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Gianluigi Colin – Potere di carta
Circa 50 opere bidimensionali di molteplici dimensioni, sculture, installazioni video. Nel corso della serata inaugurale, l’artista porrà in essere una performance personale e una collettiva con la partecipazione del pubblico, chiamato a scrivere e dipingere sui cartelloni elettorali: un esempio di partecipazione collettiva e simbolica alla realizzazione della vita politica del nostro paese.
Comunicato stampa
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La Fondazione Mudima presenta Potere di carta, una mostra di Gianluigi Colin, artista e art director del Corriere della Sera. Ancora una volta Colin presenta una ricerca che ha come tema uno dei punti centrali del suo lavoro: i linguaggi del presente. In questa nuova mostra l’artista affronta il sistema della rappresentazione elettorale mettendone in evidenza i limiti e le ambiguità. Colin esplora con un linguaggio del tutto nuovo i volti dei candidati, le parole, gli slogan. La mostra appare come una vera rivelazione: un lavoro che va a toccare uno dei temi più importanti della contemporaneità: la partecipazione alla democrazia, la responsabilità sociale della politica. Inoltre, Colin ha realizzato per questa mostra delle opere dedicate a Obama e un video intitolato “Today is today is today” dedicato al ruolo etico dell’informazione.
Colin ha strappato i manifesti realizzando décollage sul modello di maestri come Mimmo Rotella o gli affichisti francesi, inventando però un linguaggio del tutto nuovo dove lo stravolgimento del manifesto elettorale rappresenta una riflessione all’idea di verità, di autenticità e di promessa racchiusa nei simulacri delle pubblicità politiche.
Il risultato estetico è altissimo con una serie di opere di grande formato nelle quali si presentano i volti irriconoscibili dei candidati completamente stravolti in una rivisitazione che esprime una grande potenza formale. Oltre a queste opere, in mostra sono presenti sculture di carta (i manifesti decontestualizzati e trasformati in materia scultorea), una serie di video e una installazione che rappresenta un’opera aperta, da costruirsi con la partecipazione del pubblico, azione corale e forma estetica insieme.
Ecco le parole di Arturo Carlo Quintavalle, tratte dalla presentazione del lavoro: “Colin scopre, nella vicenda del manifesto politico, la crisi stessa della comunicazione, ma prima di arrivare a questo deve analizzare quelle assurde liturgie, quelle immagini composte, costruite, a volte truccate e modificate grazie all’elettronica, che propongono il volto felice dei protagonisti. La strada per capire non è quella del rispetto dei volti, della loro riconoscibilità, per Colin questi volti sono intercambiabili, sono gli stessi volti anche se sono tutti diversi, e devono essere mostrati nella loro inesauribile assurdità, devono essere colti nella loro distanza dal reale, devono essere vissuti come dei mostri, mostri come erano le donne del cubismo sintetico degli anni ’30 di Picasso, oppure le figure di Freud, quelle di Bacon, o le fotografie della cronaca più orrenda. Così la operazione di Colin è quella di scoprire la verità”.
Ma oltre a questo, il progetto si fa carico di ben altre innovazioni stilistiche che si possono leggere nelle parole di Gillo Dorfles: “Il risultato estetico è indubbio: la pieghettatura e l' appallottolamento del foglio, abilmente compiuto da Colin, ha reso possibile la costruzione - attraverso i papiers déchirés - di straordinarie immagini, spesso al limite dell' orrore che, non a caso Arturo Carlo Quintavalle, nel suo acuto ed esegetico saggio introduttivo, avvicina all' opera del grande Bacon.
Comunque si voglia interpretare -da un punto di vista politico più che etico- questa operazione, rimane il fatto indiscutibile di come i nuovi mezzi tecnologici ed elettronici, se sapientemente manipolati, possano dar vita a delle opere nelle quali è presente una «carica espressiva» che non è minore di quella raggiunta dagli antichi sistemi figurativi”.
LA MOSTRA
La mostra, accompagnata da un catalogo Skira, curata da Arturo Carlo Quintavalle, e con il concept design di Moreno Gentili, appare come una riflessione etica dal forte impegno civile, (densa di una straordianaria innovazione nel linguaggio formale e artistico) dove l’ironia, l’ irriverenza e l’arte, si fondono in una ricerca che ha il valore di rappresentare una riflessione storica sul ruolo della coscienza civile di ogni cittadino.
Colin ha strappato i manifesti realizzando décollage sul modello di maestri come Mimmo Rotella o gli affichisti francesi, inventando però un linguaggio del tutto nuovo dove lo stravolgimento del manifesto elettorale rappresenta una riflessione all’idea di verità, di autenticità e di promessa racchiusa nei simulacri delle pubblicità politiche.
Il risultato estetico è altissimo con una serie di opere di grande formato nelle quali si presentano i volti irriconoscibili dei candidati completamente stravolti in una rivisitazione che esprime una grande potenza formale. Oltre a queste opere, in mostra sono presenti sculture di carta (i manifesti decontestualizzati e trasformati in materia scultorea), una serie di video e una installazione che rappresenta un’opera aperta, da costruirsi con la partecipazione del pubblico, azione corale e forma estetica insieme.
Ecco le parole di Arturo Carlo Quintavalle, tratte dalla presentazione del lavoro: “Colin scopre, nella vicenda del manifesto politico, la crisi stessa della comunicazione, ma prima di arrivare a questo deve analizzare quelle assurde liturgie, quelle immagini composte, costruite, a volte truccate e modificate grazie all’elettronica, che propongono il volto felice dei protagonisti. La strada per capire non è quella del rispetto dei volti, della loro riconoscibilità, per Colin questi volti sono intercambiabili, sono gli stessi volti anche se sono tutti diversi, e devono essere mostrati nella loro inesauribile assurdità, devono essere colti nella loro distanza dal reale, devono essere vissuti come dei mostri, mostri come erano le donne del cubismo sintetico degli anni ’30 di Picasso, oppure le figure di Freud, quelle di Bacon, o le fotografie della cronaca più orrenda. Così la operazione di Colin è quella di scoprire la verità”.
Ma oltre a questo, il progetto si fa carico di ben altre innovazioni stilistiche che si possono leggere nelle parole di Gillo Dorfles: “Il risultato estetico è indubbio: la pieghettatura e l' appallottolamento del foglio, abilmente compiuto da Colin, ha reso possibile la costruzione - attraverso i papiers déchirés - di straordinarie immagini, spesso al limite dell' orrore che, non a caso Arturo Carlo Quintavalle, nel suo acuto ed esegetico saggio introduttivo, avvicina all' opera del grande Bacon.
Comunque si voglia interpretare -da un punto di vista politico più che etico- questa operazione, rimane il fatto indiscutibile di come i nuovi mezzi tecnologici ed elettronici, se sapientemente manipolati, possano dar vita a delle opere nelle quali è presente una «carica espressiva» che non è minore di quella raggiunta dagli antichi sistemi figurativi”.
LA MOSTRA
La mostra, accompagnata da un catalogo Skira, curata da Arturo Carlo Quintavalle, e con il concept design di Moreno Gentili, appare come una riflessione etica dal forte impegno civile, (densa di una straordianaria innovazione nel linguaggio formale e artistico) dove l’ironia, l’ irriverenza e l’arte, si fondono in una ricerca che ha il valore di rappresentare una riflessione storica sul ruolo della coscienza civile di ogni cittadino.
11
giugno 2009
Gianluigi Colin – Potere di carta
Dall'undici al 30 giugno 2009
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
FONDAZIONE MUDIMA
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Milano, Via Alessandro Tadino, 26, (Milano)
Orario di apertura
Lun/ven 15.30-19.30 chiuso sabato e festivi
Vernissage
11 Giugno 2009, ore 18.30
Sito web
www.colin.it
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
24 ORE CULTURA - GRUPPO 24 ORE
Ufficio stampa
GIULIA ZANICHELLI
Autore
Curatore