, 2013); Igboland (Five Continents, 2011), un lavoro di dodici anni sui riti animisti degli Igbo in Italia; Detta Innominata (Peliti Associati, 2006), viaggio nella periferia postindustriale napoletana; Sahrawi: la terra sospesa (Electa Napoli, 2001); La comunità accanto (Motta, 2001), sulla condizione sociale degli immigrati asiatici, africani, sudamericani e dell’est europeo in Campania. Mostre personali includono: Per sentito dire, tra memoria e ricordo, Biblioteca Nazionale di Napoli (2015); Archivio, Doozo, Roma/Festival Internazionale della FotoGrafia di Roma (2014); Igboland, Galleria San Fedele, Milano (2013); Liternum, Mann, Napoli (2012); Il magnifico orrore, Galerie Pièce Unique, Parigi, FR (2008); Translating Class, Altering Hospitality, University of Leeds, UK (2002). Tra le numerose collettive si ricordano: Scènes d’interieur, Musée Jean-Honoré Fragonard, Grasse, FR (2015); Saint-Petersburg Photo Vernissage, San Pietroburgo, RUS (2011); Squares of Rome, Moca, Shanghai, RC (2010). Nel 2007 riceve il premio Marco Bastianelli.
*The Dino Morra gallery is pleased to present
George A Bidmead
Wild Feats
Afterall
just one damn thing after the other
curated by Chiara Pirozzi
Aniello Barone
Apocrifo
opening Wednesday, 27 | 04 | 2016 – h 19:00
until, 09 | 06 | 2016
On Wednesday, 27th April, the Dino Morra gallery will present the second meeting devoted to a series of three exhibitions, with the solo shows by George A Bidmead, Afterall and Aniello Barone.
The first exhibition, which greets the visitors on the Floor space, is Wild Feats by the English George A Bidmead (Somerset, 1982); the artist presents a series of works in oil and acrylic in which the human nature and the social and/or lonely behaviours arising from it are put under analysis. A skilled draftsman and illustrator, George A Bidmead borrows the expressionist use of color and the vibrant impressionist brushwork to describe an individual and wild human condition in its relationship with an untamed and infinite natural landscape. The man told by George A Bidmead is set in rural and wild landscapes dominated by open skies. In his paintings trees, dogs who gather in flocks and solitary figures who hold back acts of exaltation in the silence, loom over. The works presented in Naples are driven by an introspective process aimed at exploring the sexual identity starting from a male point of view, to arrive at a representation of a tension, an inner conflict, a conversation between the acceptance and the denial of that identity; the rural environment, chosen by the artist for its familiarity, is used as a vehicle to carry this idea forward. The dark and muted shades of the oil colours characterize the works with a particularly dense aesthetic charge. This is in contrast with the simultaneous use of a palette of acrylic colours which, conversely, evoke a strong energy of electric type. Wild Feats is a picture story that unfolds in three parts: Coming Out Party, Identity Parade and Search Party; the aesthetic quality of the work varies according to the titles that are tinged with irony, providing the presented subjects with a sort of psychological subtext. In George A Bidmead, the personal observation mixes with the collective memory, and the history of art with psychology, leading to the realisation of works on the edge of visionary and truth, news section and fairy tale. And yet man, with his immutable and instinctual nature, remains the centerpiece of a timeless picture story.
In the Underground space of the gallery, just one damn thing after the other, a personal exhibition of the duo artists Afterall (Enzo and Silvia Esposito, Naples) curated by Chiara Pirozzi, is shown. The project fits in the research conducted by the two artists between Naples and Mexico City which are based on a reflection on the historical and social construction of the "document/monument". "The document is the monument. It is the result of the effort made by the historical societies to impose - willingly or not - that given image of themselves to the future. At the limit, a document-truth doesn’t exist. Each document is a lie. "(J. Le Goff, Document/Monument). The document and its social value, like the monument, is the result of the selection and assembly of some, among many, testimonies which historiography chooses to pass as truth. Afterall translates and slips this reflection by investigating the history of the "Monument to the dead seamen" - known by the Neapolitans as "The Broken Column." Meant to be a monument to Admiral Francesco Caracciolo, only a sketch was carried out using a portrait of his brother, not having available an image of the Valiant. But the final bust was never completed and its base finally received a heavy cipollino marble column waved with green, whose recorded history is lost in misinformation, forgetfulness and discoveries. The detailed analysis conducted on the Monument by Afterall, both from a historical point of view and on its forms and dimensions, reaches up to its dematerialization and to the absence of any link among the parts of the discourse. In the exhibition, these are translated in a ephemeral ardour, with no purpose at all: a grill which perfectly cages the emptiness. Afterall’ s discourse widens from here towards the approximate nature of all slavishly sought truth, supporting a suspension, a "standstill" in the act of the assembly, so that the act of creation becomes a never-ending constant. This takes the form of an archival research, where stumbles, wanderings and bewilderment are the backbone of a series of works (_01, _02, _03) in which an "imperfect geography" becomes a guarantee of survival (cfr. Tzvetan Todorov).
The last room of the gallery, the Studio space, hosts Apocrifo, a solo exhibition by Aniello Barone (Naples, 1965) that is part of a series of projects on the city of Naples, selected by the gallery owner Dino Morra. Aniello Barone presents a personal photographic memorial carried out in the Archive of the Real Casa Santa dell’Annunziata of Naples, a place that until the middle of the last century hosted one of the largest orphanages in Europe. Established in the first half of the fourteenth century, this place welcomed abandoned children, providing them with hospitality and education until the adoption or the age of majority. In this place, the orphans received a renewed identity, often characterized under the sign of the "esposti," which in Italian means “abandoned, exposed” and which became a famous Italian surname, Esposito, usually given, in fact, to the orphans. Now the Real Casa Santa dell’ Annunziata returns to us the memory of those kids and their stories in the form of archive; the latter is, in fact, constituted not only by documents but also by objects and gifts, that are evidence of a suspended time between bewilderment and waiting, loss and restitution. Through the black and white of the photos and the use of a compositional research that goes beyond the general to investigate the details in depth, Aniello Barone returns to us his own account of those objects, those writings and those seams which are able to bring back to light the memories of a past which is not without trials and failures. The result reached by Aniello Barone is an intense photographic repertoire, which returns to the observer the sweetness of those little lives, destined to be poised over the past, present and future. Apocrifo etymologically tells "that which is kept hidden," then ratifying a conceptual parallel between the texts historically turned away from the official Holy Scriptures and the fate of the little orphans who, thanks to the written word recovered in the Archives of the Annunziata of Naples, win back their otherwise lost, identities and roots.
For just one damn thing after the other
Outfitting: Pio della Volpe for Afterall project
Transportation: Art Corbo
Thanks also to: arch. Monica Michelino – the City of Naples - UNESCO Program and Enhancement of the historic city; dr. Giuseppe Catenacci - Private collection - archive material; arch. Antonio Iavarone; Antonio Corbo; SAAB architecture - arch. P. Pippo Pirozzi.
For Apocrifo
Thanks to Spazio Nea - Napoli.
La prima mostra che accoglie il visitatore nel Floor space è Wild Feats dell’inglese George A Bidmead (Somerset, 1982); l’artista presenta una serie di lavori a olio e acrilico in cui è la natura umana e i comportamenti sociali e/o solitari da essa scaturiti a essere posti sotto analisi. Abile disegnatore e illustratore, George A. Bidmead prende in prestito l’uso del colore espressionista e la pennellata vibrante impressionista per raccontare una condizione umana individuale e selvaggia, nel suo rapporto con il paesaggio naturale indomato e infinito. L’uomo raccontato da George A Bidmead è immerso in paesaggi rurali e selvaggi dominati da cieli aperti. Nei suoi dipinti incombono alberi, cani che si riuniscono in branchi e figure solitarie che trattengono nel silenzio atti di esaltazione. I lavori presentati a Napoli sono guidati da un processo introspettivo teso a esplorare l'identità sessuale a partire dalla visione maschile, giungendo a rappresentare una tensione, un conflitto interno, una conversazione tra l'accettazione e la negazione della propria identità; l'ambiente di campagna, scelto dall’artista per la sua familiarità, è utilizzato come veicolo per portare avanti questa idea. Le tonalità scure e tenui dei colori a olio connotano le opere di una carica estetica particolarmente densa che va in contrasto con l’uso simultaneo di una tavolozza di colori acrilici che evocano, viceversa, una forte energia di tipo elettrico. Wild Feats è un racconto per immagini che si esplica in tre parti: Coming Out Party, Identity Parade e Search Party; la qualità estetica dell'opera cambia in base ai titoli che si tingono di ironia, fornendo ai soggetti presentati una sorta di sottotesto di tipo psicologico. In George A Bidmean si mescola l’osservazione personale con la memoria collettiva, la storia dell’arte con la psicologia, portando alla realizzazione di opere sempre al limite tra visionarietà e verità, cronaca e favola, pur restando l’uomo, e la sua natura immutabile e istintiva, il fulcro di un racconto per immagini senza tempo.
Nell’Underground space della galleria è presentata la mostra just one damn thing after the other (solo una cosa dopo l'altra), personale del duo Afterall (Enzo e Silvia Esposito, Napoli) a cura di Chiara Pirozzi. Il progetto s’inserisce nelle ricerche condotte dagli artisti tra Napoli e Città del Messico basate su una riflessione sulla costruzione storica e sociale del “documento/monumento”. «Il documento è monumento. È il risultato dello sforzo compiuto dalle società storiche per imporre al futuro - volenti o nolenti - quella data immagine di se stesse. Al limite, non esiste un documento-verità. Ogni documento è menzogna.» (J. Le Goff, Documento/Monumento). Il documento e la sua valenza sociale, come il monumento, è frutto della selezione e del montaggio di testimonianze che, fra le tante, la storiografia sceglie di tramandare come verità. Gli Afterall traducono e slittano tale riflessione indagando la storia del “Monumento ai Caduti del mare” - conosciuto dai napoletani come “La colonna spezzata”. Concepito per essere un monumento all’Ammiraglio Francesco Caracciolo, ne fu realizzato solo un bozzetto utilizzando un ritratto del fratello non avendo a disposizione un’immagine del Valoroso, il busto definitivo non fu mai ultimato e il suo basamento accolse infine una pesante colonna di marmo cipollazzo ondato di verde, la cui storia tramandata si perde tra mistificazioni, oblii e scoperte. L’analisi puntuale condotta degli Afterall sul Monumento, sia da un punto di vista storico sia delle sue forme e dimensioni, giunge sino alla sua smaterializzazione e all’assenza di qualsiasi legame tra le parti del discorso, che si traducono in mostra in un trasporto effimero, senza scopo: una griglia che ingabbia, perfettamente, il vuoto. Il discorso degli Afterall da qui si allarga verso la natura approssimativa di ogni verità ricercata pedissequamente favorendo una sospensione, un "surplace" nell'atto del montaggio, di modo che l’azione della creazione diventa una costante senza fine; ciò si concreta in una ricerca d’archivio, dove inciampi, erranze e spaesamenti costituiscono l’ossatura di una serie di lavori ( _01; _02; _03) in cui una “geografia imperfetta” diviene garanzia di sopravvivenza (cfr. Tzvetan Todorov).
L’ultimo ambiente della galleria, lo Studio space, accoglie Apocrifo, mostra di Aniello Barone (Napoli, 1965) che rientra in una serie di progetti sulla città di Napoli, selezionati dal gallerista Dino Morra. Aniello Barone presenta un personale memoriale fotografico realizzato nell’Archivio della Real Casa Santa dell'Annunziata di Napoli, luogo che fino alla metà del secolo scorso ha ospitato uno fra i più grandi brefotrofi d’Europa. Istituito nella prima metà del XIV secolo, questo posto accoglieva i bambini abbandonati, fornendo loro ospitalità e educazione fino all’adozione o alla maggiore età. I trovatelli ricevevano in questo luogo una rinnovata identità, connotata spesso sotto il segno degli “esposti”. Ora la Casa dell’Annunziata restituisce la memoria di quei ragazzi e della loro storia sottoforma di archivio, quest’ultimo è, infatti, costituito non solo da documenti ma anche da oggetti e doni, cioè reperti di un tempo sospeso tra smarrimento e attesa, perdita e restituzioni. Attraverso il bianco/nero fotografico e mediante una ricerca compositiva che esula dal generale per indagare nel profondo i dettagli, Aniello Barone restituisce un proprio racconto di quegli oggetti, quegli scritti e quelle cuciture capaci di riportare alla luce le memorie di un passato identitario non privo di travagli e mancanze. Il risultato cui giunge Aniello Barone è un repertorio fotografico intenso, che riconsegna all’osservatore la dolcezza di quelle piccole vite, destinate a essere in bilico tra passato, presente e futuro. Apocrifo racconta etimologicamente “ciò che è tenuto nascosto”, sancendo quindi un parallelo concettuale tra i testi storicamente allontanati dalle ufficiali Sacre Scritture e il destino dei piccoli orfani che, grazie alla parola scritta recuperata negli Archivi dell’Annunziata di Napoli, riconquistano un’identità e delle radici altrimenti perdute.
Per just one damn thing after the other
Allestimento: Pio della Volpe per Afterall
Trasporti: Art Corbo
Si ringrazia inoltre: arch. Monica Michelino - Comune di Napoli - Programma UNESCO e Valorizzazione della città storica; dott. Giuseppe Catenacci - Collezione privata - materiale d'archivio; arch. Antonio Iavarone; Antonio Corbo; SAAB Architettura arch. P. Pippo Pirozzi.
Per Apocrifo
Si ringrazia Spazio Nea - Napoli.
biografie
George A Bidmead è nato nel 1982 a Somerset (UK) dove vive e lavora. Tra le sue principali mostre si ricordano: 2001, Portraits, The Gainsborough, Bath, UK. 2003, Sense Of Self, Summer exhibition, University of Brighton, UK. 2004 - 2015, Private works, Europe. 2016, Face To Face, Ernesto Esposito Collection, Salerno.
Afterall è il nome del duo artistico composto dai fratelli Esposito, Silvia (Napoli, 1975) e Enzo (Napoli, 1977). Dopo un trascorso di studi rispettivamente in Conservazione dei Beni Culturali e Sociologia, entrambi si diplomano in Belle Arti facendo, nell’ambito del laboratorio «quartapittura», attività di ricerca sulle potenzialità comunicative ed espressive dei fenomeni collettivi. Dalle prime esperienze nel 2004, con l’installazione site-specific Sogno Comune come «quartapittura» presso la galleria Lia Rumma di Napoli, il duo ha esposto in diverse Istituzioni pubbliche, tra cui: Museo MADRE e PAN, Villa Pignatelli, Castel Sant'Elmo (Napoli), Fondazione Francesco Fabbri (Treviso), Fondazione Sandro Penna (Torino), Fondazione Filiberto Menna (Salerno), Ex Gil (Roma), Palazzo Arnone di Cosenza. Le opere degli Afterall sono state installate al Castello di Rivalta di Torino, allo Spazioborgogno di Milano, sulla facciata della stazione di Mergellina a Napoli, presso l’Ambasciata italiana di Bruxelles. Il duo ha partecipato al Festival d’Art Numérique in Pays d’Aix et Marseille, alla XII Biennal des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée, all’Art-Athina Contemporaries: Statement Made 2014 (Atene), all’Iniziativa Curatoriale Indipendente Marso (Città del Messico), all’SPSI Art Museum di Shanghai - IGAV - e prossimamente presenteranno Lacuna, progetto inedito ideato per «Assemblaggi Provvisori» negli spazi della Tenuta dello Scompiglio (Lucca). Gli Afterall sono vincitori del Premio Celeste 2012 (Premio del Curatore), finalisti al Francesco Fabbri For Contemporary Art Prize 2012, il loro progetto Residente/Clandestino è stato segnalato dalla giuria del concorso «MACRO Artists in residence» e selezionati dal ICI di New York per il Curatorial Intensive Symposium: Mexico City. Sul finire del 2013, il duo è stato invitato dall’azienda «A Glass Brand» a prendere parte a un programma di riprogettazione dello spazio in Querétaro (Messico) e ha in seguito partecipato al SOMA Summer 2014, residenza internazionale su selezione per artisti visivi in Città del Messico (Messico). Ha quindi rappresentato l’Italia alla Biennale del Sudamerica 2014-2015 IGAV - Bienal Fin del Mundo, esponendo in Argentina e Cile.
Aniello Barone. Fotografo italiano (Napoli 1965). Vive e lavora Napoli. Dopo la laurea in sociologia, ha iniziato la sua ricerca fotografica volgendo l’attenzione al paesaggio urbano, alle periferie e al tema dell’immigrazione. Ha pubblicato diversi libri. Tra questi: Aniello Barone, fotografie 1995-2013 (Skira, 2013); { }casa (Punctum, 2013); Igboland (Five Continents, 2011), un lavoro di dodici anni sui riti animisti degli Igbo in Italia; Detta Innominata (Peliti Associati, 2006), viaggio nella periferia postindustriale napoletana; Sahrawi: la terra sospesa (Electa Napoli, 2001); La comunità accanto (Motta, 2001), sulla condizione sociale degli immigrati asiatici, africani, sudamericani e dell’est europeo in Campania. Mostre personali includono: Per sentito dire, tra memoria e ricordo, Biblioteca Nazionale di Napoli (2015); Archivio, Doozo, Roma/Festival Internazionale della FotoGrafia di Roma (2014); Igboland, Galleria San Fedele, Milano (2013); Liternum, Mann, Napoli (2012); Il magnifico orrore, Galerie Pièce Unique, Parigi, FR (2008); Translating Class, Altering Hospitality, University of Leeds, UK (2002). Tra le numerose collettive si ricordano: Scènes d’interieur, Musée Jean-Honoré Fragonard, Grasse, FR (2015); Saint-Petersburg Photo Vernissage, San Pietroburgo, RUS (2011); Squares of Rome, Moca, Shanghai, RC (2010). Nel 2007 riceve il premio Marco Bastianelli.
*The Dino Morra gallery is pleased to present
George A Bidmead
Wild Feats
Afterall
just one damn thing after the other
curated by Chiara Pirozzi
Aniello Barone
Apocrifo
opening Wednesday, 27 | 04 | 2016 – h 19:00
until, 09 | 06 | 2016
On Wednesday, 27th April, the Dino Morra gallery will present the second meeting devoted to a series of three exhibitions, with the solo shows by George A Bidmead, Afterall and Aniello Barone.
The first exhibition, which greets the visitors on the Floor space, is Wild Feats by the English George A Bidmead (Somerset, 1982); the artist presents a series of works in oil and acrylic in which the human nature and the social and/or lonely behaviours arising from it are put under analysis. A skilled draftsman and illustrator, George A Bidmead borrows the expressionist use of color and the vibrant impressionist brushwork to describe an individual and wild human condition in its relationship with an untamed and infinite natural landscape. The man told by George A Bidmead is set in rural and wild landscapes dominated by open skies. In his paintings trees, dogs who gather in flocks and solitary figures who hold back acts of exaltation in the silence, loom over. The works presented in Naples are driven by an introspective process aimed at exploring the sexual identity starting from a male point of view, to arrive at a representation of a tension, an inner conflict, a conversation between the acceptance and the denial of that identity; the rural environment, chosen by the artist for its familiarity, is used as a vehicle to carry this idea forward. The dark and muted shades of the oil colours characterize the works with a particularly dense aesthetic charge. This is in contrast with the simultaneous use of a palette of acrylic colours which, conversely, evoke a strong energy of electric type. Wild Feats is a picture story that unfolds in three parts: Coming Out Party, Identity Parade and Search Party; the aesthetic quality of the work varies according to the titles that are tinged with irony, providing the presented subjects with a sort of psychological subtext. In George A Bidmead, the personal observation mixes with the collective memory, and the history of art with psychology, leading to the realisation of works on the edge of visionary and truth, news section and fairy tale. And yet man, with his immutable and instinctual nature, remains the centerpiece of a timeless picture story.
In the Underground space of the gallery, just one damn thing after the other, a personal exhibition of the duo artists Afterall (Enzo and Silvia Esposito, Naples) curated by Chiara Pirozzi, is shown. The project fits in the research conducted by the two artists between Naples and Mexico City which are based on a reflection on the historical and social construction of the "document/monument". "The document is the monument. It is the result of the effort made by the historical societies to impose - willingly or not - that given image of themselves to the future. At the limit, a document-truth doesn’t exist. Each document is a lie. "(J. Le Goff, Document/Monument). The document and its social value, like the monument, is the result of the selection and assembly of some, among many, testimonies which historiography chooses to pass as truth. Afterall translates and slips this reflection by investigating the history of the "Monument to the dead seamen" - known by the Neapolitans as "The Broken Column." Meant to be a monument to Admiral Francesco Caracciolo, only a sketch was carried out using a portrait of his brother, not having available an image of the Valiant. But the final bust was never completed and its base finally received a heavy cipollino marble column waved with green, whose recorded history is lost in misinformation, forgetfulness and discoveries. The detailed analysis conducted on the Monument by Afterall, both from a historical point of view and on its forms and dimensions, reaches up to its dematerialization and to the absence of any link among the parts of the discourse. In the exhibition, these are translated in a ephemeral ardour, with no purpose at all: a grill which perfectly cages the emptiness. Afterall’ s discourse widens from here towards the approximate nature of all slavishly sought truth, supporting a suspension, a "standstill" in the act of the assembly, so that the act of creation becomes a never-ending constant. This takes the form of an archival research, where stumbles, wanderings and bewilderment are the backbone of a series of works (_01, _02, _03) in which an "imperfect geography" becomes a guarantee of survival (cfr. Tzvetan Todorov).
The last room of the gallery, the Studio space, hosts Apocrifo, a solo exhibition by Aniello Barone (Naples, 1965) that is part of a series of projects on the city of Naples, selected by the gallery owner Dino Morra. Aniello Barone presents a personal photographic memorial carried out in the Archive of the Real Casa Santa dell’Annunziata of Naples, a place that until the middle of the last century hosted one of the largest orphanages in Europe. Established in the first half of the fourteenth century, this place welcomed abandoned children, providing them with hospitality and education until the adoption or the age of majority. In this place, the orphans received a renewed identity, often characterized under the sign of the "esposti," which in Italian means “abandoned, exposed” and which became a famous Italian surname, Esposito, usually given, in fact, to the orphans. Now the Real Casa Santa dell’ Annunziata returns to us the memory of those kids and their stories in the form of archive; the latter is, in fact, constituted not only by documents but also by objects and gifts, that are evidence of a suspended time between bewilderment and waiting, loss and restitution. Through the black and white of the photos and the use of a compositional research that goes beyond the general to investigate the details in depth, Aniello Barone returns to us his own account of those objects, those writings and those seams which are able to bring back to light the memories of a past which is not without trials and failures. The result reached by Aniello Barone is an intense photographic repertoire, which returns to the observer the sweetness of those little lives, destined to be poised over the past, present and future. Apocrifo etymologically tells "that which is kept hidden," then ratifying a conceptual parallel between the texts historically turned away from the official Holy Scriptures and the fate of the little orphans who, thanks to the written word recovered in the Archives of the Annunziata of Naples, win back their otherwise lost, identities and roots.
For just one damn thing after the other
Outfitting: Pio della Volpe for Afterall project
Transportation: Art Corbo
Thanks also to: arch. Monica Michelino – the City of Naples - UNESCO Program and Enhancement of the historic city; dr. Giuseppe Catenacci - Private collection - archive material; arch. Antonio Iavarone; Antonio Corbo; SAAB architecture - arch. P. Pippo Pirozzi.
For Apocrifo
Thanks to Spazio Nea - Napoli.
27
aprile 2016
George A Bidmead – Wild Feats / Afterall – Just one damn thing after the other / Aniello Barone – Apocrifo
Dal 27 aprile al 09 giugno 2016
arte contemporanea
Location
GALLERIA DINO MORRA
Napoli, Piazza Enrico De Nicola, 46, (Napoli)
Napoli, Piazza Enrico De Nicola, 46, (Napoli)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle ore 16,00 alle ore 19,00
sabato dalle 10,00 alle 13,00
Vernissage
27 Aprile 2016, dalle ore 19,00 alle 21,30
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