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Gianni Colombo / Grazia Varisco
Le due esposizioni, distinte ma volutamente affiancate, sono una produzione di Palazzo Reale che, nell’ambito della rassegna Maestri a Milano cominciata nel 2003, propone al grande pubblico il lavoro di artisti che hanno contribuito a qualificare il capoluogo lombardo come uno dei più importanti centri artistici internazionali
Comunicato stampa
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Promosse dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e ospitate negli spazi della Rotonda di via Besana, si inaugurano il 7 febbraio 2006 le mostre dedicate a Gianni Colombo e Grazia Varisco, curate rispettivamente da Marco Scotini e da Jacqueline Ceresoli. Le due esposizioni, distinte ma volutamente affiancate, sono una produzione di Palazzo Reale che, nell’ambito della rassegna Maestri a Milano cominciata nel 2003, propone al grande pubblico il lavoro di artisti che hanno contribuito a qualificare il capoluogo lombardo come uno dei più importanti centri artistici internazionali.
Gianni Colombo (Milano, 1937 - Melzo, 1993) e Grazia Varisco (Milano, 1937), sono fra i più acclamati protagonisti dell’Arte programmata, così battezzata da Bruno Munari. Dopo l’esperienza collettiva all’interno del Gruppo T hanno entrambi proseguito la propria sperimentazione autonomamente. Le mostre, anche se diversamente strutturate, permettono allo spettatore di rilevare analogie e differenze nell’arte di Colombo e Varisco, per la prima volta messi confronto, e vengono presentate in un momento in cui anche altri spazi nazionali e europei ripropongono importanti esposizioni collettive dedicate ad arte ottica e cinetica dal dopoguerra agli anni Settanta.
Gianni Colombo. Il dispositivo dello spazio
La mostra dedicata a Gianni Colombo si presenta come la prima ampia rassegna che Milano dedica all’artista, a tredici anni dalla sua scomparsa.
Partendo dal rinnovato interesse verso la figura di Colombo, l’esposizione concentra l’attenzione sul ruolo fondamentale che l’artista ha dedicato al rapporto tra corpo e percezione all’interno del vasto processo di sperimentazione inaugurato dall’arte cinetica negli anni ’50 e ’60. Il percorso privilegia le ricerche condotte da Colombo fino agli anni novanta incentrate sulla progettazione di rigorosi e paradossali ambienti architettonici praticabili. Ambienti che – connotati all’origine luministicamente da flash, proiezioni e lampade di Wood - diventano con gli anni spazi legati a una progettazione, con un diretto impatto fisico di elementi costruttivi che tendono a negare le categorie con cui noi pensiamo lo spazio e attraverso cui noi siamo disciplinati dallo spazio stesso. Attraverso un itinerario complesso, la mostra pone l’attenzione sugli ambienti di Colombo come dispositivi spaziali, e cioè come macchine percettive, come congegni programmati per mettere in scena i rapporti che legano il nostro comportamento alle tecniche dello spazio (in senso foucaultiano). Viene così ricostruita per l’occasione una grande “Topoestesia” praticabile degli anni ’70 esposta insieme alle maquettes di più di venti ambienti concepiti tra gli anni ’60-‘80 e ai relativi progetti, oltre a percorsi come la nota “Bariestesia” del 1975 e agli oggetti manipolabili delle origini (Rotoplastik, In Out, etc.) dove il corpo dello spettatore e la sua diretta partecipazione divengono il centro attivo dell’opera. Particolare attenzione viene data al rapporto tra il carattere ‘eventuale’ degli spazi di Colombo e il tempo cinematografico attraverso la proiezione di pellicole come “One Week” di Keaton, “Il gabinetto del Dr. Caligari” di Wiene e le serie fotografiche di Muybridge in cui è più evidente la relazione tra la decostruzione della locomozione con il cinema delle origini.
Grazia Varisco
Se guardo ascolto lo spazio
La sezione della mostra dedicata a Grazia Varisco percorre a ritroso l'itinerario della ricerca dell'artista. Nelle sue opere più recenti (Silenzi, 2005) che accolgono il visitatore della rassegna, in quelle degli anni Novanta (OH, 1996 e Fraktur, 1997) e degli anni Ottanta (Gnomoni, 1984-1986 e Duetti, 1989) si riscontra una particolare attenzione al vuoto come un NON elemento carico di tensione capace di sollecitare l'esperienza percettiva aperta a possibilità di mutazioni e progettualità rinnovata.
Questo allestimento permetterà allo spettatore di seguire la coerenza formale e processuale nell'operare di Grazia Varisco. L’obiettivo è di mettere a fuoco le sue concatenazioni formali-sequenziali-progressive create in rapporto allo spazio per indagare le possibilità del movimento nelle sue tensioni formali. Spesso la ricerca di Grazia Varisco muove dalla quotidianità e si risolve formalmente con la messa in gioco di semplici operazioni come la piega, già elaborata in opere degli anni Settanta quali "Extrapagine", "Meridiana " e "Spazi potenziali". L'operazione della piega consente di smentire, alterare e rendere indecifrabile le convenzioni della geometria e di dilatare l'esperienza dello spazio fisico. La mostra si chiude con le opere degli inizi (Tavole magnetiche, 1959-1960 e Schemi luminosi variabili, 1962) legate agli anni dell'esperienza con il Gruppo T, sottolineando un atteggiamento nel fare arte che coinvolge il pubblico e lo rende partecipe dell'opera.
Nel complesso sono esposte quaranta opere significative, provenienti in parte dalla collezione dell'artista e ed in parte da collezionisti privati fatta eccezione per la grande istallazione Gnom-one-two-three-four (1984) proveniente dal Museo d'Arte Contemporanea Villa Croce di Genova.
Misurando limiti e possibilità dello spazio, le opere della Varisco, attraversano diversi percorsi percettivi. Grazie alle complicità tra forme e materiali inducono lo spettare ad agire da protagonista nell'uso diretto dell'opera.
Gianni Colombo (Milano, 1937 - Melzo, 1993) e Grazia Varisco (Milano, 1937), sono fra i più acclamati protagonisti dell’Arte programmata, così battezzata da Bruno Munari. Dopo l’esperienza collettiva all’interno del Gruppo T hanno entrambi proseguito la propria sperimentazione autonomamente. Le mostre, anche se diversamente strutturate, permettono allo spettatore di rilevare analogie e differenze nell’arte di Colombo e Varisco, per la prima volta messi confronto, e vengono presentate in un momento in cui anche altri spazi nazionali e europei ripropongono importanti esposizioni collettive dedicate ad arte ottica e cinetica dal dopoguerra agli anni Settanta.
Gianni Colombo. Il dispositivo dello spazio
La mostra dedicata a Gianni Colombo si presenta come la prima ampia rassegna che Milano dedica all’artista, a tredici anni dalla sua scomparsa.
Partendo dal rinnovato interesse verso la figura di Colombo, l’esposizione concentra l’attenzione sul ruolo fondamentale che l’artista ha dedicato al rapporto tra corpo e percezione all’interno del vasto processo di sperimentazione inaugurato dall’arte cinetica negli anni ’50 e ’60. Il percorso privilegia le ricerche condotte da Colombo fino agli anni novanta incentrate sulla progettazione di rigorosi e paradossali ambienti architettonici praticabili. Ambienti che – connotati all’origine luministicamente da flash, proiezioni e lampade di Wood - diventano con gli anni spazi legati a una progettazione, con un diretto impatto fisico di elementi costruttivi che tendono a negare le categorie con cui noi pensiamo lo spazio e attraverso cui noi siamo disciplinati dallo spazio stesso. Attraverso un itinerario complesso, la mostra pone l’attenzione sugli ambienti di Colombo come dispositivi spaziali, e cioè come macchine percettive, come congegni programmati per mettere in scena i rapporti che legano il nostro comportamento alle tecniche dello spazio (in senso foucaultiano). Viene così ricostruita per l’occasione una grande “Topoestesia” praticabile degli anni ’70 esposta insieme alle maquettes di più di venti ambienti concepiti tra gli anni ’60-‘80 e ai relativi progetti, oltre a percorsi come la nota “Bariestesia” del 1975 e agli oggetti manipolabili delle origini (Rotoplastik, In Out, etc.) dove il corpo dello spettatore e la sua diretta partecipazione divengono il centro attivo dell’opera. Particolare attenzione viene data al rapporto tra il carattere ‘eventuale’ degli spazi di Colombo e il tempo cinematografico attraverso la proiezione di pellicole come “One Week” di Keaton, “Il gabinetto del Dr. Caligari” di Wiene e le serie fotografiche di Muybridge in cui è più evidente la relazione tra la decostruzione della locomozione con il cinema delle origini.
Grazia Varisco
Se guardo ascolto lo spazio
La sezione della mostra dedicata a Grazia Varisco percorre a ritroso l'itinerario della ricerca dell'artista. Nelle sue opere più recenti (Silenzi, 2005) che accolgono il visitatore della rassegna, in quelle degli anni Novanta (OH, 1996 e Fraktur, 1997) e degli anni Ottanta (Gnomoni, 1984-1986 e Duetti, 1989) si riscontra una particolare attenzione al vuoto come un NON elemento carico di tensione capace di sollecitare l'esperienza percettiva aperta a possibilità di mutazioni e progettualità rinnovata.
Questo allestimento permetterà allo spettatore di seguire la coerenza formale e processuale nell'operare di Grazia Varisco. L’obiettivo è di mettere a fuoco le sue concatenazioni formali-sequenziali-progressive create in rapporto allo spazio per indagare le possibilità del movimento nelle sue tensioni formali. Spesso la ricerca di Grazia Varisco muove dalla quotidianità e si risolve formalmente con la messa in gioco di semplici operazioni come la piega, già elaborata in opere degli anni Settanta quali "Extrapagine", "Meridiana " e "Spazi potenziali". L'operazione della piega consente di smentire, alterare e rendere indecifrabile le convenzioni della geometria e di dilatare l'esperienza dello spazio fisico. La mostra si chiude con le opere degli inizi (Tavole magnetiche, 1959-1960 e Schemi luminosi variabili, 1962) legate agli anni dell'esperienza con il Gruppo T, sottolineando un atteggiamento nel fare arte che coinvolge il pubblico e lo rende partecipe dell'opera.
Nel complesso sono esposte quaranta opere significative, provenienti in parte dalla collezione dell'artista e ed in parte da collezionisti privati fatta eccezione per la grande istallazione Gnom-one-two-three-four (1984) proveniente dal Museo d'Arte Contemporanea Villa Croce di Genova.
Misurando limiti e possibilità dello spazio, le opere della Varisco, attraversano diversi percorsi percettivi. Grazie alle complicità tra forme e materiali inducono lo spettare ad agire da protagonista nell'uso diretto dell'opera.
06
febbraio 2006
Gianni Colombo / Grazia Varisco
Dal 06 febbraio al 26 marzo 2006
arte contemporanea
Location
ROTONDA DELLA BESANA
Milano, Via Enrico Besana, 15, (Milano)
Milano, Via Enrico Besana, 15, (Milano)
Biglietti
€ 5,00 intero. € 3,50 ridotto
Orario di apertura
9.30 – 13.00; 14.00 – 17.30 (la biglietteria chiude mezz’ora prima). Chiuso lunedì
Vernissage
6 Febbraio 2006, ore 18.30
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
COMUNE DI MILANO
Ufficio stampa
NEW RELEASE
Autore
Curatore