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Gian Paolo Roffi – Materialità della parola
Alla base della sua poetica vi è un problema sorto, forse, dai suoi appassionati interessi da filologo: lo scollamento tra le parole e le cose, l’incapacità delle prime di adattarsi in toto alle seconde, un problema fattosi ancora più assillante con l’avanzare delle tecnologie di comunicazione.
Comunicato stampa
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Materialità della parola
Pasquale Fameli
Una contraddizione di fondo sembra “infastidire” la parola e il suo utilizzo. Se è vero, come spesso si dice, che “le parole hanno un peso”, è pur vero che esse costituiscono il mezzo di comunicazione e di espressione più leggero e immateriale che l’uomo conosca da secoli. Lo sappiamo bene, si tratta di un peso semantico e psicologico, non certo di un peso fisico, ma tant’è. Nella sua costante e silenziosa ricerca verbo-visiva, Gian Paolo Roffi (Bologna, 1943) rovescia questa consuetudine, alleggerendo i contenuti delle parole per appesantirne la materialità: per questa ragione sceglie di adoperare duri e opachi caratteri tipografici da combinare in serrati assemblaggi asemantici, preferendo oltretutto il legno alla carta, e mantenendo così, tutto sommato, un pur vago legame con la pagina a stampa. Gli spessori aumentano soffocando i significati, frasi e parole esplodono lasciando soltanto dei frammenti. È proprio questa l’intenzione di Roffi: mettere a punto una “sintassi dei frammenti” che accolga e cucia insieme, oltre a lettere e grafemi, anche brandelli di realtà, lacerti di mondo: un uovo, un paesaggio, oppure, andando più lontano nel tempo e nello spazio, una miniatura medievale o la pagina di un testo buddista nepalese. Alla base della sua poetica vi è infatti un problema sorto, forse, dai suoi appassionati interessi da filologo: lo scollamento tra le parole e le cose, l’incapacità delle prime di adattarsi in toto alle seconde, un problema fattosi ancora più assillante con l’avanzare delle odierne tecnologie di comunicazione. Anche per questo motivo diventa necessario, per Roffi, andare a recuperare frasi e parole altrui, come nei suoi Recovered Words; ma si tratta di un recupero illusorio, fallace, perché quelle frasi e quelle parole, estratte dal loro contesto, perdono ogni possibilità di significare, acquisendo però un corroborante e suggestivo valore poetico.
----------------------------------------------------Gian Paolo Roffi è nato nel 1943 a Bologna, dove vive e lavora. Proviene, per studi e attività, dall'area letteraria, alla quale continua a fare riferimento. Ha scritto testi per spettacoli musicali (Con gli occhi di Simone, cantata dedicata alla scrittrice e militante rivoluzionaria Simone Weil, 1978; Ricordando Milly, 1981). Ha pubblicato le raccolte di poesia Reattivi (1984), Madrigali (1986), Perverba (1988) nelle edizioni di "Tam Tam"; e Contesti (Riccardi, 1997).
Attivo nel campo della poesia sonora, ha partecipato a numerose rassegne ed è presente in antologie-cassetta, LP e CD in Italia e all'estero. Nel 2009 ha raccolto la sua produzione sonora nell’album di 2 CD Vox (Edizioni d’Arte Félix Fénéon).
E' stato redattore delle riviste "Tam Tam", "Baobab", "Dopodomani". Ha fatto parte del gruppo di poesia sonora "Baobab" e del gruppo d'intervento artistico "I Metanetworker in Spirit". Nel 2008 assieme a tre musicisti ha formato il “Jazz Poetry Quartet”.
Come poeta visivo, ha realizzato la serie di tavole "L'immagine del respiro" (1986-87) e le successive "Schizografie" (1988-89 e oltre); ha pubblicato Voli, testo verbo-visivo (Edizioni Colombo, 1991); Segni & Segni, poema visuale (Il Navile Edizioni, 1997); Letterale (Ed. Offerta Speciale, 2000); Della Luna (Ed. d’Arte Félix Fénéon, 2008); Syncrasies (Ed. d’Arte Félix Fénéon, 2011); Sintassi dei frammenti (Campanotto Editore, 2013). Ha tenuto numerose esposizioni personali e ha partecipato ad esposizioni collettive in molti paesi del mondo. Il collage, l'assemblaggio, il libro-oggetto sono le forme prevalenti del suo lavoro artistico, sempre legato al fenomeno del linguaggio e alla visualizzazione della scrittura.
Pasquale Fameli
Una contraddizione di fondo sembra “infastidire” la parola e il suo utilizzo. Se è vero, come spesso si dice, che “le parole hanno un peso”, è pur vero che esse costituiscono il mezzo di comunicazione e di espressione più leggero e immateriale che l’uomo conosca da secoli. Lo sappiamo bene, si tratta di un peso semantico e psicologico, non certo di un peso fisico, ma tant’è. Nella sua costante e silenziosa ricerca verbo-visiva, Gian Paolo Roffi (Bologna, 1943) rovescia questa consuetudine, alleggerendo i contenuti delle parole per appesantirne la materialità: per questa ragione sceglie di adoperare duri e opachi caratteri tipografici da combinare in serrati assemblaggi asemantici, preferendo oltretutto il legno alla carta, e mantenendo così, tutto sommato, un pur vago legame con la pagina a stampa. Gli spessori aumentano soffocando i significati, frasi e parole esplodono lasciando soltanto dei frammenti. È proprio questa l’intenzione di Roffi: mettere a punto una “sintassi dei frammenti” che accolga e cucia insieme, oltre a lettere e grafemi, anche brandelli di realtà, lacerti di mondo: un uovo, un paesaggio, oppure, andando più lontano nel tempo e nello spazio, una miniatura medievale o la pagina di un testo buddista nepalese. Alla base della sua poetica vi è infatti un problema sorto, forse, dai suoi appassionati interessi da filologo: lo scollamento tra le parole e le cose, l’incapacità delle prime di adattarsi in toto alle seconde, un problema fattosi ancora più assillante con l’avanzare delle odierne tecnologie di comunicazione. Anche per questo motivo diventa necessario, per Roffi, andare a recuperare frasi e parole altrui, come nei suoi Recovered Words; ma si tratta di un recupero illusorio, fallace, perché quelle frasi e quelle parole, estratte dal loro contesto, perdono ogni possibilità di significare, acquisendo però un corroborante e suggestivo valore poetico.
----------------------------------------------------Gian Paolo Roffi è nato nel 1943 a Bologna, dove vive e lavora. Proviene, per studi e attività, dall'area letteraria, alla quale continua a fare riferimento. Ha scritto testi per spettacoli musicali (Con gli occhi di Simone, cantata dedicata alla scrittrice e militante rivoluzionaria Simone Weil, 1978; Ricordando Milly, 1981). Ha pubblicato le raccolte di poesia Reattivi (1984), Madrigali (1986), Perverba (1988) nelle edizioni di "Tam Tam"; e Contesti (Riccardi, 1997).
Attivo nel campo della poesia sonora, ha partecipato a numerose rassegne ed è presente in antologie-cassetta, LP e CD in Italia e all'estero. Nel 2009 ha raccolto la sua produzione sonora nell’album di 2 CD Vox (Edizioni d’Arte Félix Fénéon).
E' stato redattore delle riviste "Tam Tam", "Baobab", "Dopodomani". Ha fatto parte del gruppo di poesia sonora "Baobab" e del gruppo d'intervento artistico "I Metanetworker in Spirit". Nel 2008 assieme a tre musicisti ha formato il “Jazz Poetry Quartet”.
Come poeta visivo, ha realizzato la serie di tavole "L'immagine del respiro" (1986-87) e le successive "Schizografie" (1988-89 e oltre); ha pubblicato Voli, testo verbo-visivo (Edizioni Colombo, 1991); Segni & Segni, poema visuale (Il Navile Edizioni, 1997); Letterale (Ed. Offerta Speciale, 2000); Della Luna (Ed. d’Arte Félix Fénéon, 2008); Syncrasies (Ed. d’Arte Félix Fénéon, 2011); Sintassi dei frammenti (Campanotto Editore, 2013). Ha tenuto numerose esposizioni personali e ha partecipato ad esposizioni collettive in molti paesi del mondo. Il collage, l'assemblaggio, il libro-oggetto sono le forme prevalenti del suo lavoro artistico, sempre legato al fenomeno del linguaggio e alla visualizzazione della scrittura.
12
novembre 2016
Gian Paolo Roffi – Materialità della parola
Dal 12 al 28 novembre 2016
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal mercoledì al venerdì 17.00-20.00 sabato e festivi 11.00-12.30 e 17.00-20.00 chiuso lunedì e martedì
Vernissage
12 Novembre 2016, ore 18.00
Autore
Curatore