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Gianmaria De Lisio – 18720 min. 48 mq
Tempo
e spazio, considerati come i fondamentali principi relazionali che integrano la nostra esperienza
sensibile, diventano nel processo creativo dell’autore stimoli performativi
Comunicato stampa
Segnala l'evento
18720 MIN. 48 Mq
(personale di Gianmaria De Lisio)
“Che cos'è il tempo?
Se nessuno me lo domanda, lo so.
Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più”.
Agostino d'Ippona
“Sta nello spazio ciò a cui nel tempo devo arrivare,
ineluttabilmente”
James Joyce
Cominciamo col chiarire il titolo della mostra di Gianmaria De Lisio. 18720 min. e 48 mq si
riferiscono rispettivamente ai minuti complessivi della durata dell’esposizione e ai metri quadri
della galleria Officina Solare in cui si svolgerà; questi numeri apparentemente casuali, quindi,
indicano precisamente il tempo e lo spazio dell’evento. Sinteticamente l’artista ha voluto subito
sottolineare i due elementi con i quali si è rapportato per la realizzazione dei propri lavori. Tempo
e spazio, considerati come i fondamentali principi relazionali che integrano la nostra esperienza
sensibile, diventano nel processo creativo dell’autore stimoli performativi. Nella misura in cui
queste categorie agiscono nel profondo della sensibilità personale si discostano da logiche
accertate per aprirsi ad una dialettica del senso, producendo un sovraccarico di esperienze. Tali
conoscenze sono acquisite solo esclusivamente da De Lisio che, nell’impossibilità di tramutarle in
stimoli univoci, le imposta come impressioni sul limite di una catastrofe. L’esplorazione ottica
dell’Universo cede allora il posto alla relazione e alla creazione di immagini distinte dalla natura
seppur ancorate alla Storia. Se l’uomo (e ancor più l’artista) non è più modello e centro di tutte le
cose diventa allora centro di se stesso, investigando il proprio tempo e il proprio spazio, ovvero il
ricordo e il vuoto. La mostra, quindi, è impostata come un’unica e organica installazione in
divenire caratterizzata da differenti evidenze complesse e discordanti che, per un sottile equilibrio
che si può rintracciare solo nella mente dell’autore, non cede all’entropia bensì cerca di
comunicare un modello ben preciso di scelta. E’ la scelta dell’artista capace di astrarre delle
costanti dalla realtà vissuta nel tentativo di ricreare un ordine e preservare un racconto. Utopica
rincorsa verso un traguardo che non può esistere poiché nell’assenza di centro l’unico tentativo di
individuare una direzione, dove sciogliere l’orizzonte della crisi, si riduce ad un gioco di assenze. Il
tempo come limite e lo spazio come materia si relazionano sull’istante della percezione ma
restano pur sempre isolati; solo l’interferenza produttiva dell’artista, allora, è capace di
riconsiderare i due termini come contenitori energetici sperimentando sul limite della
rappresentazione che non sceglie quasi mai la strada dell’astrazione. Per ritrovarsi in un perenne
inizio? Probabilmente è nascosta nella mostra una certa idea ciclica di creazione che eliminando
corsi e ricorsi arriva dentro l’essenza per impostare un tentativo di dialogo. Farsi vivere di
impressioni. Questo, in fondo, lo strumento principale di De Lisio. Come il pittore adopera il
pennello, lo scultore lo scalpello, il fotografo la selezione, lui utilizza ogni singola traccia e
strumento per installare se stesso nella sua creazione mostrandoci il gioco delle evidenze. Non è
una questione di sintesi ne tantomeno un voler complicare la visione. Di certo l’artista ci vuole
fornire delle informazioni secondo il proprio sentire ma non sappiamo se voglia comunicare o
semplicemente mostrare poiché non potremo mai entrare pienamente nei suoi schemi. Ci si propone di fare esperienza di tempo e di spazio ma è un riflettere mediato e meditato, e
personale, su categorie fondamentali oggi profondamente differenti da come erano percepite in
passato. Del resto il processo di cambiamento di relazioni tra il tempo e lo spazio nella scienza del
XX secolo non può non influire anche sull’arte e sull’estetica. Per primo il filosofo Albert Einstein
aveva compreso che considerare lo spazio come “contenitore” del mondo e il tempo come ciò
“lungo cui scorre” l'esistenza non era più possibile a causa della costanza della velocità della luce.
Forse il termine adatto per descrivere quest’unica opera totale è connessione poiché ogni lavoro,
o serie, appare intimamente associato all’altro in una fitta rete di relazioni invisibili tessute con
sapienza e poeticità in quanto materiali, azioni, gesti, raffigurazioni hanno un loro preciso posto
nell’insieme, poli di attrazione e informazione. Per meglio chiarire però le dinamiche della mostra
sarà bene descrivere le varie sezioni secondo un vero e proprio elenco, funzionale alla
comprensione.
8 quadri sul Tempo sono riproduzioni a carboncino di opere tratte dalla storia dell’arte in
cui si percepisce il tema della durata. Da Robert a Opalka, passando per Monet e Serusier,
osserviamo il passato che ha indagato sul tempo ricostruito e rielaborato a monocromo
dall’artista. L’arte creando un gusto, o uno stile, ha prodotto, a posteriori, un periodo. La
periodizzazione infatti è un creare una certa misura che De Lisio ripropone proiettandola al
futuro.
8 quadri sullo Spazio realizzati ad acrilico su mdf sono flussi vitali di colori, gorghi che
riempiono determinate superfici impostate e che trasmettono un impulso di liberazione. Se
il Tempo, in quanto regola, è raffigurato in nero, in connessione con una certa idea di
perdita, lo Spazio, in quanto natura ed energia, è inteso colorato e dinamico, in divenire,
colto nel momento della formazione e definizione della materia.
Disegni. 8 disegni a china, con il pennino, che raffigurano gli ulivi del suo bisnonno
riprodotti su cartoncini trovati in libreria, dove De Lisio lavora, durante un carico di libri.
Sono soggetti legati al Tempo e materializzano la spigolosità e la creatività degli alberi
percepiti come assenza e ricordo, icone di un passato sommerso da sovrastrutture e che si
può cogliere esclusivamente tramite un vero e proprio scavo sul foglio. 8 disegni a matita
su carta, legati allo Spazio; la carta è di tribunale, vecchia di circa una trentina d’anni, ed è
stata regalata all’artista da suo zio. In queste pagine vi sono degli studi energetici, ovvero
delle ipotesi di materia che si configura quasi come fosse muscolo o tendine. Nel formarsi
si queste conformazioni si percepisce una tensione pura che diventa estensione.
“Con Amore”. E’ un’installazione su piedistallo che presenta dei fogli impilati. Questi fogli,
in numero di 60 (come i secondi, i minuti, ecc.) riproducono l’immagine di un letto disfatto
desunta dalla copertina di un libro. De Lisio realizza una copia a china della foto e poi varie
fotocopie in successione riproducendo sempre la fotocopia del momento e mai l’originale.
In questo modo il disegno, man mano, svanisce diventando sempre più bianco. Tutti i fogli
sono poi presentati in una pila. Nell’opera, quindi, percepiamo lo spazio occupato e anche il tempo in quanto le fotocopie in successione materializzano la durata dell’atto che è,
soprattutto, un atto d’amore dell’artista. Questi ci vuol comunicare come l’amore sia
un’energia potente che armonizza ed equilibra ogni cosa. E l’amore non inteso solo verso
una persona ma proprio in quanto passione “del momento” che rapisce la persona e la
porta lontano dal costruito per mostrarla all’eternità del qui e ora.
Il Diario della mostra. Un diario posto su un piedistallo sul quale l’artista ha annotato tutto
ciò che è successo dal momento in cui è partito il progetto della mostra fino al giorno
dell’inaugurazione, con foto, vuoti, idee, pensieri, impressioni. Secondo le sue intenzioni è
il cardine attorno al quale ruta la mostra in quanto contiene la spiegazione di molte delle
singole opere. L’oggetto, che occupa materialmente uno spazio, permette quindi
un’indagine sul tempo (interno) dell’artista e sulle dinamiche della sua creazione. Uno
sguardo intimo e privilegiato per sfiorare l’intenzione che rimane pur sempre nascosta, e
una vera e propria icona che definisce un punto di arrivo e un punto per una nuova
partenza, o svolta.
Tommaso Evangelista“Mi interessa ciò che è dietro, che è nascosto ma ha una luce diversa. Mi interessa ciò che è
davanti agli occhi ma non si vede. La mia ricerca non si basa su un’unica idea immutabile, perché
io credo, profondamente, nel continuo cambiamento come unica possibilità. Credo che la realtà
sia simile ai sogni e come i sogni va interpretata, sia lei, la realtà, che ogni azione che in essa, per
essa e su di essa agisce. Nella serie dei Bersagli senza centro, tramite la ricerca sul rapporto tra il
nero e il giallo (la coesistenza del binomio cromatico nel bersaglio e nella segnaletica di pericolo),
ho analizzato come la persona si interrelazioni con l’ambiente circostante come un costrutto
difensivo: la verità spesso è un pericolo. Spingendomi oltre sono giunto al qui e ora come unica
strada maestra per giungere o iniziare un cammino di comprensione di sé. Vivere nel qui e ora è il
metodo base per vivere con lucidità. La lucidità ci permette di vedere e analizzare la realtà per
quella che essa è veramente, evitando di disperderci e di correre dietro a ciò che non ci serve.
Molti credono che qui e ora significa eliminare dalla propria mente il passato o il futuro e vivere
solo nel presente. Io credo invece che l’unico modo sia trovare una dimensione in cui lo spazio
(qui) e il tempo (ora) convivano in equilibrio. Ma ogni cosa è frutto, addizione e sottrazione di
decine di altre. Il mio equilibrio è nel momento in cui ogni possibilità di spazio-materia convive con
ogni possibilità di tempo-limite.
Io sono un artista e posso parlare di ciò che sento e sono solo tramite il mio mezzo. Il lasciarmi
fluire nel corso del tempo e dello spazio mi permette di guardare le mie idee modificarsi senza
opporre resistenza. Io sono solo un mezzo, è la mia urgenza che conta. Nel mio lavoro fluisce e si
condensa ogni cosa che mi circonda, ogni minuto, ogni battito, ogni spazio. Ogni forma è
documentazione. La mia casa, il mio studio, il mio lavoro attuale (il libraio), la mia compagna, i miei
amici artisti entrano nel mio lavoro così come tutto quello che sono stato e da dove vengo. La
ripetitività è bandita. Il movimento è costante. Il tempo è misura e lo spazio è energia. È come
partire contemporaneamente da due capi opposti e cercare di ritrovarsi, al buio, in unico punto
comune. Tutto ciò è solo l’inizio”.
Pescara, nel mio studio, venerdì 7 settembre 2012 ore 18:15
Gianmaria De Lisio
(personale di Gianmaria De Lisio)
“Che cos'è il tempo?
Se nessuno me lo domanda, lo so.
Se voglio spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so più”.
Agostino d'Ippona
“Sta nello spazio ciò a cui nel tempo devo arrivare,
ineluttabilmente”
James Joyce
Cominciamo col chiarire il titolo della mostra di Gianmaria De Lisio. 18720 min. e 48 mq si
riferiscono rispettivamente ai minuti complessivi della durata dell’esposizione e ai metri quadri
della galleria Officina Solare in cui si svolgerà; questi numeri apparentemente casuali, quindi,
indicano precisamente il tempo e lo spazio dell’evento. Sinteticamente l’artista ha voluto subito
sottolineare i due elementi con i quali si è rapportato per la realizzazione dei propri lavori. Tempo
e spazio, considerati come i fondamentali principi relazionali che integrano la nostra esperienza
sensibile, diventano nel processo creativo dell’autore stimoli performativi. Nella misura in cui
queste categorie agiscono nel profondo della sensibilità personale si discostano da logiche
accertate per aprirsi ad una dialettica del senso, producendo un sovraccarico di esperienze. Tali
conoscenze sono acquisite solo esclusivamente da De Lisio che, nell’impossibilità di tramutarle in
stimoli univoci, le imposta come impressioni sul limite di una catastrofe. L’esplorazione ottica
dell’Universo cede allora il posto alla relazione e alla creazione di immagini distinte dalla natura
seppur ancorate alla Storia. Se l’uomo (e ancor più l’artista) non è più modello e centro di tutte le
cose diventa allora centro di se stesso, investigando il proprio tempo e il proprio spazio, ovvero il
ricordo e il vuoto. La mostra, quindi, è impostata come un’unica e organica installazione in
divenire caratterizzata da differenti evidenze complesse e discordanti che, per un sottile equilibrio
che si può rintracciare solo nella mente dell’autore, non cede all’entropia bensì cerca di
comunicare un modello ben preciso di scelta. E’ la scelta dell’artista capace di astrarre delle
costanti dalla realtà vissuta nel tentativo di ricreare un ordine e preservare un racconto. Utopica
rincorsa verso un traguardo che non può esistere poiché nell’assenza di centro l’unico tentativo di
individuare una direzione, dove sciogliere l’orizzonte della crisi, si riduce ad un gioco di assenze. Il
tempo come limite e lo spazio come materia si relazionano sull’istante della percezione ma
restano pur sempre isolati; solo l’interferenza produttiva dell’artista, allora, è capace di
riconsiderare i due termini come contenitori energetici sperimentando sul limite della
rappresentazione che non sceglie quasi mai la strada dell’astrazione. Per ritrovarsi in un perenne
inizio? Probabilmente è nascosta nella mostra una certa idea ciclica di creazione che eliminando
corsi e ricorsi arriva dentro l’essenza per impostare un tentativo di dialogo. Farsi vivere di
impressioni. Questo, in fondo, lo strumento principale di De Lisio. Come il pittore adopera il
pennello, lo scultore lo scalpello, il fotografo la selezione, lui utilizza ogni singola traccia e
strumento per installare se stesso nella sua creazione mostrandoci il gioco delle evidenze. Non è
una questione di sintesi ne tantomeno un voler complicare la visione. Di certo l’artista ci vuole
fornire delle informazioni secondo il proprio sentire ma non sappiamo se voglia comunicare o
semplicemente mostrare poiché non potremo mai entrare pienamente nei suoi schemi. Ci si propone di fare esperienza di tempo e di spazio ma è un riflettere mediato e meditato, e
personale, su categorie fondamentali oggi profondamente differenti da come erano percepite in
passato. Del resto il processo di cambiamento di relazioni tra il tempo e lo spazio nella scienza del
XX secolo non può non influire anche sull’arte e sull’estetica. Per primo il filosofo Albert Einstein
aveva compreso che considerare lo spazio come “contenitore” del mondo e il tempo come ciò
“lungo cui scorre” l'esistenza non era più possibile a causa della costanza della velocità della luce.
Forse il termine adatto per descrivere quest’unica opera totale è connessione poiché ogni lavoro,
o serie, appare intimamente associato all’altro in una fitta rete di relazioni invisibili tessute con
sapienza e poeticità in quanto materiali, azioni, gesti, raffigurazioni hanno un loro preciso posto
nell’insieme, poli di attrazione e informazione. Per meglio chiarire però le dinamiche della mostra
sarà bene descrivere le varie sezioni secondo un vero e proprio elenco, funzionale alla
comprensione.
8 quadri sul Tempo sono riproduzioni a carboncino di opere tratte dalla storia dell’arte in
cui si percepisce il tema della durata. Da Robert a Opalka, passando per Monet e Serusier,
osserviamo il passato che ha indagato sul tempo ricostruito e rielaborato a monocromo
dall’artista. L’arte creando un gusto, o uno stile, ha prodotto, a posteriori, un periodo. La
periodizzazione infatti è un creare una certa misura che De Lisio ripropone proiettandola al
futuro.
8 quadri sullo Spazio realizzati ad acrilico su mdf sono flussi vitali di colori, gorghi che
riempiono determinate superfici impostate e che trasmettono un impulso di liberazione. Se
il Tempo, in quanto regola, è raffigurato in nero, in connessione con una certa idea di
perdita, lo Spazio, in quanto natura ed energia, è inteso colorato e dinamico, in divenire,
colto nel momento della formazione e definizione della materia.
Disegni. 8 disegni a china, con il pennino, che raffigurano gli ulivi del suo bisnonno
riprodotti su cartoncini trovati in libreria, dove De Lisio lavora, durante un carico di libri.
Sono soggetti legati al Tempo e materializzano la spigolosità e la creatività degli alberi
percepiti come assenza e ricordo, icone di un passato sommerso da sovrastrutture e che si
può cogliere esclusivamente tramite un vero e proprio scavo sul foglio. 8 disegni a matita
su carta, legati allo Spazio; la carta è di tribunale, vecchia di circa una trentina d’anni, ed è
stata regalata all’artista da suo zio. In queste pagine vi sono degli studi energetici, ovvero
delle ipotesi di materia che si configura quasi come fosse muscolo o tendine. Nel formarsi
si queste conformazioni si percepisce una tensione pura che diventa estensione.
“Con Amore”. E’ un’installazione su piedistallo che presenta dei fogli impilati. Questi fogli,
in numero di 60 (come i secondi, i minuti, ecc.) riproducono l’immagine di un letto disfatto
desunta dalla copertina di un libro. De Lisio realizza una copia a china della foto e poi varie
fotocopie in successione riproducendo sempre la fotocopia del momento e mai l’originale.
In questo modo il disegno, man mano, svanisce diventando sempre più bianco. Tutti i fogli
sono poi presentati in una pila. Nell’opera, quindi, percepiamo lo spazio occupato e anche il tempo in quanto le fotocopie in successione materializzano la durata dell’atto che è,
soprattutto, un atto d’amore dell’artista. Questi ci vuol comunicare come l’amore sia
un’energia potente che armonizza ed equilibra ogni cosa. E l’amore non inteso solo verso
una persona ma proprio in quanto passione “del momento” che rapisce la persona e la
porta lontano dal costruito per mostrarla all’eternità del qui e ora.
Il Diario della mostra. Un diario posto su un piedistallo sul quale l’artista ha annotato tutto
ciò che è successo dal momento in cui è partito il progetto della mostra fino al giorno
dell’inaugurazione, con foto, vuoti, idee, pensieri, impressioni. Secondo le sue intenzioni è
il cardine attorno al quale ruta la mostra in quanto contiene la spiegazione di molte delle
singole opere. L’oggetto, che occupa materialmente uno spazio, permette quindi
un’indagine sul tempo (interno) dell’artista e sulle dinamiche della sua creazione. Uno
sguardo intimo e privilegiato per sfiorare l’intenzione che rimane pur sempre nascosta, e
una vera e propria icona che definisce un punto di arrivo e un punto per una nuova
partenza, o svolta.
Tommaso Evangelista“Mi interessa ciò che è dietro, che è nascosto ma ha una luce diversa. Mi interessa ciò che è
davanti agli occhi ma non si vede. La mia ricerca non si basa su un’unica idea immutabile, perché
io credo, profondamente, nel continuo cambiamento come unica possibilità. Credo che la realtà
sia simile ai sogni e come i sogni va interpretata, sia lei, la realtà, che ogni azione che in essa, per
essa e su di essa agisce. Nella serie dei Bersagli senza centro, tramite la ricerca sul rapporto tra il
nero e il giallo (la coesistenza del binomio cromatico nel bersaglio e nella segnaletica di pericolo),
ho analizzato come la persona si interrelazioni con l’ambiente circostante come un costrutto
difensivo: la verità spesso è un pericolo. Spingendomi oltre sono giunto al qui e ora come unica
strada maestra per giungere o iniziare un cammino di comprensione di sé. Vivere nel qui e ora è il
metodo base per vivere con lucidità. La lucidità ci permette di vedere e analizzare la realtà per
quella che essa è veramente, evitando di disperderci e di correre dietro a ciò che non ci serve.
Molti credono che qui e ora significa eliminare dalla propria mente il passato o il futuro e vivere
solo nel presente. Io credo invece che l’unico modo sia trovare una dimensione in cui lo spazio
(qui) e il tempo (ora) convivano in equilibrio. Ma ogni cosa è frutto, addizione e sottrazione di
decine di altre. Il mio equilibrio è nel momento in cui ogni possibilità di spazio-materia convive con
ogni possibilità di tempo-limite.
Io sono un artista e posso parlare di ciò che sento e sono solo tramite il mio mezzo. Il lasciarmi
fluire nel corso del tempo e dello spazio mi permette di guardare le mie idee modificarsi senza
opporre resistenza. Io sono solo un mezzo, è la mia urgenza che conta. Nel mio lavoro fluisce e si
condensa ogni cosa che mi circonda, ogni minuto, ogni battito, ogni spazio. Ogni forma è
documentazione. La mia casa, il mio studio, il mio lavoro attuale (il libraio), la mia compagna, i miei
amici artisti entrano nel mio lavoro così come tutto quello che sono stato e da dove vengo. La
ripetitività è bandita. Il movimento è costante. Il tempo è misura e lo spazio è energia. È come
partire contemporaneamente da due capi opposti e cercare di ritrovarsi, al buio, in unico punto
comune. Tutto ciò è solo l’inizio”.
Pescara, nel mio studio, venerdì 7 settembre 2012 ore 18:15
Gianmaria De Lisio
22
settembre 2012
Gianmaria De Lisio – 18720 min. 48 mq
Dal 22 settembre al 04 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
OFFICINA SOLARE GALLERY
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Termoli, Via Guglielmo Marconi, 2, (Campobasso)
Vernissage
22 Settembre 2012, h 18.30
Autore
Curatore