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Gianluigi Gargiulo – Latenze
Mostra personale
Comunicato stampa
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G I A N L U I G I G A R G I U L O
L A T E N Z E
Adriano Meis intervista Gianluigi Gargiulo in occasione della mostra
a cura del Servizio Educativo SBA Na
Museo Archeologico di Napoli, sala conferenze, 18 marzo 2015
Perché nuove foto al Museo Archeologico ?
Nel luglio del 2014 ho partecipato con la mia mostra Godgets alle iniziative del Servizio Educativo della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli diretto da Marco De Gemmis. Ho avuto così occasione di girovagare, con la macchina fotografica, per le sale del Museo, che già conoscevo, ma che riservano sempre grandi sorprese. Ho cominciato a scattare, cosciente che grandi autori avevano già da anni documentato e narrato attraverso immagini indimenticabili le bellezze di questo Museo ed in particolare dei bronzi della Villa dei Papiri. Non mi ponevo come fine una ulteriore e sterile documentazione delle opere, ma, a guardarle e riguardarle, sentivo che nascondevano altre dimensioni. E allora mi sono riproposto di svelarne una che non fosse legata al tempo della loro storia, ma al “tempo” dei miei scatti.
In che modo ?
La mia scelta è ricaduta su busti e statue di bronzo delle sale della Villa ercolanese. A mano libera, con tempi lunghi, mi sono posto davanti al soggetto prescelto e ho scattato muovendo la fotocamera in diversi modi. Non ero sicuro di cosa ne sarebbe venuto fuori. Il primo risultato certo è stata la curiosità dei custodi, che vedevano questo strano turista danzare nelle vicinanze di busti e statue agitando la fotocamera.
E i risultati successivi ?
Esaminando le foto ottenute mi sono reso conto che gli scatti, così poco convenzionali, erano pieni di luci, contrasti, trasparenze, sfocature. Emergevano emozioni, o almeno a me così sembrava. E allora ho cercato di dare una dimensione a queste emozioni, legata non tanto alla riconoscibilità del personaggio raffigurato, quanto ad un suo “alias visivo” ad un “altro” racchiuso, nascosto nel bronzo. Il risultato, come si può vedere, evidenzia che quei bronzi racchiudono altre sembianze: invisibili ad occhio nudo, emergono prepotentemente in un nuovo “spazio tempo” rilevato dalla macchina.
Perché il titolo "Latenze" ?
Intanto perché, come dicevo, c’è la scoperta che i bronzi nascondono diverse immagini che le mie foto hanno semplicemente rivelato. Poi perché mi piaceva mettere in relazione il concetto di “latenza”, emergente dalle opere così fotografate, con il concetto di “immagine latente”, che conosce bene chi, come me, ha iniziato a fotografare in “analogico” tra pellicole e camera oscura. Cioè una immagine che esiste nella pellicola esposta, ma non è visibile ad occhio umano se non dopo un particolare trattamento chimico. Dello stesso bronzo spesso presento più di una immagine, a dimostrare la molteplicità delle latenze possibili in ogni soggetto, alcune delle quali ho reso visibili.
In conclusione, cosa raccontano le foto esposte ?
Io sono chi racconta: sono il mittente, non il destinatario del racconto. Quindi non so cosa raccontino queste immagini la cui materia si rivela soltanto attraverso la bronzea dominante cromatica, e posso solo augurarmi che esse, che non replicano la realtà ma la mettono in dubbio o la moltiplicano, che non propongono una visione estetizzante, siano in grado di comunicare più di una cosa a chi le osserva, e cose diverse ai diversi osservatori. Però mi piacerebbe se anche agli occhi degli altri vibrassero e non apparissero silenziose e calme.
L A T E N Z E
Adriano Meis intervista Gianluigi Gargiulo in occasione della mostra
a cura del Servizio Educativo SBA Na
Museo Archeologico di Napoli, sala conferenze, 18 marzo 2015
Perché nuove foto al Museo Archeologico ?
Nel luglio del 2014 ho partecipato con la mia mostra Godgets alle iniziative del Servizio Educativo della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli diretto da Marco De Gemmis. Ho avuto così occasione di girovagare, con la macchina fotografica, per le sale del Museo, che già conoscevo, ma che riservano sempre grandi sorprese. Ho cominciato a scattare, cosciente che grandi autori avevano già da anni documentato e narrato attraverso immagini indimenticabili le bellezze di questo Museo ed in particolare dei bronzi della Villa dei Papiri. Non mi ponevo come fine una ulteriore e sterile documentazione delle opere, ma, a guardarle e riguardarle, sentivo che nascondevano altre dimensioni. E allora mi sono riproposto di svelarne una che non fosse legata al tempo della loro storia, ma al “tempo” dei miei scatti.
In che modo ?
La mia scelta è ricaduta su busti e statue di bronzo delle sale della Villa ercolanese. A mano libera, con tempi lunghi, mi sono posto davanti al soggetto prescelto e ho scattato muovendo la fotocamera in diversi modi. Non ero sicuro di cosa ne sarebbe venuto fuori. Il primo risultato certo è stata la curiosità dei custodi, che vedevano questo strano turista danzare nelle vicinanze di busti e statue agitando la fotocamera.
E i risultati successivi ?
Esaminando le foto ottenute mi sono reso conto che gli scatti, così poco convenzionali, erano pieni di luci, contrasti, trasparenze, sfocature. Emergevano emozioni, o almeno a me così sembrava. E allora ho cercato di dare una dimensione a queste emozioni, legata non tanto alla riconoscibilità del personaggio raffigurato, quanto ad un suo “alias visivo” ad un “altro” racchiuso, nascosto nel bronzo. Il risultato, come si può vedere, evidenzia che quei bronzi racchiudono altre sembianze: invisibili ad occhio nudo, emergono prepotentemente in un nuovo “spazio tempo” rilevato dalla macchina.
Perché il titolo "Latenze" ?
Intanto perché, come dicevo, c’è la scoperta che i bronzi nascondono diverse immagini che le mie foto hanno semplicemente rivelato. Poi perché mi piaceva mettere in relazione il concetto di “latenza”, emergente dalle opere così fotografate, con il concetto di “immagine latente”, che conosce bene chi, come me, ha iniziato a fotografare in “analogico” tra pellicole e camera oscura. Cioè una immagine che esiste nella pellicola esposta, ma non è visibile ad occhio umano se non dopo un particolare trattamento chimico. Dello stesso bronzo spesso presento più di una immagine, a dimostrare la molteplicità delle latenze possibili in ogni soggetto, alcune delle quali ho reso visibili.
In conclusione, cosa raccontano le foto esposte ?
Io sono chi racconta: sono il mittente, non il destinatario del racconto. Quindi non so cosa raccontino queste immagini la cui materia si rivela soltanto attraverso la bronzea dominante cromatica, e posso solo augurarmi che esse, che non replicano la realtà ma la mettono in dubbio o la moltiplicano, che non propongono una visione estetizzante, siano in grado di comunicare più di una cosa a chi le osserva, e cose diverse ai diversi osservatori. Però mi piacerebbe se anche agli occhi degli altri vibrassero e non apparissero silenziose e calme.
18
marzo 2015
Gianluigi Gargiulo – Latenze
Dal 18 marzo al 18 aprile 2015
fotografia
Location
MANN – MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Napoli, Piazza Museo Nazionale, 19, (Napoli)
Napoli, Piazza Museo Nazionale, 19, (Napoli)
Vernissage
18 Marzo 2015, h 16
Sito web
www.gianluigigargiulo.it
Autore