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Gianni Caverni / Tommaso Caverni – Tribale
I lavori di Gianni e Tommaso Caverni che danno vita al progetto Tribale sanno osservare con sguardo attento i meccanismi di una società che nonostante la sua modernità tende a rimanere ancorata a meccanismi tribali. Una tribù che è sempre più caratterizzata da una sua ritualità specifica.
Comunicato stampa
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I lavori di Gianni e Tommaso Caverni che danno vita al progetto Tribale sanno osservare con sguardo attento i meccanismi di una società che nonostante la sua modernità tende a rimanere ancorata a meccanismi tribali. Una tribù che è sempre più caratterizzata da una sua ritualità specifica.
Testo introduttivo di Antonio Natali
Tribale: otto fotografie di Gianni Caverni per documentare l’assalto del turismo di massa che lacera, o almeno logora, la possibilità di essere coinvolti in un’atmosfera poetica.
Uno specchio in cui guardarti: videoinstallazione di Tommaso Caverni ambientato al cimitero di Trespiano
GIANNI CAVERNI: TRIBALE
“Io credo che un popolo assuefatto a trovar sempre avanti di se il bello, sia più intelligente di un popolo immerso nella barbarie”: parole scritte nel 1787 in un suo personale diario da Giuseppe Bencivenni Pelli, colto direttore degli Uffizi nella luminosa stagione lorenese. Parole che però vanno lette tenendo a mente quelle vergate su quel medesimo diario una decina d’anni avanti: “Si visitano le belle cose per moda. Ma bisogna essere senza pregiudizi per vedere con decenza e profitto una Galleria. Bisogna avere un certo gusto formato con studio libero da pregiudizi e da prevenzioni”.
Per questi pensieri non trovo illustrazione più veridica e poetica delle invenzioni formali di Gianni Caverni. Al cospetto d’una civiltà aggredita (e alla fine annichilita) dall’industria culturale, Gianni rappresenta un patrimonio assediato da un’umanità convulsa, che scriteriata s’affolla e sbanda davanti a sublimi testi figurativi, ridotti ormai a feticci da una società ch’è votata esclusivamente al danaro.
A tracciare le rotte del turismo sono proprio le “prevenzioni” e i “pregiudizi”, a bella posta creati e alimentati per far cassetta senza fatica. E una sala mitica degli Uffizi si presta a darne la misura: fra le nuche si traguarda lo spigolo a bugne del palazzotto che fa da quinta all’Annuncio dipinto da Leonardo. Lì nei pressi è effigiato sotto specie di simbolo il concetto teologico sotteso alla struggente trama vinciana. Gianni sa – e ce n’informa – che non possono apprezzarlo quegli osservatori (incolpevoli, però), propensi – come sono – alla stessa adorazione che i devoti riservano alle icone miracolose. E il pensiero rattrista che, invece di far crescere nella gente il desiderio d’una conoscenza nuova, si badi oggi soltanto ad alimentarne la smania d’inseguire – tutti – gli stessi simulacri. Simulacri venerati; ma quasi mai compresi.
Antonio Natali
Direttore della Galleria degli Uffizi
Tommaso Caverni: Uno specchio in cui guardarti
I segni tribali, Tommaso ha voluto rintracciarli nel fiorentino Cimitero di Trespiano perché cercare i molti modi di potersi illudere di combattere la perdita della memoria dei morti da parte dei vivi, è parte fondamentale di molti riti tribali, certamente dei nostri. Ma il tempo scorre indifferente e sia le modeste croci in legno, sia le monumentali cappelle di famiglia ridondanti di decori e simboli mostrano, anche col degrado che non le risparmia, l’inevitabile sconfitta che aspetta gli illusi sostenitori della "sempiterna memoria". Tommaso si aggira per Trespiano con sguardo curioso e "laico" anche se, con leggerezza, rintraccia per il suo video in bianco e nero, anche i suoi personali affetti e ricordi. "Uno specchio in cui guardarti" è una videoinstallazione con una gabbia al cui interno scorrono le immagini e una giacca dipinta di bianco chiusa attorno a fasci di legno, tutto questo per interrogarsi/ci sui "riti attorno alla morte e sui limiti, astratti e concreti, che segnano i confini tra i gruppi di uomini".
Gianni Caverni
Testo introduttivo di Antonio Natali
Tribale: otto fotografie di Gianni Caverni per documentare l’assalto del turismo di massa che lacera, o almeno logora, la possibilità di essere coinvolti in un’atmosfera poetica.
Uno specchio in cui guardarti: videoinstallazione di Tommaso Caverni ambientato al cimitero di Trespiano
GIANNI CAVERNI: TRIBALE
“Io credo che un popolo assuefatto a trovar sempre avanti di se il bello, sia più intelligente di un popolo immerso nella barbarie”: parole scritte nel 1787 in un suo personale diario da Giuseppe Bencivenni Pelli, colto direttore degli Uffizi nella luminosa stagione lorenese. Parole che però vanno lette tenendo a mente quelle vergate su quel medesimo diario una decina d’anni avanti: “Si visitano le belle cose per moda. Ma bisogna essere senza pregiudizi per vedere con decenza e profitto una Galleria. Bisogna avere un certo gusto formato con studio libero da pregiudizi e da prevenzioni”.
Per questi pensieri non trovo illustrazione più veridica e poetica delle invenzioni formali di Gianni Caverni. Al cospetto d’una civiltà aggredita (e alla fine annichilita) dall’industria culturale, Gianni rappresenta un patrimonio assediato da un’umanità convulsa, che scriteriata s’affolla e sbanda davanti a sublimi testi figurativi, ridotti ormai a feticci da una società ch’è votata esclusivamente al danaro.
A tracciare le rotte del turismo sono proprio le “prevenzioni” e i “pregiudizi”, a bella posta creati e alimentati per far cassetta senza fatica. E una sala mitica degli Uffizi si presta a darne la misura: fra le nuche si traguarda lo spigolo a bugne del palazzotto che fa da quinta all’Annuncio dipinto da Leonardo. Lì nei pressi è effigiato sotto specie di simbolo il concetto teologico sotteso alla struggente trama vinciana. Gianni sa – e ce n’informa – che non possono apprezzarlo quegli osservatori (incolpevoli, però), propensi – come sono – alla stessa adorazione che i devoti riservano alle icone miracolose. E il pensiero rattrista che, invece di far crescere nella gente il desiderio d’una conoscenza nuova, si badi oggi soltanto ad alimentarne la smania d’inseguire – tutti – gli stessi simulacri. Simulacri venerati; ma quasi mai compresi.
Antonio Natali
Direttore della Galleria degli Uffizi
Tommaso Caverni: Uno specchio in cui guardarti
I segni tribali, Tommaso ha voluto rintracciarli nel fiorentino Cimitero di Trespiano perché cercare i molti modi di potersi illudere di combattere la perdita della memoria dei morti da parte dei vivi, è parte fondamentale di molti riti tribali, certamente dei nostri. Ma il tempo scorre indifferente e sia le modeste croci in legno, sia le monumentali cappelle di famiglia ridondanti di decori e simboli mostrano, anche col degrado che non le risparmia, l’inevitabile sconfitta che aspetta gli illusi sostenitori della "sempiterna memoria". Tommaso si aggira per Trespiano con sguardo curioso e "laico" anche se, con leggerezza, rintraccia per il suo video in bianco e nero, anche i suoi personali affetti e ricordi. "Uno specchio in cui guardarti" è una videoinstallazione con una gabbia al cui interno scorrono le immagini e una giacca dipinta di bianco chiusa attorno a fasci di legno, tutto questo per interrogarsi/ci sui "riti attorno alla morte e sui limiti, astratti e concreti, che segnano i confini tra i gruppi di uomini".
Gianni Caverni
02
ottobre 2012
Gianni Caverni / Tommaso Caverni – Tribale
Dal 02 al 14 ottobre 2012
fotografia
arte contemporanea
giovane arte
arte contemporanea
giovane arte
Location
LA CORTE ARTE CONTEMPORANEA
Firenze, Via Dei Coverelli, 27r, (Firenze)
Firenze, Via Dei Coverelli, 27r, (Firenze)
Orario di apertura
da martedì a sabato 16 - 19 e per appuntamento
Vernissage
2 Ottobre 2012, ore 18
Autore
Curatore