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Giacomo Vannucchi – Percezioni Attive
La prima personale dell’artista Giacomo Vannucchi (Prato, 1978), allestita nella sua città natale, ci trasporta tramite le sue creazioni in un ambiente modulato da tensioni percettive, insite nella natura stessa dei materiali usati e nelle infinite sfaccettature delle proprie relazioni intime.
Comunicato stampa
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La prima personale dell’artista Giacomo Vannucchi (Prato, 1978), allestita nella sua città natale, ci trasporta tramite le sue creazioni in un ambiente modulato da tensioni percettive, insite nella natura stessa dei materiali usati e nelle infinite sfaccettature delle proprie relazioni intime. Una carrellata che scopre, opera dopo opera, una innumerevole quantità di emozioni che trasportano il visitatore ad abbandonare il sensazionale facendo posto al concreto. Una lotta continua tra rispetto della regola e voglia di abbattere le convenzioni sociali, passando dalla tormenta della quotidianità ad un più docile mare tranquillo, approdo di un’esistenza vissuta sull’emotività. Un percorso espositivo in cui si narra l’escursione figurata che l’autore sta intraprendendo tramite la propria prassi artistica.
Opere come “Traccia” o “String”, delineano la poetica di una tavolozza cromatica essenziale: due colori soltanto. Macchie sgocciolate e rette perpendicolari che emergono da un fondo oscuro, come a voler cercare in qualche modo di instradare il caos innestato dalla casualità, pur lasciando intravedere, un’arrendevole e necessaria resa nei confronti di ataviche entropie.
La serie delle sculture pittoriche “Oltre”, ci accompagnano ad una più cruda visione di ciò che la materia ci mette in evidenza quotidianamente: la distrofica visione vitruviana dell’uomo al centro del mondo. La materia diventa elemento centrale e noi ne siamo infinitesima parte. Con i nostri processi mentali cerchiamo di fuggire continuamente dal suo regime ma alla fine, ancora una volta, ci si arrende ad una evidente sconfitta. Ciò che è pesante diventa leggero, squarciando la visuale soggettiva, consegnandoci vertigini come fossimo davanti a un baratro. La materia si prende gioco di noi fino ad infliggerci ferite, ammaccature e bruciature, come fossero solchi di memorie permanenti ma abbandonate in un angolo.
Come negli “Ortogonali Prospettici”, dove lo stravolgimento dimensionale e le tracce lasciate dalla materia, sottratta dalla propria sede, sottolineano ancora una volta una battaglia fra forma e sostanza: ciò che in potenza vorremmo essere e ciò che in atto invece siamo.
Il racconto del viaggio errante dell’artista che non si pone meta, offre a chi lo ascolta, immediate vibrazioni epiteliali che si sedimentano man mano che apriamo nuove chiavi di lettura delle opere. Ecco nascere riflessioni intime sul lasciar andare anche ciò che amiamo, liberandoci dalle nostre avidità, cercando di smettere di inseguire quello che ci viene imposto dal pensiero comune, aprendoci alla volontà sincera di non tradire più noi stessi.
Opere come “Traccia” o “String”, delineano la poetica di una tavolozza cromatica essenziale: due colori soltanto. Macchie sgocciolate e rette perpendicolari che emergono da un fondo oscuro, come a voler cercare in qualche modo di instradare il caos innestato dalla casualità, pur lasciando intravedere, un’arrendevole e necessaria resa nei confronti di ataviche entropie.
La serie delle sculture pittoriche “Oltre”, ci accompagnano ad una più cruda visione di ciò che la materia ci mette in evidenza quotidianamente: la distrofica visione vitruviana dell’uomo al centro del mondo. La materia diventa elemento centrale e noi ne siamo infinitesima parte. Con i nostri processi mentali cerchiamo di fuggire continuamente dal suo regime ma alla fine, ancora una volta, ci si arrende ad una evidente sconfitta. Ciò che è pesante diventa leggero, squarciando la visuale soggettiva, consegnandoci vertigini come fossimo davanti a un baratro. La materia si prende gioco di noi fino ad infliggerci ferite, ammaccature e bruciature, come fossero solchi di memorie permanenti ma abbandonate in un angolo.
Come negli “Ortogonali Prospettici”, dove lo stravolgimento dimensionale e le tracce lasciate dalla materia, sottratta dalla propria sede, sottolineano ancora una volta una battaglia fra forma e sostanza: ciò che in potenza vorremmo essere e ciò che in atto invece siamo.
Il racconto del viaggio errante dell’artista che non si pone meta, offre a chi lo ascolta, immediate vibrazioni epiteliali che si sedimentano man mano che apriamo nuove chiavi di lettura delle opere. Ecco nascere riflessioni intime sul lasciar andare anche ciò che amiamo, liberandoci dalle nostre avidità, cercando di smettere di inseguire quello che ci viene imposto dal pensiero comune, aprendoci alla volontà sincera di non tradire più noi stessi.
25
maggio 2024
Giacomo Vannucchi – Percezioni Attive
Dal 25 maggio al 09 giugno 2024
arte contemporanea
Location
SPAZIO VALENTINI
Prato, Via Bettino Ricasoli, 6, (Prato)
Prato, Via Bettino Ricasoli, 6, (Prato)
Orario di apertura
aperto tutta la settimana
12:00 - 14:00 / 18:00 - 20:00
Vernissage
25 Maggio 2024, 18:30
Autore
Curatore
Progetto grafico
Produzione organizzazione
Patrocini