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Gianni Caravaggio – Tessitore di Albe / Matt Sheridan Smith
Nuova personale di Gianni Caravaggio intitolata ‘Tessitore di Albe’ e la project room di Matt Sheridan Smith.
Comunicato stampa
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kaufmann repetto è lieta di presentare la nuova mostra di Gianni Caravaggio intitolata 'Tessitore di Albe'.
L'ispirazione sottesa ai lavori in mostra nasce da un intrinseco legame tra la propria concezione di creazione artistica e la cultura dei giardini zen giapponesi, in particolare quello di Daisen-in a Kyoto. Qui le linee nella ghiaia rappresentano il fiume della vita, che scorre circolarmente in un percorso che riproduce il susseguirsi dei giorni verso il vuoto.
Come il giardino zen, in cui ogni giorno viene rigenerato, i lavori di Gianni Caravaggio sono il risultato di un atto demiurgico, esito e punto di partenza di un'attivazione creativa che può ripetersi all'infinito. La mostra è uno scenario composto di 'immagini-seme', capaci di crescere in chi li osserva.
Come la tartaruga/roccia del giardino Daisen-in nuota contro lo scorrere del fiume della vita, così Verso l'eternità rappresenta metaforicamente il tentativo, tragico e poetico insieme, di sconfiggere la morte. Il lavoro è composto da un blocco di polistirolo al quale viene sottratta una parte pezzo dopo pezzo: i quali trasformati in zinco o in alluminio, vengono ricomposti a distanza. La modulazione di tale insieme, quasi un paesaggio roccioso, evoca il
corpo organico e cangiante della tartaruga. La fragilità del polistirolo si solidifica in frammenti di materiali durevoli e così “portati verso l’eternità”.
Un simile incontro tra finito e infinito viene sintetizzato in Spargere le proprie ceneri: attraverso un gesto ludico e insieme metafisico, il lavoro illustra l’immagine dell’artista che sparge le proprie ceneri da un punto di vista dell’eternità. Il braccio di alluminio, come il braccio dell’artista, fa da tramite tra quelle che sembrano due diverse manifestazioni della stessa materia, il cono di marmo e la cenere, che trasfigurano l’una nell’altra, in un senso e
nell’altro.
Due lune con stupore, una forma ovaloide in marmo bianco statuario, tradisce la sua materialità per l’aspetto malleabile, che porta le tracce della mano dell’artista. Su questo solido sembrano impresse due concavità che, a seconda della esposizione alla luce, svelano le diverse fasi lunari, e, allo stesso tempo, sembrano delineare un volto dagli occhi sgranati e la bocca spalancata. La scultura è la luna e insieme lo stupore per la visione dello spettacolo cosmico.
Alba e tramonto aprono e chiudono lo scenario, offuscando l'intero spazio attraverso due installazioni di fili che terminano in blocchetti di marmo, a sintetizzare le mani dell'artista. I due lavori, Tessitore di albe e Tessitore di tramonti, riproducono il sempre nuovo - e sempre uguale - flusso del ciclo vitale, poiché, come dichiarava il filosofo presocratico Eraclito, “Il sole è nuovo ogni giorno”.
Gianni Caravaggio, nato nel 1968 a Rocca S. Giovanni, Italy, vive e lavora a Milano e Stoccarda.
Principali mostre personali: Art Statements, francesca kaufmann, Art Basel, Basilea (2009); Collezione Maramotti, Reggio Emilia, Già 39 anni su questo pianeta, La Pescheria, Galleria d’Arte Moderna, Pesaro (2008); Castello di Rivoli Prize, Castello di Rivoli, Rivoli (2005).
Principali mostre collettive: Arte essenziale, Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2011); La scultura italiana del XXI secolo, Fondazione Pomodoro, Milano, Linguaggi e sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea, MART, Rovereto (2010); Energie sottili della materia, Academy of Painting, Bejing (2008); Scirocco, Künstlerhaus Palais Thurn und Taxis, Bregenz (2006).
Il lavoro di Matt Sheridan Smith si costituisce attraverso la sottrazione, l'ellissi, l'assenza. L'artista indaga sui processi del fare e del fruire l'arte, ma anche sulla complessa realtà di strutture come significato e valore.
Un esempio di questa ricerca è la recente commissione per il Public Art Fund a New York. Negando la natura permanente che contraddistingue la tradizione della scultura pubblica, Matt Sheridan Smith ha creato quattro monumentali sculture gonfiabili, vulnerabili e insieme fortemente presenti, che rappresentano i principali beni di consumo: lana, caffè, grano e colza. Soft Futures (price has no memory) è una giocosa allegoria dell'aleatorietà del moderno sistema economico, sempre più separato dal mondo reale.
Un simile approccio, analitico e insieme provocatorio, è presente in una serie di lavori costituita da semplici pani placcati in argento, in cui le imperfezioni del pane sono trasformate in concrezioni, rotture e impurità dell’argento.
Questi oggetti misteriosi, che evocano la tradizione della scultura informale e insieme del ready-made, costituiscono una riflessione - figurata e letterale - sul concetto di valore.
L'installazione performativa Untitled (congratulations) ribadisce l'intento analitico e insieme l'apertura interpretativa del lavoro di Matt Sheridan Smith: 38 vasi (quanti i giorni dell'installazione) sono disposti in una griglia regolare sul pavimento della galleria. Ogni giorno viene recapitato un nuovo mazzo di fiori, che si aggiunge a quelli precedenti: attraverso una ripresa poetica degli schemi del Minimalismo e insieme una
negazione della ‘permanenza’ della scultura, l'artista riflette sullo scorrere del tempo e sulla non finitezza del processo artistico.
Per la sua prima mostra da kaufmann repetto, Matt Sheridan Smith presenta una selezione di lavori disposti in modo ritmico e circolare, creando un insieme denso che circonda lo spettatore, enfatizzato dall’uso di specchi che associano incessantemente l’immagine al suo riflesso. L’installazione puo’ essere letta come una composizione musicale, i cui singoli elementi sono note che compongono una melodia basata sul binomio variazione/ripetizione.
Tre diverse serie di lavori si alternano nella sequenza: i pani placcati in argento sono presentati al fianco di una serie di dipinti di carta da pacchi e una di sciarpe appese, che condividono un senso di assenza, mantenendo allo stesso tempo una forte presenza, a tratti drammatica. Attraverso un gesto semplice, i ‘dipinti’ svelano il proprio scheletro, confermando e allo stesso tempo negando il fondamento stesso dell’immagine. Le sciarpe funzionano come ritratti: attraverso un processo sineddotico rappresentano dei personaggi con il solo accessorio che decora la parte più vulnerabile del corpo. Il risultato sono presenze fantasma che, al di là di un’apparenza opaca, rivelano
le pieghe dell’umana fragilità.
Matt Sheridan Smith, nato nel 1980 a Red Bank, New Jersey, vive e lavora a New York.
Principali mostre personali: John Opera and Mat t Sheridan Smith, Contemporary Art Museum St. Louis, St. Louis, USA (2011), Blanks, Templates, Undos, Redos, Lisa Cooley, New York (2009); Nowhere for Nothing (New York Stoop), Gavin Brown's @ Passerby, New York (2007).
Principali mostre collettive: TOTAL RECALL, Public Art Fund, New York (2010); FAX, co-organized by iCI (Independent Curators International), The Drawing Center, New York (2009).
L'ispirazione sottesa ai lavori in mostra nasce da un intrinseco legame tra la propria concezione di creazione artistica e la cultura dei giardini zen giapponesi, in particolare quello di Daisen-in a Kyoto. Qui le linee nella ghiaia rappresentano il fiume della vita, che scorre circolarmente in un percorso che riproduce il susseguirsi dei giorni verso il vuoto.
Come il giardino zen, in cui ogni giorno viene rigenerato, i lavori di Gianni Caravaggio sono il risultato di un atto demiurgico, esito e punto di partenza di un'attivazione creativa che può ripetersi all'infinito. La mostra è uno scenario composto di 'immagini-seme', capaci di crescere in chi li osserva.
Come la tartaruga/roccia del giardino Daisen-in nuota contro lo scorrere del fiume della vita, così Verso l'eternità rappresenta metaforicamente il tentativo, tragico e poetico insieme, di sconfiggere la morte. Il lavoro è composto da un blocco di polistirolo al quale viene sottratta una parte pezzo dopo pezzo: i quali trasformati in zinco o in alluminio, vengono ricomposti a distanza. La modulazione di tale insieme, quasi un paesaggio roccioso, evoca il
corpo organico e cangiante della tartaruga. La fragilità del polistirolo si solidifica in frammenti di materiali durevoli e così “portati verso l’eternità”.
Un simile incontro tra finito e infinito viene sintetizzato in Spargere le proprie ceneri: attraverso un gesto ludico e insieme metafisico, il lavoro illustra l’immagine dell’artista che sparge le proprie ceneri da un punto di vista dell’eternità. Il braccio di alluminio, come il braccio dell’artista, fa da tramite tra quelle che sembrano due diverse manifestazioni della stessa materia, il cono di marmo e la cenere, che trasfigurano l’una nell’altra, in un senso e
nell’altro.
Due lune con stupore, una forma ovaloide in marmo bianco statuario, tradisce la sua materialità per l’aspetto malleabile, che porta le tracce della mano dell’artista. Su questo solido sembrano impresse due concavità che, a seconda della esposizione alla luce, svelano le diverse fasi lunari, e, allo stesso tempo, sembrano delineare un volto dagli occhi sgranati e la bocca spalancata. La scultura è la luna e insieme lo stupore per la visione dello spettacolo cosmico.
Alba e tramonto aprono e chiudono lo scenario, offuscando l'intero spazio attraverso due installazioni di fili che terminano in blocchetti di marmo, a sintetizzare le mani dell'artista. I due lavori, Tessitore di albe e Tessitore di tramonti, riproducono il sempre nuovo - e sempre uguale - flusso del ciclo vitale, poiché, come dichiarava il filosofo presocratico Eraclito, “Il sole è nuovo ogni giorno”.
Gianni Caravaggio, nato nel 1968 a Rocca S. Giovanni, Italy, vive e lavora a Milano e Stoccarda.
Principali mostre personali: Art Statements, francesca kaufmann, Art Basel, Basilea (2009); Collezione Maramotti, Reggio Emilia, Già 39 anni su questo pianeta, La Pescheria, Galleria d’Arte Moderna, Pesaro (2008); Castello di Rivoli Prize, Castello di Rivoli, Rivoli (2005).
Principali mostre collettive: Arte essenziale, Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2011); La scultura italiana del XXI secolo, Fondazione Pomodoro, Milano, Linguaggi e sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea, MART, Rovereto (2010); Energie sottili della materia, Academy of Painting, Bejing (2008); Scirocco, Künstlerhaus Palais Thurn und Taxis, Bregenz (2006).
Il lavoro di Matt Sheridan Smith si costituisce attraverso la sottrazione, l'ellissi, l'assenza. L'artista indaga sui processi del fare e del fruire l'arte, ma anche sulla complessa realtà di strutture come significato e valore.
Un esempio di questa ricerca è la recente commissione per il Public Art Fund a New York. Negando la natura permanente che contraddistingue la tradizione della scultura pubblica, Matt Sheridan Smith ha creato quattro monumentali sculture gonfiabili, vulnerabili e insieme fortemente presenti, che rappresentano i principali beni di consumo: lana, caffè, grano e colza. Soft Futures (price has no memory) è una giocosa allegoria dell'aleatorietà del moderno sistema economico, sempre più separato dal mondo reale.
Un simile approccio, analitico e insieme provocatorio, è presente in una serie di lavori costituita da semplici pani placcati in argento, in cui le imperfezioni del pane sono trasformate in concrezioni, rotture e impurità dell’argento.
Questi oggetti misteriosi, che evocano la tradizione della scultura informale e insieme del ready-made, costituiscono una riflessione - figurata e letterale - sul concetto di valore.
L'installazione performativa Untitled (congratulations) ribadisce l'intento analitico e insieme l'apertura interpretativa del lavoro di Matt Sheridan Smith: 38 vasi (quanti i giorni dell'installazione) sono disposti in una griglia regolare sul pavimento della galleria. Ogni giorno viene recapitato un nuovo mazzo di fiori, che si aggiunge a quelli precedenti: attraverso una ripresa poetica degli schemi del Minimalismo e insieme una
negazione della ‘permanenza’ della scultura, l'artista riflette sullo scorrere del tempo e sulla non finitezza del processo artistico.
Per la sua prima mostra da kaufmann repetto, Matt Sheridan Smith presenta una selezione di lavori disposti in modo ritmico e circolare, creando un insieme denso che circonda lo spettatore, enfatizzato dall’uso di specchi che associano incessantemente l’immagine al suo riflesso. L’installazione puo’ essere letta come una composizione musicale, i cui singoli elementi sono note che compongono una melodia basata sul binomio variazione/ripetizione.
Tre diverse serie di lavori si alternano nella sequenza: i pani placcati in argento sono presentati al fianco di una serie di dipinti di carta da pacchi e una di sciarpe appese, che condividono un senso di assenza, mantenendo allo stesso tempo una forte presenza, a tratti drammatica. Attraverso un gesto semplice, i ‘dipinti’ svelano il proprio scheletro, confermando e allo stesso tempo negando il fondamento stesso dell’immagine. Le sciarpe funzionano come ritratti: attraverso un processo sineddotico rappresentano dei personaggi con il solo accessorio che decora la parte più vulnerabile del corpo. Il risultato sono presenze fantasma che, al di là di un’apparenza opaca, rivelano
le pieghe dell’umana fragilità.
Matt Sheridan Smith, nato nel 1980 a Red Bank, New Jersey, vive e lavora a New York.
Principali mostre personali: John Opera and Mat t Sheridan Smith, Contemporary Art Museum St. Louis, St. Louis, USA (2011), Blanks, Templates, Undos, Redos, Lisa Cooley, New York (2009); Nowhere for Nothing (New York Stoop), Gavin Brown's @ Passerby, New York (2007).
Principali mostre collettive: TOTAL RECALL, Public Art Fund, New York (2010); FAX, co-organized by iCI (Independent Curators International), The Drawing Center, New York (2009).
13
gennaio 2011
Gianni Caravaggio – Tessitore di Albe / Matt Sheridan Smith
Dal 13 gennaio al 02 aprile 2011
arte contemporanea
Location
KAUFMANN REPETTO
Milano, Via Di Porta Tenaglia, 7, (Milano)
Milano, Via Di Porta Tenaglia, 7, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 11-19.30
sabato 14-19.30
Vernissage
13 Gennaio 2011, ore 19.00
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