Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giacomo Balla – Pittura dinamica = simultaneità delle forze
La mostra presenta una ventina di opere che coprono il periodo anni Dieci – fine anni Venti ossia il periodo caratterizzato dalle ricerche di Balla sul colore, tutte provenienti da Casa Balla.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da giovedì 11 febbraio la Galleria F. Russo di Roma ospiterà la mostra Giacomo Balla pittura dinamica = simultaneità delle forze, sull’inedita tematica del Manifesto del Colore.
La mostra, patrocinata dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, è curata da Elena Gigli che da vent’anni studia l’opera pittorica di Balla, e presenta una ventina di opere che coprono il periodo anni Dieci - fine anni Venti ossia il periodo caratterizzato dalle ricerche di Balla sul colore, tutte provenienti da Casa Balla.
Il tema della mostra e’ il Manifesto del Colore pubblicato da Balla nel 1918, nel catalogo della sua mostra alla galleria Bragaglia a Roma (4 ottobre 1918) dove analizza il ruolo del colore nella pittura d'avanguardia.
Si è sempre parlato del futurismo in generale ma non è mai stato approfondita la tematica del colore e quindi del suo manifesto. I primi lavori realizzati da Balla erano principalmente in bianco e nero (vedi Guinzaglio in moto del 1912) in seguito riscopre il colore come si evince dai collages dove, proprio attraverso l’uso di carte colorate, troviamo opere del tutto contemporanee.
Non a caso il titolo della mostra, Giacomo Balla pittura dinamica = simultaneità delle forze, è l’ultimo punto del Manifesto del Colore.
Tanti sono i manifesti apparsi negli anni Dieci e Venti dedicati al Futurismo.
Il 1910 vede la pubblicazione di due manifesti pittorici e, su invito degli allievi Boccioni e Severini, Balla sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi insieme a Carra’ e Russolo. Dopo appena due mesi, l’11 aprile, sottoscrive La pittura futurista. Manifesto tecnico dove vi si legge: “la nostra brama di verità non può non essere appagata dalla Forma ne dal colore tradizionali! Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale; sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale”.
Nell’anno appena concluso (2009), tanto si e’ parlato del futurismo e altrettante mostre sono state inaugurate. Tuttavia questo movimento rivoluzionario non può essere circoscritto a quei primi manifesti, ma si devono sfogliare le pagine della storia per arrivare a capire – insieme a Balla – come sentirsi futuristi.
E’ con il manifesto del colore del 1918 che entriamo proprio nel clou del momento artistico di Balla ricco di lavori colorati. Dopo infatti gli anni Dieci dove principalmente troviamo opere in bianco e nero, a partire dal momento bellico, Balla – quasi una risposta positiva al pessimismo bellico - guarda al colore.
Siamo al 4 di ottobre 1918: Giacomo Balla espone a Roma nella galleria di Anton Giulio Bragaglia a via Condotti 21 e aprendo il catalogo della Mostra del pittore futurista Balla, si leggono i sette punti del Manifesto del colore:
1. Data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa ne’ può interessare più nessuno.
2. Nel groviglio delle tendenze avanguardiste, siano esse seni-futuriste o futuriste, domina il colore. Deve dominare il colore poiché privilegio tipico del genio italiano.
3. L’impotenza coloristica e il peso culturale di tutte le pitture nordiche, impantanano eternamente l’arte, nel grigio, nel funerario, nello statico, nel monacale, nel legnoso, nel pessimista, nel neutro o nell’effeminatamente grazioso e indeciso.
4. La pittura futurista italiana, essendo e dovendo essere sempre più un’esplosione di colore non può essere che giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta, interventista.
5. Tutte le pitture passatiste o pseudo - futuriste danno un sensazione di preveduto, di vecchio, di stanco e di già digerito.
6. La pittura futurista e’ una pittura a scoppio, una pittura a sorpresa.
7. Pittura dinamica: simultaneità delle forze.
Nella sua Dichiarazione autografa – Autobiografia (inchiostro nero su carta cm. 18 x 14)
il pittore proprio in durante gli anni del primo conflitto mondiale declama che “o’ già creato una nuova sensibilità nell’arte espressione dei tempi futuri che saranno colorradioiridesplendoridealluminosisssssssssimiiiiii”.
“Bisogna essere permeato di sensibilità intuitive e passare furtivamente tra gli attimi impercettibili dell’evoluzione per scoprire le nuove vie che portano all’arte futurista, nella quale nessun concetto, nessuna linea, nessuna forma, nessun colore, nessuna sagoma, nessuna frase, nessuna nota musicale ricorderà il minimo, dico minimassimo segno dell’arte passata. …. Anche i minimi tentativi futuristi possono essere il principio della nuova arte futura. E con questo, con una superstrafede indistruttibile, arrivederci tra qualche secolo”, scriverà Balla nel 1927.
Il catalogo di questa mostra sarà edito da De Luca con una presentazione di Umberto Croppi, assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma, una biografia di Balla sugli anni ‘10 e ‘20 di Agnese Sferrazza e testi critici della curatrice della mostra Elena Gigli.
Manifesto del colore
Elena Gigli
Veramente tanti sono i manifesti apparsi negli anni Dieci e Venti dedicati al Futurismo. Primo movimento d’avanguardia del XX secolo, il Futurismo viene fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 con la pubblicazione del manifesto sul giornale francese “Le F**aro” del 20 febbraio. Come ha scritto Giovanni Lista, “non si tratta di una scuola di pittura o di letteratura, ma di un movimento rivoluzionario che si prefigge di instaurare una nuova sensibilità e un nuovo approccio al mondo in generale e all’arte in particolare. Cosi nel suo manifesto inaugurale, Marinetti si adopera a definire l’atteggiamento che l’uomo e l’arte devono adottare di fronte alle forze del progresso. Proclamando il rifiuto del passato, Marinetti vuole essere il cantore dell’ avvento incondizionato della modernità, l’apostolo di una fede positiva nel rinnovamento costante dello spazio sociale e delle condizioni essenziali della sfera umana. Il futurismo equivale quindi a un progetto antropologico: ripensare l’uomo nel suo raffronto con il mondo delle macchine, della velocità e della tecnologia. Infine, per Marinetti, il Futurismo e’ una disciplina dello spirito. Essere futurista significa perseguire la rigenerazione incessante di ogni cosa, fare in modo che la vita umana si confronti il più possibile alla logica del divenire”1. Il 1910 vede la pubblicazione di due manifesti pittorici: su invito degli allievi Boccioni e Severini, Balla sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi insieme a Carra’ e Russolo; due mesi dopo – 11 aprile – sottoscrive La pittura futurista. Manifesto tecnico. In quest’ultimo vi si legge: “la nostra brama di verità non può non essere appagata dalla Forma ne dal colore tradizionali! Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale; sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale”. In questo anno (2009) appena concluso, tanto si e’ parlato del futurismo e altrettante mostre sono state inaugurate. Tuttavia questo movimento rivoluzionario non può essere circoscritto a questi primi manifesti, a questi primi anni, ma si deve guardare più avanti, bisogna sfogliare le pagine della storia per arrivare a capire – insieme a Balla – come sentirsi futuristi: “bisogna essere permeato di sensibilità intuitive e passare furtivamente tra gli attimi impercettibili dell’evoluzione per scoprire le nuove vie che portano all’arte futurista, nella quale nessun concetto, nessuna linea, nessuna forma, nessun colore, nessuna sagoma, nessuna frase, nessuna nota musicale ricorderà il minimo, dico minimassimo segno dell’arte passata. …. Anche i minimi tentativi futuristi possono essere il principio della nuova arte futura. E con questo, con una superstrafede indistruttibile, arrivederci tra qualche secolo”, scriverà nel 1927. E quale meglio di questo manifesto del colore del 1918 può trasformarsi ora, nel 2010, da minimo tentativo futurista a principio di nuova arte futura?
Siamo al 4 di ottobre 1918: Giacomo Balla espone a Roma nella galleria di Anton Giulio Bragaglia a via Condotti 21 proprio in quell’elegante palazzo dove ora c’e’ il negozio di Celin. Entriamo e vi troviamo ben quaranta opere, tutte colorate: sedici quadri sono dedicati alla serie Forze di paesaggio (più sensazioni varie); sette dipinti trattano la tematica dell’intervento (XX Settembre, Dimostrazione antitedesca, Corazzata + vedova + vento, Le insidie del 9 Maggio, Forme - volume del grido “Viva il Re”, Forme - volume del grido “Viva l’Italia”, Battimani + gridi patriottici)2; poi le stagioni dell’estate e della primavera (in catalogo le immagini realizzate al tratto) [fig. 1]. Aprendo il catalogo della Mostra del pittore futurista Balla, si leggono i sette punti del Manifesto del colore: [fig. 2]
1. Data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa ne’ può interessare più nessuno.
2. Nel groviglio delle tendenze avanguardiste, siano esse seni-futuriste o futuriste, domina il colore. Deve dominare il colore poiché privilegio tipico del genio italiano.
3. L’impotenza coloristica e il peso culturale di tutte le pitture nordiche, impantanano eternamente l’arte, nel grigio, nel funerario, nello statico, nel monacale, nel legnoso, nel pessimista, nel neutro o nell’effeminatamente grazioso e indeciso.
4. La pittura futurista italiana, essendo e dovendo essere sempre più un’esplosione di colore non può essere che giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta, interventista.
5. Tutte le pitture passatiste o pseudo - futuriste danno un sensazione di preveduto, di vecchio, di stanco e di già digerito.
6. La pittura futurista e’ una pittura a scoppio, una pittura a sorpresa.
7. Pittura dinamica: simultaneità delle forze.
G. BALLA futurista
Con questo manifesto entriamo proprio nel clou del momento artistico di Balla ricco di lavori colorati. Proviamo, quindi, a esaminare i vari punti del manifesto analizzando le opere più significative realizzate da Balla durante questi anni.
Al punto 1, come incipit del suo programma, Balla enuncia che “data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa ne’ può interessare più nessuno”. Infatti nell’aprile del 1913 presso la Galleria Giosi in via del Babuino a Roma, Balla mette all’asta tutti i suoi capolavori figurativi e attacca uno striscione da una parte all’altra della strada. Vi si legge: “Balla e’ morto. Qui si vendono all’asta le sue opere”. La figlia Elica scrive: “Balla, vuotato completamente lo studio, fece dare il bianco a tutte le pareti della sua casa (quel bianco che più tardi daranno a tutti gli appartamenti) e poi confinate tutte le sue opere passatiste, voltate verso il muro, in una camera ripostiglio, nello studio imbiancato, ricominciò tutto dal principio”3.
Il punto 2 – “Nel groviglio delle tendenze avanguardiste, siano esse seni-futuriste o futuriste, domina il colore. Deve dominare il colore poiché privilegio tipico del genio italiano” sintetizza proprio quelle opere definite interventiste dove – dopo lo sperimentalismo quasi monocromo del futurismo di inizi anni Dieci - a partire dal momento bellico dell’intervento in guerra, Balla – quasi una risposta positiva al pessimismo bellico - guarda al colore. Parallelamente all’uso della tela e dell’olio (o della carta e della tempera), utilizza pezzi di carta dalle funzionalità più diverse (per esempio la carta stagnola dei cioccolatini) per realizzare i collages di carte colorate: “immagini di tono assolutamente astratto, con decise forme a-plat: si tratta di forme analoghe a quelle che troviamo realizzate in pittura negli stessi anni. […] Le forme tondeggianti o acuminate ripropongono esperimenti già compiuti in pittura o in corso di sperimentazione. Si approfondiscono alcuni temi: la linea della velocità, la scomposizione spaziale, il paesaggio, le stagioni, le compenetrazioni di forze e di forme. Qualche volta alle carte colorate si unisce la tempera per arricchire i valori pittorici”4. Emblematico di questa nuova ricerca e’ il grande collage La guerre esposto con la collezione di Leonide Massine nel foyer del Teatro Costanzi di Roma nel 19175, in quel teatro dove proprio in questo anno Balla realizza lo spettacolo Feu d’artifice. Tutto lo spettacolo, della durata di appena 5 minuti, viene cosi raccontato da Margherita Sarfatti: “Appariranno sul palcoscenico non scenari dipinti né persone, ma niente altro che delle forme soltanto: costruzioni in legno e stoffa, a punta, a cono rovesciato, mostruosità geometriche, mezzo sferiche e mezzo cilindriche, e, nel senso proprio della parola, proietteranno sulla scena ombre e luci asimmetriche, in rispondenza con gli accordi enarmonici dello Strawinsky. Continui e forti giuochi di luce e sbattimenti d’ombre variate, raggi colorati di riflettori elettrici potentissimi, imprimeranno espressione di mutevole dinamica alla statica dell’apparecchio scenico. Il singolare spettacolo durerà non più di cinque minuti” (in “Gli Avvenimenti”,1917). E’ il 12 aprile 1917 [fig. 4] 6. Il colore privilegio tipico del genio italiano diventa la rappresentazione pittorica nella grandi tele dedicate all’intervento in guerra, dove da uno sfondo drammaticamente scuro saltano fuori le forme colorate di rosso, di bianco, di verde, di azzurro della Dimostrazione XX settembre o dell’Insidie di guerra, delle Bandiere all’altare della patria o del Canto tricolore… [fig. 3]: opere che verranno da qui a poco esposte nella mostra alla galleria Bragaglia a Roma (ottobre 1918). Le stesse forme colorate, le stesse linee forze di paesaggio presenti nelle opere esposte da Bragaglia le ritroviamo non a caso nei due progetti realizzati da Balla per la mostra, conservati ancora in Casa Balla7. Vi si legge: MOSTRA FUTURISTA BALLA CASA D’ARTE BRAGAGLIA VIA CONDOTTI [fig. 5]. Anche in una sua dichiarazione autografa – Autobiograf. Balla – il pittore proprio in questi anni (1915-1918) declama che “o’ già creato una nuova sensibilità nell’arte espressione dei tempi futuri che saranno colorradioiridesplendoridealluminosisssssssssimiiiiii”8.
L’unione dei suoi stati d’animo, delle sue sensazioni davanti al paesaggio nei vari momenti del giorno e dell’anno (ne cito solo alcuni: Linee forze di paesaggio + sera, Forze di paesaggio estivo) come nella sua reazione di fronte a un fatto realmente successo (il colpo di fucile domenicale) trovano la chiara espressione teorica nel punto 3 dove “L’impotenza coloristica e il peso culturale di tutte le pitture nordiche, impantanano eternamente l’arte, nel grigio, nel funerario, nello statico, nel monacale, nel legnoso, nel pessimista, nel neutro o nell’effeminatamente grazioso e indeciso” per realizzare – ora – una “pittura futurista italiana” la quale, “essendo e dovendo essere sempre più un’esplosione di colore non può essere che giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta, interventista” (punto 4).
La natura, con i suoi cambiamenti atmosferici di luce e di colore, hanno sempre interessato Balla (non a caso non troviamo quasi mai l’inverno): diventa proprio “una ricerca di ritmo e di colori, di linee-forza e di stati d’animo, un modo per sentirsi nella storia secolare dell’arte”, come ne ha scritto Maurizio Fagiolo nel 1998.9 Vediamo i capolavori delle Stagioni dove se nella Primavera usa ancora tinte sfumate per rappresentare - con l’effetto della trasparenza - il risveglio della natura e il divenire della vita, nel rappresentare l’estate Balla si concentra sull’uso di una tavolozza dai forti colori luminosi entro forme geometriche ben definite: “una pittura giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta” come si legge nel manifesto del colore. Nel punto 5 – “Tutte le pitture passatiste o pseudo - futuriste danno un sensazione di preveduto, di vecchio, di stanco e di già digerito” – Balla da la sua sentenza proprio con l’intento di restare fuori da tutto ciò che e’ passatista, pseudo futurista. Notiamo, infatti, che proprio nel 1916 realizza degli studi per quella che sarà la scultura, in legno tamburato di colore rosso (e torna il colore anche in tridimensione) Il pugno di Boccioni10. Già nel Manifesto di fondazione del futurismo, Marinetti celebra il gesto del pugno nella lotta artistica: “Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”. Il soggetto – Pugno di Boccioni – nasce proprio dall’analisi metaforica della rappresentazione del pittore futurista che scaglia il suo pugno contro il passatismo (di li a poco la stessa lotta del bene e del male diventerà la rappresentazione del ciclo Pessimismo e Otttimismo).
Al punto 6, Balla scrive che “la pittura futurista e’ una pittura a scoppio, una pittura a sorpresa”: nel 1920 firma il Programma a sorpresa pel 1920 dove attraverso un testo più politico che artistico ci da anche qualche illuminazione per la sua nuova ricerca figurativa. “Siamo creatori geniali non articolisti. Con la tipica elasticità futurista ci tufferemo nella nostra grande arte sorprendente e luminosissima per poi dipingere l’atmosfera momentaneamente grigia coi colori dei nostri cervelli italianissimi. Sicuri di renderci cosi molto utili all’Italia”, si legge al centro della pagina del settimanale “Roma Futurista”11. Nel luglio del 1921, Balla riceve l’incarico di decorare futuristicamente un locale notturno, il cabaret Bal-Tik-Tak in via Milano: “Roma 15 luglio 1921. Sig. Prof. Giacomo Balla, Roma Preg.mo Professore, in seguito agli accordi verbali, resta tra noi stabilito che la nostra Ditta affida a Lei tutto il lavoro in decorazione e assistenza dei locali del Bal-Tik-Tak, via Milano, per il prezzo convenuto di lire 4000. la salutiamo distintamente per la ditta Bondi e Co. Ugo Paladini”12. “L’unica ambientazione futurista di Balla in un locale pubblico. Le pareti del Bal Tik Tak erano affrescate con motivi di ballo, secondo una sintesi di forme piane e campiture cromatiche uniformi: danzatori e danzatrici, lungamente studiati per cogliere le linee di movimento ed i profili essenziali. All’esterno Balla aveva immaginato una scattante insegna luminosa, ugualmente con ballerini, che tuttavia, a quanto pare, fu proibita dai vigili del fuoco per scrupoli di sicurezza o di pubblico decoro; ed inoltre un lampione vivamente colorato”.13 In Casa Balla, nelle scatole ora gelosamente sigillate dalla Soprintendenza, ho ritrovato una foto ritoccata a mano dall’artista della facciata del locale: in alto verso destra, a sei metri dal cornicione, Balla vi ha dipinto in rosso l’insegna luminosa del locale; a sinistra, inquadrato dalle misure di allestimento, il lampione colorato14. E cosa c’e’ di meglio di questo locale notturno cosi modernamente allestito per le serate futuriste di allora, illuminato da luci colorate come quelli di oggi? Pittura dinamica = simultaneità delle forze!
E ancora: pittura dinamica, pittura interventista, pittura a scoppio, giocondissima, pittura a sorpresa, violenta, interventista come nel progetto per il grande quadro Apoteosi fascista, dove “nella luce e’ posto l’uomo il quale schiacciando sotto i piedi il mostro del male, esegue la giustizia divina ispirata alla stella di Italia, che dall’alto diffonde la luce tricolore su tutto il quadro, aureolata da una gloria di aeroplani. Il soldato morto indica le croci dei cimiteri chiedendo giustizia per questi morti; sui morti si piega la verde palma del martirio”15. A destra, nere figure nuotano in un mare color rosso, a sinistra un nero cimitero di guerra, al centro la sagoma evanescente di Mussolini schiaccia un mostro infernale. In alto, trionfano le due mani (una rossa e una verde) che si aprono verso la stella: dalla stella partono cinque fasci colorati azzurri. Balla realizzerà solo la parte superiore dell’intera opera: tre pannelli con le due mani e la stella [figg. 7-8] 16.
Infine, anche la sua nuova casa - dove Balla va ad abitare con la famiglia dal giugno del 1929 - diventa una esplosione di colore. Entrando nell’appartamento al quarto piano di via Oslavia a Roma, troviamo il lungo corridoio dipinto coi motivi delle linee andamentali degli anni venti: in alto, a coprire i tubi dell’acqua calda, Balla presenta tutta la sua produzione futurista in una trentina di tele quadrate (cm. 77 x 77): qui possiamo ammirare lo Specchio d’acqua accanto alla Ricerca di luce ideale e al Motivo con la parola TAC. Girando a sinistra, in fondo, appena superata la porta della stanza dove Balla prima e le figlie dopo lavoravano, troviamo il cosiddetto studiolo rosso. In questa casa – tutt’ora ancora chiusa per motivi burocratici – possiamo ritrovare il “luogo del meraviglioso” degli anni Dieci, di quando Balla viveva ai Parioli e in questi termini ne parlava l’amico Cangiullo in Le serate futuriste: “la casa di Balla tutta iridescente e scintillante di colori, dai vetri fracassati dal sole da tutte le parti, .. il suo studio ingombro di quadri geniali, di costruzioni dinamiche, di svariate architetture diaboliche, fantastico di ogni magia.. Tutto un campionario di colori in quella casa! …magia caleidoscopica di colori aggressivi”
“Avevo dedicato con fede sincera tutte le mie energie alle ricerche rinnovatrici, ma a un certo punto mi sono trovato insieme ad individui opportunisti e arrivisti dalle tendenze più affaristiche e artistiche; e nella convinzione che l’arte pura è nell’assoluto realismo, senza del quale si cade in forme decorative ornamentali, perciò ho ripreso la mia arte di prima: interpretazione della realtà nuda e sana che attraverso la spontanea sensibilità dell’artista è sempre infinitamente nuova e convincente”, scrive Balla nel 1937, ma questo e’ un latro capitolo della vicenda artistica di Balla. Vicenda, tuttavia, sempre intrisa di colore anche quando interpreta la realtà nuda e sana nelle nature morte e/o nei ritratti alle figlie (come consueta nota di colore mette degli sfondi colorati). E di fronte a questo correre di tutti i giorni, resta sempre valido il consiglio del vecchio caro amico di Balla, Gino Galli: “…, caro lettore, ti consiglio, quando ti senti un po’ stanco, moralmente un po’ abbattuto, per le crudeli lotte della vita quotidiana, di andare a trovare nel suo studio, il pittore futurista Giacomo Balla e, quasi sempre, lo vedrai calmo, sereno al lavoro, e, se lo vorrai, con un entusiasmo del tutto infantile, egli ti mostrerà le sue nuove creazioni, tutte graziose, tutte linde, vivamente colorate che ti metteranno nel sangue un po’ di quel necessario buon umore che occorre per fare tutte le grandi cose”.
DIDASCALIE FOTO TESTO GIGLI
1. L’immagine del quadro Estate nel disegno per la pubblicazione nel catalogo della mostra da Bragaglia, Roma 1918.
2. Il Manifesto del colore pubblicato da Balla nel catalogo della mostra da Bragaglia, Roma 1918.
3. Le forme colorate di rosso, bianco e verde nella tela Canto tricolore, gia Collezione Agnelli Torino.
4. Lo spettacolo Feu d’artifice nella ricostruzione di Elio Marchegiani per il Castello di Rivoli, 20 febbraio 1997.
5. Il manifesto della Mostra del pittore futurista Balla in due progetti conservati in Casa Balla, Roma 1918.
6. La facciata del Bal Tik Tak in una foto ritoccata a mano da Balla: si riconoscono la scattante insegna luminosa e il lampione vivamente colorato. Già Casa Balla, Roma.
7. G. Balla, Apoteosi Fascista (bozzetto), 1925 circa, olio su tela cm. 123 x 138. Già Casa Balla, Roma.
8. G. Balla, Quadro fascista (meglio conosciuto come Le mani del popolo italiano), tre pannelli a smalto su tela cm. 173 113.5 (ciascuno). Già Casa Balla, Roma.
Giacomo Balla 1910-1930
Nel 1910 nello studio di via Parioli Giacomo Balla completa l’imponente polittico dedicato a Villa Borghese: nei quindici pannelli che lo compongono, scomposti dalle brevi pennellate rielaborate secondo i precetti del divisionismo degli anni precedenti, gli alberi del Parco dei daini si stagliano nella luce romana.
Nonostante la sottoscrizione al Manifesto dei pittori futuristi, che data all’11 febbraio dello stesso anno (seguito, nel mese di aprile, dal Manifesto tecnico della pittura futurista), e benché abbia superato la fase di più forte denuncia degli anni precedenti - durante la quale l’artista testimonia la coeva e rapida trasformazione della vita e dell’ambiente quotidiani, ormai lontani da un’immagine idilliaca di ascendenza ottocentesca (da Il fallimento, alla Giornata dell’operaio sino all’intensa serie de I viventi) - Balla si pone in una posizione di transizione fra una pittura di impianto ancora tradizionalista e le più moderne suggestioni culturali suggeritegli dagli allievi Gino Severini e Umberto Boccioni. Se ancora nel 1909, membro assieme all’amico Giovanni Prini - presso il cui cenacolo si riuniscono i maggiori esponenti della vita culturale romana dell’epoca - della Commissione di accettazione e collocamento delle opere per la LXXXIX Esposizione Internazionale Società Amatori e Cultori, Balla sembra apparentemente adeguarsi alla linea tradizionalista della mostra in cui hanno la meglio paesaggi di stampo verista e temi intimisti e patetici, le opere esposte sono le ultime in cui l’artista traspone il proprio interesse per una pittura sociale. Discostandosi dal gruppo di Giovanni Cena, Duilio Cambellotti e Alessandro Marcucci – insieme a i quali comunque espone ancora all’Esposizione Universale del 19111 – gli interessi di Balla si modificano, rivolgendosi rapidamente ai nuovi fenomeni cittadini legati al processo tecnico, dallo sfrecciare delle macchine in corsa all’illuminazione elettrica delle strade, riflettendo il fermento modernista che caratterizza la città negli anni del governo di Ernesto Nathan2. È in questo importante momento di transizione che, dopo il trittico Affetti e i due ritratti di Giovanni Cena e Ernesto Nathan (tutti datati 1910), Balla realizza Lampada ad arco, scegliendo come soggetto un lampione in piazza Termini3.
Nel giro di un breve volgere di mesi Balla modifica radicalmente i propri temi di interesse, affrontando soggetti di più chiara adesione alle istanze futuriste: dagli studi di ruote in movimento, ai disegni di automobili e cavalli, fino agli studi di profondità e linee di velocità e profondità. Nel maggio 1912 esegue, durante un soggiorno a Montepulciano ospite della contessa Nerazzini, Dinamismo di un cane al guinzaglio, trasferendo sulla tela le nuove idee sul dinamismo propugnate dal Manifesto tecnico della pittura futurista: «la nostra brama di verità non può non essere appagata dalla Forma né dal Colore tradizionali! Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale; sarà decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale. Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini sulla retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un a cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari».
A luglio e a novembre Balla è ospite della famiglia Lowenstein a Dusseldorf, per la quale realizza i decori dell’abitazione. Durante il soggiorno approfondisce gli studi sul movimento e sul colore (Ritmi di un violinista), fino ad elaborare le prime Compenetrazioni iridescenti, delle quali parla nelle lettere che invia alla famiglia4.
Rientrato a Roma prosegue gli studi sul movimento, concentrando la sua attenzione sul volo delle rondini e sul moto delle automobili - che lungo le strade della città non possono, per un’ordinanza del Comune, superare la velocità di 12 chilometri orari - iniziando la serie delle Velocità astratte. In agosto esegue Bambina che corre sul balcone.
All’inizio del 1913 Balla è a Milano per discutere con l’amico Boccioni le idee futuriste. In febbraio presso il Teatro Costanzi di Roma è ospitata l’esposizione dei futuristi e Balla vi espone il Dinamismo di un cane al guinzaglio, Ritmi del violinista, Lampada ad arco e Bambina che corre sul balcone. Nonostante il primo decennio del secolo avesse visto Balla partecipare a tutte le mostre indette dalla Società Amatori e Cultori di Belle Arti dal 1900 al 1910, il nuovo orientamento pittorico impone un cambio di direzione anche nella scelta di nuovi luoghi espositivi: nasce così la mostra Balla è morto, qui si vendono all’asta le sue opere, allestita presso il corniciaio Giosi fra il 14 e il 16 aprile 1913 con le opere del periodo pre-futurista, che segna il definitivo abbandono dell’artista dalla produzione degli anni precedenti, seguito dalla costituzione del gruppo romano futurista e dall’apertura della nuova Galleria Permanente Futurista del collezionista Giuseppe Sprovieri. È in questo periodo che si intensificano i rapporti con i colleghi (conosce Prampolini nel 1913, Depero nel 1914), con i quali partecipa alle serate futuriste presso il già citato Teatro Costanzi e la Sala Pichetti.
Fra il novembre 1913 ed il gennaio 1914 partecipa a Firenze alla Esposizione di Pittura Futurista della rivista «Lacerba» allestita presso la Galleria Gonnelli con quattro opere: Plasticità di luci + velocità, Disgregamento d’auto in corsa, Profondità dinamiche, Successioni luminose per spostamenti.
Nel febbraio 1914 partecipa con l’opera Ricerche sulle vibrazioni della luce alla Mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti; subito dopo (febbraio-marzo 1914) espone dodici opere alla Esposizione di Pittura Futurista presso la Galleria Sprovieri di Roma: l’esposizione verrà poi trasferita nella sede di Napoli, dove parteciperà alla performance collettiva Piedigrotta futurista di Francesco Cangiullo. Ancora alla Galleria Sprovieri è fra i relatori del dibattito con il pubblico nel «Grande convegno futurista» che ha luogo ad aprile.
Nel mese di ottobre nasce la secondogenita Elica. Poco dopo, il 7 novembre, dall’Italia è possibile assistere ad un interessante quanto raro fenomeno astronomico: il pianeta Mercurio passa davanti al sole e Balla dedica all’evento una dozzina di studi, disegni, bozzetti e tempere preparatori per l’opera Mercurio che passa davanti al sole.
Sono di quest’anno anche la composizione delle prime parolibere (Rumoristica plastica Baltrr, Palpavoce) e la mostra di dieci velocità meccaniche presso le Doré Galleries di Londra.
Nel 1915 firma insieme a Depero la Ricostruzione futurista dell’universo: da questo momento la casa dell’artista diviene un vero e proprio punto di riferimento per gli artisti che studiano le forme dinamiche del futurismo.
In quest’anno, con il precipitare degli eventi bellici, Balla si dedica alla realizzazione delle opere «interventiste»: Insidie di guerra, Forme Grido Viva l’Italia, Bandiere all’Altare della Patria, XX Settembre, Sbandieramento+folla, Canto tricolore. A causa del suo impegno politico a favore dell’intervento dell’Italia in guerra viene arrestato due volte (in febbraio e in aprile).
In dicembre presenta alla Sala d’Arte Angelelli di Roma la mostra «Fu Balla e futurista», che segna l’inizio, in un nuovo stile futurista, di forme sintetiche astratte soggettive dinamiche; l’artista vi espone anche le opere con soggetti interventisti.
Il 1916 si apre con un’esposizione a San Francisco, la Post-Exposition Exhibition - Panama Pacific International Exposition presso il Department of Fine Arts che, dal 1 gennaio al 1 maggio, vedrà in mostra nove opere dell’artista dedicate al tema del movimento.
Nello stesso anno l’artista partecipa alla realizzazione del film Vita futurista scritto, fra gli altri, insieme a Marinetti e diretto da Arnaldo Ginna e firma il Manifesto della Cinematografia Futurista pubblicato il 15 novembre su «L’Italia Futurista».
Nell’agosto 1916, dopo la morte di Boccioni, realizza per la stessa rivista il disegno Il pugno italiano di Boccioni da cui verrà tratto la scultura Pugno di Boccioni. In settembre assieme, fra gli altri, a Filippo Tommaso Marinetti e Virgilio Marchi presenta il balletto Tipografia nel corso di una serata con gli artisti dei Ballet Russes proprio presso l’abitazione della marchesa Casati in via Piemonte5. Poche settimane dopo Sergei Diaghilev gli affida la realizzazione delle scenografie per la fantasia orchestrale di Igor Strawinsky Feu d’artifice, che andrà in scena al teatro Costanzi di Roma il 12 aprile 1917. La regia di Sergei Diaghilev non contempla la presenza di ballerini, ma è uno «scenario plastico»6, un insieme di ritmi di luci colorate in movimento su forme plastiche. Lo spettacolo si inserisce nella serie di studi che occupano Balla dall’anno precedente fino al 1918, periodo in cui sono realizzati i dipinti dal titolo Linee di forza di paesaggio, in cui l’artista riproduce sulla tela le proprie sensazioni. Sempre al Teatro Costanzi sono esposti i dipinti appartenenti alla collezione del coreografo Leonide Massine, fra cui alcune opere di Balla realizzate nei due anni precedenti (fra queste Primavera ed il collage di un costume per Piedigrotta di Cangiullo).
Nell’ottobre 1918 espone quaranta opere nella Galleria Bragaglia, ben sedici delle quali sono dedicate alla serie Linee - forze di paesaggio: nel catalogo è pubblicato il Manifesto del colore, in cui Balla espone le linee guida che caratterizzano la produzione di questi anni. La ripresa di alcuni temi a lui particolarmente cari - le quattro stagioni, il paesaggio, la velocità - è testimoniata dai dipinti dedicati a Villa Borghese, rielaborati attraverso l’introduzione di nuovi elementi: il volo turbinoso delle rondini, il silenzio interrotto da un improvviso colpo di fucile7.
Nello stesso periodo Balla realizza anche una serie di opere caratterizzate da una forte ironia (Iniezione di futurismo, Costellazioni del genio, Spazzolridente) e prosegue la decorazione e la progettazione in stile futurista della propria casa-studio. La produzione di mobili e suppellettili deriva, in parte, dall’attività nel campo delle arti applicate e dell’arredamento incrementata durante i difficili anni della guerra: a partire dal maggio 1919 apparirà sul giornale «Roma futurista» l’invito a visitare la casa futurista dell’artista in via Nicolò Porpora 2.
Il 1919 presso la Galleria Centrale d’Arte a Milano è allestita la Grande esposizione nazionale futurista, in cui Balla espone numerose opere: Insidie di guerra, Canto tricolore, Dimostrazioni patriottiche+battimani, Paesaggio+lutto+corazzata, Sbandieramento+folla, Dimostrazione 20 settembre, Grido-dimostrazione, Compenetrazione di donna+luci, Automobile in corsa, Linee di velocità, Volumi di paesaggio, Automobile+rumore, Ritratto della Marchesa Casati (Assieme plastico), Costellazioni del genio, Trelsì-trelnò, Partenza di Sironi per Milano, Lettera parolibera. La mostra prosegue poi a Genova e Firenze.
Dopo un soggiorno trascorso a Viareggio con la famiglia nel settembre 1919, Balla rielabora il tema delle linee di forza del paesaggio marino, realizzando una dozzina di dipinti ispirati dal movimento del mare e delle vele dal titolo Linee forze di mare, preceduti da una serie di studi e cartoline illustrate sul tema.
Nel 1920 realizza Sorge l’idea, Scienza contro l’oscurantismo, Risveglio di Primavera, Tormento d’animo, Fiore futurista e diversi autoritratti, con i quali prosegue la ricerca sul mistero della luce e del movimento a confronto con lo stato d’animo dell’artista.
Dal gennaio dello stesso anno dirige il settimanale del movimento futurista «Roma Futurista», che da giornale di stampo politico si trasforma così in rivista artistico letteraria, anche se la pubblicazione termina pochi mesi dopo.
Fra la fine dell’anno e l’inizio del 1921 partecipa alla Exposition Internationale d’Art Moderne di Ginevra, con cinque opere (Mutilation au bois, Primtemps, Eté, Eclosion de printemps, Coup de fusil): la sezione italiana è organizzata da Marinetti e Prampolini; la mostra prosegue nel maggio 1921 alla Galerie Reinhardt di Parigi, dove è presentata anche una conferenza di Filippo Tommaso Marinetti: sulla locandina e in copertina del catalogo il Pugno di Boccioni.
Nel luglio 1921 gli viene commissionata la decorazione del locale milanese Bal Tik Tak, una sala da ballo in stile futurista per cui progetta pannelli, insegne, luci.
Nel 1922 realizza ben cinque autoritratti, proseguendo una ricerca sulla propria immagine che lo vedrà impegnato fino alla morte. Nello stesso anno esegue, su esplicita commissione del collezionista Alberto Fassini, una decina di opere figurative. Partecipa inoltre alla Esposizione Futurista Internazionale inaugurata da Marinetti a Torino (marzo-aprile), alla I Esposizione futurista presso il Convitto di Macerata (giugno-luglio) e alla Esposizione della Section d’or de Paris, organizzata a da Prampolini a Roma.
Nel 1923 esegue Pessimismo e Ottimismo e Il Grande T. A partire da questo anno inizia inoltre la collaborazione con il quotidiano «L’Impero», per il quale realizza disegni a commento degli eventi politici.
Nel 1925 partecipa alla Terza Biennale Romana: Balla espone nella sala futurista allestita da Filippo Tommaso Marinetti diverse opere, fra cui Pessimismo e Ottimismo, Stantuffo della primavera, Gatti futuristi, Autospecchio. Nello stesso anno partecipa inoltre allo mostra futurista organizzata a Palazzo Madama a Torino (gennaio) e alla V Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi, a cui si reca insieme a Depero e dove riceve una medaglia d’oro per la realizzazione di arazzi futuristi.
Nel 1926 partecipa a New York alla Exhibition of Modern Italian Art8 e alla XV Esposizione internazionale d’Arte della città di Venezia (aprile-ottobre), dove espone È rotto l’incanto, Tormento d’animo e Numeri innamorati.
Partecipa inoltre alla prima mostra del Novecento Italiano a Milano, per la quale invia l’opera A Noi! Italia o morte!, realizzata in occasione dell’impresa di Fiume e donata poi a Mussolini: il dipinto rappresenta un gruppo di arditi che, coi loro pugnali, formano la stella d’Italia. Sono di questi mesi anche la realizzazione di altre opere di chiara ispirazione politica: Le Mani del Popolo italiano9, La Marcia su Roma e una statuetta in bronzo del Duce che l’artista dona al dittatore.
Nel 1926 la famiglia Balla deve lasciare l’appartamento di via Parioli. Dopo il trasferimento a Valle Giulia, in una villetta di proprietà della famiglia Ambron, nel giugno 1929 i Balla traslocano definitivamente nell’abitazione di via Oslavia 39b, una casa popolare assegnata grazie all’interessamento dell’amico-critico Michele Biancale, dove Balla rimarrà fino alla morte nel 1958.
Gli anni successivi sono caratterizzati da un’intensa attività espositiva: nel gennaio 1927 partecipa alla Mostra di pittura futurista alla Casa del Fascio di Bologna, quindi alla Quadriennale di Torino (aprile-luglio 1927), alla Mostra d’arte futurista Nazionale al Circolo d’Arte-Mondanità di Palermo (giugno 1927), alla Mostra permanente d’arte futurista ancora a Torino, presso il Teatro «Il Novatore» (ottobre 1927); espone ancora con il gruppo dei futuristi alla Galleria Pesaro di Milano (novembre 1927), è presente alla mostra futurista presso il Ridotto del Teatro Comunale di Imola (gennaio 1928) ed espone, nel febbraio 1928, alla Mostra del Centenario della Società Amatori e Cultori. L’artista vi espone quasi cento opere a testimonianza della sua intera produzione: fra i dipinti in mostra il Mendicante e i Malati (della serie dei Viventi), L’Idea, Pessimismo e ottimismo, Veli, ma anche Vortice della vita, opera astratto futurista attraverso la quale interpreta il tema del destino e dello scorrere del tempo. In aprile espone due progetti per il Bal Tik Tak alla prima mostra di Architettura futurista organizzata a Torino, presso il Salone della Promotrice.
Sono del 1928 le opere Autocaffè e Un mio istante.
Nell’agosto 1929 partecipa alla Grande mostra futurista a Fiuggi, nelle sale del Palazzo della Fonte, quindi espone nuovamente con il gruppo futurista alla Galleria Pesaro di Milano (ottobre 1929); in ottobre partecipa alla III Mostra marinara d’arte al Palazzo delle Belle Arti di via Nzionale a Roma, mentre in dicembre è presente all’esposizione Peintres Futiristes Italiens presso la Galerie 23 di Parigi.
Nel settembre 1929 compie alcuni voli su Roma a bordo di un aeromobile, esperienza che lo porta a firmare il Manifesto dell’aeropittura futurista.
Nel 1930 partecipa alla Biennale di Venezia (maggio), ed allestisce l’imponente mostra antologica presso la Galleria del Dipinto, in cui vengono esposte ben cinquantadue opere. Il catalogo dell’esposizione è arricchito da una prefazione dell’amico e collega Filippo Tommaso Marinetti che di Balla tratteggia con slancio la personalità artistica ripercorrendone l’attività, sino al definitivo riconoscimento: «Balla, massimo pittore d’oggi, rassomiglia forse ad una nuvola temporalesca irta di folgori o meglio ad un ciclone che da l’assalto ai ruderi»10.
1.
Compenetrazione iridescente n. 15 (bozzetto)
1912 circa
Olio su tela
Cm 29,5 x 32,5
In basso a sinistra: BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma. Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Balla: luce e movimento, Galleria L’Obelisco, Roma febbraio 1968, n. 15. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 20, riprodotto p. 58.
Bibliografia. M. Fagiolo dell’Arco, Le “compenetrazioni iridescenti”, Bulzoni Roma febbraio 1968, n. 15 (riprodotto p. 43). M. Fagiolo dell’Arco, Futur - Balla, Bulzoni Roma 1970, p. X (riprodotto).
Balla, ospite dei Lowenstein a Dusseldorf nel 1912, scrive alla famiglia rimasta a Roma: “Tutto diventa, per la qualità della luce, più misterioso e velato, e la materia meno reale. I profili della città di Dusseldorf si delineano velati con punte aguzze. Il Duomo – nell’interno le alte vetrate colorite delle più vaghe tinte, brillano tra le altissime arcate gotiche. Belle vetrate colorate a triangoli e quadretti gialli e blu”. Nella lettera del 5 dicembre 1912, Balla scrive: “Molto carissimi, O prima di tutto godetevi un pochetto quest’iriduccio perché son più che certo vi piacerà: dovuto tale risultato ad un’infinita’ di prove e riprove e trovando finalmente nella sua semplicità lo scopo del diletto. Altri cambiamenti porterà nella mia pittura tale studio e l’iride potrà mediante l’osservazione del vero avere o dare infinità di sensazioni di colori”. Nella cartolina che Balla invia all’amico futurista Gino Galli il 21 novembre 1912 alle ore 12, come si legge sul timbro postale, scrive: “Ecco, Gino, un tipo di IRIDE, guardiamo di perfezionarlo e renderlo ancora migliore di fusione” (le cartoline sono pubblicate da Fagiolo nel 1968 pp.18, 19, 22).
2.
Compenetrazione iridescente n. 15
1912 circa
Olio su tela
Cm 95 x 72
In basso a sinistra sul lato lungo: BALLA
Nel retro: N. 15
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 45). Collezione privata, Roma [1994].
Esposizioni. Giacomo Balla; zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 2, riprodotto. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 19, riprodotto p. 57.
Bibliografia. M. Fagiolo dell’Arco, Le “compenetrazioni iridescenti”, Bulzoni Roma febbraio 1968, n. 19. M. Fagiolo dell’Arco, Futur-Balla, Bulzoni Roma 1970, p. X (riprodotto).
1912: anno del movimento, della luce. Ospite della contessa Nerazzini dipinge il movimento nella tela di Buffalo (USA) Dinamismo di un cane al guinzaglio e nel giugno a Roma nella tela della collezione Grassi Bambina x balcone; ospite poi dei Lowenstwin a Dusseldorf dipinge la luce nelle Compenetrazioni iridescenti. Oltre ai foglietti di carta conservati al Museo di Torino, esistono grandi composizioni con il tema delle Compentrazioni elencate coi numeri da 1 a 15: conservate in Casa Balla come sperimenti sulla luce, solo dal 1954 vengono esposte. Vengono studiate per la prima volta da Maurizio Fagiolo nel 1968 (pp. 43-44).
3.
Pugno di Boccioni – studio per la scultura “Linee forza del Pugno di Boccioni”
1916 circa
Inchiostro rosso su carta intelata
Cm 67 x 75
In basso a destra: FUTUR BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1326). Collezione privata [1993].
È il 16 agosto 1916 quando l’amico-allievo Umberto Boccioni cade da cavallo e muore. Colpito dall’evento, Balla scrive: “Boccioni sei morto – Giustissimo – Falsissimo – Forze andamentali ti hanno silurato. – Quelli che eri: lo sappiamo NOI FUTURISTI avanguardia della NUOVA ITALIA – Quello che sarai: la luce del TUO GENIO è nello spazio”. Dunque, proprio in seguito alla notizia della morte dell’amico Boccioni, Balla “disegna una sagoma grafica sintetica in cui raffigura il pittore mentre scaglia un pugno contro il passatismo” (G. Lista in catalogo Balla, Milano 2008, p. 174). Partendo dall’immagine figurativa e simbolica del Futurismo contro il Passatismo – dove un groviglio di linee dinamiche rappresenta il Futurismo mentre un vecchio cadente tra colonne e archi è il Passatismo –, Balla sviluppa l’immagine del Pugno di Boccioni. Verso la fine della Grande Guerra, quando Balla si appresta a realizzare altri complessi plastici anche figurativi (Ritratto della Marchesa Casati) troviamo il progetto esecutivo per la scultura in cartone rosso tamburato Linee forze del Pugno di Boccioni (già collezione Winston Malbin, New York 1990). Partendo dagli schizzi preparatori, Balla riduce all’essenziale lo scontro passatismo-futurismo per arrivare alla sola sagoma dinamica di Boccioni: “per rendere la fulmineità del gesto, ha scelto l’assottigliamento della forma nello spazio, riducendo il corpo a una linearità saettante. La testa è disegnata come una curva, le due braccia in azione hanno la forma di cunei rovesciati in funzione della forza d’urto. Tutto indica lo scatto bruciante, l’insieme è molto elastico, la sagoma traduce il gesto e allo stesso tempo il momento in cui il corpo s’inarca prima di sferrare il pugno, le membra inferiori coi piedi toccano appena il suolo” (Lista 2008, p. 136).
4
Motivo per cuscino
1917 circa
Acquerello e matita su carta pane
Cm 34 x 44,5 (a vista)
In basso a destra: BALLA
Nel retro: Progetto di forme per sgabello con scritte base e testa
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1231). Collezione privata [1993].
Nel marzo del 1915 Balla, insieme a Depero, si firma Astrattista Futurista alla fine del manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo: “Da allora mette a punto una serie di motivi che si rifanno sempre più alla natura ma idealizzata e spiritualizzata. Un precursore della prossima Art Deco” scrive Maurizio Fagiolo nel 1999. Durante i duri anni della Grande Guerra, Balla vive a Roma con la sua famiglia. “Sono già due anni che dura la guerra, la vita nel suo lavoro materiale diviene ancora più difficile per il pittore: Sono gli oggetti di arte applicata e i ricami di Luce che procurano il sostentamento alla famiglia. Viene allo studio del pittore la principessa di Bassiano insieme a un colonnello della Croce Rossa americana il quale dietro suggerimento della principessa acquista cinque cuscini futuristi di Balla ricamati da Luce per la somma di 2500 lire. Luce esegue una quantità di ricami e paralumi” (E. Balla, Con Balla, Milano 1984, 1986). Nel maggio del 1919 appare sul giornale “Roma Futurista” la propaganda che invita a visitare la casa futurista di Balla in via Nicolò Porpora a Roma, con la speranza di vendere gli oggetti di arte decorativa realizzati da Giacomo e Luce Balla. In questo clima di Ricostruzione Futurista e di sopravvivenza familiare si inserisce questo delicato e completo motivo per cuscino. Le forme geometriche del contemporaneo Feu d’artifice fanno da cornice alle stilizzazioni dei fiori già Deco. Le crocette sulla linea di perimetro indicano i punti del ricamo che la figlia Luce dovrà realizzare a vista: una novità di allora attuale tutt’oggi.
5
Forze estive - bozzetto
1918 circa
Olio su tela (incollato su cartone)
Cm 30 x 23
In basso a sinistra: BALLA FUTURISTA
Nel retro: FORZE ESTIVE BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 143). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 4, riprodotto. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 33, riprodotto p. 70. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 87.
Sempre attento alla natura, Balla ne prende spunto e attraverso la sua libera interpretazione cromatica interpreta in modo del tutto nuovo il mutare cromatico del tempo nelle tre tele delle Stagioni nel 1918. In particolare, la stagione dell’estate viene elaborata in diversi esempi: dal bozzetto qui esposto, alla tela della collezione Carpi al disegno realizzato per illustrare il catalogo della mostra da Bragaglia nell’ottobre del 1918. Mentre il dipinto dedicato alla primavera ripete uno schema formale “dove le linee curve e la plastica tumescente si collegano ai colori modulati con sottili trapassi che seguono i rilievi delle forme” (G. Nicodemi in Il dono di Carlo Grassi al Comune di Milano, Milano 1962, p. 124), nella composizione sul tela dell’estate troviamo forme geometriche ben definite e campiture piatte e colori accesi, con fasci triangolari di luce o piuttosto di calore, di un giallo intenso, che dalla terra salgono verso il cielo.
6
Linee - forza di mare (mattino)
1919 circa
Olio su tavola
Cm 29 x 60,5
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Cornice originale.
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 324 A). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Futur natura. La svolta di Balla 1916-1920, a cura di M. Fagiolo, Galleria Fonte d’Abisso, Milano 19 novembre 1998-20 febbraio 1999, n. 33, riprodotto p. 53 (in alto).
È il 1919: Balla è a Viareggio per due settimane dal 15 alla fine di settembre, con la moglie e le figlie, ospite di un amica di famiglia. Nelle cartoline inviate a Virgilio Marchi a Livorno e alla madre a Roma descrive le sensazioni del mare e disegna schemi colorati di vele al vento. Ricorda Virgilio Marchi, che aveva assistito alla genesi del ciclo: “A Livorno, sul mare inseguendo i movimenti svolazzanti di certe piume bersaglieresche rimanti col moto fragoroso del Tirreno sulle scogliere, Balla stabilisce che il mare respira e anche le piume dei bersaglieri respirano. Balla traeva argomento dalle più audaci e piramidali osservazioni che poi rivedemmo tradotte in plastica realtà entro bizzarre cornici”. In questa tavola, Balla vuole raffigurare nei colori chiari dell’alba il mattino come nella grande tela rosa raffigura le linee del mare al tramonto.
7
Figure e paesaggio nella luce
1923-1930
Olio su tela
Cm 65 x 100
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Nel retro: FIGURE E PAESAGGIO NELLA LUCE BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 275). Collezione privata [1993].
Esposizioni. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 53, riprodotto p. 88.
Bibliografia. Archivi del Futurismo, edizioni De Luca, Roma 1962, n. 379. G. Lista, Balla, edizioni Fonte d’Abisso, Modena 1982, n. 769.
L’uso del colore e della plasticità di queste figure trova un chiaro antefatto in quello che Balla e Depero scrivono nel manifesto del 1915, Ricostruzione futurista dell’universo: “Noi dobbiamo appunto disegnare queste linee-forza per ricondurre l’opera d’arte alla vera pittura. Noi interpretiamo la natura dando sulla tela queste linee come i principi ed i prolungamenti dei ritmi che gli oggetti imprimono alla nostra sensibilità. / IL PAESAGGIO ARTIFICIALE – Sviluppando la prima sintesi della velocità d’automobile, Balla è giunto al primo complesso plastico. Questo ci ha rivelato un paesaggio astratto a coni, piramidi, poliedri, spirali di monti, fiumi, luci, ombre. Dunque un’analogia profonda esiste tra le linee-forze essenziali della velocità e le linee-forze essenziali di un paesaggio”. Infine, non e’ un caso che proprio nel 1918 Balla presenta un nutrito gruppo di opere (se ne contano 16) della serie forze di paesaggio + sensazioni varie, nate verosimilmente in seguito all’esperienza della messi in scena di Feu d’artifice per i Balletti russi di Djagilev (Teatro Costanzi, Roma 12 aprile 1917).
8
Linee forze di paesaggio + volo di rondini
1923-1930
Olio su tela
Cm 65 x 100
In basso a sinistra: BALLA
Nel retro: LINEE FORZE DI PAESAGGIO BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 274). Collezione privata [1993].
Bibliografia. Archivi del Futurismo, edizioni De Luca, Roma 1962, n. 378. G. Lista, Balla, edizioni Fonte d’Abisso, Modena 1982, n. 770.
Intitolato da Luce Balla Linee forze di paesaggio + volo di rondini, la tela – pendant con la precedente – riesamina un tema molto caro a Balla, nato dalla fusione di due costanti della sua arte: la stasi del paesaggio e il movimento del volo degli uccelli. Dal centro della tela, come dal centro della terra, parte il vortice delle linee che vengono a costruire l’intera composizione lasciando immaginare il volo delle rondini, ben rappresentato nella carta colorata del 1918. Per le osservazioni stilistica, si rimanda al discorso pubblicato da Balla e Depero nel 1915, citato nella scheda precedente.
9
Balfiore: Rose
1927 circa
Olio su tela
Cm 100 x 75
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Nel retro: “BALFIORE”
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda: n. 276). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Giacomo Balla – i fiori dipinti da un artista, Galleria d’Arte S. Marco, Roma 19 maggio-7 giugno 1980, n. 15. Arte in Italia Deco 1919-1939, Pinacoteca di Palazzo Roverella, Rovigo 31 gennaio-28 giugno 2209, n. 85, riprodotto p. 150
Bibliografia. E. Balla, S. Bortoletti, Balfiori, Edizione Valori Plastici, Roma 1980 tav. 17. G. Lista, Balla, Edizioni Galleria Fonte d’Abisso, Modena 1982, p. 389 n. 864.
Tra il 1924 e il 1928 Balla realizza un ciclo di opere da gusto deco – i Balfiori – di formato e impostazioni analoghi. Cinque di queste tele dalle grandi misure (cm 100 x 70) vengono uniti da un listello di legno e esposte nella mostra romana degli Amatori e Cultori del 1928 quasi a formare un polittico: dalla foto della parete della sala VII si riconoscono le zinnie, gli astri, le dalie viola, le petunie e i ranuncoli. Il Balfiori qui esposto rappresenta le rose. Conservato gelosamente dalle figlie in Casa Balla – viene esposto solo nel 1980 alla Galleria San Marco, con questa prefazione: “GIACOMO BALLA: l’Artista che amava rendere in pittura (e ne era capace) la sostanza delle cose, che, come scrisse di Lui il suo allievo Depero fissò sulla tela il passo dell’uomo e la grafia metrica delle zampe di un cane in corsa, analizzò il volo delle rondini e l’aria scossa ritmicamente delle ali. Questo, dopo aver dipinto le materie ruvide, pelose, lucenti e le figure ferme, parlanti, con abilità di grande pittore nato. L’Artista, che amava soprattutto i colori nella luce, non poteva restare indifferente di fronte alla inimitabile sostanza e alla vibrazione coloristica che emana dallo splendore del fiore”.
10
Balfiore: Zinnie [bozzetto]
1928 circa
Olio e smalto su compensato
Cm 34,5 x 26
In basso a sinistra: BALLA
Nel retro: BALFIORE
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1206). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizione. Benedetto + Futurismo, a cura di C. Crescentini, T. Sicoli, Palazzo Vitari, Rende 18 dicembre 2004-27 febbraio 2005, p. 98 (riprodotto). Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 5, riprodotto.
“Il pittore completo che ama la verità eterna nell’espressione della NATURA, quando viene pittoricamente suggestionato da essa, le correnti trasmissive sono ingenuamente prive di qualunque scuola, metodo, regola, maniera ecc. e sono verginalmente sincere, NATE solo perché hanno trovato quei dati specialissimi sensi o nervi scrupolosamente adatti alle creazioni artistiche”, scrive Giacomo Balla agli inizi del Novecento. Figlio della natura, da quando arriva a Roma nel 1895, Balla dipinge la realtà che lo circonda, “tutto diventa arte - nuova-immutabile”. Gli eucaliptus di Villa Borghese, le gambe della piccola Luce o i rondoni nel cielo o l’auto in via Nazionale: “tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido”, scrive nel 1910. Ora, dopo l’esperienza del Futurismo dove ha studiato e realizzato la ricerca del movimento nelle successioni dinamiche e nelle compenetrazioni della velocità, trasferisce questo suo bagaglio nella realizzazione di altre opere, di altri lavori. Va a Parigi nel 1925 per l’Art Deco: torna carico di nuove idee che mette al servizio della sua arte. Nascono i Balfiori, composizioni futuristicamente floreali di ieri, pronte per il domani!
11
Balfiore: Petunie [bozzetto]
1928 circa
Olio su faesite
Cm 34,2 x 25,5
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Nel retro: BALFIORE
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1205). Collezione privata, Roma [1993].
Nella presentazione della mostra del 1980 che Elica Balla dedica ai fiori dipinti da un artista, riporta una pensiero del padre: “Bisogna rendere la sostanza viva, fluida. Si è detto soggetto da pittura per signorine, non è vero affatto! Nessun pittore ha reso mai lo splendore di questo esprimersi della natura quasi esclusivamente con la delicatezza e la intensità del colore luminoso”. E proprio questa intensità e luminosità sono la caratteristica principale di questo delicato bozzetto dove Balla ha raffigurato nella diversa gradazione del rosa un mazzo di sei petunie. Il titolo completo “balfiore:petunie – bozzetto” è stato ricavato dalla catalogazione fatta da Luce Balla (Agenda n. 1205).
12
Luce nel verde – foglio 32bis
1929 circa
Tempera su carta
Cm 23,8 x 34,6
In basso a destra: timbro rettangolare BALLA FUTURISTA; in alto a sinistra: N. 32 BIS
Nel retro: Linea di velocità + forme rumore, foglio N. 33 con il timbro rettangolare BALLA FUTURISTA.
Storia. Casa Balla, Roma. Luce Balla, Roma [1993]. Collezione privata [1994].
Esposizioni. Il futurismo e la moda, a cura di E. Crispolti, PAC, Milano 1988, n. 21, riprodotto foglio 32bis.
Bibliografia. E. Crispolti, Il futurismo e la moda. Balla e gli altri, Marsilio Editore, Venezia 1986, n. 21, riprodotto foglio 32bis.
In questa tempera, Balla – carico dell’esperienza futurista – circoscrive la calda luce dell’estate romana entro il formato quadrato ricavato dal foglio del album. Nel retro, invece, realizza un progetto che si potrebbe definire astratto, tutto giocato sui colori del rosa e del blu entro il motivo futurista della linea di velocità + forme rumore. Lo stesso motivo da li a poco viene rappresentato in uno delle tele quadrate (i cosiddetti 77 x 77) che vanno a decorare la parte superiore del corridoio di via Oslavia a Roma.
L’opera viene scelta insieme a una ventina di altri fogli da Enrico Crispolti per illustrare la novità di Balla nel campo dell’abito futurista. “E della fine degli anni venti – inizio anni Trenta è un eccezionale album di progetti formali di costante formato quadrato, che rappresentano, nella loro infinita sorprendente varietà di intensissime soluzioni immaginative, un repertorio di archetipi la cui realizzazione tocca certamente anche le stoffe, e in verità anzitutto proprio la sua stessa pittura, costituendo infatti la puntuale definizione formale di diversi dipinti realizzati negli anni seguenti e oltre, come traduzione sapiente, ma pressoché, quanto non strettamente, letterale di tali compiutissimi bozzetti”(Crispolti 1986).
13
Balfiori – foglio 42
1929 circa
Tempera su carta
Cm 24 x 34,4
In basso a sinistra, nella composizione: BALLA; in basso a destra: timbro rettangolare BALLA FUTURISTA; in alto a sinistra: N. 42
Nel retro: Linee spaziali, foglio N. 43 con il timbro rettangolare BALLA FUTURISTA.
Storia. Casa Balla, Roma. Luce Balla, Roma [1993]. Collezione privata [1994].
Esposizioni. Il futurismo e la moda, a cura di E. Crispolti, PAC, Milano 1988, n. 35, riprodotto foglio 43.
Bibliografia. E. Crispolti, Il futurismo e la moda. Balla e gli altri, Marsilio Editore, Venezia 1986, n. 35, riprodotto foglio 43.
Giacomo Balla ha sempre vissuto a contatto con la natura: nel 1895 arriva a Roma e va ad abitare di fronte a Villa Borghese. Realizza infinite opere con il verde dei prati, costruisce i fiori artificiali negli anni futuristi, le corolle dei fiori diventano balfiori negli anni Venti... La semplicità della natura è stato sempre il suo vangelo: “la semplicità è la base della bellezza la quale è sempre prodotta dalla perfetta verità degli elementi, e tutte le opere grandi sono manifestate con mezzi tecnici semplicissimi. […] quando la sublime Natura ingenuamente scopre le sue più pure e sempre vergini linee, nei suoi colori che come in un amplesso d’amore passano dal pallido al rosso, dal caldo al freddo e tutto canta dolcezza e bontà, tutto è vita armonia perfetta”. Il foglio dell’album qui analizzato presenta una composizione figurativa – Balfiore – e una astratta: Linee spaziali. Le stesse corolle che definiscono i tre fiori gialli su fondo bluette li ritroviamo nella tela quadrata per il corridoio di via Oslavia.
14
Forma rumore + spazio – foglio 58
1929 circa
Tempera su carta
Cm 23,8 x 32,2
In basso a destra: timbro rettangolare BALLA FUTURISTA; in alto a sinistra: N. 58
Nel retro: Futur fiori, foglio N. 59 con il timbro rettangolare BALLA FUTURISTA.
Storia. Casa Balla, Roma. Luce Balla, Roma [1993]. Collezione privata [1994].
La forma rumore degli anni Dieci (1913) si viene a sommare allo spazio in un costruzione dai colori del bianco e del nero, dell’arancio e dell’azzurro, del rosso e del rosa. Nel retro del foglio, Balla realizza il motivo delle corolle dei fiori futuristicamente compenetrate da elementi geometrici, quasi fosse un gioco di composizione dei bambini. Già a inizio secolo aveva scritto: “Mi alimento della purezza buonissima della natura. […] Animali, piante, mari, monti, cielo, terra, stagioni, paesi, climi freddi e calori, giorni allegri e tristi ecc. tutto insomma diventa arte – NUOVA – immutabile”, ed ora – sulla scia del futurismo interpreta alla nuova luce degli anni Venti l’elemento naturale delle corolle floreali che si aprono in un susseguirsi di colori. Questo foglio dipinto e numerato da ambedue le parti proviene da Casa Balla dove faceva parte di un album di progetti. Circa una ventina di altri fogli, vengono scelti da Enrico Crispolti nel 1986 per illustrare la novità di Balla nel campo del futurismo e della moda. L’immagine del foglio 58 trova la diretta corrispondenza nella tela realizzata da Balla dopo il 1929 per il corridoio della sua casa a via Oslavia: il pannello è catalogato da Luce Balla al n. 231 come Forme rumore + spazio - Proprietà Salvatore Russo Roma.
15
Specchio d’acqua n. 35
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N. 35 SPECCHIO D’ACQUA BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda n. 337). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Omaggio a Giacomo Balla, Galleria Civica, Padova gennaio-febbraio 1983, n. 14, riprodotto. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 6, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 127.
Balla si è sempre interessato alla natura e al passaggio delle stagioni: una ricerca di ritmo e di colori condotta col metodo abituale della rappresentazione del suo stato d’animo. Come nelle altre tele qui presentate e delle misure uguali (cm 77 x 77), Balla riprende un motivo degli anni Dieci per realizzare una delle tante tele per la nuova abitazione di via Oslavia. Il tema è quello dello specchio d’acqua con tutti i suoi riflessi della luce in una giornata assolata autunnale: i toni del verde, del lilla e del blu lasciano spazio alla luce che esplode dal centro del quadrato come quando un bambino getta il sasso in uno specchio d’acqua.
16
Motivo con la parola Tac n.57
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N.57 MOTIVO CON LA PAROLA TAC BALLA
Storia. Casa Balla (Agenda n. 164A). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Il futurismo e la moda, a cura di E. Crispolti, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano 25 febbraio-9 maggio 1988, p. 165 (targhetta nel retro). Balla a sorpresa: astrattismo dal vero, decor pittura, “realtà nuda e sana”, a cura di M. Fagiolo dell’Arco con la collaborazione di E. Gigli, Galleria Fonte d’Abisso, Milano 14 novembre 2000-30 gennaio 2001, n. 37, riprodotto. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 7, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 119.
In questa tela – realizzata da Balla per decorare la parte superiore del corridoio di via Oslavia dove vi va ad abitare nel giugno del 1929 – viene ripreso un motivo inventato nel 1921 per il Bal Tik Tak, locale notturno in via Milano a Roma. “Le pareti del Bal Tik tak erano affrescate con motivi di ballo, secondo una sintesi di forme piane e campiture cromatiche uniformi; danzatori e danzatrici, lungamente studiati per cogliere le linee di movimento ed i profili essenziali. All’esterno Balla aveva immaginato una scattante insegna luminosa, ugualmente con ballerini, e che tuttavia, a quanto pare, fu proibita dai vigili del fuoco per scrupoli di sicurezza o di pubblico decoro; ed inoltre un lampione vivamente decorato” (Crispolti in “Palatino” 1962 pp. 222), come si può vedere in una fotografia dell’epoca con Giacomo Balla.
17
Ricerca luce ideale n. 52
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N.52 RICERCA LUCE IDEALE
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda n. 321A). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Omaggio a Giacomo Balla, Galleria Civica, Padova gennaio-febbraio 1983, n. 20, riprodotto. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 8, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 125.
Nella nuova abitazione di via Oslavia 39, al quartiere Delle Vittorie a Roma, dove la famiglia Balla si trasferisce nel giugno del 1929, il pittore elabora una serie di tele per chiudere il vano creatosi nella parte alta del muro del corridoio dove passano le tubature dell’acqua. In realtà si viene così a creare, per Giacomo Balla, l’occasione per rievocare tutta la sua vicenda futurista. Osservando la carrellata di tele, si possono vedere i soggetti dipinti da Balla: si va dallo spazio (Linee spaziali) alla velocità unita ad altri fattori (Velocità + forme rumore), dal cielo (Dinamismo spaziale) al mare (Linee forza di mare), dalla luce (Ricerca luce ideale) alla parola (Buon appetito, La parola TAC) all’Art Deco (Balfiori).
In questa tela, Balla sviluppa il tema della luce ideale che partendo dai fasci luminosi ai quattro angoli viene a confluire nel centro da dove – nella circolarità della terra – partono le linee andamentali del giallo e del verde fino ad arrivare al bluette del cielo. L’opera viene esposta a Padova nel 1983: “Queste linee e colori semplici, essenziali e puliti derivano dagli infiniti e molteplici, profondi studi di Balla sul movimento, luci, colori, prisma ecc.. Sono la sintesi preziosa di un lungo sperimentare che lo ha portato, nell’esperienza completata, a creare un nuovo stile; lo stile futurista di Balla oggi attuale e che allora nessuno capiva”, scrive Elica Balla.
18
Velocità + forme rumore n. 37
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N.37 VELOCITA + FORME RUMORE
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda n. 370). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Futuristi nelle Marche, a cura di E. Maurizi, Chiesa del Gesù, Ancona maggio 1982, n. 23, riprodotto. Omaggio a Giacomo Balla, Galleria Civica, Padova gennaio-febbraio 1983, n. 18, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 133.
È il giugno del 1929 quando la famiglia Balla si trasferisce nell’appartamento di via Oslavia, una casa popolare che gli viene assegnata grazie all’interessamento dell’amico-giornalista Michele Biancale (a tal proposito si veda E. Balla, Con Balla, Milano 1986, pp. 325, 336). Trovatosi di fronte ad un problema di carattere pratico (chiudere il vano dove passano i tubi dell’acqua nella parte alta del muro del corridoio della casa di via Oslavia), Balla elabora tutta una serie di tele dal formato quadrato e dalle misure identiche (cm 77 x 77), che messe una vicina all’altra dovevano chiudere il vano. Con questo espediente pratico, Balla si è trovato di fronte alla nuova occasione pittorica, volta a rievocare tutta la sua vicenda futurista. Se si osservano le tele appese nel corridoio, è come sfogliare un album di temi futuristi: dalla luce delle Compenetrazioni allo spazio e alla velocità della Velocità astratta, dalle ricerche sul cielo del Dinamismo astrale al fluttuare del mare delle Linee forza di mare, dalla parola di Buon appetito all’Art Deco dei Balfiori… In particolare – infatti – in questa tela troviamo la compresenza dei motivi velocità e forme rumore studiati da Balla già negli anni Dieci: il motivo tondeggiante della velocità viene a sommarsi al linearismo saettante della forma rumore. Il tutto si amalgama in un delicato cromatismo di rosa alternati al giallo ocra e al violetto. Da notare la chiara discendenza del motivo dell’olio Linea di velocità + Forma + Rumore donato dalle figlie alla GNAM di Roma nel 1989.
19
Sviluppo di energia
1930 circa
Tempera su carta intelata
Cm 69 x 80
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 328A. Targhetta nel retro), fino alla divisione testamentaria, Roma 1993. Collezione privata.
Esposizioni. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX Secolo, a cura di E. Gigli, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 45, riprodotto p. 81.
Come nel momento futurista Balla con le sue opere ha voluto rappresentare l’azione dinamica, ora – superato il momento bellico – idealizza quelle idee per creare nuove forme astratte equivalenti. Sono gli anni Venti, quelli dell’arte idealismo dove troviamo rappresentate le due forze contrapposte del bene e del male, del positivo e del negativo, del bianco e del nero, dell’ottimismo e del pessimismo. In seguito allo sfratto del 1926, la famiglia Balla deve affrontare il problema della casa: finalmente, nel 1929, vanno ad abitare a via Oslavia con i capolavori futuristi e desiderosa di andare avanti. Infinite sono le opere ritrovate in Casa Balla nel 1993 dove permangono vive e attive le valenze futuriste: in questa grande tempera, Balla parte dallo spirito teosofico delle Trasformazioni Forme Spirito per assemblarlo all’energia, in un continuo sviluppo futuristico. Lo stesso motivo dello sviluppo d’energia viene utilizzato sempre da Balla in una delle tante tele che vanno a decorare il corridoio dell’abitazione di via Oslavia.
20
Motivo prismatico compenetrato
1930 circa
Tempera su cartoncino
Cm 30,5 x 43 (irregolare)
In basso al centro: FUTUR BALLA
Nel retro: sei timbri “Pugno di Boccioni”
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1134). Collezione privata [1993].
L’esperienza della pittura futurista che deve “essere sempre più una esplosione di colore” e in tal senso “non può non essere giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bucato, dinamica, violenta, interventista” (dal Manifesto del colore, Roma 1918) viene ora trasferita in questa tela dove i brillanti colori del giallo e dell’arancio, del viola e del turchese, dinamicamente si vengono a intersecare e raddoppiare sul fondo a scacchiera. Niente di più chiaro della gioia di cui parlerà vent’anni dopo, l’amico e allievo Enrico Prampolini: “Era una gioia dell’attivismo-creatore quella che si viveva nel clima esplosivo e saturo fermento vitale dello studio di Balla. C’era la gioia e il dramma della creazione, con la inquietudine sorpresa della rivelazione in atto”. L’opera – proprio per questa sua completezza di linee e colori – è da datare al 1930, subito dopo il trasferimento della famiglia Balla nell’abitazione di via Oslavia a Roma.
La mostra, patrocinata dall’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma, è curata da Elena Gigli che da vent’anni studia l’opera pittorica di Balla, e presenta una ventina di opere che coprono il periodo anni Dieci - fine anni Venti ossia il periodo caratterizzato dalle ricerche di Balla sul colore, tutte provenienti da Casa Balla.
Il tema della mostra e’ il Manifesto del Colore pubblicato da Balla nel 1918, nel catalogo della sua mostra alla galleria Bragaglia a Roma (4 ottobre 1918) dove analizza il ruolo del colore nella pittura d'avanguardia.
Si è sempre parlato del futurismo in generale ma non è mai stato approfondita la tematica del colore e quindi del suo manifesto. I primi lavori realizzati da Balla erano principalmente in bianco e nero (vedi Guinzaglio in moto del 1912) in seguito riscopre il colore come si evince dai collages dove, proprio attraverso l’uso di carte colorate, troviamo opere del tutto contemporanee.
Non a caso il titolo della mostra, Giacomo Balla pittura dinamica = simultaneità delle forze, è l’ultimo punto del Manifesto del Colore.
Tanti sono i manifesti apparsi negli anni Dieci e Venti dedicati al Futurismo.
Il 1910 vede la pubblicazione di due manifesti pittorici e, su invito degli allievi Boccioni e Severini, Balla sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi insieme a Carra’ e Russolo. Dopo appena due mesi, l’11 aprile, sottoscrive La pittura futurista. Manifesto tecnico dove vi si legge: “la nostra brama di verità non può non essere appagata dalla Forma ne dal colore tradizionali! Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale; sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale”.
Nell’anno appena concluso (2009), tanto si e’ parlato del futurismo e altrettante mostre sono state inaugurate. Tuttavia questo movimento rivoluzionario non può essere circoscritto a quei primi manifesti, ma si devono sfogliare le pagine della storia per arrivare a capire – insieme a Balla – come sentirsi futuristi.
E’ con il manifesto del colore del 1918 che entriamo proprio nel clou del momento artistico di Balla ricco di lavori colorati. Dopo infatti gli anni Dieci dove principalmente troviamo opere in bianco e nero, a partire dal momento bellico, Balla – quasi una risposta positiva al pessimismo bellico - guarda al colore.
Siamo al 4 di ottobre 1918: Giacomo Balla espone a Roma nella galleria di Anton Giulio Bragaglia a via Condotti 21 e aprendo il catalogo della Mostra del pittore futurista Balla, si leggono i sette punti del Manifesto del colore:
1. Data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa ne’ può interessare più nessuno.
2. Nel groviglio delle tendenze avanguardiste, siano esse seni-futuriste o futuriste, domina il colore. Deve dominare il colore poiché privilegio tipico del genio italiano.
3. L’impotenza coloristica e il peso culturale di tutte le pitture nordiche, impantanano eternamente l’arte, nel grigio, nel funerario, nello statico, nel monacale, nel legnoso, nel pessimista, nel neutro o nell’effeminatamente grazioso e indeciso.
4. La pittura futurista italiana, essendo e dovendo essere sempre più un’esplosione di colore non può essere che giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta, interventista.
5. Tutte le pitture passatiste o pseudo - futuriste danno un sensazione di preveduto, di vecchio, di stanco e di già digerito.
6. La pittura futurista e’ una pittura a scoppio, una pittura a sorpresa.
7. Pittura dinamica: simultaneità delle forze.
Nella sua Dichiarazione autografa – Autobiografia (inchiostro nero su carta cm. 18 x 14)
il pittore proprio in durante gli anni del primo conflitto mondiale declama che “o’ già creato una nuova sensibilità nell’arte espressione dei tempi futuri che saranno colorradioiridesplendoridealluminosisssssssssimiiiiii”.
“Bisogna essere permeato di sensibilità intuitive e passare furtivamente tra gli attimi impercettibili dell’evoluzione per scoprire le nuove vie che portano all’arte futurista, nella quale nessun concetto, nessuna linea, nessuna forma, nessun colore, nessuna sagoma, nessuna frase, nessuna nota musicale ricorderà il minimo, dico minimassimo segno dell’arte passata. …. Anche i minimi tentativi futuristi possono essere il principio della nuova arte futura. E con questo, con una superstrafede indistruttibile, arrivederci tra qualche secolo”, scriverà Balla nel 1927.
Il catalogo di questa mostra sarà edito da De Luca con una presentazione di Umberto Croppi, assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma, una biografia di Balla sugli anni ‘10 e ‘20 di Agnese Sferrazza e testi critici della curatrice della mostra Elena Gigli.
Manifesto del colore
Elena Gigli
Veramente tanti sono i manifesti apparsi negli anni Dieci e Venti dedicati al Futurismo. Primo movimento d’avanguardia del XX secolo, il Futurismo viene fondato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 con la pubblicazione del manifesto sul giornale francese “Le F**aro” del 20 febbraio. Come ha scritto Giovanni Lista, “non si tratta di una scuola di pittura o di letteratura, ma di un movimento rivoluzionario che si prefigge di instaurare una nuova sensibilità e un nuovo approccio al mondo in generale e all’arte in particolare. Cosi nel suo manifesto inaugurale, Marinetti si adopera a definire l’atteggiamento che l’uomo e l’arte devono adottare di fronte alle forze del progresso. Proclamando il rifiuto del passato, Marinetti vuole essere il cantore dell’ avvento incondizionato della modernità, l’apostolo di una fede positiva nel rinnovamento costante dello spazio sociale e delle condizioni essenziali della sfera umana. Il futurismo equivale quindi a un progetto antropologico: ripensare l’uomo nel suo raffronto con il mondo delle macchine, della velocità e della tecnologia. Infine, per Marinetti, il Futurismo e’ una disciplina dello spirito. Essere futurista significa perseguire la rigenerazione incessante di ogni cosa, fare in modo che la vita umana si confronti il più possibile alla logica del divenire”1. Il 1910 vede la pubblicazione di due manifesti pittorici: su invito degli allievi Boccioni e Severini, Balla sottoscrive il Manifesto dei pittori futuristi insieme a Carra’ e Russolo; due mesi dopo – 11 aprile – sottoscrive La pittura futurista. Manifesto tecnico. In quest’ultimo vi si legge: “la nostra brama di verità non può non essere appagata dalla Forma ne dal colore tradizionali! Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale; sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale”. In questo anno (2009) appena concluso, tanto si e’ parlato del futurismo e altrettante mostre sono state inaugurate. Tuttavia questo movimento rivoluzionario non può essere circoscritto a questi primi manifesti, a questi primi anni, ma si deve guardare più avanti, bisogna sfogliare le pagine della storia per arrivare a capire – insieme a Balla – come sentirsi futuristi: “bisogna essere permeato di sensibilità intuitive e passare furtivamente tra gli attimi impercettibili dell’evoluzione per scoprire le nuove vie che portano all’arte futurista, nella quale nessun concetto, nessuna linea, nessuna forma, nessun colore, nessuna sagoma, nessuna frase, nessuna nota musicale ricorderà il minimo, dico minimassimo segno dell’arte passata. …. Anche i minimi tentativi futuristi possono essere il principio della nuova arte futura. E con questo, con una superstrafede indistruttibile, arrivederci tra qualche secolo”, scriverà nel 1927. E quale meglio di questo manifesto del colore del 1918 può trasformarsi ora, nel 2010, da minimo tentativo futurista a principio di nuova arte futura?
Siamo al 4 di ottobre 1918: Giacomo Balla espone a Roma nella galleria di Anton Giulio Bragaglia a via Condotti 21 proprio in quell’elegante palazzo dove ora c’e’ il negozio di Celin. Entriamo e vi troviamo ben quaranta opere, tutte colorate: sedici quadri sono dedicati alla serie Forze di paesaggio (più sensazioni varie); sette dipinti trattano la tematica dell’intervento (XX Settembre, Dimostrazione antitedesca, Corazzata + vedova + vento, Le insidie del 9 Maggio, Forme - volume del grido “Viva il Re”, Forme - volume del grido “Viva l’Italia”, Battimani + gridi patriottici)2; poi le stagioni dell’estate e della primavera (in catalogo le immagini realizzate al tratto) [fig. 1]. Aprendo il catalogo della Mostra del pittore futurista Balla, si leggono i sette punti del Manifesto del colore: [fig. 2]
1. Data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa ne’ può interessare più nessuno.
2. Nel groviglio delle tendenze avanguardiste, siano esse seni-futuriste o futuriste, domina il colore. Deve dominare il colore poiché privilegio tipico del genio italiano.
3. L’impotenza coloristica e il peso culturale di tutte le pitture nordiche, impantanano eternamente l’arte, nel grigio, nel funerario, nello statico, nel monacale, nel legnoso, nel pessimista, nel neutro o nell’effeminatamente grazioso e indeciso.
4. La pittura futurista italiana, essendo e dovendo essere sempre più un’esplosione di colore non può essere che giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta, interventista.
5. Tutte le pitture passatiste o pseudo - futuriste danno un sensazione di preveduto, di vecchio, di stanco e di già digerito.
6. La pittura futurista e’ una pittura a scoppio, una pittura a sorpresa.
7. Pittura dinamica: simultaneità delle forze.
G. BALLA futurista
Con questo manifesto entriamo proprio nel clou del momento artistico di Balla ricco di lavori colorati. Proviamo, quindi, a esaminare i vari punti del manifesto analizzando le opere più significative realizzate da Balla durante questi anni.
Al punto 1, come incipit del suo programma, Balla enuncia che “data l’esistenza della fotografia e della cinematografia, la riproduzione pittorica del vero non interessa ne’ può interessare più nessuno”. Infatti nell’aprile del 1913 presso la Galleria Giosi in via del Babuino a Roma, Balla mette all’asta tutti i suoi capolavori figurativi e attacca uno striscione da una parte all’altra della strada. Vi si legge: “Balla e’ morto. Qui si vendono all’asta le sue opere”. La figlia Elica scrive: “Balla, vuotato completamente lo studio, fece dare il bianco a tutte le pareti della sua casa (quel bianco che più tardi daranno a tutti gli appartamenti) e poi confinate tutte le sue opere passatiste, voltate verso il muro, in una camera ripostiglio, nello studio imbiancato, ricominciò tutto dal principio”3.
Il punto 2 – “Nel groviglio delle tendenze avanguardiste, siano esse seni-futuriste o futuriste, domina il colore. Deve dominare il colore poiché privilegio tipico del genio italiano” sintetizza proprio quelle opere definite interventiste dove – dopo lo sperimentalismo quasi monocromo del futurismo di inizi anni Dieci - a partire dal momento bellico dell’intervento in guerra, Balla – quasi una risposta positiva al pessimismo bellico - guarda al colore. Parallelamente all’uso della tela e dell’olio (o della carta e della tempera), utilizza pezzi di carta dalle funzionalità più diverse (per esempio la carta stagnola dei cioccolatini) per realizzare i collages di carte colorate: “immagini di tono assolutamente astratto, con decise forme a-plat: si tratta di forme analoghe a quelle che troviamo realizzate in pittura negli stessi anni. […] Le forme tondeggianti o acuminate ripropongono esperimenti già compiuti in pittura o in corso di sperimentazione. Si approfondiscono alcuni temi: la linea della velocità, la scomposizione spaziale, il paesaggio, le stagioni, le compenetrazioni di forze e di forme. Qualche volta alle carte colorate si unisce la tempera per arricchire i valori pittorici”4. Emblematico di questa nuova ricerca e’ il grande collage La guerre esposto con la collezione di Leonide Massine nel foyer del Teatro Costanzi di Roma nel 19175, in quel teatro dove proprio in questo anno Balla realizza lo spettacolo Feu d’artifice. Tutto lo spettacolo, della durata di appena 5 minuti, viene cosi raccontato da Margherita Sarfatti: “Appariranno sul palcoscenico non scenari dipinti né persone, ma niente altro che delle forme soltanto: costruzioni in legno e stoffa, a punta, a cono rovesciato, mostruosità geometriche, mezzo sferiche e mezzo cilindriche, e, nel senso proprio della parola, proietteranno sulla scena ombre e luci asimmetriche, in rispondenza con gli accordi enarmonici dello Strawinsky. Continui e forti giuochi di luce e sbattimenti d’ombre variate, raggi colorati di riflettori elettrici potentissimi, imprimeranno espressione di mutevole dinamica alla statica dell’apparecchio scenico. Il singolare spettacolo durerà non più di cinque minuti” (in “Gli Avvenimenti”,1917). E’ il 12 aprile 1917 [fig. 4] 6. Il colore privilegio tipico del genio italiano diventa la rappresentazione pittorica nella grandi tele dedicate all’intervento in guerra, dove da uno sfondo drammaticamente scuro saltano fuori le forme colorate di rosso, di bianco, di verde, di azzurro della Dimostrazione XX settembre o dell’Insidie di guerra, delle Bandiere all’altare della patria o del Canto tricolore… [fig. 3]: opere che verranno da qui a poco esposte nella mostra alla galleria Bragaglia a Roma (ottobre 1918). Le stesse forme colorate, le stesse linee forze di paesaggio presenti nelle opere esposte da Bragaglia le ritroviamo non a caso nei due progetti realizzati da Balla per la mostra, conservati ancora in Casa Balla7. Vi si legge: MOSTRA FUTURISTA BALLA CASA D’ARTE BRAGAGLIA VIA CONDOTTI [fig. 5]. Anche in una sua dichiarazione autografa – Autobiograf. Balla – il pittore proprio in questi anni (1915-1918) declama che “o’ già creato una nuova sensibilità nell’arte espressione dei tempi futuri che saranno colorradioiridesplendoridealluminosisssssssssimiiiiii”8.
L’unione dei suoi stati d’animo, delle sue sensazioni davanti al paesaggio nei vari momenti del giorno e dell’anno (ne cito solo alcuni: Linee forze di paesaggio + sera, Forze di paesaggio estivo) come nella sua reazione di fronte a un fatto realmente successo (il colpo di fucile domenicale) trovano la chiara espressione teorica nel punto 3 dove “L’impotenza coloristica e il peso culturale di tutte le pitture nordiche, impantanano eternamente l’arte, nel grigio, nel funerario, nello statico, nel monacale, nel legnoso, nel pessimista, nel neutro o nell’effeminatamente grazioso e indeciso” per realizzare – ora – una “pittura futurista italiana” la quale, “essendo e dovendo essere sempre più un’esplosione di colore non può essere che giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta, interventista” (punto 4).
La natura, con i suoi cambiamenti atmosferici di luce e di colore, hanno sempre interessato Balla (non a caso non troviamo quasi mai l’inverno): diventa proprio “una ricerca di ritmo e di colori, di linee-forza e di stati d’animo, un modo per sentirsi nella storia secolare dell’arte”, come ne ha scritto Maurizio Fagiolo nel 1998.9 Vediamo i capolavori delle Stagioni dove se nella Primavera usa ancora tinte sfumate per rappresentare - con l’effetto della trasparenza - il risveglio della natura e il divenire della vita, nel rappresentare l’estate Balla si concentra sull’uso di una tavolozza dai forti colori luminosi entro forme geometriche ben definite: “una pittura giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bianco, dinamica, violenta” come si legge nel manifesto del colore. Nel punto 5 – “Tutte le pitture passatiste o pseudo - futuriste danno un sensazione di preveduto, di vecchio, di stanco e di già digerito” – Balla da la sua sentenza proprio con l’intento di restare fuori da tutto ciò che e’ passatista, pseudo futurista. Notiamo, infatti, che proprio nel 1916 realizza degli studi per quella che sarà la scultura, in legno tamburato di colore rosso (e torna il colore anche in tridimensione) Il pugno di Boccioni10. Già nel Manifesto di fondazione del futurismo, Marinetti celebra il gesto del pugno nella lotta artistica: “Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”. Il soggetto – Pugno di Boccioni – nasce proprio dall’analisi metaforica della rappresentazione del pittore futurista che scaglia il suo pugno contro il passatismo (di li a poco la stessa lotta del bene e del male diventerà la rappresentazione del ciclo Pessimismo e Otttimismo).
Al punto 6, Balla scrive che “la pittura futurista e’ una pittura a scoppio, una pittura a sorpresa”: nel 1920 firma il Programma a sorpresa pel 1920 dove attraverso un testo più politico che artistico ci da anche qualche illuminazione per la sua nuova ricerca figurativa. “Siamo creatori geniali non articolisti. Con la tipica elasticità futurista ci tufferemo nella nostra grande arte sorprendente e luminosissima per poi dipingere l’atmosfera momentaneamente grigia coi colori dei nostri cervelli italianissimi. Sicuri di renderci cosi molto utili all’Italia”, si legge al centro della pagina del settimanale “Roma Futurista”11. Nel luglio del 1921, Balla riceve l’incarico di decorare futuristicamente un locale notturno, il cabaret Bal-Tik-Tak in via Milano: “Roma 15 luglio 1921. Sig. Prof. Giacomo Balla, Roma Preg.mo Professore, in seguito agli accordi verbali, resta tra noi stabilito che la nostra Ditta affida a Lei tutto il lavoro in decorazione e assistenza dei locali del Bal-Tik-Tak, via Milano, per il prezzo convenuto di lire 4000. la salutiamo distintamente per la ditta Bondi e Co. Ugo Paladini”12. “L’unica ambientazione futurista di Balla in un locale pubblico. Le pareti del Bal Tik Tak erano affrescate con motivi di ballo, secondo una sintesi di forme piane e campiture cromatiche uniformi: danzatori e danzatrici, lungamente studiati per cogliere le linee di movimento ed i profili essenziali. All’esterno Balla aveva immaginato una scattante insegna luminosa, ugualmente con ballerini, che tuttavia, a quanto pare, fu proibita dai vigili del fuoco per scrupoli di sicurezza o di pubblico decoro; ed inoltre un lampione vivamente colorato”.13 In Casa Balla, nelle scatole ora gelosamente sigillate dalla Soprintendenza, ho ritrovato una foto ritoccata a mano dall’artista della facciata del locale: in alto verso destra, a sei metri dal cornicione, Balla vi ha dipinto in rosso l’insegna luminosa del locale; a sinistra, inquadrato dalle misure di allestimento, il lampione colorato14. E cosa c’e’ di meglio di questo locale notturno cosi modernamente allestito per le serate futuriste di allora, illuminato da luci colorate come quelli di oggi? Pittura dinamica = simultaneità delle forze!
E ancora: pittura dinamica, pittura interventista, pittura a scoppio, giocondissima, pittura a sorpresa, violenta, interventista come nel progetto per il grande quadro Apoteosi fascista, dove “nella luce e’ posto l’uomo il quale schiacciando sotto i piedi il mostro del male, esegue la giustizia divina ispirata alla stella di Italia, che dall’alto diffonde la luce tricolore su tutto il quadro, aureolata da una gloria di aeroplani. Il soldato morto indica le croci dei cimiteri chiedendo giustizia per questi morti; sui morti si piega la verde palma del martirio”15. A destra, nere figure nuotano in un mare color rosso, a sinistra un nero cimitero di guerra, al centro la sagoma evanescente di Mussolini schiaccia un mostro infernale. In alto, trionfano le due mani (una rossa e una verde) che si aprono verso la stella: dalla stella partono cinque fasci colorati azzurri. Balla realizzerà solo la parte superiore dell’intera opera: tre pannelli con le due mani e la stella [figg. 7-8] 16.
Infine, anche la sua nuova casa - dove Balla va ad abitare con la famiglia dal giugno del 1929 - diventa una esplosione di colore. Entrando nell’appartamento al quarto piano di via Oslavia a Roma, troviamo il lungo corridoio dipinto coi motivi delle linee andamentali degli anni venti: in alto, a coprire i tubi dell’acqua calda, Balla presenta tutta la sua produzione futurista in una trentina di tele quadrate (cm. 77 x 77): qui possiamo ammirare lo Specchio d’acqua accanto alla Ricerca di luce ideale e al Motivo con la parola TAC. Girando a sinistra, in fondo, appena superata la porta della stanza dove Balla prima e le figlie dopo lavoravano, troviamo il cosiddetto studiolo rosso. In questa casa – tutt’ora ancora chiusa per motivi burocratici – possiamo ritrovare il “luogo del meraviglioso” degli anni Dieci, di quando Balla viveva ai Parioli e in questi termini ne parlava l’amico Cangiullo in Le serate futuriste: “la casa di Balla tutta iridescente e scintillante di colori, dai vetri fracassati dal sole da tutte le parti, .. il suo studio ingombro di quadri geniali, di costruzioni dinamiche, di svariate architetture diaboliche, fantastico di ogni magia.. Tutto un campionario di colori in quella casa! …magia caleidoscopica di colori aggressivi”
“Avevo dedicato con fede sincera tutte le mie energie alle ricerche rinnovatrici, ma a un certo punto mi sono trovato insieme ad individui opportunisti e arrivisti dalle tendenze più affaristiche e artistiche; e nella convinzione che l’arte pura è nell’assoluto realismo, senza del quale si cade in forme decorative ornamentali, perciò ho ripreso la mia arte di prima: interpretazione della realtà nuda e sana che attraverso la spontanea sensibilità dell’artista è sempre infinitamente nuova e convincente”, scrive Balla nel 1937, ma questo e’ un latro capitolo della vicenda artistica di Balla. Vicenda, tuttavia, sempre intrisa di colore anche quando interpreta la realtà nuda e sana nelle nature morte e/o nei ritratti alle figlie (come consueta nota di colore mette degli sfondi colorati). E di fronte a questo correre di tutti i giorni, resta sempre valido il consiglio del vecchio caro amico di Balla, Gino Galli: “…, caro lettore, ti consiglio, quando ti senti un po’ stanco, moralmente un po’ abbattuto, per le crudeli lotte della vita quotidiana, di andare a trovare nel suo studio, il pittore futurista Giacomo Balla e, quasi sempre, lo vedrai calmo, sereno al lavoro, e, se lo vorrai, con un entusiasmo del tutto infantile, egli ti mostrerà le sue nuove creazioni, tutte graziose, tutte linde, vivamente colorate che ti metteranno nel sangue un po’ di quel necessario buon umore che occorre per fare tutte le grandi cose”.
DIDASCALIE FOTO TESTO GIGLI
1. L’immagine del quadro Estate nel disegno per la pubblicazione nel catalogo della mostra da Bragaglia, Roma 1918.
2. Il Manifesto del colore pubblicato da Balla nel catalogo della mostra da Bragaglia, Roma 1918.
3. Le forme colorate di rosso, bianco e verde nella tela Canto tricolore, gia Collezione Agnelli Torino.
4. Lo spettacolo Feu d’artifice nella ricostruzione di Elio Marchegiani per il Castello di Rivoli, 20 febbraio 1997.
5. Il manifesto della Mostra del pittore futurista Balla in due progetti conservati in Casa Balla, Roma 1918.
6. La facciata del Bal Tik Tak in una foto ritoccata a mano da Balla: si riconoscono la scattante insegna luminosa e il lampione vivamente colorato. Già Casa Balla, Roma.
7. G. Balla, Apoteosi Fascista (bozzetto), 1925 circa, olio su tela cm. 123 x 138. Già Casa Balla, Roma.
8. G. Balla, Quadro fascista (meglio conosciuto come Le mani del popolo italiano), tre pannelli a smalto su tela cm. 173 113.5 (ciascuno). Già Casa Balla, Roma.
Giacomo Balla 1910-1930
Nel 1910 nello studio di via Parioli Giacomo Balla completa l’imponente polittico dedicato a Villa Borghese: nei quindici pannelli che lo compongono, scomposti dalle brevi pennellate rielaborate secondo i precetti del divisionismo degli anni precedenti, gli alberi del Parco dei daini si stagliano nella luce romana.
Nonostante la sottoscrizione al Manifesto dei pittori futuristi, che data all’11 febbraio dello stesso anno (seguito, nel mese di aprile, dal Manifesto tecnico della pittura futurista), e benché abbia superato la fase di più forte denuncia degli anni precedenti - durante la quale l’artista testimonia la coeva e rapida trasformazione della vita e dell’ambiente quotidiani, ormai lontani da un’immagine idilliaca di ascendenza ottocentesca (da Il fallimento, alla Giornata dell’operaio sino all’intensa serie de I viventi) - Balla si pone in una posizione di transizione fra una pittura di impianto ancora tradizionalista e le più moderne suggestioni culturali suggeritegli dagli allievi Gino Severini e Umberto Boccioni. Se ancora nel 1909, membro assieme all’amico Giovanni Prini - presso il cui cenacolo si riuniscono i maggiori esponenti della vita culturale romana dell’epoca - della Commissione di accettazione e collocamento delle opere per la LXXXIX Esposizione Internazionale Società Amatori e Cultori, Balla sembra apparentemente adeguarsi alla linea tradizionalista della mostra in cui hanno la meglio paesaggi di stampo verista e temi intimisti e patetici, le opere esposte sono le ultime in cui l’artista traspone il proprio interesse per una pittura sociale. Discostandosi dal gruppo di Giovanni Cena, Duilio Cambellotti e Alessandro Marcucci – insieme a i quali comunque espone ancora all’Esposizione Universale del 19111 – gli interessi di Balla si modificano, rivolgendosi rapidamente ai nuovi fenomeni cittadini legati al processo tecnico, dallo sfrecciare delle macchine in corsa all’illuminazione elettrica delle strade, riflettendo il fermento modernista che caratterizza la città negli anni del governo di Ernesto Nathan2. È in questo importante momento di transizione che, dopo il trittico Affetti e i due ritratti di Giovanni Cena e Ernesto Nathan (tutti datati 1910), Balla realizza Lampada ad arco, scegliendo come soggetto un lampione in piazza Termini3.
Nel giro di un breve volgere di mesi Balla modifica radicalmente i propri temi di interesse, affrontando soggetti di più chiara adesione alle istanze futuriste: dagli studi di ruote in movimento, ai disegni di automobili e cavalli, fino agli studi di profondità e linee di velocità e profondità. Nel maggio 1912 esegue, durante un soggiorno a Montepulciano ospite della contessa Nerazzini, Dinamismo di un cane al guinzaglio, trasferendo sulla tela le nuove idee sul dinamismo propugnate dal Manifesto tecnico della pittura futurista: «la nostra brama di verità non può non essere appagata dalla Forma né dal Colore tradizionali! Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato del dinamismo universale; sarà decisamente, la sensazione dinamica eternata come tale. Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per la persistenza delle immagini sulla retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono. Così un a cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari».
A luglio e a novembre Balla è ospite della famiglia Lowenstein a Dusseldorf, per la quale realizza i decori dell’abitazione. Durante il soggiorno approfondisce gli studi sul movimento e sul colore (Ritmi di un violinista), fino ad elaborare le prime Compenetrazioni iridescenti, delle quali parla nelle lettere che invia alla famiglia4.
Rientrato a Roma prosegue gli studi sul movimento, concentrando la sua attenzione sul volo delle rondini e sul moto delle automobili - che lungo le strade della città non possono, per un’ordinanza del Comune, superare la velocità di 12 chilometri orari - iniziando la serie delle Velocità astratte. In agosto esegue Bambina che corre sul balcone.
All’inizio del 1913 Balla è a Milano per discutere con l’amico Boccioni le idee futuriste. In febbraio presso il Teatro Costanzi di Roma è ospitata l’esposizione dei futuristi e Balla vi espone il Dinamismo di un cane al guinzaglio, Ritmi del violinista, Lampada ad arco e Bambina che corre sul balcone. Nonostante il primo decennio del secolo avesse visto Balla partecipare a tutte le mostre indette dalla Società Amatori e Cultori di Belle Arti dal 1900 al 1910, il nuovo orientamento pittorico impone un cambio di direzione anche nella scelta di nuovi luoghi espositivi: nasce così la mostra Balla è morto, qui si vendono all’asta le sue opere, allestita presso il corniciaio Giosi fra il 14 e il 16 aprile 1913 con le opere del periodo pre-futurista, che segna il definitivo abbandono dell’artista dalla produzione degli anni precedenti, seguito dalla costituzione del gruppo romano futurista e dall’apertura della nuova Galleria Permanente Futurista del collezionista Giuseppe Sprovieri. È in questo periodo che si intensificano i rapporti con i colleghi (conosce Prampolini nel 1913, Depero nel 1914), con i quali partecipa alle serate futuriste presso il già citato Teatro Costanzi e la Sala Pichetti.
Fra il novembre 1913 ed il gennaio 1914 partecipa a Firenze alla Esposizione di Pittura Futurista della rivista «Lacerba» allestita presso la Galleria Gonnelli con quattro opere: Plasticità di luci + velocità, Disgregamento d’auto in corsa, Profondità dinamiche, Successioni luminose per spostamenti.
Nel febbraio 1914 partecipa con l’opera Ricerche sulle vibrazioni della luce alla Mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti; subito dopo (febbraio-marzo 1914) espone dodici opere alla Esposizione di Pittura Futurista presso la Galleria Sprovieri di Roma: l’esposizione verrà poi trasferita nella sede di Napoli, dove parteciperà alla performance collettiva Piedigrotta futurista di Francesco Cangiullo. Ancora alla Galleria Sprovieri è fra i relatori del dibattito con il pubblico nel «Grande convegno futurista» che ha luogo ad aprile.
Nel mese di ottobre nasce la secondogenita Elica. Poco dopo, il 7 novembre, dall’Italia è possibile assistere ad un interessante quanto raro fenomeno astronomico: il pianeta Mercurio passa davanti al sole e Balla dedica all’evento una dozzina di studi, disegni, bozzetti e tempere preparatori per l’opera Mercurio che passa davanti al sole.
Sono di quest’anno anche la composizione delle prime parolibere (Rumoristica plastica Baltrr, Palpavoce) e la mostra di dieci velocità meccaniche presso le Doré Galleries di Londra.
Nel 1915 firma insieme a Depero la Ricostruzione futurista dell’universo: da questo momento la casa dell’artista diviene un vero e proprio punto di riferimento per gli artisti che studiano le forme dinamiche del futurismo.
In quest’anno, con il precipitare degli eventi bellici, Balla si dedica alla realizzazione delle opere «interventiste»: Insidie di guerra, Forme Grido Viva l’Italia, Bandiere all’Altare della Patria, XX Settembre, Sbandieramento+folla, Canto tricolore. A causa del suo impegno politico a favore dell’intervento dell’Italia in guerra viene arrestato due volte (in febbraio e in aprile).
In dicembre presenta alla Sala d’Arte Angelelli di Roma la mostra «Fu Balla e futurista», che segna l’inizio, in un nuovo stile futurista, di forme sintetiche astratte soggettive dinamiche; l’artista vi espone anche le opere con soggetti interventisti.
Il 1916 si apre con un’esposizione a San Francisco, la Post-Exposition Exhibition - Panama Pacific International Exposition presso il Department of Fine Arts che, dal 1 gennaio al 1 maggio, vedrà in mostra nove opere dell’artista dedicate al tema del movimento.
Nello stesso anno l’artista partecipa alla realizzazione del film Vita futurista scritto, fra gli altri, insieme a Marinetti e diretto da Arnaldo Ginna e firma il Manifesto della Cinematografia Futurista pubblicato il 15 novembre su «L’Italia Futurista».
Nell’agosto 1916, dopo la morte di Boccioni, realizza per la stessa rivista il disegno Il pugno italiano di Boccioni da cui verrà tratto la scultura Pugno di Boccioni. In settembre assieme, fra gli altri, a Filippo Tommaso Marinetti e Virgilio Marchi presenta il balletto Tipografia nel corso di una serata con gli artisti dei Ballet Russes proprio presso l’abitazione della marchesa Casati in via Piemonte5. Poche settimane dopo Sergei Diaghilev gli affida la realizzazione delle scenografie per la fantasia orchestrale di Igor Strawinsky Feu d’artifice, che andrà in scena al teatro Costanzi di Roma il 12 aprile 1917. La regia di Sergei Diaghilev non contempla la presenza di ballerini, ma è uno «scenario plastico»6, un insieme di ritmi di luci colorate in movimento su forme plastiche. Lo spettacolo si inserisce nella serie di studi che occupano Balla dall’anno precedente fino al 1918, periodo in cui sono realizzati i dipinti dal titolo Linee di forza di paesaggio, in cui l’artista riproduce sulla tela le proprie sensazioni. Sempre al Teatro Costanzi sono esposti i dipinti appartenenti alla collezione del coreografo Leonide Massine, fra cui alcune opere di Balla realizzate nei due anni precedenti (fra queste Primavera ed il collage di un costume per Piedigrotta di Cangiullo).
Nell’ottobre 1918 espone quaranta opere nella Galleria Bragaglia, ben sedici delle quali sono dedicate alla serie Linee - forze di paesaggio: nel catalogo è pubblicato il Manifesto del colore, in cui Balla espone le linee guida che caratterizzano la produzione di questi anni. La ripresa di alcuni temi a lui particolarmente cari - le quattro stagioni, il paesaggio, la velocità - è testimoniata dai dipinti dedicati a Villa Borghese, rielaborati attraverso l’introduzione di nuovi elementi: il volo turbinoso delle rondini, il silenzio interrotto da un improvviso colpo di fucile7.
Nello stesso periodo Balla realizza anche una serie di opere caratterizzate da una forte ironia (Iniezione di futurismo, Costellazioni del genio, Spazzolridente) e prosegue la decorazione e la progettazione in stile futurista della propria casa-studio. La produzione di mobili e suppellettili deriva, in parte, dall’attività nel campo delle arti applicate e dell’arredamento incrementata durante i difficili anni della guerra: a partire dal maggio 1919 apparirà sul giornale «Roma futurista» l’invito a visitare la casa futurista dell’artista in via Nicolò Porpora 2.
Il 1919 presso la Galleria Centrale d’Arte a Milano è allestita la Grande esposizione nazionale futurista, in cui Balla espone numerose opere: Insidie di guerra, Canto tricolore, Dimostrazioni patriottiche+battimani, Paesaggio+lutto+corazzata, Sbandieramento+folla, Dimostrazione 20 settembre, Grido-dimostrazione, Compenetrazione di donna+luci, Automobile in corsa, Linee di velocità, Volumi di paesaggio, Automobile+rumore, Ritratto della Marchesa Casati (Assieme plastico), Costellazioni del genio, Trelsì-trelnò, Partenza di Sironi per Milano, Lettera parolibera. La mostra prosegue poi a Genova e Firenze.
Dopo un soggiorno trascorso a Viareggio con la famiglia nel settembre 1919, Balla rielabora il tema delle linee di forza del paesaggio marino, realizzando una dozzina di dipinti ispirati dal movimento del mare e delle vele dal titolo Linee forze di mare, preceduti da una serie di studi e cartoline illustrate sul tema.
Nel 1920 realizza Sorge l’idea, Scienza contro l’oscurantismo, Risveglio di Primavera, Tormento d’animo, Fiore futurista e diversi autoritratti, con i quali prosegue la ricerca sul mistero della luce e del movimento a confronto con lo stato d’animo dell’artista.
Dal gennaio dello stesso anno dirige il settimanale del movimento futurista «Roma Futurista», che da giornale di stampo politico si trasforma così in rivista artistico letteraria, anche se la pubblicazione termina pochi mesi dopo.
Fra la fine dell’anno e l’inizio del 1921 partecipa alla Exposition Internationale d’Art Moderne di Ginevra, con cinque opere (Mutilation au bois, Primtemps, Eté, Eclosion de printemps, Coup de fusil): la sezione italiana è organizzata da Marinetti e Prampolini; la mostra prosegue nel maggio 1921 alla Galerie Reinhardt di Parigi, dove è presentata anche una conferenza di Filippo Tommaso Marinetti: sulla locandina e in copertina del catalogo il Pugno di Boccioni.
Nel luglio 1921 gli viene commissionata la decorazione del locale milanese Bal Tik Tak, una sala da ballo in stile futurista per cui progetta pannelli, insegne, luci.
Nel 1922 realizza ben cinque autoritratti, proseguendo una ricerca sulla propria immagine che lo vedrà impegnato fino alla morte. Nello stesso anno esegue, su esplicita commissione del collezionista Alberto Fassini, una decina di opere figurative. Partecipa inoltre alla Esposizione Futurista Internazionale inaugurata da Marinetti a Torino (marzo-aprile), alla I Esposizione futurista presso il Convitto di Macerata (giugno-luglio) e alla Esposizione della Section d’or de Paris, organizzata a da Prampolini a Roma.
Nel 1923 esegue Pessimismo e Ottimismo e Il Grande T. A partire da questo anno inizia inoltre la collaborazione con il quotidiano «L’Impero», per il quale realizza disegni a commento degli eventi politici.
Nel 1925 partecipa alla Terza Biennale Romana: Balla espone nella sala futurista allestita da Filippo Tommaso Marinetti diverse opere, fra cui Pessimismo e Ottimismo, Stantuffo della primavera, Gatti futuristi, Autospecchio. Nello stesso anno partecipa inoltre allo mostra futurista organizzata a Palazzo Madama a Torino (gennaio) e alla V Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi, a cui si reca insieme a Depero e dove riceve una medaglia d’oro per la realizzazione di arazzi futuristi.
Nel 1926 partecipa a New York alla Exhibition of Modern Italian Art8 e alla XV Esposizione internazionale d’Arte della città di Venezia (aprile-ottobre), dove espone È rotto l’incanto, Tormento d’animo e Numeri innamorati.
Partecipa inoltre alla prima mostra del Novecento Italiano a Milano, per la quale invia l’opera A Noi! Italia o morte!, realizzata in occasione dell’impresa di Fiume e donata poi a Mussolini: il dipinto rappresenta un gruppo di arditi che, coi loro pugnali, formano la stella d’Italia. Sono di questi mesi anche la realizzazione di altre opere di chiara ispirazione politica: Le Mani del Popolo italiano9, La Marcia su Roma e una statuetta in bronzo del Duce che l’artista dona al dittatore.
Nel 1926 la famiglia Balla deve lasciare l’appartamento di via Parioli. Dopo il trasferimento a Valle Giulia, in una villetta di proprietà della famiglia Ambron, nel giugno 1929 i Balla traslocano definitivamente nell’abitazione di via Oslavia 39b, una casa popolare assegnata grazie all’interessamento dell’amico-critico Michele Biancale, dove Balla rimarrà fino alla morte nel 1958.
Gli anni successivi sono caratterizzati da un’intensa attività espositiva: nel gennaio 1927 partecipa alla Mostra di pittura futurista alla Casa del Fascio di Bologna, quindi alla Quadriennale di Torino (aprile-luglio 1927), alla Mostra d’arte futurista Nazionale al Circolo d’Arte-Mondanità di Palermo (giugno 1927), alla Mostra permanente d’arte futurista ancora a Torino, presso il Teatro «Il Novatore» (ottobre 1927); espone ancora con il gruppo dei futuristi alla Galleria Pesaro di Milano (novembre 1927), è presente alla mostra futurista presso il Ridotto del Teatro Comunale di Imola (gennaio 1928) ed espone, nel febbraio 1928, alla Mostra del Centenario della Società Amatori e Cultori. L’artista vi espone quasi cento opere a testimonianza della sua intera produzione: fra i dipinti in mostra il Mendicante e i Malati (della serie dei Viventi), L’Idea, Pessimismo e ottimismo, Veli, ma anche Vortice della vita, opera astratto futurista attraverso la quale interpreta il tema del destino e dello scorrere del tempo. In aprile espone due progetti per il Bal Tik Tak alla prima mostra di Architettura futurista organizzata a Torino, presso il Salone della Promotrice.
Sono del 1928 le opere Autocaffè e Un mio istante.
Nell’agosto 1929 partecipa alla Grande mostra futurista a Fiuggi, nelle sale del Palazzo della Fonte, quindi espone nuovamente con il gruppo futurista alla Galleria Pesaro di Milano (ottobre 1929); in ottobre partecipa alla III Mostra marinara d’arte al Palazzo delle Belle Arti di via Nzionale a Roma, mentre in dicembre è presente all’esposizione Peintres Futiristes Italiens presso la Galerie 23 di Parigi.
Nel settembre 1929 compie alcuni voli su Roma a bordo di un aeromobile, esperienza che lo porta a firmare il Manifesto dell’aeropittura futurista.
Nel 1930 partecipa alla Biennale di Venezia (maggio), ed allestisce l’imponente mostra antologica presso la Galleria del Dipinto, in cui vengono esposte ben cinquantadue opere. Il catalogo dell’esposizione è arricchito da una prefazione dell’amico e collega Filippo Tommaso Marinetti che di Balla tratteggia con slancio la personalità artistica ripercorrendone l’attività, sino al definitivo riconoscimento: «Balla, massimo pittore d’oggi, rassomiglia forse ad una nuvola temporalesca irta di folgori o meglio ad un ciclone che da l’assalto ai ruderi»10.
1.
Compenetrazione iridescente n. 15 (bozzetto)
1912 circa
Olio su tela
Cm 29,5 x 32,5
In basso a sinistra: BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma. Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Balla: luce e movimento, Galleria L’Obelisco, Roma febbraio 1968, n. 15. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 20, riprodotto p. 58.
Bibliografia. M. Fagiolo dell’Arco, Le “compenetrazioni iridescenti”, Bulzoni Roma febbraio 1968, n. 15 (riprodotto p. 43). M. Fagiolo dell’Arco, Futur - Balla, Bulzoni Roma 1970, p. X (riprodotto).
Balla, ospite dei Lowenstein a Dusseldorf nel 1912, scrive alla famiglia rimasta a Roma: “Tutto diventa, per la qualità della luce, più misterioso e velato, e la materia meno reale. I profili della città di Dusseldorf si delineano velati con punte aguzze. Il Duomo – nell’interno le alte vetrate colorite delle più vaghe tinte, brillano tra le altissime arcate gotiche. Belle vetrate colorate a triangoli e quadretti gialli e blu”. Nella lettera del 5 dicembre 1912, Balla scrive: “Molto carissimi, O prima di tutto godetevi un pochetto quest’iriduccio perché son più che certo vi piacerà: dovuto tale risultato ad un’infinita’ di prove e riprove e trovando finalmente nella sua semplicità lo scopo del diletto. Altri cambiamenti porterà nella mia pittura tale studio e l’iride potrà mediante l’osservazione del vero avere o dare infinità di sensazioni di colori”. Nella cartolina che Balla invia all’amico futurista Gino Galli il 21 novembre 1912 alle ore 12, come si legge sul timbro postale, scrive: “Ecco, Gino, un tipo di IRIDE, guardiamo di perfezionarlo e renderlo ancora migliore di fusione” (le cartoline sono pubblicate da Fagiolo nel 1968 pp.18, 19, 22).
2.
Compenetrazione iridescente n. 15
1912 circa
Olio su tela
Cm 95 x 72
In basso a sinistra sul lato lungo: BALLA
Nel retro: N. 15
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 45). Collezione privata, Roma [1994].
Esposizioni. Giacomo Balla; zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 2, riprodotto. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 19, riprodotto p. 57.
Bibliografia. M. Fagiolo dell’Arco, Le “compenetrazioni iridescenti”, Bulzoni Roma febbraio 1968, n. 19. M. Fagiolo dell’Arco, Futur-Balla, Bulzoni Roma 1970, p. X (riprodotto).
1912: anno del movimento, della luce. Ospite della contessa Nerazzini dipinge il movimento nella tela di Buffalo (USA) Dinamismo di un cane al guinzaglio e nel giugno a Roma nella tela della collezione Grassi Bambina x balcone; ospite poi dei Lowenstwin a Dusseldorf dipinge la luce nelle Compenetrazioni iridescenti. Oltre ai foglietti di carta conservati al Museo di Torino, esistono grandi composizioni con il tema delle Compentrazioni elencate coi numeri da 1 a 15: conservate in Casa Balla come sperimenti sulla luce, solo dal 1954 vengono esposte. Vengono studiate per la prima volta da Maurizio Fagiolo nel 1968 (pp. 43-44).
3.
Pugno di Boccioni – studio per la scultura “Linee forza del Pugno di Boccioni”
1916 circa
Inchiostro rosso su carta intelata
Cm 67 x 75
In basso a destra: FUTUR BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1326). Collezione privata [1993].
È il 16 agosto 1916 quando l’amico-allievo Umberto Boccioni cade da cavallo e muore. Colpito dall’evento, Balla scrive: “Boccioni sei morto – Giustissimo – Falsissimo – Forze andamentali ti hanno silurato. – Quelli che eri: lo sappiamo NOI FUTURISTI avanguardia della NUOVA ITALIA – Quello che sarai: la luce del TUO GENIO è nello spazio”. Dunque, proprio in seguito alla notizia della morte dell’amico Boccioni, Balla “disegna una sagoma grafica sintetica in cui raffigura il pittore mentre scaglia un pugno contro il passatismo” (G. Lista in catalogo Balla, Milano 2008, p. 174). Partendo dall’immagine figurativa e simbolica del Futurismo contro il Passatismo – dove un groviglio di linee dinamiche rappresenta il Futurismo mentre un vecchio cadente tra colonne e archi è il Passatismo –, Balla sviluppa l’immagine del Pugno di Boccioni. Verso la fine della Grande Guerra, quando Balla si appresta a realizzare altri complessi plastici anche figurativi (Ritratto della Marchesa Casati) troviamo il progetto esecutivo per la scultura in cartone rosso tamburato Linee forze del Pugno di Boccioni (già collezione Winston Malbin, New York 1990). Partendo dagli schizzi preparatori, Balla riduce all’essenziale lo scontro passatismo-futurismo per arrivare alla sola sagoma dinamica di Boccioni: “per rendere la fulmineità del gesto, ha scelto l’assottigliamento della forma nello spazio, riducendo il corpo a una linearità saettante. La testa è disegnata come una curva, le due braccia in azione hanno la forma di cunei rovesciati in funzione della forza d’urto. Tutto indica lo scatto bruciante, l’insieme è molto elastico, la sagoma traduce il gesto e allo stesso tempo il momento in cui il corpo s’inarca prima di sferrare il pugno, le membra inferiori coi piedi toccano appena il suolo” (Lista 2008, p. 136).
4
Motivo per cuscino
1917 circa
Acquerello e matita su carta pane
Cm 34 x 44,5 (a vista)
In basso a destra: BALLA
Nel retro: Progetto di forme per sgabello con scritte base e testa
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1231). Collezione privata [1993].
Nel marzo del 1915 Balla, insieme a Depero, si firma Astrattista Futurista alla fine del manifesto Ricostruzione Futurista dell’Universo: “Da allora mette a punto una serie di motivi che si rifanno sempre più alla natura ma idealizzata e spiritualizzata. Un precursore della prossima Art Deco” scrive Maurizio Fagiolo nel 1999. Durante i duri anni della Grande Guerra, Balla vive a Roma con la sua famiglia. “Sono già due anni che dura la guerra, la vita nel suo lavoro materiale diviene ancora più difficile per il pittore: Sono gli oggetti di arte applicata e i ricami di Luce che procurano il sostentamento alla famiglia. Viene allo studio del pittore la principessa di Bassiano insieme a un colonnello della Croce Rossa americana il quale dietro suggerimento della principessa acquista cinque cuscini futuristi di Balla ricamati da Luce per la somma di 2500 lire. Luce esegue una quantità di ricami e paralumi” (E. Balla, Con Balla, Milano 1984, 1986). Nel maggio del 1919 appare sul giornale “Roma Futurista” la propaganda che invita a visitare la casa futurista di Balla in via Nicolò Porpora a Roma, con la speranza di vendere gli oggetti di arte decorativa realizzati da Giacomo e Luce Balla. In questo clima di Ricostruzione Futurista e di sopravvivenza familiare si inserisce questo delicato e completo motivo per cuscino. Le forme geometriche del contemporaneo Feu d’artifice fanno da cornice alle stilizzazioni dei fiori già Deco. Le crocette sulla linea di perimetro indicano i punti del ricamo che la figlia Luce dovrà realizzare a vista: una novità di allora attuale tutt’oggi.
5
Forze estive - bozzetto
1918 circa
Olio su tela (incollato su cartone)
Cm 30 x 23
In basso a sinistra: BALLA FUTURISTA
Nel retro: FORZE ESTIVE BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 143). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 4, riprodotto. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 33, riprodotto p. 70. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 87.
Sempre attento alla natura, Balla ne prende spunto e attraverso la sua libera interpretazione cromatica interpreta in modo del tutto nuovo il mutare cromatico del tempo nelle tre tele delle Stagioni nel 1918. In particolare, la stagione dell’estate viene elaborata in diversi esempi: dal bozzetto qui esposto, alla tela della collezione Carpi al disegno realizzato per illustrare il catalogo della mostra da Bragaglia nell’ottobre del 1918. Mentre il dipinto dedicato alla primavera ripete uno schema formale “dove le linee curve e la plastica tumescente si collegano ai colori modulati con sottili trapassi che seguono i rilievi delle forme” (G. Nicodemi in Il dono di Carlo Grassi al Comune di Milano, Milano 1962, p. 124), nella composizione sul tela dell’estate troviamo forme geometriche ben definite e campiture piatte e colori accesi, con fasci triangolari di luce o piuttosto di calore, di un giallo intenso, che dalla terra salgono verso il cielo.
6
Linee - forza di mare (mattino)
1919 circa
Olio su tavola
Cm 29 x 60,5
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Cornice originale.
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 324 A). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Futur natura. La svolta di Balla 1916-1920, a cura di M. Fagiolo, Galleria Fonte d’Abisso, Milano 19 novembre 1998-20 febbraio 1999, n. 33, riprodotto p. 53 (in alto).
È il 1919: Balla è a Viareggio per due settimane dal 15 alla fine di settembre, con la moglie e le figlie, ospite di un amica di famiglia. Nelle cartoline inviate a Virgilio Marchi a Livorno e alla madre a Roma descrive le sensazioni del mare e disegna schemi colorati di vele al vento. Ricorda Virgilio Marchi, che aveva assistito alla genesi del ciclo: “A Livorno, sul mare inseguendo i movimenti svolazzanti di certe piume bersaglieresche rimanti col moto fragoroso del Tirreno sulle scogliere, Balla stabilisce che il mare respira e anche le piume dei bersaglieri respirano. Balla traeva argomento dalle più audaci e piramidali osservazioni che poi rivedemmo tradotte in plastica realtà entro bizzarre cornici”. In questa tavola, Balla vuole raffigurare nei colori chiari dell’alba il mattino come nella grande tela rosa raffigura le linee del mare al tramonto.
7
Figure e paesaggio nella luce
1923-1930
Olio su tela
Cm 65 x 100
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Nel retro: FIGURE E PAESAGGIO NELLA LUCE BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 275). Collezione privata [1993].
Esposizioni. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX secolo, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 53, riprodotto p. 88.
Bibliografia. Archivi del Futurismo, edizioni De Luca, Roma 1962, n. 379. G. Lista, Balla, edizioni Fonte d’Abisso, Modena 1982, n. 769.
L’uso del colore e della plasticità di queste figure trova un chiaro antefatto in quello che Balla e Depero scrivono nel manifesto del 1915, Ricostruzione futurista dell’universo: “Noi dobbiamo appunto disegnare queste linee-forza per ricondurre l’opera d’arte alla vera pittura. Noi interpretiamo la natura dando sulla tela queste linee come i principi ed i prolungamenti dei ritmi che gli oggetti imprimono alla nostra sensibilità. / IL PAESAGGIO ARTIFICIALE – Sviluppando la prima sintesi della velocità d’automobile, Balla è giunto al primo complesso plastico. Questo ci ha rivelato un paesaggio astratto a coni, piramidi, poliedri, spirali di monti, fiumi, luci, ombre. Dunque un’analogia profonda esiste tra le linee-forze essenziali della velocità e le linee-forze essenziali di un paesaggio”. Infine, non e’ un caso che proprio nel 1918 Balla presenta un nutrito gruppo di opere (se ne contano 16) della serie forze di paesaggio + sensazioni varie, nate verosimilmente in seguito all’esperienza della messi in scena di Feu d’artifice per i Balletti russi di Djagilev (Teatro Costanzi, Roma 12 aprile 1917).
8
Linee forze di paesaggio + volo di rondini
1923-1930
Olio su tela
Cm 65 x 100
In basso a sinistra: BALLA
Nel retro: LINEE FORZE DI PAESAGGIO BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 274). Collezione privata [1993].
Bibliografia. Archivi del Futurismo, edizioni De Luca, Roma 1962, n. 378. G. Lista, Balla, edizioni Fonte d’Abisso, Modena 1982, n. 770.
Intitolato da Luce Balla Linee forze di paesaggio + volo di rondini, la tela – pendant con la precedente – riesamina un tema molto caro a Balla, nato dalla fusione di due costanti della sua arte: la stasi del paesaggio e il movimento del volo degli uccelli. Dal centro della tela, come dal centro della terra, parte il vortice delle linee che vengono a costruire l’intera composizione lasciando immaginare il volo delle rondini, ben rappresentato nella carta colorata del 1918. Per le osservazioni stilistica, si rimanda al discorso pubblicato da Balla e Depero nel 1915, citato nella scheda precedente.
9
Balfiore: Rose
1927 circa
Olio su tela
Cm 100 x 75
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Nel retro: “BALFIORE”
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda: n. 276). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Giacomo Balla – i fiori dipinti da un artista, Galleria d’Arte S. Marco, Roma 19 maggio-7 giugno 1980, n. 15. Arte in Italia Deco 1919-1939, Pinacoteca di Palazzo Roverella, Rovigo 31 gennaio-28 giugno 2209, n. 85, riprodotto p. 150
Bibliografia. E. Balla, S. Bortoletti, Balfiori, Edizione Valori Plastici, Roma 1980 tav. 17. G. Lista, Balla, Edizioni Galleria Fonte d’Abisso, Modena 1982, p. 389 n. 864.
Tra il 1924 e il 1928 Balla realizza un ciclo di opere da gusto deco – i Balfiori – di formato e impostazioni analoghi. Cinque di queste tele dalle grandi misure (cm 100 x 70) vengono uniti da un listello di legno e esposte nella mostra romana degli Amatori e Cultori del 1928 quasi a formare un polittico: dalla foto della parete della sala VII si riconoscono le zinnie, gli astri, le dalie viola, le petunie e i ranuncoli. Il Balfiori qui esposto rappresenta le rose. Conservato gelosamente dalle figlie in Casa Balla – viene esposto solo nel 1980 alla Galleria San Marco, con questa prefazione: “GIACOMO BALLA: l’Artista che amava rendere in pittura (e ne era capace) la sostanza delle cose, che, come scrisse di Lui il suo allievo Depero fissò sulla tela il passo dell’uomo e la grafia metrica delle zampe di un cane in corsa, analizzò il volo delle rondini e l’aria scossa ritmicamente delle ali. Questo, dopo aver dipinto le materie ruvide, pelose, lucenti e le figure ferme, parlanti, con abilità di grande pittore nato. L’Artista, che amava soprattutto i colori nella luce, non poteva restare indifferente di fronte alla inimitabile sostanza e alla vibrazione coloristica che emana dallo splendore del fiore”.
10
Balfiore: Zinnie [bozzetto]
1928 circa
Olio e smalto su compensato
Cm 34,5 x 26
In basso a sinistra: BALLA
Nel retro: BALFIORE
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1206). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizione. Benedetto + Futurismo, a cura di C. Crescentini, T. Sicoli, Palazzo Vitari, Rende 18 dicembre 2004-27 febbraio 2005, p. 98 (riprodotto). Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 5, riprodotto.
“Il pittore completo che ama la verità eterna nell’espressione della NATURA, quando viene pittoricamente suggestionato da essa, le correnti trasmissive sono ingenuamente prive di qualunque scuola, metodo, regola, maniera ecc. e sono verginalmente sincere, NATE solo perché hanno trovato quei dati specialissimi sensi o nervi scrupolosamente adatti alle creazioni artistiche”, scrive Giacomo Balla agli inizi del Novecento. Figlio della natura, da quando arriva a Roma nel 1895, Balla dipinge la realtà che lo circonda, “tutto diventa arte - nuova-immutabile”. Gli eucaliptus di Villa Borghese, le gambe della piccola Luce o i rondoni nel cielo o l’auto in via Nazionale: “tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido”, scrive nel 1910. Ora, dopo l’esperienza del Futurismo dove ha studiato e realizzato la ricerca del movimento nelle successioni dinamiche e nelle compenetrazioni della velocità, trasferisce questo suo bagaglio nella realizzazione di altre opere, di altri lavori. Va a Parigi nel 1925 per l’Art Deco: torna carico di nuove idee che mette al servizio della sua arte. Nascono i Balfiori, composizioni futuristicamente floreali di ieri, pronte per il domani!
11
Balfiore: Petunie [bozzetto]
1928 circa
Olio su faesite
Cm 34,2 x 25,5
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Nel retro: BALFIORE
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1205). Collezione privata, Roma [1993].
Nella presentazione della mostra del 1980 che Elica Balla dedica ai fiori dipinti da un artista, riporta una pensiero del padre: “Bisogna rendere la sostanza viva, fluida. Si è detto soggetto da pittura per signorine, non è vero affatto! Nessun pittore ha reso mai lo splendore di questo esprimersi della natura quasi esclusivamente con la delicatezza e la intensità del colore luminoso”. E proprio questa intensità e luminosità sono la caratteristica principale di questo delicato bozzetto dove Balla ha raffigurato nella diversa gradazione del rosa un mazzo di sei petunie. Il titolo completo “balfiore:petunie – bozzetto” è stato ricavato dalla catalogazione fatta da Luce Balla (Agenda n. 1205).
12
Luce nel verde – foglio 32bis
1929 circa
Tempera su carta
Cm 23,8 x 34,6
In basso a destra: timbro rettangolare BALLA FUTURISTA; in alto a sinistra: N. 32 BIS
Nel retro: Linea di velocità + forme rumore, foglio N. 33 con il timbro rettangolare BALLA FUTURISTA.
Storia. Casa Balla, Roma. Luce Balla, Roma [1993]. Collezione privata [1994].
Esposizioni. Il futurismo e la moda, a cura di E. Crispolti, PAC, Milano 1988, n. 21, riprodotto foglio 32bis.
Bibliografia. E. Crispolti, Il futurismo e la moda. Balla e gli altri, Marsilio Editore, Venezia 1986, n. 21, riprodotto foglio 32bis.
In questa tempera, Balla – carico dell’esperienza futurista – circoscrive la calda luce dell’estate romana entro il formato quadrato ricavato dal foglio del album. Nel retro, invece, realizza un progetto che si potrebbe definire astratto, tutto giocato sui colori del rosa e del blu entro il motivo futurista della linea di velocità + forme rumore. Lo stesso motivo da li a poco viene rappresentato in uno delle tele quadrate (i cosiddetti 77 x 77) che vanno a decorare la parte superiore del corridoio di via Oslavia a Roma.
L’opera viene scelta insieme a una ventina di altri fogli da Enrico Crispolti per illustrare la novità di Balla nel campo dell’abito futurista. “E della fine degli anni venti – inizio anni Trenta è un eccezionale album di progetti formali di costante formato quadrato, che rappresentano, nella loro infinita sorprendente varietà di intensissime soluzioni immaginative, un repertorio di archetipi la cui realizzazione tocca certamente anche le stoffe, e in verità anzitutto proprio la sua stessa pittura, costituendo infatti la puntuale definizione formale di diversi dipinti realizzati negli anni seguenti e oltre, come traduzione sapiente, ma pressoché, quanto non strettamente, letterale di tali compiutissimi bozzetti”(Crispolti 1986).
13
Balfiori – foglio 42
1929 circa
Tempera su carta
Cm 24 x 34,4
In basso a sinistra, nella composizione: BALLA; in basso a destra: timbro rettangolare BALLA FUTURISTA; in alto a sinistra: N. 42
Nel retro: Linee spaziali, foglio N. 43 con il timbro rettangolare BALLA FUTURISTA.
Storia. Casa Balla, Roma. Luce Balla, Roma [1993]. Collezione privata [1994].
Esposizioni. Il futurismo e la moda, a cura di E. Crispolti, PAC, Milano 1988, n. 35, riprodotto foglio 43.
Bibliografia. E. Crispolti, Il futurismo e la moda. Balla e gli altri, Marsilio Editore, Venezia 1986, n. 35, riprodotto foglio 43.
Giacomo Balla ha sempre vissuto a contatto con la natura: nel 1895 arriva a Roma e va ad abitare di fronte a Villa Borghese. Realizza infinite opere con il verde dei prati, costruisce i fiori artificiali negli anni futuristi, le corolle dei fiori diventano balfiori negli anni Venti... La semplicità della natura è stato sempre il suo vangelo: “la semplicità è la base della bellezza la quale è sempre prodotta dalla perfetta verità degli elementi, e tutte le opere grandi sono manifestate con mezzi tecnici semplicissimi. […] quando la sublime Natura ingenuamente scopre le sue più pure e sempre vergini linee, nei suoi colori che come in un amplesso d’amore passano dal pallido al rosso, dal caldo al freddo e tutto canta dolcezza e bontà, tutto è vita armonia perfetta”. Il foglio dell’album qui analizzato presenta una composizione figurativa – Balfiore – e una astratta: Linee spaziali. Le stesse corolle che definiscono i tre fiori gialli su fondo bluette li ritroviamo nella tela quadrata per il corridoio di via Oslavia.
14
Forma rumore + spazio – foglio 58
1929 circa
Tempera su carta
Cm 23,8 x 32,2
In basso a destra: timbro rettangolare BALLA FUTURISTA; in alto a sinistra: N. 58
Nel retro: Futur fiori, foglio N. 59 con il timbro rettangolare BALLA FUTURISTA.
Storia. Casa Balla, Roma. Luce Balla, Roma [1993]. Collezione privata [1994].
La forma rumore degli anni Dieci (1913) si viene a sommare allo spazio in un costruzione dai colori del bianco e del nero, dell’arancio e dell’azzurro, del rosso e del rosa. Nel retro del foglio, Balla realizza il motivo delle corolle dei fiori futuristicamente compenetrate da elementi geometrici, quasi fosse un gioco di composizione dei bambini. Già a inizio secolo aveva scritto: “Mi alimento della purezza buonissima della natura. […] Animali, piante, mari, monti, cielo, terra, stagioni, paesi, climi freddi e calori, giorni allegri e tristi ecc. tutto insomma diventa arte – NUOVA – immutabile”, ed ora – sulla scia del futurismo interpreta alla nuova luce degli anni Venti l’elemento naturale delle corolle floreali che si aprono in un susseguirsi di colori. Questo foglio dipinto e numerato da ambedue le parti proviene da Casa Balla dove faceva parte di un album di progetti. Circa una ventina di altri fogli, vengono scelti da Enrico Crispolti nel 1986 per illustrare la novità di Balla nel campo del futurismo e della moda. L’immagine del foglio 58 trova la diretta corrispondenza nella tela realizzata da Balla dopo il 1929 per il corridoio della sua casa a via Oslavia: il pannello è catalogato da Luce Balla al n. 231 come Forme rumore + spazio - Proprietà Salvatore Russo Roma.
15
Specchio d’acqua n. 35
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N. 35 SPECCHIO D’ACQUA BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda n. 337). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Omaggio a Giacomo Balla, Galleria Civica, Padova gennaio-febbraio 1983, n. 14, riprodotto. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 6, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 127.
Balla si è sempre interessato alla natura e al passaggio delle stagioni: una ricerca di ritmo e di colori condotta col metodo abituale della rappresentazione del suo stato d’animo. Come nelle altre tele qui presentate e delle misure uguali (cm 77 x 77), Balla riprende un motivo degli anni Dieci per realizzare una delle tante tele per la nuova abitazione di via Oslavia. Il tema è quello dello specchio d’acqua con tutti i suoi riflessi della luce in una giornata assolata autunnale: i toni del verde, del lilla e del blu lasciano spazio alla luce che esplode dal centro del quadrato come quando un bambino getta il sasso in uno specchio d’acqua.
16
Motivo con la parola Tac n.57
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N.57 MOTIVO CON LA PAROLA TAC BALLA
Storia. Casa Balla (Agenda n. 164A). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Il futurismo e la moda, a cura di E. Crispolti, Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano 25 febbraio-9 maggio 1988, p. 165 (targhetta nel retro). Balla a sorpresa: astrattismo dal vero, decor pittura, “realtà nuda e sana”, a cura di M. Fagiolo dell’Arco con la collaborazione di E. Gigli, Galleria Fonte d’Abisso, Milano 14 novembre 2000-30 gennaio 2001, n. 37, riprodotto. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 7, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 119.
In questa tela – realizzata da Balla per decorare la parte superiore del corridoio di via Oslavia dove vi va ad abitare nel giugno del 1929 – viene ripreso un motivo inventato nel 1921 per il Bal Tik Tak, locale notturno in via Milano a Roma. “Le pareti del Bal Tik tak erano affrescate con motivi di ballo, secondo una sintesi di forme piane e campiture cromatiche uniformi; danzatori e danzatrici, lungamente studiati per cogliere le linee di movimento ed i profili essenziali. All’esterno Balla aveva immaginato una scattante insegna luminosa, ugualmente con ballerini, e che tuttavia, a quanto pare, fu proibita dai vigili del fuoco per scrupoli di sicurezza o di pubblico decoro; ed inoltre un lampione vivamente decorato” (Crispolti in “Palatino” 1962 pp. 222), come si può vedere in una fotografia dell’epoca con Giacomo Balla.
17
Ricerca luce ideale n. 52
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N.52 RICERCA LUCE IDEALE
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda n. 321A). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Omaggio a Giacomo Balla, Galleria Civica, Padova gennaio-febbraio 1983, n. 20, riprodotto. Giacomo Balla: zero passato – tutto avvenire!, Brasserie CO2, largo Teatro Valle, Roma settembre 2005, n. 8, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 125.
Nella nuova abitazione di via Oslavia 39, al quartiere Delle Vittorie a Roma, dove la famiglia Balla si trasferisce nel giugno del 1929, il pittore elabora una serie di tele per chiudere il vano creatosi nella parte alta del muro del corridoio dove passano le tubature dell’acqua. In realtà si viene così a creare, per Giacomo Balla, l’occasione per rievocare tutta la sua vicenda futurista. Osservando la carrellata di tele, si possono vedere i soggetti dipinti da Balla: si va dallo spazio (Linee spaziali) alla velocità unita ad altri fattori (Velocità + forme rumore), dal cielo (Dinamismo spaziale) al mare (Linee forza di mare), dalla luce (Ricerca luce ideale) alla parola (Buon appetito, La parola TAC) all’Art Deco (Balfiori).
In questa tela, Balla sviluppa il tema della luce ideale che partendo dai fasci luminosi ai quattro angoli viene a confluire nel centro da dove – nella circolarità della terra – partono le linee andamentali del giallo e del verde fino ad arrivare al bluette del cielo. L’opera viene esposta a Padova nel 1983: “Queste linee e colori semplici, essenziali e puliti derivano dagli infiniti e molteplici, profondi studi di Balla sul movimento, luci, colori, prisma ecc.. Sono la sintesi preziosa di un lungo sperimentare che lo ha portato, nell’esperienza completata, a creare un nuovo stile; lo stile futurista di Balla oggi attuale e che allora nessuno capiva”, scrive Elica Balla.
18
Velocità + forme rumore n. 37
1929 circa
Olio su tela
Cm 77 x 77
In basso a destra: FUTUR BALLA
Nel retro: N.37 VELOCITA + FORME RUMORE
Collezione privata.
Storia. Casa Balla (Agenda n. 370). Collezione privata, Roma [1993].
Esposizioni. Futuristi nelle Marche, a cura di E. Maurizi, Chiesa del Gesù, Ancona maggio 1982, n. 23, riprodotto. Omaggio a Giacomo Balla, Galleria Civica, Padova gennaio-febbraio 1983, n. 18, riprodotto. 12-29 Futur Balla, a cura di E. Gigli, Arte Centro, Milano 6 novembre-20 dicembre 2008, riprodotto p. 133.
È il giugno del 1929 quando la famiglia Balla si trasferisce nell’appartamento di via Oslavia, una casa popolare che gli viene assegnata grazie all’interessamento dell’amico-giornalista Michele Biancale (a tal proposito si veda E. Balla, Con Balla, Milano 1986, pp. 325, 336). Trovatosi di fronte ad un problema di carattere pratico (chiudere il vano dove passano i tubi dell’acqua nella parte alta del muro del corridoio della casa di via Oslavia), Balla elabora tutta una serie di tele dal formato quadrato e dalle misure identiche (cm 77 x 77), che messe una vicina all’altra dovevano chiudere il vano. Con questo espediente pratico, Balla si è trovato di fronte alla nuova occasione pittorica, volta a rievocare tutta la sua vicenda futurista. Se si osservano le tele appese nel corridoio, è come sfogliare un album di temi futuristi: dalla luce delle Compenetrazioni allo spazio e alla velocità della Velocità astratta, dalle ricerche sul cielo del Dinamismo astrale al fluttuare del mare delle Linee forza di mare, dalla parola di Buon appetito all’Art Deco dei Balfiori… In particolare – infatti – in questa tela troviamo la compresenza dei motivi velocità e forme rumore studiati da Balla già negli anni Dieci: il motivo tondeggiante della velocità viene a sommarsi al linearismo saettante della forma rumore. Il tutto si amalgama in un delicato cromatismo di rosa alternati al giallo ocra e al violetto. Da notare la chiara discendenza del motivo dell’olio Linea di velocità + Forma + Rumore donato dalle figlie alla GNAM di Roma nel 1989.
19
Sviluppo di energia
1930 circa
Tempera su carta intelata
Cm 69 x 80
In basso a sinistra: FUTUR BALLA
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 328A. Targhetta nel retro), fino alla divisione testamentaria, Roma 1993. Collezione privata.
Esposizioni. Balla futurista. Uno sperimentalista del XX Secolo, a cura di E. Gigli, Palazzo Liceo Saracco, Acqui Terme 1 luglio-3 settembre 2006, n. 45, riprodotto p. 81.
Come nel momento futurista Balla con le sue opere ha voluto rappresentare l’azione dinamica, ora – superato il momento bellico – idealizza quelle idee per creare nuove forme astratte equivalenti. Sono gli anni Venti, quelli dell’arte idealismo dove troviamo rappresentate le due forze contrapposte del bene e del male, del positivo e del negativo, del bianco e del nero, dell’ottimismo e del pessimismo. In seguito allo sfratto del 1926, la famiglia Balla deve affrontare il problema della casa: finalmente, nel 1929, vanno ad abitare a via Oslavia con i capolavori futuristi e desiderosa di andare avanti. Infinite sono le opere ritrovate in Casa Balla nel 1993 dove permangono vive e attive le valenze futuriste: in questa grande tempera, Balla parte dallo spirito teosofico delle Trasformazioni Forme Spirito per assemblarlo all’energia, in un continuo sviluppo futuristico. Lo stesso motivo dello sviluppo d’energia viene utilizzato sempre da Balla in una delle tante tele che vanno a decorare il corridoio dell’abitazione di via Oslavia.
20
Motivo prismatico compenetrato
1930 circa
Tempera su cartoncino
Cm 30,5 x 43 (irregolare)
In basso al centro: FUTUR BALLA
Nel retro: sei timbri “Pugno di Boccioni”
Collezione privata.
Storia. Casa Balla, Roma (Agenda n. 1134). Collezione privata [1993].
L’esperienza della pittura futurista che deve “essere sempre più una esplosione di colore” e in tal senso “non può non essere giocondissima, audace, aerea, elettricamente lavata di bucato, dinamica, violenta, interventista” (dal Manifesto del colore, Roma 1918) viene ora trasferita in questa tela dove i brillanti colori del giallo e dell’arancio, del viola e del turchese, dinamicamente si vengono a intersecare e raddoppiare sul fondo a scacchiera. Niente di più chiaro della gioia di cui parlerà vent’anni dopo, l’amico e allievo Enrico Prampolini: “Era una gioia dell’attivismo-creatore quella che si viveva nel clima esplosivo e saturo fermento vitale dello studio di Balla. C’era la gioia e il dramma della creazione, con la inquietudine sorpresa della rivelazione in atto”. L’opera – proprio per questa sua completezza di linee e colori – è da datare al 1930, subito dopo il trasferimento della famiglia Balla nell’abitazione di via Oslavia a Roma.
11
febbraio 2010
Giacomo Balla – Pittura dinamica = simultaneità delle forze
Dall'undici febbraio al 06 marzo 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA F. RUSSO
Roma, Via Alibert, 20, (Roma)
Roma, Via Alibert, 20, (Roma)
Orario di apertura
lunedì 16.30-19.30
da martedì a sabato (compreso) 10.00-13.00 e 16.30-19.30
Editore
DE LUCA EDITORI D'ARTE
Autore
Curatore