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Giancarlo Limoni – Paesaggi
La mostra affronta il tema unitario del paesaggio che per l’artista è stato centrale della sua produzione più recente, ma che, fin dagli anni ’80, ha comunque costituito il riferimento ideale per i suoi lavori più naturalistici.
Comunicato stampa
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Si inaugura Lunedì 4 novembre presso A.A.M. Architettura Arte Moderna la mostra “Paesaggi” dedicata a Giancarlo Limoni, strutturata in due momenti espositivi, in successione, che vedrà lo spazio A.A.M. riconfigurarsi attraverso opere dello stesso ciclo. Lunedì 9 dicembre, in occasione dell’apertura della seconda parte della mostra, verrà presentato il volume monografico dedicato a Giancarlo Limoni, nel quale sono ripercorsi gli ultimi quindici anni della sua attività.
La mostra affronta il tema unitario del paesaggio che per l’artista è stato centrale della sua produzione più recente, ma che, fin dagli anni ’80, ha comunque costituito il riferimento ideale per i suoi lavori più naturalistici.
È significativo che l’attività espositiva dell’A.A.M., dopo una breve pausa d’interruzione per impegni progettuali più ampi tra arte e architettura realizzati “extramoenia”, riprenda ora con una mostra dedicata proprio a Giancarlo Limoni, con cui ci eravamo temporaneamente autosospesi, a sottolineare un filo rosso di continuità sul piano del metodo.
Durante l’articolato periodo espositivo, verrà presentata una selezione tra oltre quaranta opere, olii su tela di grande formato, che, con gli oltre trenta grandi acquarelli e i piccoli bozzetti preparatori, rappresentano l’intera articolazione del ciclo. “Paesaggi” prende avvio, non casualmente, con una serie di lavori che si pongono come “limite”, come “soglia”, in cui lo sguardo dall’alto dell’artista trasforma “Nel blu il paesaggio” o “Sentinelle” in vere e proprie ouvertures, in cui la pittura si fa più rarefatta, per un processo di sottrazione cromatica e materica che caratterizza la più recente ricerca dell’artista. La frontalità e la visione dall’alto sono l’antecedente di quel cospicuo numero di opere “A perdita d’occhio”, come “Paesaggio con terra rossa”, 2010, o, “Paesaggio viola”, 2011, che sul tema del “frastagliamento”, della “mineralizzazione” dei luoghi e dei suoli, tendono a dare corpo e sostanza allo Sturm und Drang (Tempesta e impeto) dei turbinii turneriani di “Marina verde”, 2009, e “Marina del nord”, 2010. Solo dopo essersi confrontato con la diversità degli sguardi e avere sondato i limiti della visione stessa, Giancarlo Limoni approda cosi all’apparente sospensione, alla trepidante serenità, nelle distese riappacificanti di opere come “Marina con cielo giallo”, 2013, e di altre declinate sullo stesso tema. Ma sembra poi ritrarsi immediatamente, quasi rifuggendone, sorprendendosi addirittura della propria ritrovata “atarassia” democritea, per rimettersi in discussione con il ritrovato piacere della vertigine e dell’instabilità che più gli è congeniale, come in “Cieli gialli”, e in “Cieli rossi”, 2013, e in altre opere analoghe. Sarà proprio da queste allusioni allo sprofondamento negli abissi che l’artista, con nuove ritrovate energie, con rinnovati colpi d’ala e d’azzardo, potrà di nuovo librarsi in volo “a riveder le stelle”.
Questa sorta di “punto e a capo” nell’itinerario artistico di Giancarlo Limoni era stato preannunciato nel 2007 da due straordinarie opere, “Paesaggio sommerso” e “Tentativo di paesaggio”, rimaste in “ombra” nello studio dell’artista, concentrato in quegli anni nella preparazione del ciclo “Non ho tempo (Je n'ai pas le temp)” / “Lezione di tenebre: opere dal nero”, presentato alla A.A.M. Architettura Arte Moderna nell’ottobre 2009. Quei due lavori “segreti” di Giancarlo Limoni, lasciavano affiorare alcuni elementi di paesaggio, al di sopra di una concitata naturalistica eccitazione cromatica, esibita in primo piano, come vera e propria ribalta, messa in scena di una scompigliata siepe, scossa da una sorta di “vento barocco”, protesa a occultare e, nello stesso tempo, rivelare l’orizzonte oltre se stessa. Sicuramente quelle due opere rappresentavano la volontà dell’artista di liberarsi dal rigore ascetico del ciclo “opere dal nero”, dalle costrizioni di fare del suo lavoro una pura apparizione che riemergeva dai fondi bituminosi di quel preciso momento del suo percorso artistico. È stato proprio a partire da questi elementi che insieme abbiamo individuato quello che sarebbe diventato il nucleo tematico e il nodo problematico da affrontare come successivo impegno artistico per la mostra attuale. È dalle osservazioni sulle due opere sopra indicate, che con l’artista abbiamo ritenuto di aver intravisto una nuova avventura da affrontare insieme. Sono nati cosi i sei piccoli “studi” del 2008 realizzati da Giancarlo Limoni come incipit della nuova “storia”.
In questi bozzetti l’artista, rinunciando alla sontuosità materica che l’aveva sempre caratterizzato, sembrava concentrarsi su una circoscritta messa a fuoco di dettagli, di frammenti di paesaggio, di grumi materici, tra esplosioni magmatiche, liquide dispersioni-diluizioni e improvvise apparizioni di orizzonti, prima instabili e poi sempre più definiti.
In questo modus operandi intendiamo rivendicare la specificità della funzione di A.A.M. Architettura Arte Moderna con la sua intenzionalità progettuale che fa del lavoro maieutico con gli artisti, della condivisione e della individuazione dei percorsi, all’interno dell’intero Sistema dell’Arte, dall’Architettura al Design, dall’Arte Contemporanea alla Fotografia, un punto di forza e di riferimento, senza rischi o pretese di sovrapposizioni autoriali rispetto all’autonomia dei singoli artisti e, tanto meno, senza presunzioni di farci percepire come “suggeritori” di repentine e provvidenziali “folgorazioni” sulla via di Damasco.
Il racconto che si snoda attraverso la mostra e il volume è anche la storia di un’intesa più stretta tra l’artista e la A.A.M. Il volume, in corso di pubblicazione, riassume e riprende i cicli realizzati dall’artista nelle quattro mostre personali a lui dedicate da A.A.M. nel corso degli anni, teso a ricostruire il senso di un percorso condiviso. In questo parallelismo di intenti, come già chiarito, non si intende evidenziare nessuna “intromissione” nel lavoro dell’artista, ma solo le reciproche “sollecitazioni” e i “rimandi” tra l’artista e la committenza. Un viaggio che ci ha visti uniti nel passaggio dalle tracce, dai lacerti di pittura deflagrata in cui le memorie di “Scuola romana” si sono sapientemente intrecciate con le “diluizioni” e le “espansioni” di Emil Nolde, via via alla scoperta dell’Oriente, agli inabissamenti e ai riaffioramenti delle “opere dal nero”, agli attuali approdi su spiagge e paesaggi scarnificati da “Terra desolata” (The Waste Land) di Thomas Stearns Eliot. La mostra e il volume rendono inoltre “pubblici”, per la prima volta, il controcanto privato di Giancarlo Limoni rappresentato dai diversi “taccuini di viaggio”, come momento di riflessione sul delicato passaggio, dal particolare all’universale, dal microcosmo al macrocosmo.
Giancarlo Limoni è tra i protagonisti della Nuova Scuola Romana degli anni ’80, che vede negli stessi anni all’opera autori, tra gli altri, quali Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi, Nunzio, Claudio Palmieri, Piero Pizzi Cannella, Sergio Ragalzi, Marco Tirelli, di cui alcuni avranno come riferimento la Galleria l'Attico di Fabio Sargentini.
Partecipa ad alcune tra le più importanti collettive di quegli anni: "Nuove trame dell'Arte" a Genazzano, "Anni ‘80" a Bologna, "La nuova scuola romana" a Graz, "Trent'anni dell'Attico" a Spoleto, "Capodopera" a Fiesole e "Post-Astrazione" a Milano. Dal 1986 ha trasferito il suo studio al quartiere Prenestino. Vive e lavora a Roma.
Monday 4th November marks the opening, at A.A.M. Architettura Arte Moderna, of Giancarlo Limoni’s “Paesaggi” [Landscapes], an exhibition in two successive parts, both stages of which will fill and redefine the gallery’s spaces with works from the same cycle. The opening of the second part of the exhibition on Monday 9th December will also see the presentation of a monograph dedicated to Giancarlo Limoni and his work of the past fifteen years.
The overall theme of the exhibition is that of landscape, a subject central to the artist’s most recent work but also the theme of his more naturalistic paintings ever since the 1980s.
It is significant that after a brief hiatus dedicated to a broad range of different projects connected with art and architecture outside the gallery context, A.A.M. Architettura Arte Moderna now resumes its “normal” activities with an exhibition dedicated to Giancarlo Limoni, the artist with whom we left off, thus underlining an important element of continuity in the gallery’s modus operandi.
Over the course of this articulated exhibition a selection of over forty works will be presented: large oil paintings on canvas, along with over thirty large watercolours and small preparatory sketches, together representing the entire cycle. “Paesaggi” begins, not by chance, with a series of works that present themselves as a “limit”, a “threshold”, in which the artist’s gaze, looking down from overhead, transforms “Nel blu il paesaggio” or “Sentinelle” into veritable overtures, in which the painting becomes increasingly rarefied thanks to a process of subtraction, a removal of colour and material that has characterised Limoni’s more recent work. The frontality and the bird’s eye view of these pieces paved the way for the prolific “A perdita d’occhio” series, with paintings such as “Paesaggio con terra rossa” (2010) or “Paesaggio Viola” (2011) which, with their theme of the “fragmentation” and “mineralization” of places and of the land, give a form and substance to the Sturm und Drang of the Turneresque vortices of “Marina Verde” (2009) and “Marina del nord” (2012). It is only after having confronted a diversity of gazes, and having probed the limits of vision itself, that Limoni arrives at the apparent suspension and the tremulous serenity of the peaceful expanses of “Marina con cielo giallo” (2013) and other paintings handling the same theme. But then he seems to have immediately drawn back and almost taken refuge from (even surprised by) his own new-found Democritean “cheerfulness”, and he has put himself on the line yet again, rediscovering the pleasures of that vertiginous instability with which he is most at his ease in “Cieli gialli” and “Cieli rossi” (both 2013) and other paintings like them. And so, with these allusions to a plunging into the depths, Limoni once again takes to the air – with renewed energy and a new impetus and daring – setting off “to rediscover the stars”.
A presage of this U-turn in his work was offered in 2007 in the form of “Paesaggio sommerso” and “Tentativo di paesaggio”, two extraordinary pieces that remained hidden in the “shadows” of the artist’s studio while he concentrated on preparing the cycle “Non ho tempo (Je n’ai pas le temp)” / “Lezione di tenebre: opere dal nero”, presented at A.A.M. Architettura Arte Moderna in the October of 2009. In the two “secret” paintings Limoni has allowed elements of landscape to bloom, above a busy naturalistic buzz of colour that occupies the picture plane, which becomes a veritable stage, the scene it displays a disorderly hedgerow or bank of vegetation, stirred by a sort of “baroque wind”, simultaneously concealing and revealing the horizon beyond. Clearly the two paintings represent the artist’s desire to free himself of the severity of his “opere dal nero” series, and of the constraints involved in making of his work the pure apparition that emerges from the tarry backgrounds which characterized his paintings of that period. It was these elements in particular that suggested the central theme and the core problem addressed in his work for the current exhibition. As we observed and discussed these two paintings with the artist, ideas emerged for our next joint adventure, and the six small “studies” that Limoni produced in 2008 were born: the beginning of a new “story”.
In these sketches, abandoning the sumptuous use of material that has always typified his work, the artist seems to concentrate on a circumscribed focusing on details, on fragments of landscape, on clots of material, amid lava-like explosions, liquid dispersions/dilutions and suddenly-appearing horizons, at first unstable and then increasingly defined.
Working together in this way, the intention has been to celebrate the very particular function played by A.A.M. Architettura Arte Moderna, the gallery’s project-based approach, the maieutic method we apply, working together with the gallery’s artists to analyze and identify possible directions to be taken within the art system as a whole (from Architecture and Design to Contemporary Art and Photography). This modus operandi has undoubtedly become a point of strength and of reference but, importantly, there is no intention or risk here of confusing the true authorship of the work of our always-autonomous individual artists, and still less of presenting ourselves as the ”prompters” of sudden and fortuitous “revelations” on the artists’ road to Damascus.
The story that emerges in the exhibition and the book is, among other things, the story of a close relationship between the artist and A.A.M.. The book summarizes and recounts the cycles of work that Limoni has produced for the four solo exhibitions that A.A.M. has dedicated to him over the course of the years, the aim being to illustrate and analyse the significance of what has been a shared “journey”. As we have already underlined, in portraying this joint adventure there is no intention of representing the gallery’s role as one of “interfering” in the artist’s work – just the reciprocal “solicitations” and “cross references” between the artist and those involved in commissioning works. A journey that has seen us united in a passage from the hints and fragments of the inflamed paintings in which Limoni skilfully blended his early “Scuola Romana” work and the “dilutions” and “expansions” inspired by Emil Nolde, and then, gradually, his discovery of the East, the profound depths and resurfacings in his “opere dal nero” series and his recent arrival on and amid the stark shores and landscapes so redolent of Eliot’s “The Waste Land”. The exhibition and the book also make public, for the first time, Giancarlo Limoni’s private counterpart to all this in the form of his various “traveller’s diaries”, offering a moment of reflection on the delicate passage from details to the universal, from microcosm to macrocosm.
Giancarlo Limoni was one of the protagonists of the Nuova Scuola Romana in the 1980s together with artists like Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi, Nunzio, Claudio Palmieri, Piero Pizzi Cannella, Sergio Ragalzi, and Marco Tirelli, many of whom worked with Fabio Sargentini’s gallery L’Attico. His work featured in many of the decade’s most influential group shows, including "Nuove trame dell'Arte" in Genazzano, "Anni ‘80" in Bologna, "La nuova scuola romana" in Graz, "Trent'anni dell'Attico" in Spoleto, "Capodopera" in Fiesole and "Post-Astrazione" in Milan. In 1986 he moved his studio to the Prenestino district in Rome, and he still lives and works in the city.
La mostra affronta il tema unitario del paesaggio che per l’artista è stato centrale della sua produzione più recente, ma che, fin dagli anni ’80, ha comunque costituito il riferimento ideale per i suoi lavori più naturalistici.
È significativo che l’attività espositiva dell’A.A.M., dopo una breve pausa d’interruzione per impegni progettuali più ampi tra arte e architettura realizzati “extramoenia”, riprenda ora con una mostra dedicata proprio a Giancarlo Limoni, con cui ci eravamo temporaneamente autosospesi, a sottolineare un filo rosso di continuità sul piano del metodo.
Durante l’articolato periodo espositivo, verrà presentata una selezione tra oltre quaranta opere, olii su tela di grande formato, che, con gli oltre trenta grandi acquarelli e i piccoli bozzetti preparatori, rappresentano l’intera articolazione del ciclo. “Paesaggi” prende avvio, non casualmente, con una serie di lavori che si pongono come “limite”, come “soglia”, in cui lo sguardo dall’alto dell’artista trasforma “Nel blu il paesaggio” o “Sentinelle” in vere e proprie ouvertures, in cui la pittura si fa più rarefatta, per un processo di sottrazione cromatica e materica che caratterizza la più recente ricerca dell’artista. La frontalità e la visione dall’alto sono l’antecedente di quel cospicuo numero di opere “A perdita d’occhio”, come “Paesaggio con terra rossa”, 2010, o, “Paesaggio viola”, 2011, che sul tema del “frastagliamento”, della “mineralizzazione” dei luoghi e dei suoli, tendono a dare corpo e sostanza allo Sturm und Drang (Tempesta e impeto) dei turbinii turneriani di “Marina verde”, 2009, e “Marina del nord”, 2010. Solo dopo essersi confrontato con la diversità degli sguardi e avere sondato i limiti della visione stessa, Giancarlo Limoni approda cosi all’apparente sospensione, alla trepidante serenità, nelle distese riappacificanti di opere come “Marina con cielo giallo”, 2013, e di altre declinate sullo stesso tema. Ma sembra poi ritrarsi immediatamente, quasi rifuggendone, sorprendendosi addirittura della propria ritrovata “atarassia” democritea, per rimettersi in discussione con il ritrovato piacere della vertigine e dell’instabilità che più gli è congeniale, come in “Cieli gialli”, e in “Cieli rossi”, 2013, e in altre opere analoghe. Sarà proprio da queste allusioni allo sprofondamento negli abissi che l’artista, con nuove ritrovate energie, con rinnovati colpi d’ala e d’azzardo, potrà di nuovo librarsi in volo “a riveder le stelle”.
Questa sorta di “punto e a capo” nell’itinerario artistico di Giancarlo Limoni era stato preannunciato nel 2007 da due straordinarie opere, “Paesaggio sommerso” e “Tentativo di paesaggio”, rimaste in “ombra” nello studio dell’artista, concentrato in quegli anni nella preparazione del ciclo “Non ho tempo (Je n'ai pas le temp)” / “Lezione di tenebre: opere dal nero”, presentato alla A.A.M. Architettura Arte Moderna nell’ottobre 2009. Quei due lavori “segreti” di Giancarlo Limoni, lasciavano affiorare alcuni elementi di paesaggio, al di sopra di una concitata naturalistica eccitazione cromatica, esibita in primo piano, come vera e propria ribalta, messa in scena di una scompigliata siepe, scossa da una sorta di “vento barocco”, protesa a occultare e, nello stesso tempo, rivelare l’orizzonte oltre se stessa. Sicuramente quelle due opere rappresentavano la volontà dell’artista di liberarsi dal rigore ascetico del ciclo “opere dal nero”, dalle costrizioni di fare del suo lavoro una pura apparizione che riemergeva dai fondi bituminosi di quel preciso momento del suo percorso artistico. È stato proprio a partire da questi elementi che insieme abbiamo individuato quello che sarebbe diventato il nucleo tematico e il nodo problematico da affrontare come successivo impegno artistico per la mostra attuale. È dalle osservazioni sulle due opere sopra indicate, che con l’artista abbiamo ritenuto di aver intravisto una nuova avventura da affrontare insieme. Sono nati cosi i sei piccoli “studi” del 2008 realizzati da Giancarlo Limoni come incipit della nuova “storia”.
In questi bozzetti l’artista, rinunciando alla sontuosità materica che l’aveva sempre caratterizzato, sembrava concentrarsi su una circoscritta messa a fuoco di dettagli, di frammenti di paesaggio, di grumi materici, tra esplosioni magmatiche, liquide dispersioni-diluizioni e improvvise apparizioni di orizzonti, prima instabili e poi sempre più definiti.
In questo modus operandi intendiamo rivendicare la specificità della funzione di A.A.M. Architettura Arte Moderna con la sua intenzionalità progettuale che fa del lavoro maieutico con gli artisti, della condivisione e della individuazione dei percorsi, all’interno dell’intero Sistema dell’Arte, dall’Architettura al Design, dall’Arte Contemporanea alla Fotografia, un punto di forza e di riferimento, senza rischi o pretese di sovrapposizioni autoriali rispetto all’autonomia dei singoli artisti e, tanto meno, senza presunzioni di farci percepire come “suggeritori” di repentine e provvidenziali “folgorazioni” sulla via di Damasco.
Il racconto che si snoda attraverso la mostra e il volume è anche la storia di un’intesa più stretta tra l’artista e la A.A.M. Il volume, in corso di pubblicazione, riassume e riprende i cicli realizzati dall’artista nelle quattro mostre personali a lui dedicate da A.A.M. nel corso degli anni, teso a ricostruire il senso di un percorso condiviso. In questo parallelismo di intenti, come già chiarito, non si intende evidenziare nessuna “intromissione” nel lavoro dell’artista, ma solo le reciproche “sollecitazioni” e i “rimandi” tra l’artista e la committenza. Un viaggio che ci ha visti uniti nel passaggio dalle tracce, dai lacerti di pittura deflagrata in cui le memorie di “Scuola romana” si sono sapientemente intrecciate con le “diluizioni” e le “espansioni” di Emil Nolde, via via alla scoperta dell’Oriente, agli inabissamenti e ai riaffioramenti delle “opere dal nero”, agli attuali approdi su spiagge e paesaggi scarnificati da “Terra desolata” (The Waste Land) di Thomas Stearns Eliot. La mostra e il volume rendono inoltre “pubblici”, per la prima volta, il controcanto privato di Giancarlo Limoni rappresentato dai diversi “taccuini di viaggio”, come momento di riflessione sul delicato passaggio, dal particolare all’universale, dal microcosmo al macrocosmo.
Giancarlo Limoni è tra i protagonisti della Nuova Scuola Romana degli anni ’80, che vede negli stessi anni all’opera autori, tra gli altri, quali Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi, Nunzio, Claudio Palmieri, Piero Pizzi Cannella, Sergio Ragalzi, Marco Tirelli, di cui alcuni avranno come riferimento la Galleria l'Attico di Fabio Sargentini.
Partecipa ad alcune tra le più importanti collettive di quegli anni: "Nuove trame dell'Arte" a Genazzano, "Anni ‘80" a Bologna, "La nuova scuola romana" a Graz, "Trent'anni dell'Attico" a Spoleto, "Capodopera" a Fiesole e "Post-Astrazione" a Milano. Dal 1986 ha trasferito il suo studio al quartiere Prenestino. Vive e lavora a Roma.
Monday 4th November marks the opening, at A.A.M. Architettura Arte Moderna, of Giancarlo Limoni’s “Paesaggi” [Landscapes], an exhibition in two successive parts, both stages of which will fill and redefine the gallery’s spaces with works from the same cycle. The opening of the second part of the exhibition on Monday 9th December will also see the presentation of a monograph dedicated to Giancarlo Limoni and his work of the past fifteen years.
The overall theme of the exhibition is that of landscape, a subject central to the artist’s most recent work but also the theme of his more naturalistic paintings ever since the 1980s.
It is significant that after a brief hiatus dedicated to a broad range of different projects connected with art and architecture outside the gallery context, A.A.M. Architettura Arte Moderna now resumes its “normal” activities with an exhibition dedicated to Giancarlo Limoni, the artist with whom we left off, thus underlining an important element of continuity in the gallery’s modus operandi.
Over the course of this articulated exhibition a selection of over forty works will be presented: large oil paintings on canvas, along with over thirty large watercolours and small preparatory sketches, together representing the entire cycle. “Paesaggi” begins, not by chance, with a series of works that present themselves as a “limit”, a “threshold”, in which the artist’s gaze, looking down from overhead, transforms “Nel blu il paesaggio” or “Sentinelle” into veritable overtures, in which the painting becomes increasingly rarefied thanks to a process of subtraction, a removal of colour and material that has characterised Limoni’s more recent work. The frontality and the bird’s eye view of these pieces paved the way for the prolific “A perdita d’occhio” series, with paintings such as “Paesaggio con terra rossa” (2010) or “Paesaggio Viola” (2011) which, with their theme of the “fragmentation” and “mineralization” of places and of the land, give a form and substance to the Sturm und Drang of the Turneresque vortices of “Marina Verde” (2009) and “Marina del nord” (2012). It is only after having confronted a diversity of gazes, and having probed the limits of vision itself, that Limoni arrives at the apparent suspension and the tremulous serenity of the peaceful expanses of “Marina con cielo giallo” (2013) and other paintings handling the same theme. But then he seems to have immediately drawn back and almost taken refuge from (even surprised by) his own new-found Democritean “cheerfulness”, and he has put himself on the line yet again, rediscovering the pleasures of that vertiginous instability with which he is most at his ease in “Cieli gialli” and “Cieli rossi” (both 2013) and other paintings like them. And so, with these allusions to a plunging into the depths, Limoni once again takes to the air – with renewed energy and a new impetus and daring – setting off “to rediscover the stars”.
A presage of this U-turn in his work was offered in 2007 in the form of “Paesaggio sommerso” and “Tentativo di paesaggio”, two extraordinary pieces that remained hidden in the “shadows” of the artist’s studio while he concentrated on preparing the cycle “Non ho tempo (Je n’ai pas le temp)” / “Lezione di tenebre: opere dal nero”, presented at A.A.M. Architettura Arte Moderna in the October of 2009. In the two “secret” paintings Limoni has allowed elements of landscape to bloom, above a busy naturalistic buzz of colour that occupies the picture plane, which becomes a veritable stage, the scene it displays a disorderly hedgerow or bank of vegetation, stirred by a sort of “baroque wind”, simultaneously concealing and revealing the horizon beyond. Clearly the two paintings represent the artist’s desire to free himself of the severity of his “opere dal nero” series, and of the constraints involved in making of his work the pure apparition that emerges from the tarry backgrounds which characterized his paintings of that period. It was these elements in particular that suggested the central theme and the core problem addressed in his work for the current exhibition. As we observed and discussed these two paintings with the artist, ideas emerged for our next joint adventure, and the six small “studies” that Limoni produced in 2008 were born: the beginning of a new “story”.
In these sketches, abandoning the sumptuous use of material that has always typified his work, the artist seems to concentrate on a circumscribed focusing on details, on fragments of landscape, on clots of material, amid lava-like explosions, liquid dispersions/dilutions and suddenly-appearing horizons, at first unstable and then increasingly defined.
Working together in this way, the intention has been to celebrate the very particular function played by A.A.M. Architettura Arte Moderna, the gallery’s project-based approach, the maieutic method we apply, working together with the gallery’s artists to analyze and identify possible directions to be taken within the art system as a whole (from Architecture and Design to Contemporary Art and Photography). This modus operandi has undoubtedly become a point of strength and of reference but, importantly, there is no intention or risk here of confusing the true authorship of the work of our always-autonomous individual artists, and still less of presenting ourselves as the ”prompters” of sudden and fortuitous “revelations” on the artists’ road to Damascus.
The story that emerges in the exhibition and the book is, among other things, the story of a close relationship between the artist and A.A.M.. The book summarizes and recounts the cycles of work that Limoni has produced for the four solo exhibitions that A.A.M. has dedicated to him over the course of the years, the aim being to illustrate and analyse the significance of what has been a shared “journey”. As we have already underlined, in portraying this joint adventure there is no intention of representing the gallery’s role as one of “interfering” in the artist’s work – just the reciprocal “solicitations” and “cross references” between the artist and those involved in commissioning works. A journey that has seen us united in a passage from the hints and fragments of the inflamed paintings in which Limoni skilfully blended his early “Scuola Romana” work and the “dilutions” and “expansions” inspired by Emil Nolde, and then, gradually, his discovery of the East, the profound depths and resurfacings in his “opere dal nero” series and his recent arrival on and amid the stark shores and landscapes so redolent of Eliot’s “The Waste Land”. The exhibition and the book also make public, for the first time, Giancarlo Limoni’s private counterpart to all this in the form of his various “traveller’s diaries”, offering a moment of reflection on the delicate passage from details to the universal, from microcosm to macrocosm.
Giancarlo Limoni was one of the protagonists of the Nuova Scuola Romana in the 1980s together with artists like Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Enrico Luzzi, Nunzio, Claudio Palmieri, Piero Pizzi Cannella, Sergio Ragalzi, and Marco Tirelli, many of whom worked with Fabio Sargentini’s gallery L’Attico. His work featured in many of the decade’s most influential group shows, including "Nuove trame dell'Arte" in Genazzano, "Anni ‘80" in Bologna, "La nuova scuola romana" in Graz, "Trent'anni dell'Attico" in Spoleto, "Capodopera" in Fiesole and "Post-Astrazione" in Milan. In 1986 he moved his studio to the Prenestino district in Rome, and he still lives and works in the city.
04
novembre 2013
Giancarlo Limoni – Paesaggi
Dal 04 novembre 2013 al 31 gennaio 2014
arte contemporanea
Location
A.A.M. – ARCHITETTURA ARTE MODERNA
Roma, Via Dei Banchi Vecchi, 61, (Roma)
Roma, Via Dei Banchi Vecchi, 61, (Roma)
Orario di apertura
da Lunedì e Venerdì ore 16-20, Sabato e Domenica per appuntamento
Vernissage
4 Novembre 2013, ore 18.00
Autore
Curatore