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Gian Marco Montesano – Eroica
In mostra opere con soggetti provenienti dal suo vasto immaginario che spazia da personaggi e vicende storiche ai miti sportivi, dai paesaggi romantici al tema della danza e del teatro, dai lavoratori alle star del cinema fino ai soldati-musicisti che suonano tra le rovine della guerra.
Comunicato stampa
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Dopo la mostra Se da lontano del 1994, Mostra Occidentale del 2001 e Fratelli, di quale reggimento siete? del 2006 la galleria ospita la quarta mostra personale dell’artista torinese.
In mostra opere con soggetti provenienti dal suo vasto immaginario che spazia da personaggi e vicende storiche ai miti sportivi, dai paesaggi romantici al tema della danza e del teatro, dai lavoratori alle star del cinema fino ai soldati-musicisti che suonano tra le rovine della guerra.
Valerio Dehò nel testo del catalogo scrive che “Gian Marco Montesano in questa mostra compie una sorta di viaggio a ritroso nel suo tempo, nella sua storia artistica, oltre che in quella italiana ed europea attraverso delle immagini che ormai fanno parte del suo repertorio e della sua diversità. Nessun altro artista si è messo a confronto con la storia come lui. Nessuno ha avuto il coraggio e l’ardire di mettersi a dipingere personaggi ormai affidati ai libri, agli archivi o alle vecchie riviste, alle Domeniche del Corriere che hanno scandito i decenni passati. Vi è però anche un confronto con opere degli anni 2002-2010 che effigiano la guerra, Berlino, i Grandi dittatori. […]” mentre nella “nuova serie di opere prevale un sentimento mite, tranquillo. La pittura di Montesano ha perso le durezze del passato, anche una certa crudeltà che lui ha ereditato dall’attività teatrale si è stemperata. Lo sguardo non è spietato. I soldati non combattono, suonano il violino sulle rovine dell’ennesima porta di Brandeburgo. Lo stesso sommergibile non rievoca i fasti di una guerra passata, piuttosto l’atmosfera di una domenica in famiglia al porto a vedere le navi e i marinai. Non ci sono fumi e baionette. I cavalieri non si lanciano nel nulla ma nel vuoto.”
Quella di Montesano rimane una pittura di indagine storica e recupero della memoria in cui domina un bianco e nero del tutto personale che rimanda alla storia del primo Novecento.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testo di Valerio Dehò pubblicato da Galleria Mazzoli in 500 copie numerate.
NOTE BIOGRAFICHE
Nato a Torino, vive e lavora tra Parigi e Bologna.
Artista, scrittore e regista teatrale.
Negli anni Settanta si trasferisce a Bologna ed è in questi anni che dipinge le immagini con le quali è cresciuto, quelle di arte sacra, veicolate dalla devozione popolare dei “Santini”, spostandole dalla loro origine tradizional-popolare per riproporle caricate di nuovi significati, in una chiave che, semplificando, si potrebbe dire Post-Moderna.
In seguito andrà a vivere a Parigi, dove viene coinvolto nella vivace scena culturale dell'epoca, entrando in rapporti d’intensa amicizia con i filosofi Gilles Deleuze e Jean Baudrillard. Dalla fine degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, a Montesano viene attribuita una sorta di paternità del cosiddetto Medialismo, attribuzione che Montesano accoglierà con molte reticenze, fino al rifiuto, in quanto il linguaggio di Montesano non è semplicemente metalinguistico, quanto piuttosto teso a ricreare un “realismo” del tutto mentale che riflette sugli enigmatici significati della Storia, lavorando una pittura quasi sempre in bianco e nero.
Infatti, il repertorio della memoria storica (necessariamente fotografico) utilizzato da Montesano è costituito dal nostro immaginario collettivo, datato soprattutto agli anni drammatici e cruciali della formazione dell'Europa nel corso del secolo XX fino al momento della sua crisi. In questo panorama dell’essere troviamo tutti gli eterogenei personaggi alle prese con lo svolgersi del tempo: bambini e donne, soldati e scene di azione bellica, paesaggi di gusto romantico, dive e vedute urbane di gusto cinematografico, post-realista.
Oltre alla pittura, Montesano ha intrapreso anche una carriera da regista teatrale costituendo una Compagnia nota per il suo teatro di sperimentazione e innovazione. Montesano è stato invitato alla Biennale di Venezia nel 1993 e nel 2009. Nel 2003 e nel 2005 ha esposto alla Biennale di Praga. Ha tenuto mostre personali in importanti spazi pubblici e privati sia in Italia che all'estero. Hanno scritto di lui critici e filosofi tra i quali Gilles Deleuze, Philippe Sollers, Jean Baudrillard, Toni Negri, Achille Bonito Oliva.
In mostra opere con soggetti provenienti dal suo vasto immaginario che spazia da personaggi e vicende storiche ai miti sportivi, dai paesaggi romantici al tema della danza e del teatro, dai lavoratori alle star del cinema fino ai soldati-musicisti che suonano tra le rovine della guerra.
Valerio Dehò nel testo del catalogo scrive che “Gian Marco Montesano in questa mostra compie una sorta di viaggio a ritroso nel suo tempo, nella sua storia artistica, oltre che in quella italiana ed europea attraverso delle immagini che ormai fanno parte del suo repertorio e della sua diversità. Nessun altro artista si è messo a confronto con la storia come lui. Nessuno ha avuto il coraggio e l’ardire di mettersi a dipingere personaggi ormai affidati ai libri, agli archivi o alle vecchie riviste, alle Domeniche del Corriere che hanno scandito i decenni passati. Vi è però anche un confronto con opere degli anni 2002-2010 che effigiano la guerra, Berlino, i Grandi dittatori. […]” mentre nella “nuova serie di opere prevale un sentimento mite, tranquillo. La pittura di Montesano ha perso le durezze del passato, anche una certa crudeltà che lui ha ereditato dall’attività teatrale si è stemperata. Lo sguardo non è spietato. I soldati non combattono, suonano il violino sulle rovine dell’ennesima porta di Brandeburgo. Lo stesso sommergibile non rievoca i fasti di una guerra passata, piuttosto l’atmosfera di una domenica in famiglia al porto a vedere le navi e i marinai. Non ci sono fumi e baionette. I cavalieri non si lanciano nel nulla ma nel vuoto.”
Quella di Montesano rimane una pittura di indagine storica e recupero della memoria in cui domina un bianco e nero del tutto personale che rimanda alla storia del primo Novecento.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testo di Valerio Dehò pubblicato da Galleria Mazzoli in 500 copie numerate.
NOTE BIOGRAFICHE
Nato a Torino, vive e lavora tra Parigi e Bologna.
Artista, scrittore e regista teatrale.
Negli anni Settanta si trasferisce a Bologna ed è in questi anni che dipinge le immagini con le quali è cresciuto, quelle di arte sacra, veicolate dalla devozione popolare dei “Santini”, spostandole dalla loro origine tradizional-popolare per riproporle caricate di nuovi significati, in una chiave che, semplificando, si potrebbe dire Post-Moderna.
In seguito andrà a vivere a Parigi, dove viene coinvolto nella vivace scena culturale dell'epoca, entrando in rapporti d’intensa amicizia con i filosofi Gilles Deleuze e Jean Baudrillard. Dalla fine degli anni Ottanta e per tutti gli anni Novanta, a Montesano viene attribuita una sorta di paternità del cosiddetto Medialismo, attribuzione che Montesano accoglierà con molte reticenze, fino al rifiuto, in quanto il linguaggio di Montesano non è semplicemente metalinguistico, quanto piuttosto teso a ricreare un “realismo” del tutto mentale che riflette sugli enigmatici significati della Storia, lavorando una pittura quasi sempre in bianco e nero.
Infatti, il repertorio della memoria storica (necessariamente fotografico) utilizzato da Montesano è costituito dal nostro immaginario collettivo, datato soprattutto agli anni drammatici e cruciali della formazione dell'Europa nel corso del secolo XX fino al momento della sua crisi. In questo panorama dell’essere troviamo tutti gli eterogenei personaggi alle prese con lo svolgersi del tempo: bambini e donne, soldati e scene di azione bellica, paesaggi di gusto romantico, dive e vedute urbane di gusto cinematografico, post-realista.
Oltre alla pittura, Montesano ha intrapreso anche una carriera da regista teatrale costituendo una Compagnia nota per il suo teatro di sperimentazione e innovazione. Montesano è stato invitato alla Biennale di Venezia nel 1993 e nel 2009. Nel 2003 e nel 2005 ha esposto alla Biennale di Praga. Ha tenuto mostre personali in importanti spazi pubblici e privati sia in Italia che all'estero. Hanno scritto di lui critici e filosofi tra i quali Gilles Deleuze, Philippe Sollers, Jean Baudrillard, Toni Negri, Achille Bonito Oliva.
08
febbraio 2020
Gian Marco Montesano – Eroica
Dall'otto febbraio al 18 aprile 2020
arte contemporanea
Location
GALLERIA MAZZOLI
Modena, Via Nazario Sauro, 62, (Modena)
Modena, Via Nazario Sauro, 62, (Modena)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 9-13/15.30-19 o su appuntamento
Vernissage
8 Febbraio 2020, ore 18.30
Editore
Galleria Mazzoli
Autore
Autore testo critico