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Gianfranco Giorni – Sculture
Si tratta del tema musicale che viene modulato dalle suonatrici di flauto, di liuto o di violoncello. Il tema risponde ad una funzione eccelsa che è la ricerca del rigore formale, come se la forma, esaltata nella sua purezza, “suonasse” la più dolce delle armonie.
Comunicato stampa
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LE SCULTURE DI GIANFRANCO GIORNI
ALLA ROCCA DI STELLATA
Non so se il merito sia tutto suo, ma le sculture di Gianfranco Giorni riescono sempre a trovare collocazioni fascinose per farsi ammirare, ora nell’austera retorica del Vittoriale, ora dinanzi alla sede modernissima di una grande banca toscana, ora nel paesaggio pierfrancescano dove l’artista vive e lavora, ora infine nella rocca Possente di Stellata, uno dei luoghi di più intensa magia che sia dato incontrare. Abituate al brusio delle acque che adducono al Tevere, la statue di Giorni non rimangono frastornate dal copioso diramarsi delle golene in una terra solcata da infiniti e non sempre pacifici tracciati della storia.
Smettendo l’antica funzione di guardingo per offrirsi al viandante d’oggi come nume tutelare dell’arte, la rocca di Stellata ha subito una mirabile metamorfosi che avrebbe incantato l’Ariosto. E una volta a tu per tu con le statue di Giorni, lo spirito ariostesco, che ancora aleggia nella rocca, rimane colpito da una ricorrenza tematica che gli è particolarmente congeniale. Si tratta del tema musicale che viene modulato dalle suonatrici di flauto, di liuto o di violoncello. Il tema risponde ad una funzione eccelsa che è la ricerca del rigore formale, come se la forma, esaltata nella sua purezza, “suonasse” la più dolce delle armonie. Ma altri sono i motivi per i quali le sculture esposte nella rocca catturano l’interesse. Questi scaturiscono spesso dalla realtà quotidiana, dallo sguardo che coglie, in un gesto inconsueto di persone e di animali, un’articolazione imprevista e sorprendente della forma e in questi casi la sottile notazione naturalistica risalta nell’astrazione formale dell’insieme.
Accanto alle scene di vita domestica o di sognante idealità, si pongono poi le rivisitazioni di miti sacri e profani, come le varianti della Minerva, la divinità dell’intelligenza e del sapere. L’elemento che tiene uniti temi e momenti così diversi e che li riassume in un inconfondibile linguaggio è quello che in musica si chiama l’estro armonico. Giorni opera infatti, da tempo, un originale recupero della tradizione classica intonandola ad esperienze moderniste che gli appaiono particolarmente congeniali. Alla grazia severa delle sue figure e delle composizioni d’insieme contribuisce il rigore di una trattazione plastica che, nella concentrazione formale, ha fatto propria una tradizione che ha lontane radici quattrocentesche, comprese le varie stagioni di recuperi e di riletture di quell’arte. E’ appunto questo rigore formale che conferisce alla grazia e alla piacevolezza delle figure la stessa impassibile compostezza, lo stesso elegante distacco con cui vengono trattate scene ed eventi drammatici.
Nella sintesi di questo linguaggio di estrosa armonia è insita la sua versatilità funzionale. Le sculture e i pannelli si propongono in questo senso come ipotesi ornamentale di altissimo livello, sia che vengano immaginate in un luogo di pubblica frequentazione, o che siano riservate alla fruizione privata. In entrambe le occasioni si potrà percepire il messaggio che da quelle sculture promana, vale a dire il piacere dello sguardo, del tatto, dell’intelletto, termini nei quali si riassume il linguaggio della figurazione di Giorni. Una riprova della sua rigorosa lezione è costituita dalla varietà delle sue sculture, sia sotto il profilo della materia che della dimensione: dal bronzo di piccole e di grandi misure con i verdi quasi di scavo che sembrano alludere ad un tempo senza tempo, alla terracotta calda e leggera come il biscotto, alla pasta nera come quella del bucchero.
Una volta portata a termine, l’opera d’arte sosta brevemente nel luogo della creazione, perché la sua vocazione naturale è altrove, in luoghi densi di magia come la rocca di Stellata dove le suonatrici possano diffondere le loro silenti armonie, i bambini prorompere in gesti spontanei seppure controllati, i protagonisti di storie sacre e profane rammentare eventi salvifici nel linguaggio duraturo dell’armonia.
Attilio Brilli
ALLA ROCCA DI STELLATA
Non so se il merito sia tutto suo, ma le sculture di Gianfranco Giorni riescono sempre a trovare collocazioni fascinose per farsi ammirare, ora nell’austera retorica del Vittoriale, ora dinanzi alla sede modernissima di una grande banca toscana, ora nel paesaggio pierfrancescano dove l’artista vive e lavora, ora infine nella rocca Possente di Stellata, uno dei luoghi di più intensa magia che sia dato incontrare. Abituate al brusio delle acque che adducono al Tevere, la statue di Giorni non rimangono frastornate dal copioso diramarsi delle golene in una terra solcata da infiniti e non sempre pacifici tracciati della storia.
Smettendo l’antica funzione di guardingo per offrirsi al viandante d’oggi come nume tutelare dell’arte, la rocca di Stellata ha subito una mirabile metamorfosi che avrebbe incantato l’Ariosto. E una volta a tu per tu con le statue di Giorni, lo spirito ariostesco, che ancora aleggia nella rocca, rimane colpito da una ricorrenza tematica che gli è particolarmente congeniale. Si tratta del tema musicale che viene modulato dalle suonatrici di flauto, di liuto o di violoncello. Il tema risponde ad una funzione eccelsa che è la ricerca del rigore formale, come se la forma, esaltata nella sua purezza, “suonasse” la più dolce delle armonie. Ma altri sono i motivi per i quali le sculture esposte nella rocca catturano l’interesse. Questi scaturiscono spesso dalla realtà quotidiana, dallo sguardo che coglie, in un gesto inconsueto di persone e di animali, un’articolazione imprevista e sorprendente della forma e in questi casi la sottile notazione naturalistica risalta nell’astrazione formale dell’insieme.
Accanto alle scene di vita domestica o di sognante idealità, si pongono poi le rivisitazioni di miti sacri e profani, come le varianti della Minerva, la divinità dell’intelligenza e del sapere. L’elemento che tiene uniti temi e momenti così diversi e che li riassume in un inconfondibile linguaggio è quello che in musica si chiama l’estro armonico. Giorni opera infatti, da tempo, un originale recupero della tradizione classica intonandola ad esperienze moderniste che gli appaiono particolarmente congeniali. Alla grazia severa delle sue figure e delle composizioni d’insieme contribuisce il rigore di una trattazione plastica che, nella concentrazione formale, ha fatto propria una tradizione che ha lontane radici quattrocentesche, comprese le varie stagioni di recuperi e di riletture di quell’arte. E’ appunto questo rigore formale che conferisce alla grazia e alla piacevolezza delle figure la stessa impassibile compostezza, lo stesso elegante distacco con cui vengono trattate scene ed eventi drammatici.
Nella sintesi di questo linguaggio di estrosa armonia è insita la sua versatilità funzionale. Le sculture e i pannelli si propongono in questo senso come ipotesi ornamentale di altissimo livello, sia che vengano immaginate in un luogo di pubblica frequentazione, o che siano riservate alla fruizione privata. In entrambe le occasioni si potrà percepire il messaggio che da quelle sculture promana, vale a dire il piacere dello sguardo, del tatto, dell’intelletto, termini nei quali si riassume il linguaggio della figurazione di Giorni. Una riprova della sua rigorosa lezione è costituita dalla varietà delle sue sculture, sia sotto il profilo della materia che della dimensione: dal bronzo di piccole e di grandi misure con i verdi quasi di scavo che sembrano alludere ad un tempo senza tempo, alla terracotta calda e leggera come il biscotto, alla pasta nera come quella del bucchero.
Una volta portata a termine, l’opera d’arte sosta brevemente nel luogo della creazione, perché la sua vocazione naturale è altrove, in luoghi densi di magia come la rocca di Stellata dove le suonatrici possano diffondere le loro silenti armonie, i bambini prorompere in gesti spontanei seppure controllati, i protagonisti di storie sacre e profane rammentare eventi salvifici nel linguaggio duraturo dell’armonia.
Attilio Brilli
04
aprile 2009
Gianfranco Giorni – Sculture
Dal 04 aprile al 05 luglio 2009
arte contemporanea
Location
ROCCA POSSENTE
Bondeno, Via Comunale Per Stellata, (Ferrara)
Bondeno, Via Comunale Per Stellata, (Ferrara)
Orario di apertura
Sabato e festivi dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18.30
Vernissage
4 Aprile 2009, ore 17.00
Autore
Curatore