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Gianluca Corona / Nicola Nannini – Di cielo e di terra. La Grande Pianura
Corona e Nannini riescono a dare una visione della grande pianura totalizzante e al contempo circostanziata, tra interno ed esterno, tra cielo e terra, natura e civiltà, finito e infinito.
Comunicato stampa
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Il progetto nasce da un'idea degli stessi autori Gianluca Corona e Nicola Nannini che, seppure conducano due percorsi pittorici originali e distinti, sono legati da molte affinità intellettuali, innanzitutto la padronanza e il rispetto per la “buona tecnica”.
Un’evidente comunione d’intenti, nonché la profonda amicizia che da tempo li lega, permette loro di confrontarsi costantemente su vari temi estetici, perciò una genesi quasi fisiologica ha dato luogo a quest’idea di mostra comune.
L’uno milanese, l’altro bolognese, sono entrambi figli della “grande pianura”, condividono l’amore per la loro terra e non a caso il forte desiderio di rappresentarla pervade da sempre la ricerca pittorica di entrambi.
Tuttavia il territorio di appartenenza rappresenta solo l’origine, il punto di partenza. E’ sì oggetto di indagine nell’ambito di questa mostra, ma lo sguardo dei due autori si allarga, si eleva e sconfina oltre il “localismo” per acquisire una dimensione universale. Come suggerisce il titolo, è “di cielo e di terra” che si vuole parlare, partendo da quel cielo e da quella terra che abbraccia quattro regioni d'Italia ma che evoca altresì un numero infinito di paesaggi oltre confine, non così dissimili dal nostro: gli orizzonti senza fine degli States, le lande mitteleuropee, gli sconfinati territori della brughiera inglese e qualsivoglia angolo del mondo che intimamente ciascuno di noi sente come proprio e rievoca davanti a queste tele.
L’analisi degli autori non si ferma alla visione naturalistica ma si allarga ulteriormente alla dimensione urbana, a quella degli interni e delle nature morte: il loro occhio indagatore sorvola i centri abitati e penetra nelle case, tra gli abitanti, ne scruta le esistenze. L’inquadratura si restringe sino a focalizzare alcuni frammenti di vita, mette a fuoco i particolari di un interno, il tavolo attorno al quale si dipanano le vicende umane e sopra al quale poggiano i prodotti dell’uomo e della terra, una sorta di zoom che parte dal vedutismo, passa attraverso la figura e conduce alla natura morta. Corona e Nannini riescono a dare una visione della grande pianura totalizzante e al contempo circostanziata, tra interno ed esterno, tra cielo e terra, natura e civiltà, finito e infinito.
Le opere in esposizione saranno una quindicina per ciascun artista, piccoli e medi i formati per Corona, grandi i formati per Nannini.
Gianluca Corona
Indagatore dell’interno è Corona con ritratti e rappresentazioni 'emblematiche' dei frutti della terra della “grande pianura”, da sempre perno della sua ricerca. Le primizie come allegorie, le carni come simboli dell’istinto carnale e appassionato delle sue genti, Corona sembra voler ritrarre l’anima di frutti, ortaggi e salumi, ne vuole sviscerare l’intima individualità, esplorandoli oltre la superficie, estraendone la sensualità, i profumi, le forme.
Si tratta di soggetti di natura apparentemente 'morti', sono in verità permeati da una luce calda, romantica che sembra infondere loro un nuovo soffio vitale. Una luce che li eleva a protagonisti assoluti di un’insolita rappresentazione teatrale, tanto che mortadella, radicchio e pancetta compaiono sulla scena mettendosi in mostra in visione 'macro' per mostrare la loro natura incorporea. Un fascio di luce li fa emergere dal fondo scuro, vuole svelarne l’essenza ed elevarli così ad una dimensione universale.
Nicola Nannini
Il paesaggio e le figure sono da sempre il cardine della ricerca di Nannini ed è attraverso tre tipologie di inquadratura che ne svela la propria interpretazione: bassi orizzonti con cielo prominente in campo lungo e variazioni cromatiche che derivano dalle diverse declinazioni della luce del giorno, colori caldi e pastosi si alternano a tonalità algide e rarefatte, cieli tersi leggermente striati di nuvole si alternano a cieli plumbei, pesanti e minacciosi, lungo i quali si staglia inesorabile l’orizzonte, simbolo di un infinito a cui anela la finitezza dello sguardo umano.
Un ciclo di lavori sarà inoltre dedicato a piccoli agglomerati, case assiepate lungo i fiumi, sugli argini ed un focus ancor più ristretto su dettagli di abitazioni ed oggetti.
Due dipinti rappresenteranno il punto di contatto più evidente tra il lavoro di Nannini e quello di Corona, ove interno ed esterno saranno protagonisti in egual misura.
Così Nannini definisce la propria tecnica pittorica :
“ Ogni lavoro si muove tra l'esigenza "macro" di una visione d'insieme e la necessità di una letteratura del dettaglio come a creare tanti piccoli quadri che vanno a comporne uno più ampio; un movimento dinamico dal dettaglio all'insieme, dal macro al micro, come nella visione dal vero, senza filtri concettuali dove l'occhio si compiace nell'indugiare tra le infinite storie che anche un semplice paesaggio, attraverso i suoi oggetti e componenti, può raccontare, di casa in casa, di siepe in albero, di strada in prato, da un anonimo balcone ad una tenda, dalla spazzatura ai panni stesi e svolazzanti... La pittura così vive di paste e spessori, di materia o dissolvenze, sino a farsi liquida e diafana nella ritmica alternanza delle differenti "messe a fuoco". La stasi del dettaglio, pur sempre pittorico, si bilancia con il gesto più azzardato, la colatura e lo svelamento dei "fondi" nelle campiture di non finito che avvolgono, dinamiche e incuranti, brani di precisione descrittiva. Prospettive sghembe, occhio a volo d'uccello dal marciapiede in primo piano sino all'azzurro sfuocato di un lontano infinito, sono funzionali alla finestra su un mondo in divenire, mai bloccato, foriero di mille storie di persone, una nell'altra, quotidiane, normali e così umane, di terra e di cielo.”
__________________
Gianluca Corona nasce nel 1969 a Milano, dove vive e lavora.
Dopo aver conseguito la maturità artistica nel 1991 si diploma in Pittura all’Accademia di Brera di Milano.
Dal 1994 al ’96 frequenta lo studio dell’artista Mario Donizetti. Successivamente si distingue nel panorama artistico nazionale come esponente della giovane figurazione italiana nei generi della natura morta e del ritratto. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, italiane e straniere.
________________
Nicola Nannini nasce a Bologna nel 1972. Vive e lavora a Cento (Ferrara).
Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dà ben presto inizio alla propria attività espositiva, dedicandosi quasi interamente alla pittura: ad essa affianca l’insegnamento, come docente di disegno e figura alla Scuola di Artigianato Artistico di Cento e ai corsi liberi dell’Accademia di Belle Arti di Verona.
Un’evidente comunione d’intenti, nonché la profonda amicizia che da tempo li lega, permette loro di confrontarsi costantemente su vari temi estetici, perciò una genesi quasi fisiologica ha dato luogo a quest’idea di mostra comune.
L’uno milanese, l’altro bolognese, sono entrambi figli della “grande pianura”, condividono l’amore per la loro terra e non a caso il forte desiderio di rappresentarla pervade da sempre la ricerca pittorica di entrambi.
Tuttavia il territorio di appartenenza rappresenta solo l’origine, il punto di partenza. E’ sì oggetto di indagine nell’ambito di questa mostra, ma lo sguardo dei due autori si allarga, si eleva e sconfina oltre il “localismo” per acquisire una dimensione universale. Come suggerisce il titolo, è “di cielo e di terra” che si vuole parlare, partendo da quel cielo e da quella terra che abbraccia quattro regioni d'Italia ma che evoca altresì un numero infinito di paesaggi oltre confine, non così dissimili dal nostro: gli orizzonti senza fine degli States, le lande mitteleuropee, gli sconfinati territori della brughiera inglese e qualsivoglia angolo del mondo che intimamente ciascuno di noi sente come proprio e rievoca davanti a queste tele.
L’analisi degli autori non si ferma alla visione naturalistica ma si allarga ulteriormente alla dimensione urbana, a quella degli interni e delle nature morte: il loro occhio indagatore sorvola i centri abitati e penetra nelle case, tra gli abitanti, ne scruta le esistenze. L’inquadratura si restringe sino a focalizzare alcuni frammenti di vita, mette a fuoco i particolari di un interno, il tavolo attorno al quale si dipanano le vicende umane e sopra al quale poggiano i prodotti dell’uomo e della terra, una sorta di zoom che parte dal vedutismo, passa attraverso la figura e conduce alla natura morta. Corona e Nannini riescono a dare una visione della grande pianura totalizzante e al contempo circostanziata, tra interno ed esterno, tra cielo e terra, natura e civiltà, finito e infinito.
Le opere in esposizione saranno una quindicina per ciascun artista, piccoli e medi i formati per Corona, grandi i formati per Nannini.
Gianluca Corona
Indagatore dell’interno è Corona con ritratti e rappresentazioni 'emblematiche' dei frutti della terra della “grande pianura”, da sempre perno della sua ricerca. Le primizie come allegorie, le carni come simboli dell’istinto carnale e appassionato delle sue genti, Corona sembra voler ritrarre l’anima di frutti, ortaggi e salumi, ne vuole sviscerare l’intima individualità, esplorandoli oltre la superficie, estraendone la sensualità, i profumi, le forme.
Si tratta di soggetti di natura apparentemente 'morti', sono in verità permeati da una luce calda, romantica che sembra infondere loro un nuovo soffio vitale. Una luce che li eleva a protagonisti assoluti di un’insolita rappresentazione teatrale, tanto che mortadella, radicchio e pancetta compaiono sulla scena mettendosi in mostra in visione 'macro' per mostrare la loro natura incorporea. Un fascio di luce li fa emergere dal fondo scuro, vuole svelarne l’essenza ed elevarli così ad una dimensione universale.
Nicola Nannini
Il paesaggio e le figure sono da sempre il cardine della ricerca di Nannini ed è attraverso tre tipologie di inquadratura che ne svela la propria interpretazione: bassi orizzonti con cielo prominente in campo lungo e variazioni cromatiche che derivano dalle diverse declinazioni della luce del giorno, colori caldi e pastosi si alternano a tonalità algide e rarefatte, cieli tersi leggermente striati di nuvole si alternano a cieli plumbei, pesanti e minacciosi, lungo i quali si staglia inesorabile l’orizzonte, simbolo di un infinito a cui anela la finitezza dello sguardo umano.
Un ciclo di lavori sarà inoltre dedicato a piccoli agglomerati, case assiepate lungo i fiumi, sugli argini ed un focus ancor più ristretto su dettagli di abitazioni ed oggetti.
Due dipinti rappresenteranno il punto di contatto più evidente tra il lavoro di Nannini e quello di Corona, ove interno ed esterno saranno protagonisti in egual misura.
Così Nannini definisce la propria tecnica pittorica :
“ Ogni lavoro si muove tra l'esigenza "macro" di una visione d'insieme e la necessità di una letteratura del dettaglio come a creare tanti piccoli quadri che vanno a comporne uno più ampio; un movimento dinamico dal dettaglio all'insieme, dal macro al micro, come nella visione dal vero, senza filtri concettuali dove l'occhio si compiace nell'indugiare tra le infinite storie che anche un semplice paesaggio, attraverso i suoi oggetti e componenti, può raccontare, di casa in casa, di siepe in albero, di strada in prato, da un anonimo balcone ad una tenda, dalla spazzatura ai panni stesi e svolazzanti... La pittura così vive di paste e spessori, di materia o dissolvenze, sino a farsi liquida e diafana nella ritmica alternanza delle differenti "messe a fuoco". La stasi del dettaglio, pur sempre pittorico, si bilancia con il gesto più azzardato, la colatura e lo svelamento dei "fondi" nelle campiture di non finito che avvolgono, dinamiche e incuranti, brani di precisione descrittiva. Prospettive sghembe, occhio a volo d'uccello dal marciapiede in primo piano sino all'azzurro sfuocato di un lontano infinito, sono funzionali alla finestra su un mondo in divenire, mai bloccato, foriero di mille storie di persone, una nell'altra, quotidiane, normali e così umane, di terra e di cielo.”
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Gianluca Corona nasce nel 1969 a Milano, dove vive e lavora.
Dopo aver conseguito la maturità artistica nel 1991 si diploma in Pittura all’Accademia di Brera di Milano.
Dal 1994 al ’96 frequenta lo studio dell’artista Mario Donizetti. Successivamente si distingue nel panorama artistico nazionale come esponente della giovane figurazione italiana nei generi della natura morta e del ritratto. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, italiane e straniere.
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Nicola Nannini nasce a Bologna nel 1972. Vive e lavora a Cento (Ferrara).
Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti di Bologna dà ben presto inizio alla propria attività espositiva, dedicandosi quasi interamente alla pittura: ad essa affianca l’insegnamento, come docente di disegno e figura alla Scuola di Artigianato Artistico di Cento e ai corsi liberi dell’Accademia di Belle Arti di Verona.
15
ottobre 2011
Gianluca Corona / Nicola Nannini – Di cielo e di terra. La Grande Pianura
Dal 15 ottobre al 30 novembre 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA FORNI
Bologna, Via Farini, 26, (Bologna)
Bologna, Via Farini, 26, (Bologna)
Orario di apertura
ore 9,30-13 e 16-19,30 chiuso lunedì e festivi
Vernissage
15 Ottobre 2011, ore 18
Autore