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Gianni Pignat – Un luminoso enigma
Gianni Pignat è un intellettuale e un artista che non è facile racchiudere in una definizione univoca. Personalità sfaccettata e ricca di talenti, ha alle spalle una lunga carriera professionale di fotografo di viaggio, documentata da pubblicazioni, libri fotografici e video. Ma è anche un creativo
Comunicato stampa
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Gianni Pignat è un intellettuale e un artista che non è facile racchiudere in una definizione
univoca. Personalità sfaccettata e ricca di talenti, ha alle spalle una lunga carriera professionale di
fotografo di viaggio, documentata da pubblicazioni, libri fotografici e video. Ma è anche un creativo
abile nell’utilizzare sapientemente materiali diversi per realizzare opere d’arte e oggetti di design.
In questa mostra presenta sculture bidimensionali in metallo che possiamo idealmente
collocare in un territorio intermedio tra la grafica e l’oreficeria. Sono opere in cui è sedimentata la
memoria di repertori visivi appartenenti a culture tradizionali, evocati senza indugiare su riferimenti
specifici o citazioni di contenuti folklorici. Pignat filtra e decanta queste allusioni attraverso un
confronto serrato con gli esiti dell’arte astratta del secondo Novecento, in particolare con quelli più
concentrati sulla forza espressiva del segno. La confluenza di riferimenti a civiltà extraeuropee,
intuibili più che chiaramente identificabili, con gli stilemi dell’arte aniconica,si traduce in una
feconda ibridazione di significati.
Ogni opera è governata da un principio ordinatore, una regola compositiva nitida e coerente,
del tutto esplicita, che comunque non ne dissolve il carattere enigmatico. Il tratto si dipana di volta
in volta in una trama di linee spezzate, di segmenti, di moduli ortogonali o archi di cerchio.
Appaiono mappe di territori senza nome o tracciati di lingue immaginarie. Luoghi che non
riconosciamo o parole che non comprendiamo. In altri casi siamo interpellati da miti di mondi
ancestrali. Comunque segni che non ci è dato interpretare.
La lamiera incisa, sbalzata e ritagliata, brunita dagli ossidi o brillante per il rivestimento in
foglia d’oro, risalta con tutta la sua ruvidezza e irregolarità. Richiama un artigianato preindustriale,
un mondo lontano dalla levigatezza degli oggetti che maneggiamo ogni giorno.
Contro ogni omologazione ideologica e culturale, le icone metalliche di Pignat rivendicano
il riferimento a scenari alternativi a quelli della modernità tecnologica. Indicano un altrove nel
tempo e nello spazio, rimasto in serbo per il genere umano, come un grembo di potenzialità
inespresse, da cui attingere nuove prospettive, sintesi inesplorate, visioni imprevedibili. Rendono
pensabile l’utopia di un fare arte in cui la chiarezza dell’intelletto, capace di ordinare, distinguere e
identificare, non sia mai disgiunta dalla finezza dell’intuizione, che coglie il proliferare delle
dimensioni nell’inesauribile ricchezza del simbolo.
Corrado Castellani
Gianni Pignat è nato nel 1952. Dopo essersi laureato in architettura, ha conseguito il diploma d’arte
applicata e fotografia presso l’Istituto d’Arte di Udine, dove ha insegnato fotografia. Fotografo di
viaggio, è autore di testo e immagini di cinque libri fotografici: Gracias por venir a Colombia;
Herat, Afghanistan; Sudan; Tuol Sleng, Cambogia; Birmania. Ha svolto una ricerca documentaria e
fotografica su Tina Modotti, consultando archivi pubblici e privati in Russia, Messico e Cuba. Ha
collaborato alla realizzazione di documentari per la televisione francese: Une petite pierre; Que viva
Tina; e Goli Otok. Molte delle sue opere grafiche sono state utilizzate per copertine di libri e
manifesti. Espone regolarmente in gallerie pubbliche e private.
univoca. Personalità sfaccettata e ricca di talenti, ha alle spalle una lunga carriera professionale di
fotografo di viaggio, documentata da pubblicazioni, libri fotografici e video. Ma è anche un creativo
abile nell’utilizzare sapientemente materiali diversi per realizzare opere d’arte e oggetti di design.
In questa mostra presenta sculture bidimensionali in metallo che possiamo idealmente
collocare in un territorio intermedio tra la grafica e l’oreficeria. Sono opere in cui è sedimentata la
memoria di repertori visivi appartenenti a culture tradizionali, evocati senza indugiare su riferimenti
specifici o citazioni di contenuti folklorici. Pignat filtra e decanta queste allusioni attraverso un
confronto serrato con gli esiti dell’arte astratta del secondo Novecento, in particolare con quelli più
concentrati sulla forza espressiva del segno. La confluenza di riferimenti a civiltà extraeuropee,
intuibili più che chiaramente identificabili, con gli stilemi dell’arte aniconica,si traduce in una
feconda ibridazione di significati.
Ogni opera è governata da un principio ordinatore, una regola compositiva nitida e coerente,
del tutto esplicita, che comunque non ne dissolve il carattere enigmatico. Il tratto si dipana di volta
in volta in una trama di linee spezzate, di segmenti, di moduli ortogonali o archi di cerchio.
Appaiono mappe di territori senza nome o tracciati di lingue immaginarie. Luoghi che non
riconosciamo o parole che non comprendiamo. In altri casi siamo interpellati da miti di mondi
ancestrali. Comunque segni che non ci è dato interpretare.
La lamiera incisa, sbalzata e ritagliata, brunita dagli ossidi o brillante per il rivestimento in
foglia d’oro, risalta con tutta la sua ruvidezza e irregolarità. Richiama un artigianato preindustriale,
un mondo lontano dalla levigatezza degli oggetti che maneggiamo ogni giorno.
Contro ogni omologazione ideologica e culturale, le icone metalliche di Pignat rivendicano
il riferimento a scenari alternativi a quelli della modernità tecnologica. Indicano un altrove nel
tempo e nello spazio, rimasto in serbo per il genere umano, come un grembo di potenzialità
inespresse, da cui attingere nuove prospettive, sintesi inesplorate, visioni imprevedibili. Rendono
pensabile l’utopia di un fare arte in cui la chiarezza dell’intelletto, capace di ordinare, distinguere e
identificare, non sia mai disgiunta dalla finezza dell’intuizione, che coglie il proliferare delle
dimensioni nell’inesauribile ricchezza del simbolo.
Corrado Castellani
Gianni Pignat è nato nel 1952. Dopo essersi laureato in architettura, ha conseguito il diploma d’arte
applicata e fotografia presso l’Istituto d’Arte di Udine, dove ha insegnato fotografia. Fotografo di
viaggio, è autore di testo e immagini di cinque libri fotografici: Gracias por venir a Colombia;
Herat, Afghanistan; Sudan; Tuol Sleng, Cambogia; Birmania. Ha svolto una ricerca documentaria e
fotografica su Tina Modotti, consultando archivi pubblici e privati in Russia, Messico e Cuba. Ha
collaborato alla realizzazione di documentari per la televisione francese: Une petite pierre; Que viva
Tina; e Goli Otok. Molte delle sue opere grafiche sono state utilizzate per copertine di libri e
manifesti. Espone regolarmente in gallerie pubbliche e private.
26
febbraio 2022
Gianni Pignat – Un luminoso enigma
Dal 26 febbraio al 02 aprile 2022
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELL’EREMO
Rua, Via Marconi, 3, (TV)
Rua, Via Marconi, 3, (TV)
Orario di apertura
Mattino da lunedì a venerdì 9.00-13.00, sabato 9.00-12.00
Pomeriggio martedì e giovedì 14.00-18.30
Sito web
Autore
Curatore