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Gianluca Capozzi / Roberto Follesa – Sight 2012/13
I due artisti attingono al mondo dell’immagine, internet e altro. Per Capozzi, le immagini diventano una sorte di fiume in piena, da intercettare per trasferirle, frantumandole, al gesto pittorico e visionario. Follesa, invece, le sceglie, le organizza e le compone in un significato dentro il suo spazio pittorico di 160×160
Comunicato stampa
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Sight 2012/13 chiude un anno di intense attività del museolaboratorio e apre il nuovo con una doppia personale degli artisti Gianluca Capozzi e Roberto Follesa. Pittori con storie diverse: Capozzi, con alcuni anni di esperienza alle spalle, e Follesa, alla sua prima personale. I due artisti attingono al mondo dell’immagine, internet e altro. Per Capozzi, le immagini diventano una sorte di fiume in piena, da intercettare per trasferirle, frantumandole, al gesto pittorico e visionario. Follesa, invece, le sceglie, le organizza e le compone in un significato dentro il suo spazio pittorico di 160x160.
Gianluca Capozzi, in un intervista di alcuni mesi fa, dichiarava: "Cerco di rendere reale ciò che prima era solo una possibilità, distanziandomi e avvicinandomi dalla rappresentazione, portandola ai suoi limiti, attraverso un lavoro all’interno della pittura intesa come spazio, con una conoscenza ed esperienza autonoma, senza aderire a codici prestabiliti. Mi interessa ciò che potrebbe dare un significato diverso. Ho l’esigenza di ridefinire la pittura. Utilizzo anche immagini tratte dai mass media, privandole di qualsiasi riferimento a ciò che rappresentano, fino al punto di annientare l’identificazione di qualsiasi logica. L’immagine, quindi, rimane aperta sia all’astrazione che a una diversa narrazione. Sto lavorando su ciò che si trova e non è chiaramente definito: ciò che è presente invoca ciò che è assente, muovendosi nell’ambito della semiotica più che nella realtà, permettendo così alla pittura di essere parte del mondo, piuttosto che lasciare entrare il mondo al suo interno".
Per Roberto Follesa, l’opera pittorica diventa uno spazio costitutivo, denso di quel pulviscolo dell’invisibile. Non a caso Sebastiano Ciacobello sostiene: "Pensando a Lacan, questa è la 'scena' in cui potrebbe trovarsi colui che guarda se stesso, che teme la 'raffigurazione' del vedersi vedersi . Una situazione che si presenta come spaesante per quell’io soggetto che ora si vede nel guardare. Ma guarda che cosa? Guarda l’altro diremmo che, questa volta, potrebbe rivelarsi in tutta la propria molteplicità misterica. Il suo potenziale, a forte impatto inquietante, potrebbe inceppare il percorso di auto-identificazione cui procede l’io. Infatti, se l’altro ne prendesse il posto e incominciasse a guardarlo da soggetto come oggetto, che ne sarebbe della pretesa autonomia dell’io così tanto 'logoicamente' 'cantata' da una filosofia fortemente logocentrica? L’altro è rivelatore di ciò che al precedente io soggetto appariva come 'familiare' e, al tempo stesso, nell’intimità della propria 'dimora', ravvicinato e prossimo, tanto da essere nascosto e, dunque, sottratto allo sguardo".
E, per non distogliersi dallo sguardo, Sight 2012/13 ci accoglie con la proiezione dell’opera di Carmelo Bene Bene! Quattro diversi modi di morire in versi. Blok-Majakovskij-Esènin-Pasternak, film per la televisione del 1974.
e.d.l.
Gianluca Capozzi, in un intervista di alcuni mesi fa, dichiarava: "Cerco di rendere reale ciò che prima era solo una possibilità, distanziandomi e avvicinandomi dalla rappresentazione, portandola ai suoi limiti, attraverso un lavoro all’interno della pittura intesa come spazio, con una conoscenza ed esperienza autonoma, senza aderire a codici prestabiliti. Mi interessa ciò che potrebbe dare un significato diverso. Ho l’esigenza di ridefinire la pittura. Utilizzo anche immagini tratte dai mass media, privandole di qualsiasi riferimento a ciò che rappresentano, fino al punto di annientare l’identificazione di qualsiasi logica. L’immagine, quindi, rimane aperta sia all’astrazione che a una diversa narrazione. Sto lavorando su ciò che si trova e non è chiaramente definito: ciò che è presente invoca ciò che è assente, muovendosi nell’ambito della semiotica più che nella realtà, permettendo così alla pittura di essere parte del mondo, piuttosto che lasciare entrare il mondo al suo interno".
Per Roberto Follesa, l’opera pittorica diventa uno spazio costitutivo, denso di quel pulviscolo dell’invisibile. Non a caso Sebastiano Ciacobello sostiene: "Pensando a Lacan, questa è la 'scena' in cui potrebbe trovarsi colui che guarda se stesso, che teme la 'raffigurazione' del vedersi vedersi . Una situazione che si presenta come spaesante per quell’io soggetto che ora si vede nel guardare. Ma guarda che cosa? Guarda l’altro diremmo che, questa volta, potrebbe rivelarsi in tutta la propria molteplicità misterica. Il suo potenziale, a forte impatto inquietante, potrebbe inceppare il percorso di auto-identificazione cui procede l’io. Infatti, se l’altro ne prendesse il posto e incominciasse a guardarlo da soggetto come oggetto, che ne sarebbe della pretesa autonomia dell’io così tanto 'logoicamente' 'cantata' da una filosofia fortemente logocentrica? L’altro è rivelatore di ciò che al precedente io soggetto appariva come 'familiare' e, al tempo stesso, nell’intimità della propria 'dimora', ravvicinato e prossimo, tanto da essere nascosto e, dunque, sottratto allo sguardo".
E, per non distogliersi dallo sguardo, Sight 2012/13 ci accoglie con la proiezione dell’opera di Carmelo Bene Bene! Quattro diversi modi di morire in versi. Blok-Majakovskij-Esènin-Pasternak, film per la televisione del 1974.
e.d.l.
15
dicembre 2012
Gianluca Capozzi / Roberto Follesa – Sight 2012/13
Dal 15 dicembre 2012 al 26 gennaio 2013
arte contemporanea
Location
MUSEOLABORATORIO
Città Sant'angelo, Vico Lupinato, 1, (Pescara)
Città Sant'angelo, Vico Lupinato, 1, (Pescara)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 17,00 alle 21, chiuso lunedì e martedì
Vernissage
15 Dicembre 2012, h 19
Autore
Curatore