Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Giancarlo Cuccù – L’Arte consapevole
Paesaggi, ritratti, nature morte: in questa occasione Giancarlo Cuccù ha selezionato una serie di opere recenti che affrontano i temi ricorrenti nella sua trentennale attività di pittore.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra personale dell’Artista Giancarlo Cuccù “L’Arte consapevole”, ospitata alla Galleria Arianna Sartori di Mantova - dal 29 ottobre al 17 novembre 2022 - presenta una selezione di dipinti realizzati negli ultimi anni dell’Artista ed è presentata dallo storico dell’Arte Stefano Papetti Direttore della Pinacoteca civica di Ascoli Piceno.
La mostra, curata da Arianna Sartori, si inaugura Sabato 29 ottobre alle ore 17.00 alla presenza dell’Artista e con presentazione di Stefano Papetti.
La consapevolezza dell’arte di Giancarlo Cuccù
Paesaggi, ritratti, nature morte: in questa occasione Giancarlo Cuccù ha selezionato una serie di opere recenti che affrontano i temi ricorrenti nella sua trentennale attività di pittore che ha scelto di vivere appartato, mantenendosi estraneo alle dinamiche del mercato dell’arte contemporanea e scegliendo con cura quando presentare al pubblico le sue opere. Un ritegno che lo accomuna ad altri artisti marchigiani del secolo scorso: in particolare la sua scelta appare assai simile a quella operata da Osvaldo Licini che, dopo una lunga esperienza parigina, dal 1926 optò per vivere isolato dal mondo nel piccolo borgo sibillino di Monte Vidon Corrado, trovando nelle viscere degli Appennini i motivi della sua pittura ancestrale.
Il paesaggio marchigiano, da sempre celebrato per sua varietà e la sua dolcezza, viene interpretato da Cuccù in chiave espressionistica: i colori si fanno violenti, le pennellate assumono spessori materici inconsueti, le linee ondulate delle colline appaiono tormentate da una forza interna che le deforma come se una presenza ctonia le facesse sobbalzare.
I ritratti colgono l’inquietudine esistenziale di giovani donne, di bambini dall’aria affranta e dimostrano come per l’artista marchigiano non sia essenziale la verosimiglianza, ma sia piuttosto determinante indagare l’animo di quanti si pongono davanti al suo cavalletto: richiamando un passo dello “Zibaldone” di Giacomo Leopardi, nel quale il poeta afferma che spesso ci colpisce di più vedere il ritratto di una persona conosciuta piuttosto che incontrarla, Cuccù scandaglia in profondità i sentimenti e li rappresenta con pennellate vibranti, cariche di colore e di umori che nascono dalla conoscenza diretta del male di vivere.
Anche le natura morte non sfuggono a questa ricerca emotiva, per cui i pesci o i mazzetti di fiori di campo mantengono traccia della loro vita anche se ne sono ormai privi, tanto che per queste composizioni si addice di più la definizione di nature vive.
Cuccù ci dimostra come si possa operare nel campo dell’arte anche vivendo in un centro lontano dal clamore e dal caos delle metropoli e che anzi, scegliendo di non condividere la petulante contemporaneità affidata per lo più al mondo dei social, si possa a ritrovare quella dimensione riflessiva che consente di valutare quanto la vita ci riserva con più consapevolezza e coraggio.
Stefano Papetti
Direttore della Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, storico dell’Arte
Cenni biografici
Giancarlo Cuccù nasce a Torino da genitori marchigiani e vive nelle Marche fino all’età di sei anni nella grande casa dei nonni materni, nella frazione di Collina Nuova, nel comune di Monte Vidon Combatte. Apprezza la bellezza della campagna e del vivere all’aria aperta. Ritorna a Torino, ma per le vacanze estive e natalizie è di nuovo nelle Marche. L’incontro con la pittura avviene nella tarda estate del 1958, quando dipinge su legno un piccolo paesaggio, andato perduto, dai colori rossi e blu. Dei primi anni Sessanta si ricordano un Vicolo di notte, ritratti di attori, figure di toreri e alcuni paesaggi andati distrutti. È del 1960 l’acquisto del primo cavalletto da studio. Della fine degli anni Sessanta rimangono un paesaggio di chiaro influsso morandiano, un ritratto di donna monocromo e un nudo eseguito a spatola, un ritratto della madre malata (databile al 1970), tre ritratti del padre, un piccolo arlecchino, qualche paesaggio oltre a numerosi disegni e lavori a china. Alla fine del 1967 lascia definitivamente Torino e si trasferisce a Fermo nelle Marche, dove abita tuttora.
Nel 1976, in occasione del primo dei molti viaggi a Parigi, incontra la pittura francese del post-impressionismo e vede dal vivo le opere degli artisti che saranno le avanguardie della pittura moderna: l’ultimo Cezanne con i lavori sulla Saincte Victoire, Rouault, Gauguin, Van Gogh, Soutine, Bonnard, il primo Matisse, il Monet delle ninfee e, per finire, Munch e gli espressionisti tedeschi (Nolde sopra tutti ma anche l’austriaco Kokovska).
Mostre collettive a Fermo nel 1982 (Palazzo Comunale), nel 1996 (Cappella di Villa Vitali), e nel 2003 (Cisterne Falconi). Va a Monte Vidon Corrado a ritrovare i paesaggi del primo Licini e le atmosfere delle Amalasunte.
Nel 1990 è in Olanda per la mostra del centenario della morte di Van Gogh e a Parigi conosce Madame Castaing della quale eseguirà tre ritratti. Negli anni 2000 è a Ceret e cerca in quei luoghi la violenza cromatica del “folle di Smilovitchi”. È di nuovo a Parigi negli anni seguenti per le retrospettive di Gauguin, Cezanne e Modigliani. Studia le opere di Scipione e Gino Rossi. Nel 2005 tiene una personale di oli e disegni alla Galleria di Arte Moderna a Montecatini.
Nel 2008 espone a Firenze presso Art in Progress in via dell’Oriolo. È fra i 106 artisti che inviano una formella dipinta alla Libreria Bocca di Milano per partecipare alla iniziativa “L’arte aiuta la cultura”. Viene in contatto con la pittura dissacrante dello svizzero Varlin e nel frattempo continua gli studi e le ricerche sul paesaggio marchigiano proprio in quel lembo di terra (le struggenti colline e i calanchi) che da Fermo s’interna fino a Montottone, Petritoli, San Procolo, Monte Vidon Combatte e Collina Nuova. Nei primi anni Duemila conosce Oscar Piattella e va spesso a Cantiano a trovarlo e lo ritrae con un cagnolino in braccio. Si lega in amicizia con il pittore milanese Attilio Forgioli, che viene in vacanza a Cupra Marittima e del quale eseguirà tre ritratti. Conosce i pittori siciliani Guccione e Sarnari.
Sulla sua attività pittorica è stato pubblicato nel 2008 il libro-catalogo I colori dell’anima con testo critico di Marisa Calisti e nel 2010 con scritti di Piero Feliciotti e Lucio Del Gobbo in occasione della mostra di Jesi, nel 2011 Orizzonti con testo di Gloriano Paoletti e a seguire Ritorni, con le osservazioni critiche di Stefano Papetti. Nel 2014 espone a Palazzo Ducale di Urbino, presentato da Silvia Cuppini, e a Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno e ancora all’Alexander Museum Hotel di Pesaro. Nella primavera del 2015 espone 16 opere alla Gallerie Wikiarte di Bologna e nel frattempo viene accettata la sua iscrizione a socio della Società Belle Arti e Museo Permanente a Milano. Nel 2004 è andato ad abitare in una nuova grande casa con uno studio all’ultimo piano, dove «si coglie una veduta della campagna fermana che si spinge a sud fino al Gran Sasso e a nord al di là di Monte San Vicino con una vista sui Monti Sibillini da togliere il fiato».
Altre mostre nel 2017 a Roma - Galleria la tartaruga; nel 2019 A Firenze - Semiottagono delle murate e nel 2022 a Mantova - Galleria Arianna Sartori.
Informazioni: Tel. 0376.324260 – info@ariannasartori.191.it
La mostra, curata da Arianna Sartori, si inaugura Sabato 29 ottobre alle ore 17.00 alla presenza dell’Artista e con presentazione di Stefano Papetti.
La consapevolezza dell’arte di Giancarlo Cuccù
Paesaggi, ritratti, nature morte: in questa occasione Giancarlo Cuccù ha selezionato una serie di opere recenti che affrontano i temi ricorrenti nella sua trentennale attività di pittore che ha scelto di vivere appartato, mantenendosi estraneo alle dinamiche del mercato dell’arte contemporanea e scegliendo con cura quando presentare al pubblico le sue opere. Un ritegno che lo accomuna ad altri artisti marchigiani del secolo scorso: in particolare la sua scelta appare assai simile a quella operata da Osvaldo Licini che, dopo una lunga esperienza parigina, dal 1926 optò per vivere isolato dal mondo nel piccolo borgo sibillino di Monte Vidon Corrado, trovando nelle viscere degli Appennini i motivi della sua pittura ancestrale.
Il paesaggio marchigiano, da sempre celebrato per sua varietà e la sua dolcezza, viene interpretato da Cuccù in chiave espressionistica: i colori si fanno violenti, le pennellate assumono spessori materici inconsueti, le linee ondulate delle colline appaiono tormentate da una forza interna che le deforma come se una presenza ctonia le facesse sobbalzare.
I ritratti colgono l’inquietudine esistenziale di giovani donne, di bambini dall’aria affranta e dimostrano come per l’artista marchigiano non sia essenziale la verosimiglianza, ma sia piuttosto determinante indagare l’animo di quanti si pongono davanti al suo cavalletto: richiamando un passo dello “Zibaldone” di Giacomo Leopardi, nel quale il poeta afferma che spesso ci colpisce di più vedere il ritratto di una persona conosciuta piuttosto che incontrarla, Cuccù scandaglia in profondità i sentimenti e li rappresenta con pennellate vibranti, cariche di colore e di umori che nascono dalla conoscenza diretta del male di vivere.
Anche le natura morte non sfuggono a questa ricerca emotiva, per cui i pesci o i mazzetti di fiori di campo mantengono traccia della loro vita anche se ne sono ormai privi, tanto che per queste composizioni si addice di più la definizione di nature vive.
Cuccù ci dimostra come si possa operare nel campo dell’arte anche vivendo in un centro lontano dal clamore e dal caos delle metropoli e che anzi, scegliendo di non condividere la petulante contemporaneità affidata per lo più al mondo dei social, si possa a ritrovare quella dimensione riflessiva che consente di valutare quanto la vita ci riserva con più consapevolezza e coraggio.
Stefano Papetti
Direttore della Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, storico dell’Arte
Cenni biografici
Giancarlo Cuccù nasce a Torino da genitori marchigiani e vive nelle Marche fino all’età di sei anni nella grande casa dei nonni materni, nella frazione di Collina Nuova, nel comune di Monte Vidon Combatte. Apprezza la bellezza della campagna e del vivere all’aria aperta. Ritorna a Torino, ma per le vacanze estive e natalizie è di nuovo nelle Marche. L’incontro con la pittura avviene nella tarda estate del 1958, quando dipinge su legno un piccolo paesaggio, andato perduto, dai colori rossi e blu. Dei primi anni Sessanta si ricordano un Vicolo di notte, ritratti di attori, figure di toreri e alcuni paesaggi andati distrutti. È del 1960 l’acquisto del primo cavalletto da studio. Della fine degli anni Sessanta rimangono un paesaggio di chiaro influsso morandiano, un ritratto di donna monocromo e un nudo eseguito a spatola, un ritratto della madre malata (databile al 1970), tre ritratti del padre, un piccolo arlecchino, qualche paesaggio oltre a numerosi disegni e lavori a china. Alla fine del 1967 lascia definitivamente Torino e si trasferisce a Fermo nelle Marche, dove abita tuttora.
Nel 1976, in occasione del primo dei molti viaggi a Parigi, incontra la pittura francese del post-impressionismo e vede dal vivo le opere degli artisti che saranno le avanguardie della pittura moderna: l’ultimo Cezanne con i lavori sulla Saincte Victoire, Rouault, Gauguin, Van Gogh, Soutine, Bonnard, il primo Matisse, il Monet delle ninfee e, per finire, Munch e gli espressionisti tedeschi (Nolde sopra tutti ma anche l’austriaco Kokovska).
Mostre collettive a Fermo nel 1982 (Palazzo Comunale), nel 1996 (Cappella di Villa Vitali), e nel 2003 (Cisterne Falconi). Va a Monte Vidon Corrado a ritrovare i paesaggi del primo Licini e le atmosfere delle Amalasunte.
Nel 1990 è in Olanda per la mostra del centenario della morte di Van Gogh e a Parigi conosce Madame Castaing della quale eseguirà tre ritratti. Negli anni 2000 è a Ceret e cerca in quei luoghi la violenza cromatica del “folle di Smilovitchi”. È di nuovo a Parigi negli anni seguenti per le retrospettive di Gauguin, Cezanne e Modigliani. Studia le opere di Scipione e Gino Rossi. Nel 2005 tiene una personale di oli e disegni alla Galleria di Arte Moderna a Montecatini.
Nel 2008 espone a Firenze presso Art in Progress in via dell’Oriolo. È fra i 106 artisti che inviano una formella dipinta alla Libreria Bocca di Milano per partecipare alla iniziativa “L’arte aiuta la cultura”. Viene in contatto con la pittura dissacrante dello svizzero Varlin e nel frattempo continua gli studi e le ricerche sul paesaggio marchigiano proprio in quel lembo di terra (le struggenti colline e i calanchi) che da Fermo s’interna fino a Montottone, Petritoli, San Procolo, Monte Vidon Combatte e Collina Nuova. Nei primi anni Duemila conosce Oscar Piattella e va spesso a Cantiano a trovarlo e lo ritrae con un cagnolino in braccio. Si lega in amicizia con il pittore milanese Attilio Forgioli, che viene in vacanza a Cupra Marittima e del quale eseguirà tre ritratti. Conosce i pittori siciliani Guccione e Sarnari.
Sulla sua attività pittorica è stato pubblicato nel 2008 il libro-catalogo I colori dell’anima con testo critico di Marisa Calisti e nel 2010 con scritti di Piero Feliciotti e Lucio Del Gobbo in occasione della mostra di Jesi, nel 2011 Orizzonti con testo di Gloriano Paoletti e a seguire Ritorni, con le osservazioni critiche di Stefano Papetti. Nel 2014 espone a Palazzo Ducale di Urbino, presentato da Silvia Cuppini, e a Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno e ancora all’Alexander Museum Hotel di Pesaro. Nella primavera del 2015 espone 16 opere alla Gallerie Wikiarte di Bologna e nel frattempo viene accettata la sua iscrizione a socio della Società Belle Arti e Museo Permanente a Milano. Nel 2004 è andato ad abitare in una nuova grande casa con uno studio all’ultimo piano, dove «si coglie una veduta della campagna fermana che si spinge a sud fino al Gran Sasso e a nord al di là di Monte San Vicino con una vista sui Monti Sibillini da togliere il fiato».
Altre mostre nel 2017 a Roma - Galleria la tartaruga; nel 2019 A Firenze - Semiottagono delle murate e nel 2022 a Mantova - Galleria Arianna Sartori.
Informazioni: Tel. 0376.324260 – info@ariannasartori.191.it
29
ottobre 2022
Giancarlo Cuccù – L’Arte consapevole
Dal 29 ottobre al 17 novembre 2022
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARIANNA SARTORI
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30. Chiuso Lunedì 31 ottobre, Domeniche e Festivi.
Vernissage
29 Ottobre 2022, 17.00
Autore
Curatore
Autore testo critico