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Giacomo Balla – Capricci romani
In esposizione cinque tavole di Giacomo Balla, eseguite intorno al 1901, che ci mostrano una Roma dagli scorci pittoreschi. In ognuna di queste opere sono presenti elementi che fanno presagire la futura ricerca del grande artista.
Comunicato stampa
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Il giovane Balla, approdato nel 1895 nella capitale dell’Italia unita, scopre gli angoli di Roma che raccontano una vita ben più colorita e chiassosa di quella avvolta nelle brume della sua Torino. E ne rimane affascinato, tanto da dedicare nel 1901 una serie di sei opere a personaggi della ribalta di strada, cinque delle quali sono ora in mostra.
I venditori ambulanti che offrono, volta a volta, ricotta fresca, cornetti, scope e piumini, canne al lauro e portafortuna, non sono i protagonisti di una cronaca annotata con divertito compiacimento. È l’entusiasmo per la scoperta di un nuovo mondo a dettare la cifra espressiva dell’artista che esibisce, nel superamento dei modelli tardo-ottocenteschi, il talento della sua modernità.
Balla dipinge strade, angoli di mura e di botteghe, isola la figura sottraendola alla folla che avrebbe dato alle scene un carattere macchiettistico. La pennellata è libera, corrente, e preannunzia certe fulminazioni di tocco di taluni suoi autoritratti spasmodici.
I personaggi si muovono con i ritmi di una gestualità scattante così da dar vita ad una dinamica visiva recuperata persino nella insegna del negozio che appare accanto alla "Bottega del macellaro". È un’anticipazione delle ricerche di movimento che saranno così care al Balla del periodo futurista.
Evidente è, inoltre, la novità del taglio fotografico. Le figure si stagliano all’interno di un vasto campo costituito dal selciato della strada, delimitato da una linea di orizzonte notevolmente rialzata. E sullo sfondo si allineano le botteghe, con una inquadratura che ne amputa la parte superiore. Proprio come nel famoso quadro "Il Fallimento" (1902), che trova qui una suggestiva anticipazione negli antoni del negozio che fa da sfondo al "Venditore di cornetti".
L’audacia innovativa di Giacomo Balla è però ancor più sorprendentemente testimoniata dall’accostamento tra immagini e grafismi. Nella ricerca di una bidimensionalità della scena, l’artista scrive sulla fascia inferiore di tre tavole le frasi gridate dai venditori. E lo fa con un verismo linguistico che lo induce a moltiplicare le vocali ("la ricooootta freeeesca"), proprio per riprodurre la voce dei personaggi. È un sonoro che accompagna ed integra la rappresentazione pittorica. Sono quadri parlanti.
Solo la straordinaria creatività di Giacomo Balla poteva far entrare in queste tavole la magia delle voci dipinte.
I venditori ambulanti che offrono, volta a volta, ricotta fresca, cornetti, scope e piumini, canne al lauro e portafortuna, non sono i protagonisti di una cronaca annotata con divertito compiacimento. È l’entusiasmo per la scoperta di un nuovo mondo a dettare la cifra espressiva dell’artista che esibisce, nel superamento dei modelli tardo-ottocenteschi, il talento della sua modernità.
Balla dipinge strade, angoli di mura e di botteghe, isola la figura sottraendola alla folla che avrebbe dato alle scene un carattere macchiettistico. La pennellata è libera, corrente, e preannunzia certe fulminazioni di tocco di taluni suoi autoritratti spasmodici.
I personaggi si muovono con i ritmi di una gestualità scattante così da dar vita ad una dinamica visiva recuperata persino nella insegna del negozio che appare accanto alla "Bottega del macellaro". È un’anticipazione delle ricerche di movimento che saranno così care al Balla del periodo futurista.
Evidente è, inoltre, la novità del taglio fotografico. Le figure si stagliano all’interno di un vasto campo costituito dal selciato della strada, delimitato da una linea di orizzonte notevolmente rialzata. E sullo sfondo si allineano le botteghe, con una inquadratura che ne amputa la parte superiore. Proprio come nel famoso quadro "Il Fallimento" (1902), che trova qui una suggestiva anticipazione negli antoni del negozio che fa da sfondo al "Venditore di cornetti".
L’audacia innovativa di Giacomo Balla è però ancor più sorprendentemente testimoniata dall’accostamento tra immagini e grafismi. Nella ricerca di una bidimensionalità della scena, l’artista scrive sulla fascia inferiore di tre tavole le frasi gridate dai venditori. E lo fa con un verismo linguistico che lo induce a moltiplicare le vocali ("la ricooootta freeeesca"), proprio per riprodurre la voce dei personaggi. È un sonoro che accompagna ed integra la rappresentazione pittorica. Sono quadri parlanti.
Solo la straordinaria creatività di Giacomo Balla poteva far entrare in queste tavole la magia delle voci dipinte.
21
ottobre 2010
Giacomo Balla – Capricci romani
Dal 21 ottobre al 31 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
NUOVA GALLERIA CAMPO DEI FIORI
Roma, Via di Monserrato, 30, (Roma)
Roma, Via di Monserrato, 30, (Roma)
Orario di apertura
ore 10-13 / 16-19 (chiuso lunedì mattina e festivi)
Vernissage
21 Ottobre 2010, ore 17 fino alle 20,30
Autore
Curatore