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Ghizzardi e le sue amiche
A cento anni dalla nascita e 20 dalla morte Montechiarugolo ricorda Pietro Ghizzardi attraverso le sue donne
Comunicato stampa
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Dal 20 maggio al 30 luglio 2006 Montechiarugolo, uno dei borghi più suggestivi della provincia di Parma ospita la mostra di pittura Ghizzardi e le sue amiche.
Cento anni dalla nascita e venti dalla morte, date che questa mostra di Montechiarugolo per prima ricorda e celebra.
Ghizzardi sembra venire dal passato, eppure insieme è così contemporaneo nella sua fragilità, così attuale nella sua indifesa bontà, così arcaico nel suo essere senza e al di fuori del tempo, così frammentato nella sua povertà di linguaggio ed insieme così ricco e complesso nel fare affiorare una dimensione interiore alla quale normalmente non diamo voce. Ed appare un artista quanto mai attuale.
Questa esposizione di 44 opere, curata in modo esemplare da Marzio Dall’Acqua, è dedicata alle donne di Ghizzardi, al suo immaginario femminile, complesso, elementare, persino rozzo, e insieme raffinato, elegante, sognante.
Queste immagini femminili sono il contrario del modello veline che oggi impera, della bellezza femminile stereotipata, univoca nella sua tipologia, insipidamente giovanile. Ghizzardi capisce che l’erotismo si accentua con l’età, non si attenua il desiderio, né la voglia, ma al contrario diventa più esplicita e richiede risposte più complesse, certamente meno artificiali, meno mentali.
La donna è dunque certamente la chiave primaria per capire e scoprire il mondo di Ghizzardi che raffigurando le sue amiche, le amava, le possedeva e dipingendole le ricordava, per non perderle più.
La sua opera, se in una categoria deve essere ristretta, appartiene all’Art Brut, naturalmente non nell’accezione dell’arte dei folli o degli alienati, ma di coloro che al margine di ogni cultura si sono dovuti reinventare un linguaggio per recuperare una dignità propria e alle loro opere. E come tale è conosciuto all’estero, dove è molto famoso per diverse mostre internazionali, l’ultima delle quali è la retrospective che gli ha dedicato dal 30 giugno al 1 novembre 2004 il Museo Internazionale d’Arte Naive Anatole Jakovsky al Chateau Sainte-Helene di Nizza.
Pietro Ghizzardi, nato a San Pietro di Viadana (Mantova) il 20 luglio 1906, figlio di contadini, si sposterà continuamente dalla riva sinistra a quella destra del Po, seguendo la famiglia in poderi posti nelle province di Mantova, Cremona e Reggio Emilia. Nel 1932 il padre Antonio muore giovane di tumore e Pietro litiga con il fratello Marino, pur rimanendo insieme fino al 1947, anno nel quale anche il fratello muore. Da allora inizia una lenta ma inesorabile decadenza. Nel 1949 il padrone gli sequestra animali e attrezzi. Alla fine rimarrà solo con la madre con la quale nel 1951, durante la grande inondazione del Po, rimane isolato nella propria casa. Sarà allora che, da autodidatta, comincerà a dipingere.
Dal 1957 si dedica completamente alla pittura ottenendo nel 1961 il primo riconoscimento a Guastalla. Nel 1968 riceve la medaglia del Presidente della Repubblica al premio delle Arti Naives di Luzzara, fondato da Cesare Zavattini.
Nel 1977 vince il premio letterario Viareggio con l’opera prima Mi richordo anchora, a cura di Giovanni Negri e Gustavo Marchesi, edita da Einaudi.
Nel 1969 ha dipinto con i suoi colori naturali e con pastelli a cera le pareti di casa Falugi–Soliani a Boretto facendone una specie di Cappella Sistina dove è rappresentato tutto l’universo immaginativo di cui è capace.
Muore a Boretto, Reggio Emilia, il 7 dicembre 1986 e, come aveva scritto, la sua bara viene posta su di un carro tirato da un cavallo, come avveniva un tempo, come avveniva in un passato che per Ghizzardi rappresentava sempre la stagione più felice.
Cento anni dalla nascita e venti dalla morte, date che questa mostra di Montechiarugolo per prima ricorda e celebra.
Ghizzardi sembra venire dal passato, eppure insieme è così contemporaneo nella sua fragilità, così attuale nella sua indifesa bontà, così arcaico nel suo essere senza e al di fuori del tempo, così frammentato nella sua povertà di linguaggio ed insieme così ricco e complesso nel fare affiorare una dimensione interiore alla quale normalmente non diamo voce. Ed appare un artista quanto mai attuale.
Questa esposizione di 44 opere, curata in modo esemplare da Marzio Dall’Acqua, è dedicata alle donne di Ghizzardi, al suo immaginario femminile, complesso, elementare, persino rozzo, e insieme raffinato, elegante, sognante.
Queste immagini femminili sono il contrario del modello veline che oggi impera, della bellezza femminile stereotipata, univoca nella sua tipologia, insipidamente giovanile. Ghizzardi capisce che l’erotismo si accentua con l’età, non si attenua il desiderio, né la voglia, ma al contrario diventa più esplicita e richiede risposte più complesse, certamente meno artificiali, meno mentali.
La donna è dunque certamente la chiave primaria per capire e scoprire il mondo di Ghizzardi che raffigurando le sue amiche, le amava, le possedeva e dipingendole le ricordava, per non perderle più.
La sua opera, se in una categoria deve essere ristretta, appartiene all’Art Brut, naturalmente non nell’accezione dell’arte dei folli o degli alienati, ma di coloro che al margine di ogni cultura si sono dovuti reinventare un linguaggio per recuperare una dignità propria e alle loro opere. E come tale è conosciuto all’estero, dove è molto famoso per diverse mostre internazionali, l’ultima delle quali è la retrospective che gli ha dedicato dal 30 giugno al 1 novembre 2004 il Museo Internazionale d’Arte Naive Anatole Jakovsky al Chateau Sainte-Helene di Nizza.
Pietro Ghizzardi, nato a San Pietro di Viadana (Mantova) il 20 luglio 1906, figlio di contadini, si sposterà continuamente dalla riva sinistra a quella destra del Po, seguendo la famiglia in poderi posti nelle province di Mantova, Cremona e Reggio Emilia. Nel 1932 il padre Antonio muore giovane di tumore e Pietro litiga con il fratello Marino, pur rimanendo insieme fino al 1947, anno nel quale anche il fratello muore. Da allora inizia una lenta ma inesorabile decadenza. Nel 1949 il padrone gli sequestra animali e attrezzi. Alla fine rimarrà solo con la madre con la quale nel 1951, durante la grande inondazione del Po, rimane isolato nella propria casa. Sarà allora che, da autodidatta, comincerà a dipingere.
Dal 1957 si dedica completamente alla pittura ottenendo nel 1961 il primo riconoscimento a Guastalla. Nel 1968 riceve la medaglia del Presidente della Repubblica al premio delle Arti Naives di Luzzara, fondato da Cesare Zavattini.
Nel 1977 vince il premio letterario Viareggio con l’opera prima Mi richordo anchora, a cura di Giovanni Negri e Gustavo Marchesi, edita da Einaudi.
Nel 1969 ha dipinto con i suoi colori naturali e con pastelli a cera le pareti di casa Falugi–Soliani a Boretto facendone una specie di Cappella Sistina dove è rappresentato tutto l’universo immaginativo di cui è capace.
Muore a Boretto, Reggio Emilia, il 7 dicembre 1986 e, come aveva scritto, la sua bara viene posta su di un carro tirato da un cavallo, come avveniva un tempo, come avveniva in un passato che per Ghizzardi rappresentava sempre la stagione più felice.
20
maggio 2006
Ghizzardi e le sue amiche
Dal 20 maggio al 30 luglio 2006
arte contemporanea
Location
PALAZZO CIVICO
Montechiarugolo, Via Liberazione, (Parma)
Montechiarugolo, Via Liberazione, (Parma)
Orario di apertura
sabato ore 16 -20
domenica e festivi ore 10 -12 e 16 -20
venerdì 7,14,21,28 luglio ore 20 -24
da lunedì a venerdì: visite su prenotazione
Vernissage
20 Maggio 2006, ore 17.30
Autore
Curatore