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Gianmarco Maraviglia – Culto. Anticulto
L’esposizione affronta il tema del culto nelle sue declinazioni più significative, ovvero della divinità e della personalità, attraverso immagini di Saddam Hussein e della Madonna.
Comunicato stampa
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L’esposizione affronta il tema del culto nelle sue declinazioni più significative, ovvero della divinità e della personalità. La prima sezione della mostra è composta da immagini di Saddam Hussein, tutte scattate in Iraq tra marzo e maggio 2003, subito dopo l’ingresso dei marine americani. Racconta l’autore: “Ero in Iraq per documentare la guerra, ho viaggiato in tutto il paese e a un tratto mi sono reso conto che, a mano a mano che le notizie sulla disfatta dell'esercito iracheno si diffondevano, le onnipresenti gigantografie di Saddam cominciavano a essere deturpate dalla gente nei modi più strani. Quelle deturpazioni, a loro modo una forma d'arte catartica che celebrava la caduta del tiranno, mi sono parse fortemente simboliche della fine di un'epoca storica: in capo a qualche mese sarebbero divenuti i reperti archeologici di un regime sepolto. E' con questo spirito che ho deciso di documentarle fintantoché erano ancora al loro posto. Oggi, naturalmente, sono tutte scomparse.”
Al piano inferiore, una serie di immagini dedicate alla Madonna. “Ho cominciato a scattare immagini della Vergine circa 12 anni fa. Quasi a ogni viaggio mi imbattevo in un'icona della Madonna, anche nei paesi più insospettabili. Ciò mi ha dato la misura della potente transnazionalità di quest'immagine, venerata, come sappiamo, anche nel mondo musulmano come madre di uno dei profeti di Allah, ma anche in ambiti culturali e religiosi molto distanti dalle religioni del Libro, dove assume la valenza di Madre per antonomasia. Ed è in questo senso che ho deciso di cominciare a raccogliere, ovunque mi trovassi, testimonianze della presenza della Vergine nelle culture locali.”
L’esposizione di Sergio Ramazzotti rientra nell’ambito della collaborazione con Parallelozero, agenzia fotografica nata nel 2007 dall’idea di quattro fotogiornalisti italiani - Alessandro Gandolfi, Sergio Ramazzotti, Davide Scagliola, Bruno Zanzottera - le cui storie sono sempre raccontate affiancando alla fotografia la parola scritta.
Scrive Gianmarco Maraviglia, curatore della mostra e direttore dell’agenzia;
Odio, rabbia, venerazione e speranza. Da sempre l’uomo ha bisogno di oggetti verso i quali indirizzare i sentimenti primordiali.
L’utilizzo della propria immagine come affermazione di potere racchiude sottili meccanismi di comunicazione. Nei regimi monocratici l’icona del leader diventa il leader stesso, catalizzando le pulsioni umane. Nell’Iraq di Saddam Hussein le onnipresenti raffigurazioni del dittatore evocavano una frase di Boris Pasternak: “L’uomo non libero idealizza sempre la propria schiavitù”.
La forza del simbolo come elemento di marketing non è però prerogativa esclusiva di culti personali, terreni e materiali. La religione stessa, l’apoteosi del culto, utilizza tecniche di marketing virale per diffondere il proprio messaggio, veicolato dalla rappresentazione personale dell’oggetto da venerare.
La figura dalla Madonna è un simbolo universalmente riconoscibile, transnazionale e transculturale, con la capacità di adattarsi alle situazioni più diverse, trasformandosi e plasmandosi senza perdere la propria identità. Come la Coca-cola e la Nutella, l’icona di Maria ha avuto la capacità e la forza di entrare in tutti i mercati del mondo. Dall’Asia all’Africa, dall’Europa all’America troviamo la Vergine nei contesti più sorprendenti, in compagnia di Ganesh, di un signore della guerra afgano, di matrioske russe o nelle mani di un bambino cinese come fosse un giocattolo. “Dio non esiste” scrisse George Santayana, “ma Maria è sua madre”.
Se però le immagini del leader soffrono le conseguenze dei rovesciamenti del regime, diventando davvero, forse per la prima volta, la personificazione del dittatore su cui il popolo sfoga la propria rabbia in una furia iconoclasta o anticulto, le raffigurazioni di Maria resistono a tempi e mode effimere, portando avanti la propria discreta opera di proselitismo. Anche sotto forma di gadget, nell’inevitabile mercificazione del sacro.
Qual è, dunque, il culto, e quale l’anticulto?
Al piano inferiore, una serie di immagini dedicate alla Madonna. “Ho cominciato a scattare immagini della Vergine circa 12 anni fa. Quasi a ogni viaggio mi imbattevo in un'icona della Madonna, anche nei paesi più insospettabili. Ciò mi ha dato la misura della potente transnazionalità di quest'immagine, venerata, come sappiamo, anche nel mondo musulmano come madre di uno dei profeti di Allah, ma anche in ambiti culturali e religiosi molto distanti dalle religioni del Libro, dove assume la valenza di Madre per antonomasia. Ed è in questo senso che ho deciso di cominciare a raccogliere, ovunque mi trovassi, testimonianze della presenza della Vergine nelle culture locali.”
L’esposizione di Sergio Ramazzotti rientra nell’ambito della collaborazione con Parallelozero, agenzia fotografica nata nel 2007 dall’idea di quattro fotogiornalisti italiani - Alessandro Gandolfi, Sergio Ramazzotti, Davide Scagliola, Bruno Zanzottera - le cui storie sono sempre raccontate affiancando alla fotografia la parola scritta.
Scrive Gianmarco Maraviglia, curatore della mostra e direttore dell’agenzia;
Odio, rabbia, venerazione e speranza. Da sempre l’uomo ha bisogno di oggetti verso i quali indirizzare i sentimenti primordiali.
L’utilizzo della propria immagine come affermazione di potere racchiude sottili meccanismi di comunicazione. Nei regimi monocratici l’icona del leader diventa il leader stesso, catalizzando le pulsioni umane. Nell’Iraq di Saddam Hussein le onnipresenti raffigurazioni del dittatore evocavano una frase di Boris Pasternak: “L’uomo non libero idealizza sempre la propria schiavitù”.
La forza del simbolo come elemento di marketing non è però prerogativa esclusiva di culti personali, terreni e materiali. La religione stessa, l’apoteosi del culto, utilizza tecniche di marketing virale per diffondere il proprio messaggio, veicolato dalla rappresentazione personale dell’oggetto da venerare.
La figura dalla Madonna è un simbolo universalmente riconoscibile, transnazionale e transculturale, con la capacità di adattarsi alle situazioni più diverse, trasformandosi e plasmandosi senza perdere la propria identità. Come la Coca-cola e la Nutella, l’icona di Maria ha avuto la capacità e la forza di entrare in tutti i mercati del mondo. Dall’Asia all’Africa, dall’Europa all’America troviamo la Vergine nei contesti più sorprendenti, in compagnia di Ganesh, di un signore della guerra afgano, di matrioske russe o nelle mani di un bambino cinese come fosse un giocattolo. “Dio non esiste” scrisse George Santayana, “ma Maria è sua madre”.
Se però le immagini del leader soffrono le conseguenze dei rovesciamenti del regime, diventando davvero, forse per la prima volta, la personificazione del dittatore su cui il popolo sfoga la propria rabbia in una furia iconoclasta o anticulto, le raffigurazioni di Maria resistono a tempi e mode effimere, portando avanti la propria discreta opera di proselitismo. Anche sotto forma di gadget, nell’inevitabile mercificazione del sacro.
Qual è, dunque, il culto, e quale l’anticulto?
19
ottobre 2009
Gianmarco Maraviglia – Culto. Anticulto
Dal 19 ottobre al 07 novembre 2009
fotografia
Location
MICAMERA – PHOTOGRAPHY AND LENS-BASED ARTS
Milano, Via Medardo Rosso, 19, (Milano)
Milano, Via Medardo Rosso, 19, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato 10-13 e 16-19
Vernissage
19 Ottobre 2009, ore 19.00
Autore
Curatore