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Gianni De Tora – Spazio, geometrie del tempo
Il Palazzo delle Arti – Città di Capodrise (CE) ospiterà una retrospettiva di Gianni De Tora. Un viaggio nell’arte contemporanea con un artista che, attraversando la pittura geometrica, si è interrogato, fino alla fine, sul senso della vita.
Comunicato stampa
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Rigoroso come un Leonardo Fibonacci dei tempi moderni, scrive Michelangelo Giovinale, l’opera di De Tora è l’espressione di una complessa equazione, tra due contenuti o, meglio ancora, incognite, quasi sempre variabili fra l’uomo e lo spazio. Una ricerca che lo porterà negli anni a riflettere attraverso l’esperienza della pittura geometrica, sul senso della vita, frequentemente in precario equilibrio fra uno spazio tanto interiore quanto esteriore dell’uomo e del mondo.”
Attraversare l’opera di Gianni De Tora, fra scansioni ritmiche, intervallate da rette e campiture cromatiche che solidamente strutturano le sue opere, equivale a recuperare il senso di un viaggio, che vuole restituire all’uomo una visione del mondo umana, nell’esperienza di una pittura che per l’artista è stato un continuo dialogo con gli eventi del suo tempo e che torna, ancora oggi, attuale nel nostro.
Questa sua personale modalità di ordinare e dialogare con lo spazio, tanto visivo quanto mentale, prima ancora che essere un mero “fare ordine”, è una necessità che l’artista sente come recupero di una esigenza primaria della vita, in contrapposizione ad un “fare ordine” massivo che il pensiero moderno impone all’uomo, nel “disordine “globalizzato del mondo e della modernità.
Ed è, quella di Gianni De Tora, un’esperienza artistica che, avvalendosi di continui riferimenti matematici e articolati incastri geometrici, ci restituisce un profondo senso di libertà e, con essa, il recupero di forme esistenziali dell’uomo che riflettono una visione essenziale della vita, arcaica, scevra da compromessi.
Attraverso l’esperienza artistica di De Tora, la città di Capodrise, si avvia a riflettere sul tema dello “spazio urbano” che possa, nella sua evoluzione futura, essere luogo di equilibrio di forme e di contenuti, di memorie storiche e di nuove visioni future.
Un progetto a cui l’artista ha dedicato gran parte della sua ricerca artistica, in anni di intese lotte politiche e forti tensioni sociali, e che questa mostra ripropone, in un allestimento che porta all’attenzione del pubblico le sue ultime opere, tra cui “Art for peace” e “The World”. Due opere in carta intelata, del ciclo della serie sull’America, realizzate con la figlia Tiziana, prima della sua prematura scomparsa.
Prelevato dallo studio dell’artista, sarà esposto in mostra, il suo tavolo da lavoro. Conserva intatti i segni del suo percorso artistico, stratificati nel tempo. Ed anche nel disordine e nella casualità, propri di un tavolo d’artista, resistono, con preciso rigore, i resti della sua pittura, come note a margine di un foglio.
La descrizione, che dà di questo tavolo, Marco Papa, è quella di un “Pollock geometrico”.
Una definizione appropriata che coniuga due polarità della vita di Gianni De Tora: il suo essere uomo mediterraneo, con il suo inseparabile “panama bianco”, e il suo vivere nel rigore geometrico che l’artista ha saputo portare ,compiutamente, a estrema sintesi.
Tiziana, unica figlia di Gianni De Tora, raccoglie il desiderio del padre di completare questo suo ultimo ciclo di lavori, destinati agli Stati Uniti. La stesura di colori primari si innesta in quelli secondari, in un scenario di verticalità che struttura le due opere. E’ quasi lo sviluppo di una pellicola cinematografica impressa nella memorie dell’artista, con il ricordo al crollo delle “Torri Gemelle”, in un’opera e la rievocazione, nell’altra, della scalata di King Kong, nel film di Guillermin del 1976. Contrasti, paradossi della modernità, citazioni di storia, di sociale, di immagini che interrogano l’artista come punti di domanda.
Ancora una volta ritorna un quesito, una equazione da risolvere. quale sarà il nostro futuro?
Restano le due varianti: l’uomo e lo spazio.
Attraversare l’opera di Gianni De Tora, fra scansioni ritmiche, intervallate da rette e campiture cromatiche che solidamente strutturano le sue opere, equivale a recuperare il senso di un viaggio, che vuole restituire all’uomo una visione del mondo umana, nell’esperienza di una pittura che per l’artista è stato un continuo dialogo con gli eventi del suo tempo e che torna, ancora oggi, attuale nel nostro.
Questa sua personale modalità di ordinare e dialogare con lo spazio, tanto visivo quanto mentale, prima ancora che essere un mero “fare ordine”, è una necessità che l’artista sente come recupero di una esigenza primaria della vita, in contrapposizione ad un “fare ordine” massivo che il pensiero moderno impone all’uomo, nel “disordine “globalizzato del mondo e della modernità.
Ed è, quella di Gianni De Tora, un’esperienza artistica che, avvalendosi di continui riferimenti matematici e articolati incastri geometrici, ci restituisce un profondo senso di libertà e, con essa, il recupero di forme esistenziali dell’uomo che riflettono una visione essenziale della vita, arcaica, scevra da compromessi.
Attraverso l’esperienza artistica di De Tora, la città di Capodrise, si avvia a riflettere sul tema dello “spazio urbano” che possa, nella sua evoluzione futura, essere luogo di equilibrio di forme e di contenuti, di memorie storiche e di nuove visioni future.
Un progetto a cui l’artista ha dedicato gran parte della sua ricerca artistica, in anni di intese lotte politiche e forti tensioni sociali, e che questa mostra ripropone, in un allestimento che porta all’attenzione del pubblico le sue ultime opere, tra cui “Art for peace” e “The World”. Due opere in carta intelata, del ciclo della serie sull’America, realizzate con la figlia Tiziana, prima della sua prematura scomparsa.
Prelevato dallo studio dell’artista, sarà esposto in mostra, il suo tavolo da lavoro. Conserva intatti i segni del suo percorso artistico, stratificati nel tempo. Ed anche nel disordine e nella casualità, propri di un tavolo d’artista, resistono, con preciso rigore, i resti della sua pittura, come note a margine di un foglio.
La descrizione, che dà di questo tavolo, Marco Papa, è quella di un “Pollock geometrico”.
Una definizione appropriata che coniuga due polarità della vita di Gianni De Tora: il suo essere uomo mediterraneo, con il suo inseparabile “panama bianco”, e il suo vivere nel rigore geometrico che l’artista ha saputo portare ,compiutamente, a estrema sintesi.
Tiziana, unica figlia di Gianni De Tora, raccoglie il desiderio del padre di completare questo suo ultimo ciclo di lavori, destinati agli Stati Uniti. La stesura di colori primari si innesta in quelli secondari, in un scenario di verticalità che struttura le due opere. E’ quasi lo sviluppo di una pellicola cinematografica impressa nella memorie dell’artista, con il ricordo al crollo delle “Torri Gemelle”, in un’opera e la rievocazione, nell’altra, della scalata di King Kong, nel film di Guillermin del 1976. Contrasti, paradossi della modernità, citazioni di storia, di sociale, di immagini che interrogano l’artista come punti di domanda.
Ancora una volta ritorna un quesito, una equazione da risolvere. quale sarà il nostro futuro?
Restano le due varianti: l’uomo e lo spazio.
10
marzo 2018
Gianni De Tora – Spazio, geometrie del tempo
Dal 10 marzo al 14 aprile 2018
arte contemporanea
Location
PALAZZO DELLE ARTI
Capodrise, Via Francesco Giannini, 30, (Caserta)
Capodrise, Via Francesco Giannini, 30, (Caserta)
Orario di apertura
martedì, giovedì, sabato
dalle 16:30 alle 18:30
Vernissage
10 Marzo 2018, h 17:30
Autore
Curatore