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Gianfranco Asveri – Occhio a Pinocchio
Gianfranco Asveri, spinto dalla presenza nella vita reale di tanti bugiardi pinocchi, affronta il fascino del burattino col vestito rosso. In una mostra-favola racconta una storia finalizzata ad un obiettivo profondo, una morale che celebra l’infanzia.
Comunicato stampa
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La migliore presentazione della mostra è quella che Gianfranco Asveri scrive di proprio pugno e che è riportata all'inizio del catalogo
L'idea e l'entusiasmo di questa mostra e del suo titolo, mi è venuta di riflesso a ciò che sta succedendo in Italia e nel Mondo.
Mi sono accorto che di bugie ne sono state dette in tutti i campi:
sull'economia,
sulla finanza,
sul lavoro,
sull'ambiente,
sulla scuola,
etc ... etc ...
A questi bugiardi pinocchi, a differenza del burattino di legno non ci si allunga il naso, non hanno il senso del ridicolo, della colpa, del rimorso, anzi per giustificare le loro bugie raccontano altre bugie.
Il burattino di legno lo sento più umano di questi umani, lo abbraccio e sento il battito del suo cuore.
Ho voluto che le immagini del miei lavori fossero accompagnate da piccoli pensieri dei bambini della scuola materna del mio paese.
Colgo l'occasione per ringraziarli insieme alle loro maestre.
4.11.2011
Gianfranco Asveri
Il burattino simbolo di generazioni di bambini continua ad animare le fantasie e le menti di artisti, poeti e pensatori.
Anna Saviori così parla di questa mostra.
Fin dalla sua prima edizione, nel 1883, quando la storia di Pinocchio nacque dal pugno di Collodi, le vicende del protagonista di legno riscossero un immediato successo, tanto che, ad oggi, innumerevoli reinterpretazioni del personaggio e delle sue vicende si sono susseguite in campo letterario, musicale, teatrale e cinematografico.
Nemmeno il pittore Gianfranco Asveri ha saputo sottrarsi al fascino che accompagna la figura del burattino dal naso lungo. Per l'artista Pinocchio diviene portavoce dell'infanzia, di quella fanciullezza caratterizzata da candida innocenza, spensieratezza e curiosità innata, ma anche da quel desiderio di "trasgredire" che, parte del percorso di formazione di ognuno, conduce - si spera - alla comprensione e al riconoscimento della differenza tra bene e male. Pinocchio è rivelatore di un'intrinseca condizione dell'essere umano: la menzogna. Tutti gli uomini mentono, soprattutto per mascherare o giustificare i propri comportamenti negativi; ma se in Pinocchio la bugia diviene formativa, perché seguita dal senso di colpa e dal tentativo di riscatto e redenzione, quotidianamente appuriamo che nella nostra società questo spesso non accade e, anzi, a bugie si sommano altre bugie, in un circolo vizioso che sembra non veder fine.
Il burattino col vestito rosso, la Fata Turchina, Mangiafuoco, Il Gatto e La Volpe: l'universo artistico di Asveri si popola di sagome animate, di figure antropomorfe, di animali stilizzati e caricaturati che sembrano evadere dalle pagine di Collodi per rivivere nelle tele, dando vita ad avventure sempre nuove. I suoi personaggi, tratti dalla favola e non, si connotano dei tratti tipici dell'Art Brut, un'arte apparentemente grezza perché non di stampo accademico, ma spontanea, libera dai dettami e straordinariamente viva. Forme primitive compongono le figure: cerchi e ovali costituiscono i volti delle persone, triangoli e quadrati i tronchi, da cui dipartono a raggiera sottili braccia e gambe. Così i bambini concepiscono il mondo e così lo rappresentano nei loro disegni. Non si tratta di un tentativo di semplificazione o banalizzazione del reale, ma di una volontà di intensa analisi nei substrati del simbolico-psichico, da cui scaturisce una miriade di letture del senso dell'essere.
Omaggiando la figura di Pinocchio, infatti, l'artista recupera anche la funzione catartica e di grande immedesimazione popolare che il romanzo di Collodi ebbe, e continua ad avere, sui lettori. Come la sua pittura celebra la vita in ogni aspetto, felice o doloroso, la storia del burattino è monito per ricordare come dagli errori si possa imparare, resuscitando a nuova esistenza. Il concetto di resurrezione viene volutamente usato, ricordando come nella prima edizione il burattino si impiccasse all'Albero degli Zecchini, una volta compreso di essere stato ingannato dal Gatto e dalla Volpe, e poi riportato in vita dalla Fata Turchina.
Una mostra-favola insomma, ma che, come ogni fiaba che si rispetti, racconta una storia finalizzata ad un obiettivo profondo, una morale che celebra l'infanzia, in quanto diritto e tappa fondamentale per la crescita dell'individuo. Con la sua pittura, l'artista intona un inno alla meraviglia, un invito a godere degli attimi inattesi e, soprattutto, un appello rivolto agli adulti: tenere vivo quel costante scintillio di curiosità e sorpresa che solo durante l'infanzia illumina i volti. È come se Asveri costruisse vere e proprie macchine del tempo: attraverso le sue opere rievoca un passato ormai dai più dimenticato (perché forse ritenuto troppo frivolo?) permettendo ad ognuno di noi un tuffo nell'età dell'innocenza, quando ogni cosa era motivo di stupore e di strabiliante, pulita sorpresa, proprio come nel Paese dei Balocchi.
Il catalogo, curato da Franca Pezzoli e Roberta Bergamini, arricchito dalle interpretazioni dei dipinti fatte dai bambini della scuola materna “del suo paese”, diventa una interessante antologia della fantasia.
L'idea e l'entusiasmo di questa mostra e del suo titolo, mi è venuta di riflesso a ciò che sta succedendo in Italia e nel Mondo.
Mi sono accorto che di bugie ne sono state dette in tutti i campi:
sull'economia,
sulla finanza,
sul lavoro,
sull'ambiente,
sulla scuola,
etc ... etc ...
A questi bugiardi pinocchi, a differenza del burattino di legno non ci si allunga il naso, non hanno il senso del ridicolo, della colpa, del rimorso, anzi per giustificare le loro bugie raccontano altre bugie.
Il burattino di legno lo sento più umano di questi umani, lo abbraccio e sento il battito del suo cuore.
Ho voluto che le immagini del miei lavori fossero accompagnate da piccoli pensieri dei bambini della scuola materna del mio paese.
Colgo l'occasione per ringraziarli insieme alle loro maestre.
4.11.2011
Gianfranco Asveri
Il burattino simbolo di generazioni di bambini continua ad animare le fantasie e le menti di artisti, poeti e pensatori.
Anna Saviori così parla di questa mostra.
Fin dalla sua prima edizione, nel 1883, quando la storia di Pinocchio nacque dal pugno di Collodi, le vicende del protagonista di legno riscossero un immediato successo, tanto che, ad oggi, innumerevoli reinterpretazioni del personaggio e delle sue vicende si sono susseguite in campo letterario, musicale, teatrale e cinematografico.
Nemmeno il pittore Gianfranco Asveri ha saputo sottrarsi al fascino che accompagna la figura del burattino dal naso lungo. Per l'artista Pinocchio diviene portavoce dell'infanzia, di quella fanciullezza caratterizzata da candida innocenza, spensieratezza e curiosità innata, ma anche da quel desiderio di "trasgredire" che, parte del percorso di formazione di ognuno, conduce - si spera - alla comprensione e al riconoscimento della differenza tra bene e male. Pinocchio è rivelatore di un'intrinseca condizione dell'essere umano: la menzogna. Tutti gli uomini mentono, soprattutto per mascherare o giustificare i propri comportamenti negativi; ma se in Pinocchio la bugia diviene formativa, perché seguita dal senso di colpa e dal tentativo di riscatto e redenzione, quotidianamente appuriamo che nella nostra società questo spesso non accade e, anzi, a bugie si sommano altre bugie, in un circolo vizioso che sembra non veder fine.
Il burattino col vestito rosso, la Fata Turchina, Mangiafuoco, Il Gatto e La Volpe: l'universo artistico di Asveri si popola di sagome animate, di figure antropomorfe, di animali stilizzati e caricaturati che sembrano evadere dalle pagine di Collodi per rivivere nelle tele, dando vita ad avventure sempre nuove. I suoi personaggi, tratti dalla favola e non, si connotano dei tratti tipici dell'Art Brut, un'arte apparentemente grezza perché non di stampo accademico, ma spontanea, libera dai dettami e straordinariamente viva. Forme primitive compongono le figure: cerchi e ovali costituiscono i volti delle persone, triangoli e quadrati i tronchi, da cui dipartono a raggiera sottili braccia e gambe. Così i bambini concepiscono il mondo e così lo rappresentano nei loro disegni. Non si tratta di un tentativo di semplificazione o banalizzazione del reale, ma di una volontà di intensa analisi nei substrati del simbolico-psichico, da cui scaturisce una miriade di letture del senso dell'essere.
Omaggiando la figura di Pinocchio, infatti, l'artista recupera anche la funzione catartica e di grande immedesimazione popolare che il romanzo di Collodi ebbe, e continua ad avere, sui lettori. Come la sua pittura celebra la vita in ogni aspetto, felice o doloroso, la storia del burattino è monito per ricordare come dagli errori si possa imparare, resuscitando a nuova esistenza. Il concetto di resurrezione viene volutamente usato, ricordando come nella prima edizione il burattino si impiccasse all'Albero degli Zecchini, una volta compreso di essere stato ingannato dal Gatto e dalla Volpe, e poi riportato in vita dalla Fata Turchina.
Una mostra-favola insomma, ma che, come ogni fiaba che si rispetti, racconta una storia finalizzata ad un obiettivo profondo, una morale che celebra l'infanzia, in quanto diritto e tappa fondamentale per la crescita dell'individuo. Con la sua pittura, l'artista intona un inno alla meraviglia, un invito a godere degli attimi inattesi e, soprattutto, un appello rivolto agli adulti: tenere vivo quel costante scintillio di curiosità e sorpresa che solo durante l'infanzia illumina i volti. È come se Asveri costruisse vere e proprie macchine del tempo: attraverso le sue opere rievoca un passato ormai dai più dimenticato (perché forse ritenuto troppo frivolo?) permettendo ad ognuno di noi un tuffo nell'età dell'innocenza, quando ogni cosa era motivo di stupore e di strabiliante, pulita sorpresa, proprio come nel Paese dei Balocchi.
Il catalogo, curato da Franca Pezzoli e Roberta Bergamini, arricchito dalle interpretazioni dei dipinti fatte dai bambini della scuola materna “del suo paese”, diventa una interessante antologia della fantasia.
03
dicembre 2011
Gianfranco Asveri – Occhio a Pinocchio
Dal 03 dicembre 2011 all'otto gennaio 2012
arte moderna e contemporanea
Location
FRANCA PEZZOLI ARTE CONTEMPORANEA
Clusone, Via Giuseppe Mazzini, 39, (Bergamo)
Clusone, Via Giuseppe Mazzini, 39, (Bergamo)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.30 - dalle 16.00 alle 19.30 Chiuso il 25 Dicembre
Vernissage
3 Dicembre 2011, dalle ore 18.00 alle 22.00
Autore