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Gian Maria Galimberti – Il mio viaggio nel universo
Pitture
Comunicato stampa
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Gian Maria Galimberti o Dell’Orfismo del Nuovo Millennio
Conobbi Gian Maria Galimberti nel settembre di tre anni fa ad Arcinazzo
quando, in un fine settimana al crepuscolo dell’estate, egli fu per me
un’autentica rivelazione.
In un angolo della casa di famiglia, infatti, avevo notato una serie di
quadri che, appesi alle pareti senza soluzione di continuità quasi per un
inconsapevole ma efficace horror vacui, sbucavano dalla penombra per
intensità luminosa.
Mi incuriosii ed egli iniziò a raccontarmi della sua vicenda.
“Sono un autodidatta che nel 1990 ha dato principio ad una ricerca di
materiali e tecniche in grado di rappresentare l’Universo che è in me,
potenzialmente esplosivo, fatto di materia, affascinante, pieno di colori
(…), la soggettività (….) che si manifesta nella vita reale. (….) Questa
però non è che una parte della totalità: di contro c’è la non materia in cui
i colori vitali vengono soffocati dall’oblio, dal dover essere altra persona
per vivere, dall’ignoto (…). L’arte è stata ed è per me una fuga dalla
realtà, dalla vita materiale, dalla nostra società, dal consumismo
spregiudicato, dall’appiattimento culturale, in una parola dalla rabbia. Una
rabbia implosa che ognuno di noi tiene dentro, vuoi per la vita che deve
sopportare, vuoi per le disgrazie subite. Rabbia implosa che è rappresentata
nei miei quadri a tecnica mista (polimaterico in base gesso, olio, tempera,
acrilici) dal fuoco che ripercorre la vita del pianeta, lo segue (….) come
se volesse esplodere (….) e provocare un capovolgimento dello status quo”.
Il narrare dell’artista toccò immediatamente le corde più profonde del mio
pensiero.
Mi sovvennero alcuni scritti orfici e misterici in cui si registra
un’insorgenza mistica tesa a rompere la tradizionale barriera tra realtà
divina e umana; o addirittura si rinviene un elemento divino nella natura
umana. E poi la “Tradizione del Nuovo” dell’ Orfismo, quella di Guillaume
Apollinaire che nel 1913 scrive “Il Cubismo orfico è l’altra importante
tendenza della pittura moderna. E’ l’arte di dipingere composizione nuove
con elementi attinti non alla realtà visiva , ma interamente creati
dall’artista (….). Le opere degli artisti orfici devono offrire
simultaneamente un piacere estetico puro, una costruzione che colpisce i
sensi e un significato sublime ,ossia il soggetto, è arte pura”.
All’esordio del Nuovo Millennio all’insegna del relativismo assoluto,
Galimberti è, per via di intuizione, un erede dell’orfismo con un eccesso di
consapevolezza critica che lo porta sempre ad un passo dal baratro.
Conobbi Gian Maria Galimberti nel settembre di tre anni fa ad Arcinazzo
quando, in un fine settimana al crepuscolo dell’estate, egli fu per me
un’autentica rivelazione.
In un angolo della casa di famiglia, infatti, avevo notato una serie di
quadri che, appesi alle pareti senza soluzione di continuità quasi per un
inconsapevole ma efficace horror vacui, sbucavano dalla penombra per
intensità luminosa.
Mi incuriosii ed egli iniziò a raccontarmi della sua vicenda.
“Sono un autodidatta che nel 1990 ha dato principio ad una ricerca di
materiali e tecniche in grado di rappresentare l’Universo che è in me,
potenzialmente esplosivo, fatto di materia, affascinante, pieno di colori
(…), la soggettività (….) che si manifesta nella vita reale. (….) Questa
però non è che una parte della totalità: di contro c’è la non materia in cui
i colori vitali vengono soffocati dall’oblio, dal dover essere altra persona
per vivere, dall’ignoto (…). L’arte è stata ed è per me una fuga dalla
realtà, dalla vita materiale, dalla nostra società, dal consumismo
spregiudicato, dall’appiattimento culturale, in una parola dalla rabbia. Una
rabbia implosa che ognuno di noi tiene dentro, vuoi per la vita che deve
sopportare, vuoi per le disgrazie subite. Rabbia implosa che è rappresentata
nei miei quadri a tecnica mista (polimaterico in base gesso, olio, tempera,
acrilici) dal fuoco che ripercorre la vita del pianeta, lo segue (….) come
se volesse esplodere (….) e provocare un capovolgimento dello status quo”.
Il narrare dell’artista toccò immediatamente le corde più profonde del mio
pensiero.
Mi sovvennero alcuni scritti orfici e misterici in cui si registra
un’insorgenza mistica tesa a rompere la tradizionale barriera tra realtà
divina e umana; o addirittura si rinviene un elemento divino nella natura
umana. E poi la “Tradizione del Nuovo” dell’ Orfismo, quella di Guillaume
Apollinaire che nel 1913 scrive “Il Cubismo orfico è l’altra importante
tendenza della pittura moderna. E’ l’arte di dipingere composizione nuove
con elementi attinti non alla realtà visiva , ma interamente creati
dall’artista (….). Le opere degli artisti orfici devono offrire
simultaneamente un piacere estetico puro, una costruzione che colpisce i
sensi e un significato sublime ,ossia il soggetto, è arte pura”.
All’esordio del Nuovo Millennio all’insegna del relativismo assoluto,
Galimberti è, per via di intuizione, un erede dell’orfismo con un eccesso di
consapevolezza critica che lo porta sempre ad un passo dal baratro.
05
gennaio 2007
Gian Maria Galimberti – Il mio viaggio nel universo
Dal 05 gennaio all'otto febbraio 2007
arte contemporanea
Location
UGC CINE’ CITE’ ROMAGNA
Savignano Sul Rubicone, Piazza Fratelli Lumiere, 22, (Forlì-cesena)
Savignano Sul Rubicone, Piazza Fratelli Lumiere, 22, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì dalle 15.30 alle 01.00
Sabato dalle 15.30 alle 03.00
Domenica dalle 13.30 alle 01.00
Vernissage
5 Gennaio 2007, ore 22
Autore