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Gianfranco Lamon – I personaggi infedeli
La mostra a cura di Ubaldo Rodari presenta una serie di disegni realizzati da questo eclettico scultore, veneto di nascita ma residente a Milano, nel periodo degli anni settanta e ottanta
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“GIANFRANCO LAMON – I PERSONAGGI INFEDELI ”
Sala Esposizioni Panizza – Il Brunitoio- Corso Belvedere, Ghiffa
Sabato 3 dicembre 2011 alle ore 17.30 presso la Sala Esposizioni Panizza di Ghiffa (vb), nell’ambito della
rassegna “Appuntamenti con la grafica d’autore”, sarà inaugurata la mostra “GIANFRANCO LAMON –
I PERSONAGGI INFEDELI “. La mostra a cura di Ubaldo Rodari presenta una serie di disegni realizzati
da questo eclettico scultore, veneto di nascita ma residente a Milano, nel periodo degli anni settanta e
ottanta.
Gli echi dell’esperienza del realismo esistenziale non si erano ancora del tutto sopiti e nell’ambiente
artistico milanese crescevano e si sviluppavano svariati movimenti culturali tesi a cogliere quelle tensioni
sociali che, come noto , caratterizzarono fortemente quel periodo della seconda metà del novecento.
E’ in questo contesto che si colloca il lavoro di Gianfranco Lamon presentato in questa mostra che
evidenzia un osservatore acuto ed una mano che , armata di matita, coglie con implacabile ironia le
contraddizioni dell’epoca.
Testi critici di Chiara Gatti e Stefano Crespi. Presentazione a cura di Chiara Gatti.
L’Artista sarà presente alla mostra.
“Gianfranco Lamon“
dal 3 dicembre 2011 al 31 marzo 2012 - Sala Esposizioni Panizza- Corso Belvedere 114, Ghiffa
(Verbania)
Orario: da giovedì a domenica 16.00-19.00 , giovedì sera 21.00-23.00 in concomitanza con l’attività di
laboratorio. Dal 1 gennaio giovedì dalle 21.00 alle 23.00 o su appuntamento.
Inaugurazione sabato 3 dicembre 2011 ore 17.30.
Rinfresco conclusivo a cura dell’Associazione.
INFO: RODARI UBALDO 3355434765
Officina Di Incisione E Stampa in Ghiffa Il Brunitoio
Località Panizza 28823 Ghiffa (VB) - P. Iva 01931230039
L'anima tedesca di Gianfranco Lamon
Chiara Gatti
Kate Kollwitz, la signora in nero della grafica tedesca d'inizio secolo, diceva sempre: «Non ho mai
fatto un lavoro a freddo, ma sempre, in un certo senso, con il mio sangue».
Sembra averla presa alla lettera Gianfranco Lamon quando, raccontando le sue storie di ordinaria
follia, disegna personaggi scomodi e maldestri con una matita così appuntita da incidere il foglio
come un coltello. Sarà che, abituato a spremere energia dalle mani, da buon scultore, maestro della
materia scavata a pollice o a colpi di spatole, stecche e scalpelli, ha finito per trasferire sulla carta
la stessa potenza del modellato. Cosa, peraltro, comune a molti scultori prestati al disegno. Da
Medardo Rosso a Giacometti, da Marino a Manzù, tutti capaci di affondare il segno nella pagina per
estrarne figure solide dai profili taglienti. Che Lamon, però, estrae a pezzi. Scrollandosi di dosso
il peso proprio della materia va a caccia infatti di ombre e sagome leggere, come ectoplasmi, corpi
trasparenti, rifilati nello spazio da una linea continua che dalle caviglie sale lungo i fianchi, strizza
la vita e s'allarga in petto, prima di curvare sulle spalle e le schiene ingobbite.
Linea ininterrotta, nastro sciolto, da illustratore nato (piaceva a Lorenzo Viani che di illustrazione
s'intendeva!) e che – a sentire Lamon – basta, da sola, a definire una forma. O, meglio, basterebbe.
Se non fosse che, a questa logica, qualcosa sfugge. Giusto un pezzo di figura, si diceva prima.
Un piede, una mano, una faccia allibita. L'ectoplasma ha un cuore umano che batte. Il cappotto
invisibile, con i suoi begli alamari, i bottoni di cuoio e la martingala – che Lamon si diverte a
tracciare nel dettaglio con la precisione di un sarto – cela in realtà un corpo caldo dove la matita,
stavolta, indugia più a lungo, disegna rughe impietose, espressioni tese nelle bocche serrate,
mascelle rigide e narici larghe, di galantuomini impomatati che, da un lato, fanno il baciamano alle
loro signore, dall'altro, le trascinano sotto chiave come bestie ammaestrate. Ipocriti. A fronte di un
gusto ironico per la vignetta giocosa, Lamon non nasconde il suo dissenso e punzecchia, con il suo
lapis ben temperato, vizi e magagne di una società guasta, con una certa preveggenza sui capricci
odierni quando, ancora nei fogli degli anni settanta, immaginava matrone distinte condurre animali
esotici al guinzaglio.
Acido, ma sempre col sorriso, Lamon è insomma un Dix dell'Italia attuale che, dalla contestazione a
oggi, in trent'anni di narrazioni brevi, circoscritte ai margini di un foglio, e talvolta sgusciate anche
fuori del foglio, con le sagome dei suoi giganti fragili troppo strette nei confini della carta, non ha
perso di mordente. E se Dix raffigurava i borghesi militaristi come automi dagli arti meccanici,
Lamon attinge al suo repertorio di personaggi curiosi, usciti dal bronzo, giocatori di bocce,
burattinai o coppie amanti, per ricreare nel disegno un frenetico via vai di piccole e grottesche
comparse nella commedia dell'umana esistenza. Che, a volte, si tinge pure di malinconia, in brani
segnati da riflessioni più intime, sul destino del singolo, di uomini soli che giocano a carte con la
sorte, oppure in citazioni di iconografie sacre, dall'Ultima cena allo Sposalizio della Vergine, rilette
in chiave contemporanea, mistiche e inquiete allo stesso tempo.
Il tutto sotto la buona stella del suo straordinario istinto grafico, di un disegno che, per tornare
a Viani ma anche, per esempio, a un Karl Plattner acquafortista indimenticabile, con le sue
ombre delle mente tradotte in figure piegate dal dolore, vive di vita propria, forte del “primato –
come diceva Leonardo – nelle arti”, spinto da Lamon alla conquista della composizione perfetta,
d'equilibri stabili di vuoti e pieni, trame affilate di memoria tedesca e giochi di dettagli dall'anima fiamminga.
Sala Esposizioni Panizza – Il Brunitoio- Corso Belvedere, Ghiffa
Sabato 3 dicembre 2011 alle ore 17.30 presso la Sala Esposizioni Panizza di Ghiffa (vb), nell’ambito della
rassegna “Appuntamenti con la grafica d’autore”, sarà inaugurata la mostra “GIANFRANCO LAMON –
I PERSONAGGI INFEDELI “. La mostra a cura di Ubaldo Rodari presenta una serie di disegni realizzati
da questo eclettico scultore, veneto di nascita ma residente a Milano, nel periodo degli anni settanta e
ottanta.
Gli echi dell’esperienza del realismo esistenziale non si erano ancora del tutto sopiti e nell’ambiente
artistico milanese crescevano e si sviluppavano svariati movimenti culturali tesi a cogliere quelle tensioni
sociali che, come noto , caratterizzarono fortemente quel periodo della seconda metà del novecento.
E’ in questo contesto che si colloca il lavoro di Gianfranco Lamon presentato in questa mostra che
evidenzia un osservatore acuto ed una mano che , armata di matita, coglie con implacabile ironia le
contraddizioni dell’epoca.
Testi critici di Chiara Gatti e Stefano Crespi. Presentazione a cura di Chiara Gatti.
L’Artista sarà presente alla mostra.
“Gianfranco Lamon“
dal 3 dicembre 2011 al 31 marzo 2012 - Sala Esposizioni Panizza- Corso Belvedere 114, Ghiffa
(Verbania)
Orario: da giovedì a domenica 16.00-19.00 , giovedì sera 21.00-23.00 in concomitanza con l’attività di
laboratorio. Dal 1 gennaio giovedì dalle 21.00 alle 23.00 o su appuntamento.
Inaugurazione sabato 3 dicembre 2011 ore 17.30.
Rinfresco conclusivo a cura dell’Associazione.
INFO: RODARI UBALDO 3355434765
Officina Di Incisione E Stampa in Ghiffa Il Brunitoio
Località Panizza 28823 Ghiffa (VB) - P. Iva 01931230039
L'anima tedesca di Gianfranco Lamon
Chiara Gatti
Kate Kollwitz, la signora in nero della grafica tedesca d'inizio secolo, diceva sempre: «Non ho mai
fatto un lavoro a freddo, ma sempre, in un certo senso, con il mio sangue».
Sembra averla presa alla lettera Gianfranco Lamon quando, raccontando le sue storie di ordinaria
follia, disegna personaggi scomodi e maldestri con una matita così appuntita da incidere il foglio
come un coltello. Sarà che, abituato a spremere energia dalle mani, da buon scultore, maestro della
materia scavata a pollice o a colpi di spatole, stecche e scalpelli, ha finito per trasferire sulla carta
la stessa potenza del modellato. Cosa, peraltro, comune a molti scultori prestati al disegno. Da
Medardo Rosso a Giacometti, da Marino a Manzù, tutti capaci di affondare il segno nella pagina per
estrarne figure solide dai profili taglienti. Che Lamon, però, estrae a pezzi. Scrollandosi di dosso
il peso proprio della materia va a caccia infatti di ombre e sagome leggere, come ectoplasmi, corpi
trasparenti, rifilati nello spazio da una linea continua che dalle caviglie sale lungo i fianchi, strizza
la vita e s'allarga in petto, prima di curvare sulle spalle e le schiene ingobbite.
Linea ininterrotta, nastro sciolto, da illustratore nato (piaceva a Lorenzo Viani che di illustrazione
s'intendeva!) e che – a sentire Lamon – basta, da sola, a definire una forma. O, meglio, basterebbe.
Se non fosse che, a questa logica, qualcosa sfugge. Giusto un pezzo di figura, si diceva prima.
Un piede, una mano, una faccia allibita. L'ectoplasma ha un cuore umano che batte. Il cappotto
invisibile, con i suoi begli alamari, i bottoni di cuoio e la martingala – che Lamon si diverte a
tracciare nel dettaglio con la precisione di un sarto – cela in realtà un corpo caldo dove la matita,
stavolta, indugia più a lungo, disegna rughe impietose, espressioni tese nelle bocche serrate,
mascelle rigide e narici larghe, di galantuomini impomatati che, da un lato, fanno il baciamano alle
loro signore, dall'altro, le trascinano sotto chiave come bestie ammaestrate. Ipocriti. A fronte di un
gusto ironico per la vignetta giocosa, Lamon non nasconde il suo dissenso e punzecchia, con il suo
lapis ben temperato, vizi e magagne di una società guasta, con una certa preveggenza sui capricci
odierni quando, ancora nei fogli degli anni settanta, immaginava matrone distinte condurre animali
esotici al guinzaglio.
Acido, ma sempre col sorriso, Lamon è insomma un Dix dell'Italia attuale che, dalla contestazione a
oggi, in trent'anni di narrazioni brevi, circoscritte ai margini di un foglio, e talvolta sgusciate anche
fuori del foglio, con le sagome dei suoi giganti fragili troppo strette nei confini della carta, non ha
perso di mordente. E se Dix raffigurava i borghesi militaristi come automi dagli arti meccanici,
Lamon attinge al suo repertorio di personaggi curiosi, usciti dal bronzo, giocatori di bocce,
burattinai o coppie amanti, per ricreare nel disegno un frenetico via vai di piccole e grottesche
comparse nella commedia dell'umana esistenza. Che, a volte, si tinge pure di malinconia, in brani
segnati da riflessioni più intime, sul destino del singolo, di uomini soli che giocano a carte con la
sorte, oppure in citazioni di iconografie sacre, dall'Ultima cena allo Sposalizio della Vergine, rilette
in chiave contemporanea, mistiche e inquiete allo stesso tempo.
Il tutto sotto la buona stella del suo straordinario istinto grafico, di un disegno che, per tornare
a Viani ma anche, per esempio, a un Karl Plattner acquafortista indimenticabile, con le sue
ombre delle mente tradotte in figure piegate dal dolore, vive di vita propria, forte del “primato –
come diceva Leonardo – nelle arti”, spinto da Lamon alla conquista della composizione perfetta,
d'equilibri stabili di vuoti e pieni, trame affilate di memoria tedesca e giochi di dettagli dall'anima fiamminga.
03
dicembre 2011
Gianfranco Lamon – I personaggi infedeli
Dal 03 dicembre 2011 al 31 marzo 2012
disegno e grafica
Location
IL BRUNITOIO
Ghiffa, Corso Risorgimento, 114, (Verbano-cusio-ossola)
Ghiffa, Corso Risorgimento, 114, (Verbano-cusio-ossola)
Orario di apertura
da giovedì a domenica 16.00-19.00 , giovedì sera 21.00-23.00 in concomitanza con l’attività di laboratorio. Dal 1 gennaio giovedì dalle 21.00 alle 23.00 o su appuntamento
Vernissage
3 Dicembre 2011, ore 17.30
Autore
Curatore