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Giacomo Ghezzi – Decanter
mostra personale
Comunicato stampa
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Nel giardino/orto di giugno matura una vasca di macerazioni, mentre al riparo, tra presenze in penombra annegate in un liquido alcoolico che ha la luce bruna del topazio, si riconoscono noci e altre frutta. Bussano, da dentro i vasi, ogni notte a cui segue altro giorno, altra notte, in pazienti ribaltamenti di posizione: cura persuasiva che ne farà liquore.
Sembra proprio questo, in forma di metafora, il procedere di Giacomo Ghezzi. Cicli di lavori grafici, pittorici e plastici di forte volumetria, in presenza dei quali si affacciano domande: quale l’intensità nell’intraprendere l’azione interiore depuratrice, decantativa, mentre sceglie i suoi soggetti e i suoi temi? Quali le pressioni emotive sostenibili?
I soggetti si presentano alla superficie con la riconoscibilità di corpi, percepiti in un abbandono che impasta tra loro ambienti e umanità e li deforma, li contamina come fossero inzuppati dentro ad uno scuro vetro di bottiglia, talvolta iniettando colore, per renderli sopportabili, …non più del tutto identificabili.
Pressate in queste atmosfere, le forme trovano una loro giustapposizione, si schiacciano nel formato del campo pittorico o grafico che gli viene destinato. Si ammassano o si stratificano. Sempre si accalcano in compresenze senza certezza limpida: sostano, impregnando lo spesso panno di feltro che tiene al caldo la parte dolente di esperienze trascurate.
Sarà in questo percorso di passaggio, dai tumulti minerali ai successivi vegeto/animali fino alla compiutezza della capacità di voce, che tale infusione vivente si riimpasta producendo sostanze gorgoglianti, in una fantasmagoria cromatica che ribolle e sulla cui superficie appaiono gesti o luminose pietre trasparenti in forma di pupille, che guardano l’inizio del mondo.
Il processo riverbera anche nella scultura di Ghezzi, con quei nuclei/gangli lignei. Vegetali induriti cresciuti da teneri germogli ed ora nodosi: sono interrogati con tagli, sondaggi e squartamenti, alla ricerca di un segreto interno.
L’àmbito generale costante dei suoi interessi è ancora il corpo, ma senza che gli stereotipi della posa o la consuetudine dell’atteggiamento possano limitarlo al livello del racconto. Smonta invece, un groppo dopo l’altro delle cariche espressive e lo ripresenta in un insieme che così, rinasce. Sacrificando la precedente fissità, chiusa nel risultato formale, mette in atto l’azione del “taglio” trovando occasioni di significato inatteso, oltre la disperazione prodotta dalle atmosfere immobili, quelle appunto da tagliare a fette!
Sciogliendo il nodo delle immagini che premono, come fa il seme nel terreno dei pensieri plastici, Giacomo Ghezzi stabilisce un ritmo di nascita per le forme in due tempi: prima ne identifica la compiuta interezza e poi le affronta assestando il colpo di spada che divide l’inestricabile, proprio come in un nodo Gordiano: il taglio è il modo per allentare tensioni e scardinare certezze, per aprire altre opportunità di senso. Per separare, ma anche poter riorientare e riposizionare le porzionature. Proprio in questa azione è insito il pregio della scoperta del dialogo.
Ottobre 2016 Giuseppina Osio
Sembra proprio questo, in forma di metafora, il procedere di Giacomo Ghezzi. Cicli di lavori grafici, pittorici e plastici di forte volumetria, in presenza dei quali si affacciano domande: quale l’intensità nell’intraprendere l’azione interiore depuratrice, decantativa, mentre sceglie i suoi soggetti e i suoi temi? Quali le pressioni emotive sostenibili?
I soggetti si presentano alla superficie con la riconoscibilità di corpi, percepiti in un abbandono che impasta tra loro ambienti e umanità e li deforma, li contamina come fossero inzuppati dentro ad uno scuro vetro di bottiglia, talvolta iniettando colore, per renderli sopportabili, …non più del tutto identificabili.
Pressate in queste atmosfere, le forme trovano una loro giustapposizione, si schiacciano nel formato del campo pittorico o grafico che gli viene destinato. Si ammassano o si stratificano. Sempre si accalcano in compresenze senza certezza limpida: sostano, impregnando lo spesso panno di feltro che tiene al caldo la parte dolente di esperienze trascurate.
Sarà in questo percorso di passaggio, dai tumulti minerali ai successivi vegeto/animali fino alla compiutezza della capacità di voce, che tale infusione vivente si riimpasta producendo sostanze gorgoglianti, in una fantasmagoria cromatica che ribolle e sulla cui superficie appaiono gesti o luminose pietre trasparenti in forma di pupille, che guardano l’inizio del mondo.
Il processo riverbera anche nella scultura di Ghezzi, con quei nuclei/gangli lignei. Vegetali induriti cresciuti da teneri germogli ed ora nodosi: sono interrogati con tagli, sondaggi e squartamenti, alla ricerca di un segreto interno.
L’àmbito generale costante dei suoi interessi è ancora il corpo, ma senza che gli stereotipi della posa o la consuetudine dell’atteggiamento possano limitarlo al livello del racconto. Smonta invece, un groppo dopo l’altro delle cariche espressive e lo ripresenta in un insieme che così, rinasce. Sacrificando la precedente fissità, chiusa nel risultato formale, mette in atto l’azione del “taglio” trovando occasioni di significato inatteso, oltre la disperazione prodotta dalle atmosfere immobili, quelle appunto da tagliare a fette!
Sciogliendo il nodo delle immagini che premono, come fa il seme nel terreno dei pensieri plastici, Giacomo Ghezzi stabilisce un ritmo di nascita per le forme in due tempi: prima ne identifica la compiuta interezza e poi le affronta assestando il colpo di spada che divide l’inestricabile, proprio come in un nodo Gordiano: il taglio è il modo per allentare tensioni e scardinare certezze, per aprire altre opportunità di senso. Per separare, ma anche poter riorientare e riposizionare le porzionature. Proprio in questa azione è insito il pregio della scoperta del dialogo.
Ottobre 2016 Giuseppina Osio
08
novembre 2016
Giacomo Ghezzi – Decanter
Dall'otto al 27 novembre 2016
arte contemporanea
Location
CALISTO CAFE’
Vailate, Via Alessandro Manzoni, 2, (Cremona)
Vailate, Via Alessandro Manzoni, 2, (Cremona)
Orario di apertura
martedì mercoledì giovedìì 7:30 / 1:00 venerdì sabato domenica 7:30 / 2:00
Vernissage
8 Novembre 2016, ore 21:00
Autore