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Gianni Andolina / Lauretta Barcaroli – Materiae
Presentazione critica di: MICHELE ROMANO per Gianni Andolina, collezione di scultura contemporanea “METAMORFOSI”
ORNELLA FAZZINA per Lauretta Barcaroli, collezione di pittura informale “OGNI POSSIBILE MONDO”. Coordinamento e organizzazione Vincenzo Medica per Studio Barnum contemporary.
Comunicato stampa
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METAMORFOSI
Il mito della policromia lapidea nell’opera di Gianni Andolina
La cosmogonia del mito nella meraviglia lapidea di Gianni Andolina è il dedalo narrativo di un artista che conduce la sua intrinseca ricerca dal fare o agire sulla pietra per una idea altra o alta, ovvero il pensiero della iconologia visiva nel barocco mediterraneo.
I suoi ritratti lapidei, sono conci apotropaici, sono chiavi di volta che custodiscono e tutelano il focolare domestico, sono tratti fisiognomici che rievocano la metamorfosi barocca nella sua trasmutazione del mito greco, dalla Medusa/Gorgone dalle fauci spalancate al volto di una sirena dalle fattezze umane e territoriali. La morbidezza e la monocromia di questa pietra calcarea del Val di Noto è la giusta modellazione per il nostro artista, che dall’idea si traduce nella mano e dalla mano al fare cultura dell’Arte, quel senso del visivo come epica narrativa della produzione artistica.
I suoi temi, i suoi soggetti, i suoi percorsi iconografici vivono il senso visivo del Genius Loci, l’artista che si narra attraverso la materia, che respira la sua terra, il suo luogo vivente, una bianca cava di pietra, una strumentazione che lo conduce alle grande sfere del mito e della geometria policroma. Il suo percorso artistico lo conduce e ci conduce dalla figurazione senza tempo (il mito narrato) ad una essenza delle forme, più volte totemiche, quasi delle torri o piedistalli verticali che ci invitano ad una lettura ascensionale, dalla Madre Terra alla Volta Celeste.
A questo punto, la sua mano creativa introduce la policromia dell’isola: l’azzurro quasi lapislazzulo, il verde della foglia d’acanto, il giallo della Terra del Sole. Le forme, apparentemente semplici, sono il frutto di una attenta ricerca atavica delle forme del mito siciliano, le sue epiche fattezze che dal mondo autoctono ibleo conducono alla figurazione ellenica e si traducono nella cultura islamica e mediterranea della Trinacria catalano-aragonese. Dalla ceramica a lustro del mondo arabo-mesopotamico alla policromia della ceroplastica mediterraneo occidentale, dalla Catalogna alla Sicilia aragonese e castigliana. Queste opere, questi manufatti (fatti a mano), questi segni narrativi sono l’alfabeto immaginario di una terra del mito e della storia, di uomini e di popolazione che l’artista traduce dal mestiere del mastro lapideo alla creatività più contemporanea. Le sue geometrie pure, un cono o una piramide, il ritorno alle forme semplice della tradizione sono il nuovo linguaggio di Gianni Andolina, artista per passione e isolano per vocazione.
Michele Romano
Accademia di Belle Arti di Catania
...............................................................................................................................................
LA FORZA ESTETICA ED EMOTIVA DELLA MATERIA
Di matrice informale risultano essere le opere di Lauretta Barcaroli per la ricerca polimaterica e segnica che persegue da anni con estrema e personale libertà compositiva. Le sue tele appaiono come un territorio che si apre all’improvviso alla vista altrui, descrivendo una sorta di paesaggi che sono in realtà luoghi della mente, stratificazioni di segni, memorie, riflessioni, risultato di studiate sovrapposizioni di colore e materiali extrapittorici come stoffe, legni e ferro. Tale pratica progressiva dà origine ad una epifania, dove la luce si insinua nelle pieghe della materia, caratterizzando questi lavori che appartengono ad una dimensione psichica, più intima, ma che possiamo avvicinare nel suo dato fenomenico, addentrandoci altresì in una zona di pensiero che permette di accostarci al dato concettuale. La sua ricerca muove tra il tentativo di appropriarsi della realtà e il desiderio di recuperare una memoria, creando uno spazio fisico dentro al quale esprimersi e riconoscersi. Sono spazi interstiziali riempiti del proprio mondo interiore la cui formalizzazione è frutto di un progetto estetico. Barcaroli parte da oggetti della quotidianità, tagli, incisioni, per giungere ad un mondo che porta con sé tracce di una umanità che si confronta con la complessità della vita, oltre a sperimentare, nel contempo, la capacità di richiamare alla mente tematiche condivise e accedere a immagini archetipiche.
Ogni possibile mondo è la narrazione, tramite stratificazioni cromatiche e materiche, di un pathos collettivo che si tramuta in bellezza e apparente leggerezza, grazie al processo di trasformazione insito nel linguaggio dell’arte.
Da un fondo fatto di materia e luce emergono impronte, scritture segniche ancestrali che evocano forme fossili, immagini universali senza tempo né luogo. Il suo è un procedere che lascia aperta la forma nella effimera incompiutezza e decostruzione, rivelatrice di storie e metafora della trama della vita, dove tra anfratti, vuoti e pieni, cromie che si accordano e si contrastano, si manifesta tutta la potenzialità espressiva ed emotiva nel nascondere e rivelare, dando vita a un rapporto osmotico tra forma e materia in un incessante contorcersi, raggrumarsi, reinventarsi.
Ornella Fazzina
critico d’arte
Nell'ambito della Rassegna "Percorsi di NOTOrietà 2024"
curata da Studio Barnum contemporary e NotoArte artisti associati,
con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Noto.
www.comune.noto.sr.it
Il mito della policromia lapidea nell’opera di Gianni Andolina
La cosmogonia del mito nella meraviglia lapidea di Gianni Andolina è il dedalo narrativo di un artista che conduce la sua intrinseca ricerca dal fare o agire sulla pietra per una idea altra o alta, ovvero il pensiero della iconologia visiva nel barocco mediterraneo.
I suoi ritratti lapidei, sono conci apotropaici, sono chiavi di volta che custodiscono e tutelano il focolare domestico, sono tratti fisiognomici che rievocano la metamorfosi barocca nella sua trasmutazione del mito greco, dalla Medusa/Gorgone dalle fauci spalancate al volto di una sirena dalle fattezze umane e territoriali. La morbidezza e la monocromia di questa pietra calcarea del Val di Noto è la giusta modellazione per il nostro artista, che dall’idea si traduce nella mano e dalla mano al fare cultura dell’Arte, quel senso del visivo come epica narrativa della produzione artistica.
I suoi temi, i suoi soggetti, i suoi percorsi iconografici vivono il senso visivo del Genius Loci, l’artista che si narra attraverso la materia, che respira la sua terra, il suo luogo vivente, una bianca cava di pietra, una strumentazione che lo conduce alle grande sfere del mito e della geometria policroma. Il suo percorso artistico lo conduce e ci conduce dalla figurazione senza tempo (il mito narrato) ad una essenza delle forme, più volte totemiche, quasi delle torri o piedistalli verticali che ci invitano ad una lettura ascensionale, dalla Madre Terra alla Volta Celeste.
A questo punto, la sua mano creativa introduce la policromia dell’isola: l’azzurro quasi lapislazzulo, il verde della foglia d’acanto, il giallo della Terra del Sole. Le forme, apparentemente semplici, sono il frutto di una attenta ricerca atavica delle forme del mito siciliano, le sue epiche fattezze che dal mondo autoctono ibleo conducono alla figurazione ellenica e si traducono nella cultura islamica e mediterranea della Trinacria catalano-aragonese. Dalla ceramica a lustro del mondo arabo-mesopotamico alla policromia della ceroplastica mediterraneo occidentale, dalla Catalogna alla Sicilia aragonese e castigliana. Queste opere, questi manufatti (fatti a mano), questi segni narrativi sono l’alfabeto immaginario di una terra del mito e della storia, di uomini e di popolazione che l’artista traduce dal mestiere del mastro lapideo alla creatività più contemporanea. Le sue geometrie pure, un cono o una piramide, il ritorno alle forme semplice della tradizione sono il nuovo linguaggio di Gianni Andolina, artista per passione e isolano per vocazione.
Michele Romano
Accademia di Belle Arti di Catania
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LA FORZA ESTETICA ED EMOTIVA DELLA MATERIA
Di matrice informale risultano essere le opere di Lauretta Barcaroli per la ricerca polimaterica e segnica che persegue da anni con estrema e personale libertà compositiva. Le sue tele appaiono come un territorio che si apre all’improvviso alla vista altrui, descrivendo una sorta di paesaggi che sono in realtà luoghi della mente, stratificazioni di segni, memorie, riflessioni, risultato di studiate sovrapposizioni di colore e materiali extrapittorici come stoffe, legni e ferro. Tale pratica progressiva dà origine ad una epifania, dove la luce si insinua nelle pieghe della materia, caratterizzando questi lavori che appartengono ad una dimensione psichica, più intima, ma che possiamo avvicinare nel suo dato fenomenico, addentrandoci altresì in una zona di pensiero che permette di accostarci al dato concettuale. La sua ricerca muove tra il tentativo di appropriarsi della realtà e il desiderio di recuperare una memoria, creando uno spazio fisico dentro al quale esprimersi e riconoscersi. Sono spazi interstiziali riempiti del proprio mondo interiore la cui formalizzazione è frutto di un progetto estetico. Barcaroli parte da oggetti della quotidianità, tagli, incisioni, per giungere ad un mondo che porta con sé tracce di una umanità che si confronta con la complessità della vita, oltre a sperimentare, nel contempo, la capacità di richiamare alla mente tematiche condivise e accedere a immagini archetipiche.
Ogni possibile mondo è la narrazione, tramite stratificazioni cromatiche e materiche, di un pathos collettivo che si tramuta in bellezza e apparente leggerezza, grazie al processo di trasformazione insito nel linguaggio dell’arte.
Da un fondo fatto di materia e luce emergono impronte, scritture segniche ancestrali che evocano forme fossili, immagini universali senza tempo né luogo. Il suo è un procedere che lascia aperta la forma nella effimera incompiutezza e decostruzione, rivelatrice di storie e metafora della trama della vita, dove tra anfratti, vuoti e pieni, cromie che si accordano e si contrastano, si manifesta tutta la potenzialità espressiva ed emotiva nel nascondere e rivelare, dando vita a un rapporto osmotico tra forma e materia in un incessante contorcersi, raggrumarsi, reinventarsi.
Ornella Fazzina
critico d’arte
Nell'ambito della Rassegna "Percorsi di NOTOrietà 2024"
curata da Studio Barnum contemporary e NotoArte artisti associati,
con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Noto.
www.comune.noto.sr.it
29
giugno 2024
Gianni Andolina / Lauretta Barcaroli – Materiae
Dal 29 giugno al 04 agosto 2024
arte contemporanea
Location
Bassi del Palazzo Nicolaci dei Principi di Villadorata
Noto, Via Corrado Nicolaci, 12, (SR)
Noto, Via Corrado Nicolaci, 12, (SR)
Orario di apertura
tutti i giorni ore 17 - 21
Vernissage
29 Giugno 2024, ore 18.30
Ufficio stampa
Studio Barnum contemporary
Autore
Curatore
Autore testo critico
Media partner
Produzione organizzazione