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Giacomo Albano – …miscellanea…
La storia artistica degli ultimi due decenni di Giacomo Albano è contraddistinta da una produzione di opere con un percorso vicino all’espressionismo, ma teso ad indagare le cose con una forte impronta fenomenologica
Comunicato stampa
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La storia artistica degli ultimi due decenni di Giacomo Albano è contraddistinta da una produzione di opere con un percorso vicino all'espressionismo, ma teso ad indagare le cose con una forte impronta fenomenologica.
Artista sostanzialmente "segnico" come ha avuto modo di definirlo Carmelo Strano, di un segno "teso ad una morfologia essenzialmente condotta a mo' di traccia o tracciato", Albano nel corso degli anni Ottanta ha modulato pittoricamente il suo segno elaborandolo profondamente nelle tonalità e costruendolo nella preferenza dell'ambito dello spazio verticale del foglio lungo piani stratificati.
Il disegno e la pittura sembravano come mimetizzarsi in maniera sensibile e metafisica in una efficace, elegante e velata matericità tutta giocata su un processo fenomenico scevro, però, di allusioni simboliche.
Abbandonando mano a mano il tonalismo per l'uso più costante di un pigmento puro, una "specie di sua pudica soluzione primitiveggiante", Albano, nelle sue carte, sedimenta il suo essere: i suoi umori, i suoi ragionamenti, la sua esperienza di uomo e di artista.
Così, nelle sue opere, il segno è urgente, ma non imperioso, caldo ed allo stesso tempo decantato, in un percorso deciso in quanto idea espressa nel pieno di una maturità artistica che, piuttosto, riesce a "disciplinare" la sollecitazione del libero sfogo dello stato d'animo.
Quello di Giacomo Albano è un racconto intuitivo, di una consapevolezza che si affida ad un'etica di fondo ad esempio nel principio dell'incontro tra la cultura orientale e quella occidentale che egli conosce perfettamente; la sua è una mediazione artistica tra istinto e razionalità, le sue carte sono racconti "suscettibili di perdere ogni preciso valore semantico", a favore di un linguaggio pittorico di forte impronta espressiva.
Lo stile è fortemente caratteristico e riconoscibile e la tecnica si fa partecipe e veicolo di questa espressività sia con l'uso della stratificazione tonale prima, con la "copertura" ed il forte cromatismo anche mitigato dalla sovrapposizione di fogli trasparenti poi e, particolarmente da ultimo, con l'uso degli acquerelli, espressività sempre, a mio avviso, condotta lungo il filo di una nemmeno tanto malcelata pudicizia che diventa un grande valore della sua pittura in mezzo al trambusto rumoroso di tanti artisti spesso di bassa lega nell'ambito dell'arte contemporanea; come "pudica" è la persona di Giacomo Albano anche nei rapporti interpersonali, sempre estremamente "delicati", quasi pervasi dell'antica nobiltà siciliana.
Come scrive Antonio G. Benemia nel testo in catalogo: “l’idea che mi sono messo in testa di Albano, e che ho ancora, è quella di un artista pensieroso e molto meditativo. Quasi un anacoreta che immobile scruta l’infinito della propria anima, per poi improvvisamente comprendere. Anche Franz Kline stava fermo immobile e poi comprendeva.”
Giacomo Albano è un artista - filosofo che riesce ad essere ancor oggi, alla faccia di tutti gli anacronismi possibili e di tutte le memorie artificiali possibili, un pittore che pensa su ciò che gli sta dentro e fuori, concretizzandolo per noi, nel segno- forma- colore delle sue carte, chiari sinonimi di gestuali simbologie che, come si capisce, affondano le loro radici nell’impulso primigenio, e anche primitivo, nel mettere in forma ciò che sta al di là del fenomenico: Albano supera il gesto dirompente e dissacrante alla Pollock, per dargli un valore assoluto, metafisico, immanente fatto di lampi – il segno – e di stasi – il disegno - in un nuovo “ordine” ideografico, in cui a monte non vi è più un concetto-segno che ha necessariamente un solo significato, ma sarà aperto ad un infinito vocabolario di significati.
In questa mostra sono esposte una serie di carte ed opere tra le più ammalianti e significative della sua storia recente.
Giacomo Albano è nato a Catania nel 1935. Dopo un'esperienza alla Scuola Libera del Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Brera si diploma in Scenografia. Dal 1957 espone in importanti collettive e personali in Italia e all'estero.
In oltre quarant'anni di attività e ricerca ha progettato e realizzato scene per film, teatro, televisione, manufatti architettonici e di arredo, collaborando con Enti e professionisti, promuovendo e sviluppando attività culturali nel sociale.
Nel 1994 è stato realizzato il suo progetto del Portale del Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa inaugurato da S. S. Giovanni Paolo II.
Giacomo Albano è stato docente di Scenografia e Scenotecnica nelle Accademie di Belle Arti di Urbino, Catania e Firenze.
Artista sostanzialmente "segnico" come ha avuto modo di definirlo Carmelo Strano, di un segno "teso ad una morfologia essenzialmente condotta a mo' di traccia o tracciato", Albano nel corso degli anni Ottanta ha modulato pittoricamente il suo segno elaborandolo profondamente nelle tonalità e costruendolo nella preferenza dell'ambito dello spazio verticale del foglio lungo piani stratificati.
Il disegno e la pittura sembravano come mimetizzarsi in maniera sensibile e metafisica in una efficace, elegante e velata matericità tutta giocata su un processo fenomenico scevro, però, di allusioni simboliche.
Abbandonando mano a mano il tonalismo per l'uso più costante di un pigmento puro, una "specie di sua pudica soluzione primitiveggiante", Albano, nelle sue carte, sedimenta il suo essere: i suoi umori, i suoi ragionamenti, la sua esperienza di uomo e di artista.
Così, nelle sue opere, il segno è urgente, ma non imperioso, caldo ed allo stesso tempo decantato, in un percorso deciso in quanto idea espressa nel pieno di una maturità artistica che, piuttosto, riesce a "disciplinare" la sollecitazione del libero sfogo dello stato d'animo.
Quello di Giacomo Albano è un racconto intuitivo, di una consapevolezza che si affida ad un'etica di fondo ad esempio nel principio dell'incontro tra la cultura orientale e quella occidentale che egli conosce perfettamente; la sua è una mediazione artistica tra istinto e razionalità, le sue carte sono racconti "suscettibili di perdere ogni preciso valore semantico", a favore di un linguaggio pittorico di forte impronta espressiva.
Lo stile è fortemente caratteristico e riconoscibile e la tecnica si fa partecipe e veicolo di questa espressività sia con l'uso della stratificazione tonale prima, con la "copertura" ed il forte cromatismo anche mitigato dalla sovrapposizione di fogli trasparenti poi e, particolarmente da ultimo, con l'uso degli acquerelli, espressività sempre, a mio avviso, condotta lungo il filo di una nemmeno tanto malcelata pudicizia che diventa un grande valore della sua pittura in mezzo al trambusto rumoroso di tanti artisti spesso di bassa lega nell'ambito dell'arte contemporanea; come "pudica" è la persona di Giacomo Albano anche nei rapporti interpersonali, sempre estremamente "delicati", quasi pervasi dell'antica nobiltà siciliana.
Come scrive Antonio G. Benemia nel testo in catalogo: “l’idea che mi sono messo in testa di Albano, e che ho ancora, è quella di un artista pensieroso e molto meditativo. Quasi un anacoreta che immobile scruta l’infinito della propria anima, per poi improvvisamente comprendere. Anche Franz Kline stava fermo immobile e poi comprendeva.”
Giacomo Albano è un artista - filosofo che riesce ad essere ancor oggi, alla faccia di tutti gli anacronismi possibili e di tutte le memorie artificiali possibili, un pittore che pensa su ciò che gli sta dentro e fuori, concretizzandolo per noi, nel segno- forma- colore delle sue carte, chiari sinonimi di gestuali simbologie che, come si capisce, affondano le loro radici nell’impulso primigenio, e anche primitivo, nel mettere in forma ciò che sta al di là del fenomenico: Albano supera il gesto dirompente e dissacrante alla Pollock, per dargli un valore assoluto, metafisico, immanente fatto di lampi – il segno – e di stasi – il disegno - in un nuovo “ordine” ideografico, in cui a monte non vi è più un concetto-segno che ha necessariamente un solo significato, ma sarà aperto ad un infinito vocabolario di significati.
In questa mostra sono esposte una serie di carte ed opere tra le più ammalianti e significative della sua storia recente.
Giacomo Albano è nato a Catania nel 1935. Dopo un'esperienza alla Scuola Libera del Nudo dell’Accademia di Belle Arti di Brera si diploma in Scenografia. Dal 1957 espone in importanti collettive e personali in Italia e all'estero.
In oltre quarant'anni di attività e ricerca ha progettato e realizzato scene per film, teatro, televisione, manufatti architettonici e di arredo, collaborando con Enti e professionisti, promuovendo e sviluppando attività culturali nel sociale.
Nel 1994 è stato realizzato il suo progetto del Portale del Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa inaugurato da S. S. Giovanni Paolo II.
Giacomo Albano è stato docente di Scenografia e Scenotecnica nelle Accademie di Belle Arti di Urbino, Catania e Firenze.
03
giugno 2006
Giacomo Albano – …miscellanea…
Dal 03 giugno al 02 luglio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTEMISIA
Falconara Marittima, Via Nino Bixio, 39, (Ancona)
Falconara Marittima, Via Nino Bixio, 39, (Ancona)
Orario di apertura
10 - 12,30 e 17 - 19,30; lunedì e domenica pomeriggio chiuso
Autore
Curatore