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Giancarlo Flati – Intersezioni del Tempo
Nel 1983 all’inizio delle sue prove espositive Flati si riconosce a distanza in un’area di esperienze aniconiche affini. Da una parte lo sviluppo dell’arte programmata e dei saggi della tendenza gestaltica, dall’altra una nuova fondazione della pittura come sistema conoscitivo del mondo
Comunicato stampa
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“... Nel 1983 all’inizio delle sue prove espositive Flati si riconosce a distanza in un’area di esperienze aniconiche affini. Da una parte lo sviluppo dell’arte programmata e dei saggi della tendenza gestaltica, dall’altra una nuova fondazione della pittura come sistema conoscitivo del mondo.
Un sentimento universale sembra condurre Flati alle origini del linguaggio per un’arte della coscienza.
Nel momento in cui rinuncia alla configurazione del mondo esterno precipita nello spazio non geografico delle emozioni, dei pensieri, dei sogni. L’immagine lascia il campo al segno, referente simbolico, evocazione lirica e colta.
Tal volta, quale esperimento mentale, quando l’autore affronta il problema della dissipazione nel nulla di una certa quantità di energia e di materia, quando i ricordi di tempi trascorsi si stanno inceppando tra sobbalzi e riprese illusorie nell’intrico delle correnti e dei vortici, l’incubo del gorgo prende la forma di un malstrøm celeste che concede a ogni gruppo di pigmento la consapevolezza del moto come dono divino. E l’incommensurabile luogo geografico è reso vitale quale luogo dello spirito.
Per ricostruire sommariamente il fenomeno Flati si può partire dalla pittura di Klee, dalla materia intesa come serie ritmica, progressione di punti. La polarità del suo informale, le espressioni quali formicolare, brulicare, erano già presenti nelle deflagrazioni di motivi cosmici nei mosaici di Klimt e negli incastri di materiale policromo nelle provocazioni decorative di Gaudì.
L’opera dell’artista è simile all’esplorazione di mondi segreti in Wolf, alla lezione oggettuale e materica di Burri, all’indagine sulle sue possibilità espressive da parte di Dubuffet, al fisico continuo far scorrere le forme nello spazio e nel tempo di Pollock.
Straordinario è il potere di evocazione che il linguaggio di Flati emana. Articolandosi in metafore contenenti un elemento dinamico le fa muovere nella mente. Lo spazio non più vuoto è popolato di linee di forza e di forme che si allontanano, recedono, insistono segnate dal viraggio di colore e dall’effetto trasparenza. Nel suo intento con la trasparenza l’autore induce in noi percezioni di luminosità, di leggerezza, di ariosità, di fragilità, di profondità che siano fonte di ulteriore elaborazione cognitiva e conducano al significato dell’opera di fronte alla quale egli ci pone...” (L.Bortolatto)
...” Flati è un artista dotato di un alto livello di consapevolezza. In lui il flusso spontaneo dell’ ispirazione e la capacità riflessiva sul suo stesso lavoro si bilanciano come raramente accade. E’ attivo già da parecchi anni ma non c’è dubbio sul fatto che la sua opera si cali bene nel rinnovamento di questo inizio millennio.
Flati dipinge opere che hanno sempre un ben preciso titolo ma non sono incardinate a una vera e propria figurazione. E’, però, un pittore figurativo nel senso più preciso del termine. Non ha, infatti, alcun interesse per l’ astrazione intesa come volontario sganciamento dal rappresentare la concretezza del reale ...
Quello che si vede nelle opere di Flati è una sorta di vortice, di abisso magmatico che attrae la vista come un turbine inquieto ma regolato dall’ occhio vigile dell’ artista che parte verso una singolare lontananza e tira con sé gli osservatori disposti a seguirlo senza chiedere troppe spiegazioni ma soggiogati dalla complessità della stesura conglobante materie diverse, rimescolando ogni cosa con una forza demiurgica che costringe a accettare l’ insieme del contesto dove tutto appare necessario e palpitante di passione autentica.
L’ arte di Flati è come un viaggio nello spazio dove lo scrutatore osserva , preoccupato e esaltato, entusiasta e timoroso, l’ Universo che gli schiude davanti. Egli non lo capisce né può capirlo fino in fondo ma comprende come sia di fatto il contenitore di tutto il sapere, potendosi muovere dal macro al microcosmo con analoga procedura, non esistendo in realtà una differenza vera e propria ma, appunto, un sistema di corrispondenze continuo e affascinante. Osservando le opere di Flati sembra di procedere a manovre di avvicinamento o allontanamento in direzione di corpi celesti che appaiono e scompaiono, forme caleidoscopiche che si compongono e scompongono incessantemente, suggestionandoci a vedere o sentire acque e fiamme, cieli e distese incommensurabili di spazio, luci e ombre oltre la superficie immediata delle cose.
Flati, insomma, è un costruttore di forme dentro le quali trapelano connessioni più profonde eppure ben percepibili perché coerentemente sorte da un unico principio di individuazione, dove una sapienza antica e un avveniristico sondaggio di nuove possibilità si incontrano e si integrano senza alcun attrito e alcuna incomprensione...” (C.Strinati)
Note biografiche:
Giancarlo Flati nasce a L’Aquila nel 1953 e dal 1986 vive ed opera a Roma.
Medico chirurgo è professore aggregato presso L’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
La sua attività artistica inizia nel 1964. Dal 1972 effettua numerosi viaggi con lunghi soggiorni in Svezia, Polonia, Germania, Norvegia durante i quali incontra numerosi artisti contemporanei. La sua attività artistica viene profondamente influenzata dalla cultura nordeuropea. Sono molte le partecipazioni per invito a Premi e Rassegne nazionale ed internazionali di pittura come pure ad esposizioni personali e collettive. Ha pure effettuato mostre virtuali. Nel 2005 gli viene conferito il Premio Museo Michetti per solidarietà in favore dell’Unicef. È presente in collezioni private in Italia, Svezia, Norvegia, Germania, Danimarca, Polonia, Spagna, USA e Australia. Ha illustrato testi poetici di Elio Peretti: Na gulia de bbiangu (1990), Canto di fine giorno (1994), In memoria (2001), Nel pensier mi fingo (2002), Tratturi e Transumanza.Arte e Cultura. Deltensemble Akka Ed. 2008.
Collabora con LE VENEZIE dal 2006.
Notevole la letteratura critica.
Bibliografia: G.Flati Sequenza dell’inivisibile, Animobono Roma, 2006; Giancarlo Flati volume IV, Collana Esmeralda, Zanotto Editore, 2007; Giancarlo Flati, Intersezioni del tempo, Matteo Editore, 2008.
Giancarlo Flati opera a Roma, in via Raimondo D’Aronco 18.
Un sentimento universale sembra condurre Flati alle origini del linguaggio per un’arte della coscienza.
Nel momento in cui rinuncia alla configurazione del mondo esterno precipita nello spazio non geografico delle emozioni, dei pensieri, dei sogni. L’immagine lascia il campo al segno, referente simbolico, evocazione lirica e colta.
Tal volta, quale esperimento mentale, quando l’autore affronta il problema della dissipazione nel nulla di una certa quantità di energia e di materia, quando i ricordi di tempi trascorsi si stanno inceppando tra sobbalzi e riprese illusorie nell’intrico delle correnti e dei vortici, l’incubo del gorgo prende la forma di un malstrøm celeste che concede a ogni gruppo di pigmento la consapevolezza del moto come dono divino. E l’incommensurabile luogo geografico è reso vitale quale luogo dello spirito.
Per ricostruire sommariamente il fenomeno Flati si può partire dalla pittura di Klee, dalla materia intesa come serie ritmica, progressione di punti. La polarità del suo informale, le espressioni quali formicolare, brulicare, erano già presenti nelle deflagrazioni di motivi cosmici nei mosaici di Klimt e negli incastri di materiale policromo nelle provocazioni decorative di Gaudì.
L’opera dell’artista è simile all’esplorazione di mondi segreti in Wolf, alla lezione oggettuale e materica di Burri, all’indagine sulle sue possibilità espressive da parte di Dubuffet, al fisico continuo far scorrere le forme nello spazio e nel tempo di Pollock.
Straordinario è il potere di evocazione che il linguaggio di Flati emana. Articolandosi in metafore contenenti un elemento dinamico le fa muovere nella mente. Lo spazio non più vuoto è popolato di linee di forza e di forme che si allontanano, recedono, insistono segnate dal viraggio di colore e dall’effetto trasparenza. Nel suo intento con la trasparenza l’autore induce in noi percezioni di luminosità, di leggerezza, di ariosità, di fragilità, di profondità che siano fonte di ulteriore elaborazione cognitiva e conducano al significato dell’opera di fronte alla quale egli ci pone...” (L.Bortolatto)
...” Flati è un artista dotato di un alto livello di consapevolezza. In lui il flusso spontaneo dell’ ispirazione e la capacità riflessiva sul suo stesso lavoro si bilanciano come raramente accade. E’ attivo già da parecchi anni ma non c’è dubbio sul fatto che la sua opera si cali bene nel rinnovamento di questo inizio millennio.
Flati dipinge opere che hanno sempre un ben preciso titolo ma non sono incardinate a una vera e propria figurazione. E’, però, un pittore figurativo nel senso più preciso del termine. Non ha, infatti, alcun interesse per l’ astrazione intesa come volontario sganciamento dal rappresentare la concretezza del reale ...
Quello che si vede nelle opere di Flati è una sorta di vortice, di abisso magmatico che attrae la vista come un turbine inquieto ma regolato dall’ occhio vigile dell’ artista che parte verso una singolare lontananza e tira con sé gli osservatori disposti a seguirlo senza chiedere troppe spiegazioni ma soggiogati dalla complessità della stesura conglobante materie diverse, rimescolando ogni cosa con una forza demiurgica che costringe a accettare l’ insieme del contesto dove tutto appare necessario e palpitante di passione autentica.
L’ arte di Flati è come un viaggio nello spazio dove lo scrutatore osserva , preoccupato e esaltato, entusiasta e timoroso, l’ Universo che gli schiude davanti. Egli non lo capisce né può capirlo fino in fondo ma comprende come sia di fatto il contenitore di tutto il sapere, potendosi muovere dal macro al microcosmo con analoga procedura, non esistendo in realtà una differenza vera e propria ma, appunto, un sistema di corrispondenze continuo e affascinante. Osservando le opere di Flati sembra di procedere a manovre di avvicinamento o allontanamento in direzione di corpi celesti che appaiono e scompaiono, forme caleidoscopiche che si compongono e scompongono incessantemente, suggestionandoci a vedere o sentire acque e fiamme, cieli e distese incommensurabili di spazio, luci e ombre oltre la superficie immediata delle cose.
Flati, insomma, è un costruttore di forme dentro le quali trapelano connessioni più profonde eppure ben percepibili perché coerentemente sorte da un unico principio di individuazione, dove una sapienza antica e un avveniristico sondaggio di nuove possibilità si incontrano e si integrano senza alcun attrito e alcuna incomprensione...” (C.Strinati)
Note biografiche:
Giancarlo Flati nasce a L’Aquila nel 1953 e dal 1986 vive ed opera a Roma.
Medico chirurgo è professore aggregato presso L’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
La sua attività artistica inizia nel 1964. Dal 1972 effettua numerosi viaggi con lunghi soggiorni in Svezia, Polonia, Germania, Norvegia durante i quali incontra numerosi artisti contemporanei. La sua attività artistica viene profondamente influenzata dalla cultura nordeuropea. Sono molte le partecipazioni per invito a Premi e Rassegne nazionale ed internazionali di pittura come pure ad esposizioni personali e collettive. Ha pure effettuato mostre virtuali. Nel 2005 gli viene conferito il Premio Museo Michetti per solidarietà in favore dell’Unicef. È presente in collezioni private in Italia, Svezia, Norvegia, Germania, Danimarca, Polonia, Spagna, USA e Australia. Ha illustrato testi poetici di Elio Peretti: Na gulia de bbiangu (1990), Canto di fine giorno (1994), In memoria (2001), Nel pensier mi fingo (2002), Tratturi e Transumanza.Arte e Cultura. Deltensemble Akka Ed. 2008.
Collabora con LE VENEZIE dal 2006.
Notevole la letteratura critica.
Bibliografia: G.Flati Sequenza dell’inivisibile, Animobono Roma, 2006; Giancarlo Flati volume IV, Collana Esmeralda, Zanotto Editore, 2007; Giancarlo Flati, Intersezioni del tempo, Matteo Editore, 2008.
Giancarlo Flati opera a Roma, in via Raimondo D’Aronco 18.
03
settembre 2008
Giancarlo Flati – Intersezioni del Tempo
Dal 03 al 28 settembre 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO VENEZIA
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Roma, Via Del Plebiscito, 118, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica
dalle ore 9.00 alle ore 19.00
Chiuso il lunedì
Vernissage
3 Settembre 2008, ore 18.00
Editore
MATTEO EDITORE
Autore
Curatore