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Gianni Caverni – Erba di casa mia
Una fotografia allusiva e poetica, quella di Caverni, per provare a capire la città a partire da una visione decentrata, eppure memore delle sue radici culturali.
Comunicato stampa
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Gli “uffici aperti” di Firenze Mobilità, vale a dire Firenzemobilitalarte, “proposte di stimolo e confronto per comprendere il mondo in trasformazione” – com’era nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente Vincenzo Di Nardo – offrono una nuova ghiotta occasione espositiva.
È la volta di Gianni Caverni, artista fiorentino affabulatore e ironico, che riunisce sotto il titolo di “Erba di casa mia” una quantità di opere fotografiche recenti.
Da diversi anni Caverni lavora sul tema della terra: le installazioni della serie degli orti (Orto dei miracoli, Orto della memoria, Orto stupido, 2000-2001…) con quei filari di canne sulla base di humus e le lampade accese a stimolare la crescita di “pesci rossi”, “immagini dell’infanzia”, “uova (sode?)” o addirittura “copie turistiche” del David (I piedi per terra, 2002, alla Galleria La Corte).
Nelle recenti fotografie si vedono ciuffi d’erba che si riappropriano della città. Sono fotografie elaborate al computer e stampate su forex, dove il bianco e nero efficacemente ritaglia via e mette sullo sfondo la presenza dell’uomo e dei manufatti. L’erba, per contrasto, verdeggia tenera.
(Chi ricorda le vecchie cartoline in bianco e nero – dai luoghi di villeggiatura – colorate con tenui velature all’acquerello? Tramonti su cieli rosa confetto, mare impossibilmente turchino, prati e boschi – per l’appunto – di bel verde smeraldo).
Ma l’ironia di Caverni non si ferma alla manipolazione coloristica. E neppure la sua riflessione. La città, che ha accuratamente rimosso o recintato la natura – sembra dire – non si accorge che l’erba, clandestina e sorniona, sta recuperando spazi. La città che s’intravede e si riconosce, a volte, nei suoi edifici simbolo, cuore e fondamento culturale.
Sia per gli ammicchi erotici, suggeriti con sottigliezza ambigua, sia per l’elaborazione e il controllo dell’immagine, sia ancora per il linguaggio fondato su stratificazioni di messaggi, certo le fotografie di Gianni Caverni si riferiscono a una realtà che va intuita oltre che vista. Una realtà ricca di memoria così da acquistare valore fortemente evocativo.
Una fotografia allusiva e poetica, quella di Caverni, per provare a capire la città a partire da una visione decentrata, eppure memore delle sue radici culturali.
È la volta di Gianni Caverni, artista fiorentino affabulatore e ironico, che riunisce sotto il titolo di “Erba di casa mia” una quantità di opere fotografiche recenti.
Da diversi anni Caverni lavora sul tema della terra: le installazioni della serie degli orti (Orto dei miracoli, Orto della memoria, Orto stupido, 2000-2001…) con quei filari di canne sulla base di humus e le lampade accese a stimolare la crescita di “pesci rossi”, “immagini dell’infanzia”, “uova (sode?)” o addirittura “copie turistiche” del David (I piedi per terra, 2002, alla Galleria La Corte).
Nelle recenti fotografie si vedono ciuffi d’erba che si riappropriano della città. Sono fotografie elaborate al computer e stampate su forex, dove il bianco e nero efficacemente ritaglia via e mette sullo sfondo la presenza dell’uomo e dei manufatti. L’erba, per contrasto, verdeggia tenera.
(Chi ricorda le vecchie cartoline in bianco e nero – dai luoghi di villeggiatura – colorate con tenui velature all’acquerello? Tramonti su cieli rosa confetto, mare impossibilmente turchino, prati e boschi – per l’appunto – di bel verde smeraldo).
Ma l’ironia di Caverni non si ferma alla manipolazione coloristica. E neppure la sua riflessione. La città, che ha accuratamente rimosso o recintato la natura – sembra dire – non si accorge che l’erba, clandestina e sorniona, sta recuperando spazi. La città che s’intravede e si riconosce, a volte, nei suoi edifici simbolo, cuore e fondamento culturale.
Sia per gli ammicchi erotici, suggeriti con sottigliezza ambigua, sia per l’elaborazione e il controllo dell’immagine, sia ancora per il linguaggio fondato su stratificazioni di messaggi, certo le fotografie di Gianni Caverni si riferiscono a una realtà che va intuita oltre che vista. Una realtà ricca di memoria così da acquistare valore fortemente evocativo.
Una fotografia allusiva e poetica, quella di Caverni, per provare a capire la città a partire da una visione decentrata, eppure memore delle sue radici culturali.
25
febbraio 2005
Gianni Caverni – Erba di casa mia
Dal 25 febbraio al 20 aprile 2005
fotografia
Location
SECONDOPIANO – PALAZZO ANTINORI CORSINI
Firenze, Borgo Santa Croce, 6, (Firenze)
Firenze, Borgo Santa Croce, 6, (Firenze)
Orario di apertura
10-12 e 16-18
Vernissage
25 Febbraio 2005, ore 18-21
Autore
Curatore