Gerlando Miccichè sembra avvolgere le sue figure quasi robotiche in un groviglio di forme che invadono lo spazio e ne occludono ogni apertura verso uno sfondo libero. Forse è proprio questa la prima sensazione che si ha guardando i quadri di Miccichè, il senso dell'asfissia ipertrofica, della folla di sensazioni che si presentano tutte insieme ma la cui resa attende una risposta di definizione compiuta. É quasi impossibile una categorizzazione dello stile dell'artista che offre un panorama complesso e meditato, ricco di immagini figlie della scuola del cubismo ma che si discostano dalle rappresentazioni classiche per giungere ad una soluzione compositiva innovativa. Non mancano citazioni dei grandi del passato che rivivono in un nuovo approccio figurativo nelle opere dell'artista di Agrigento. Stupisce la moltitudine di elementi irreali che appartengono all'universo pittorico di Miccichè e che, sembrano, tuttavia, assumere una consistenza oggettiva accostati agli occhi e ai corpi che vivono le storie narrate nelle sue opere.