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Gerardo Paoletti – La carne, la morte, il diavolo
La mostra vuole porre all’attenzione una modalità artistica che risulta essere contemporanea pur affiancandosi a pratiche del passato.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A Palazzo Fabroni - Museo del Novecento e del Contemporaneo di Pistoia la mostra
GERARDO PAOLETTI | LA CARNE, LA MORTE E IL DIAVOLO - realizzata dal Comune di
Pistoia/Palazzo Fabroni con il contributo della Regione Toscana nell'ambito del
progetto “Toscanaincontemporanea2018” e curata da Valerio Dehò e Claudio
Giorgetti - sarà inaugurata sabato 29 settembre, alle ore 18.00, e resterà aperta al
pubblico fino al 18 novembre.
La mostra vuole porre all’attenzione una modalità artistica che risulta essere
contemporanea pur affiancandosi a pratiche del passato. I temi svolti hanno a che fare
con gli archetipi come la morte o l’Eros, ma anche con il recupero delle marginalità.
L’attenzione di Paoletti va agli esclusi, recupera i malintesi della Storia, le ansie di non
comunicazione. Possiamo dire che l’artista “usa” la sua arte multidisciplinare e
plurilinguistica per creare una memoria collettiva che non distingua in base a criteri
moralistici, ma anche aperta alla trasgressione e al marginale come positivo confronto
con le diversità. Il lavoro di Paoletti si è sempre concentrato sull’attrazione per la
fisicità, per il corpo, per il lato oscuro della mente dell’uomo. E’ un artista che nel
contesto dell’arte contemporanea italiana ricopre un ruolo particolare e a sé stante
rispetto alle tendenze neo-concettuali. Predilige il lavoro di ricerca e di accumulo di
immagini provenienti dalla storia o scaricate da internet, in una visione in cui i
linguaggi dell’arte devono convivere e non escludersi. Anche nei suoi lavori precedenti
dedicati alla mafia ha teso a dare un valore quasi teatrale ai personaggi, animandoli in
una sorta di galleria di maschere, di teste parlanti. Paoletti lavora per cicli attorno a
tematiche esplicite. La “carne” in questa mostra è rappresentata da una serie di lavori
su cotone cucito in cui l’artista è partito da delle foto segnaletiche dei primi decenni
del ‘900. Delinquenti, gente fuori dalla norma, che vengono interpretati come dei corpi
smembrati, dei personaggi la cui corporeità è dichiarata ma anche scomposta, non in
asse. La “morte” come tema è stato sviluppato da un lato sviluppando l‘iconografia
classica della morte come scheletro con tanto di falce, dall’altro ibridando questa
tradizione con una serie di immagini ironiche che spostano l’asse temporale delle
figure. Una morte dalle personalità plurime per dire che ci sono tante morti quanti
individui, che generalizzare in questo caso può essere un errore e che i punti di vista al
riguardo sono straordinariamente mutevoli. Il “diavolo” diventa in questa sequenza un
elemento necessario, non solo come traghettatore verso l’oltretomba, ma anche come
simbolo del peccato e del male. Paoletti ha in questo caso creato non solo una
Diavoleria che riprende i vecchi elenchi di creature dell’Inferno, ma ha creato dei
personaggi strani, incerti sul proprio futuro, dei vagabondi dello spirito. I lavori hanno
anche un respiro epico con una grande tela di 10 metri di lunghezza che sottolinea la
dimensione narrativa del tema.
Gerardo Paoletti (Prato 1974). Vive e lavora a Pistoia.
Si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2001, ma già dal 1999 inizia
a lavorare attivamente come artista e graphic designer collaborando con musei e
gallerie private e con i più importanti marchi della moda italiana (Valentino, Ferrè, Les
Copains, Mason’s, ed altri). Nel 2003 vince una borsa di studio presso la Fondazione “Il
Giardino di Daniel Spoerri, Hic Terminus Haeret” dove ha la possibilità di conoscere e
lavorare a stretto contatto con alcuni tra i più importanti artisti contemporanei e
realizza un’opera site-specific all’interno del parco. Nello stesso momento decide,
insieme all’artista Federico Gori, di aprire una “factory” aperta a progetti di
contaminazione tra diverse discipline artistiche (arte, teatro, musica, letteratura,
danza). Negli anni successivi viene invitato costantemente ad importanti mostre di
livello internazionale come “Miti, leggende e storia nella nascita di una città – Milano
compie 2500 anni” a cura di Alik Cavaliere presso la Fondazione Stelline, Milano.
“Abitanti” a cura di Bruno Corà presso il Museo Palazzo Fabroni, Pistoia. “Networking”
a cura di Pierluigi Tazzi, Sergio Risaliti e Bruno Corà, presso i musei delle maggiori città
toscane. “Abstraction” a cura di Valerio Dehò presso il Premio Casoli a Serra San
Quirico (AN) , “Le stagioni del nostro amore” a cura di Chiara Canali, progetto
itinerante tra la Toscana ed il Piemonte. Nel 2013 espone nella mostra “Apocalisse di
San Giovanni“ all’interno del Battistero di San Giovanni in Corte a Pistoia. Dal 2014 il
progetto/mostra “La mafia siamo noi” ha girato varie città d’Italia.
GERARDO PAOLETTI | LA CARNE, LA MORTE E IL DIAVOLO - realizzata dal Comune di
Pistoia/Palazzo Fabroni con il contributo della Regione Toscana nell'ambito del
progetto “Toscanaincontemporanea2018” e curata da Valerio Dehò e Claudio
Giorgetti - sarà inaugurata sabato 29 settembre, alle ore 18.00, e resterà aperta al
pubblico fino al 18 novembre.
La mostra vuole porre all’attenzione una modalità artistica che risulta essere
contemporanea pur affiancandosi a pratiche del passato. I temi svolti hanno a che fare
con gli archetipi come la morte o l’Eros, ma anche con il recupero delle marginalità.
L’attenzione di Paoletti va agli esclusi, recupera i malintesi della Storia, le ansie di non
comunicazione. Possiamo dire che l’artista “usa” la sua arte multidisciplinare e
plurilinguistica per creare una memoria collettiva che non distingua in base a criteri
moralistici, ma anche aperta alla trasgressione e al marginale come positivo confronto
con le diversità. Il lavoro di Paoletti si è sempre concentrato sull’attrazione per la
fisicità, per il corpo, per il lato oscuro della mente dell’uomo. E’ un artista che nel
contesto dell’arte contemporanea italiana ricopre un ruolo particolare e a sé stante
rispetto alle tendenze neo-concettuali. Predilige il lavoro di ricerca e di accumulo di
immagini provenienti dalla storia o scaricate da internet, in una visione in cui i
linguaggi dell’arte devono convivere e non escludersi. Anche nei suoi lavori precedenti
dedicati alla mafia ha teso a dare un valore quasi teatrale ai personaggi, animandoli in
una sorta di galleria di maschere, di teste parlanti. Paoletti lavora per cicli attorno a
tematiche esplicite. La “carne” in questa mostra è rappresentata da una serie di lavori
su cotone cucito in cui l’artista è partito da delle foto segnaletiche dei primi decenni
del ‘900. Delinquenti, gente fuori dalla norma, che vengono interpretati come dei corpi
smembrati, dei personaggi la cui corporeità è dichiarata ma anche scomposta, non in
asse. La “morte” come tema è stato sviluppato da un lato sviluppando l‘iconografia
classica della morte come scheletro con tanto di falce, dall’altro ibridando questa
tradizione con una serie di immagini ironiche che spostano l’asse temporale delle
figure. Una morte dalle personalità plurime per dire che ci sono tante morti quanti
individui, che generalizzare in questo caso può essere un errore e che i punti di vista al
riguardo sono straordinariamente mutevoli. Il “diavolo” diventa in questa sequenza un
elemento necessario, non solo come traghettatore verso l’oltretomba, ma anche come
simbolo del peccato e del male. Paoletti ha in questo caso creato non solo una
Diavoleria che riprende i vecchi elenchi di creature dell’Inferno, ma ha creato dei
personaggi strani, incerti sul proprio futuro, dei vagabondi dello spirito. I lavori hanno
anche un respiro epico con una grande tela di 10 metri di lunghezza che sottolinea la
dimensione narrativa del tema.
Gerardo Paoletti (Prato 1974). Vive e lavora a Pistoia.
Si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2001, ma già dal 1999 inizia
a lavorare attivamente come artista e graphic designer collaborando con musei e
gallerie private e con i più importanti marchi della moda italiana (Valentino, Ferrè, Les
Copains, Mason’s, ed altri). Nel 2003 vince una borsa di studio presso la Fondazione “Il
Giardino di Daniel Spoerri, Hic Terminus Haeret” dove ha la possibilità di conoscere e
lavorare a stretto contatto con alcuni tra i più importanti artisti contemporanei e
realizza un’opera site-specific all’interno del parco. Nello stesso momento decide,
insieme all’artista Federico Gori, di aprire una “factory” aperta a progetti di
contaminazione tra diverse discipline artistiche (arte, teatro, musica, letteratura,
danza). Negli anni successivi viene invitato costantemente ad importanti mostre di
livello internazionale come “Miti, leggende e storia nella nascita di una città – Milano
compie 2500 anni” a cura di Alik Cavaliere presso la Fondazione Stelline, Milano.
“Abitanti” a cura di Bruno Corà presso il Museo Palazzo Fabroni, Pistoia. “Networking”
a cura di Pierluigi Tazzi, Sergio Risaliti e Bruno Corà, presso i musei delle maggiori città
toscane. “Abstraction” a cura di Valerio Dehò presso il Premio Casoli a Serra San
Quirico (AN) , “Le stagioni del nostro amore” a cura di Chiara Canali, progetto
itinerante tra la Toscana ed il Piemonte. Nel 2013 espone nella mostra “Apocalisse di
San Giovanni“ all’interno del Battistero di San Giovanni in Corte a Pistoia. Dal 2014 il
progetto/mostra “La mafia siamo noi” ha girato varie città d’Italia.
29
settembre 2018
Gerardo Paoletti – La carne, la morte, il diavolo
Dal 29 settembre al 18 novembre 2018
arte contemporanea
Location
PALAZZO FABRONI ARTI VISIVE CONTEMPORANEE
Pistoia, Via Sant'andrea, 18, (Pistoia)
Pistoia, Via Sant'andrea, 18, (Pistoia)
Biglietti
(comprensivi anche della visita alla collezione permanente di Palazzo Fabroni): intero € 3,50 - ridotto € 2,00
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 10.00/14.00; sabato, domenica e giovedì 1° novembre
ore 10.00/18.00 | chiuso il lunedì
Vernissage
29 Settembre 2018, h 18
Autore
Curatore