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Gian Paolo Cremonesini – Meccanismi della memoria
Cremonesini, scoprendo e giustapponendo, su uno sfondo cromaticamente vivace, i misteriosi ingranaggi dei macchinari ormai desueti della Olivetti, intende lasciare una testimonianza del percorso evolutivo dell’uomo, portandola quasi all’astrazione e investendola di suggestioni emotive ed innovative.
Comunicato stampa
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Tavole come memoriali della modernità, effetti di un'archeologia emozionale che al centro ha posto l'uomo contemporaneo e la sua evoluzione. Ma che raccontano anche una storia italiana, a partire da una delle aziende che meglio hanno saputo rappresentare il Bel Paese nei primordi dell'informatizzazione, quando quest'ultima ancora non aspirava ad essere “bene di massa”. Quell'azienda si chiama Olivetti.
Il contatto tra il colosso d'Ivrea e Gian Paolo Cremonesini è stato un colpo di fulmine, scintilla in un gioco di ruoli dove la prima ha assunto per il secondo essenza di statement; una sorta di bibbia in codice binario, onnicomprensiva enciclopedia da cui estrarre i temi dell'Arte innovativa, autarchia estetica che s'impone di ridefinire le basi del rapporto uomo-macchina. Così ne parla l'artista: «L’idea di Arte Innovativa parte dalla volontà di lasciare una traccia di una evoluzione precedente, per segnare il suo percorso di crescita utilizzando quei componenti che hanno caratterizzato fortemente i vari passaggi, inserendoli in una nuova dimensione con aspirazione di forma artistica, emozionale». L'Arte innovativa si attua quindi selezionando in maniera identitaria le parti di un passato recente, per suturarle in mimesi visuali studiate sulla loro inclusione non manipolativa. Antropologicamente, come per i recuperi di Eliseo Mattiacci, slot e condensatori tornano al loro valore oggettuale, spiccano su schede madre che hanno cessato di comunicare informazioni virtuali per interfacciarsi visivamente, tramutati in autoreferenziali elementi “fisici”.
L'etica del “riciclo” praticata da Cremonesini non solo intacca alle radici il consumismo contemporaneo, quello “mordi e fuggi” per cui - citando l'artista - «Dimentichiamo subito che il nuovo è la conseguenza del vecchio che eliminiamo». La sua dinamica è nettamente più incisiva, tentacolare nel mirare da un lato a classificare ciascun pezzo nella propria efficienza storica, dall'altro a condizionarlo quale componente atto a risorgere dalle proprie ceneri, oggetto di una catarsi riabilitativa ordinata a distillarne la poetica formale. Segnando il passaggio dagli ingranaggi meccanici agli “ingranaggi d'emozione”, come li definisce l'artista. (Testo critico a cura di Andrea Rossetti)
Il contatto tra il colosso d'Ivrea e Gian Paolo Cremonesini è stato un colpo di fulmine, scintilla in un gioco di ruoli dove la prima ha assunto per il secondo essenza di statement; una sorta di bibbia in codice binario, onnicomprensiva enciclopedia da cui estrarre i temi dell'Arte innovativa, autarchia estetica che s'impone di ridefinire le basi del rapporto uomo-macchina. Così ne parla l'artista: «L’idea di Arte Innovativa parte dalla volontà di lasciare una traccia di una evoluzione precedente, per segnare il suo percorso di crescita utilizzando quei componenti che hanno caratterizzato fortemente i vari passaggi, inserendoli in una nuova dimensione con aspirazione di forma artistica, emozionale». L'Arte innovativa si attua quindi selezionando in maniera identitaria le parti di un passato recente, per suturarle in mimesi visuali studiate sulla loro inclusione non manipolativa. Antropologicamente, come per i recuperi di Eliseo Mattiacci, slot e condensatori tornano al loro valore oggettuale, spiccano su schede madre che hanno cessato di comunicare informazioni virtuali per interfacciarsi visivamente, tramutati in autoreferenziali elementi “fisici”.
L'etica del “riciclo” praticata da Cremonesini non solo intacca alle radici il consumismo contemporaneo, quello “mordi e fuggi” per cui - citando l'artista - «Dimentichiamo subito che il nuovo è la conseguenza del vecchio che eliminiamo». La sua dinamica è nettamente più incisiva, tentacolare nel mirare da un lato a classificare ciascun pezzo nella propria efficienza storica, dall'altro a condizionarlo quale componente atto a risorgere dalle proprie ceneri, oggetto di una catarsi riabilitativa ordinata a distillarne la poetica formale. Segnando il passaggio dagli ingranaggi meccanici agli “ingranaggi d'emozione”, come li definisce l'artista. (Testo critico a cura di Andrea Rossetti)
16
giugno 2018
Gian Paolo Cremonesini – Meccanismi della memoria
Dal 16 al 30 giugno 2018
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15:00 – 19:00
Vernissage
16 Giugno 2018, h 17.00
Autore
Curatore