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Gianni Politi – And you tool me
CO2 contemporary art di Roma in occasione del Festival dei 2 Mondi di Spoleto presenta una personale di Gianni Politi, a cura di Gianluca Marziani e Maria Letizia Bixio, dal titolo “…and you tool me” come ironica risposta allo slogan “I tool U”, con cui ad aprile si era presentato al pubblico romano
Comunicato stampa
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Sabato 4 luglio alle ore 19.00, la galleria CO2 contemporary art di Roma, ha il piacere di presentare in occasione del Festival dei 2 Mondi di Spoleto, una personale dell’artista GIANNI POLITI, a cura di Gianluca Marziani e Maria Letizia Bixio, dal titolo “…and you tool me”.
“e tu mi usi”, è l’ironica risposta allo slogan “I tool U”, con cui a marzo 2009 si era presentato al pubblico il giovanissimo artista Gianni Politi, nella sua prima personale per la galleria CO2 contemporary art. Dall’elaborazione del romantico “I love you”, ad una acerba traslazione utilitaristica, meno amore e più pragmatismo. Intrigante e provocatore, volutamente ambiguo e trasversale, Politi incentra (o forse centra) il suo lavoro nel vuoto spazio infinito della carta intelata, dove la violenza di un tratto gestuale a grafite cela e svela null’altro che puri strumenti da lavoro. Oggetti familiari che si trasformano senza trasformarsi, semplici congegni manuali che agiscono sui nostri meccanismi emotivi in modo complesso e detonante.
La ricerca muove dal desiderio di ritrarre, nobilitati in nuove sembianze totemiche, oggetti d’uso comune, banali strumenti da lavoro per l’appunto, una rappresentazione realistica che in virtù della dilatazione spaziale diviene creazione e allo stesso tempo distruzione, senso e controsenso in una sola forma evocativa. Dice Gianluca Marziani: “Le apparizioni iconiche si trasformano in oggetti alieni dalle fattezze plausibili. Richiamando il cortocircuito surrealista di Konrad Klapheck, Politi indaga la metafisica ribollente della forma statica, scovando il fuoco interiore degli archetipi da lavoro manuale. Lo sguardo sul suo armamentario ci impone un’azione privata sui meccanismi del giudizio e del pregiudizio, sui sistemi che regolano il nostro volume morale”.
Enormi grafiti su carta intelata e fusaggini su carta da spolvero, due tra le tecniche impiegate per sintetizzare la forza dei suoi segni verticali, via via quasi automatici: tagli geometrici e profondi indagano oltre la superficie, spaziano nella tridimensionalità, portando la durezza dell’azione ad essere mezzo per cogliere la piacevolezza della percezione visiva. Ciò che più colpisce è la capacità di trasformare la bidimensionalità del disegno su carta in una sorta di scultura tridimensionale: ove ciò che solitamente è sottile e leggero, come una linea di grafite, riappare solido, pesante, sporco. In ogni opera restano impresse le tracce di un forte contatto fisico. Lo spettatore vedrà un microcosmo di oggetti riconoscibili che mutano in qualcosa di macroscopico e imponente, così da rendere un’innocua forbice più crudele e spaventosa di una granata.
Nell’immaginario di Politi gli “strumenti da lavoro” prescindono dalla tipologia del loro uso primario, dunque anche la guerra offre ai suoi operai/soldati un degno “armamentario” di Tools. Per l’occasione l’autore realizzerà un progetto installativo site specific, congiungendo il dolce e l’amaro di un feticcio bellico in un insolito binomio.
Biografia
Nato a Roma nel 1986, ha lavorato presso lo studio di noti artisti romani, come Gianluigi Mattia, Piero Pizzi Cannella.
Studiando filosofia ha scoperto il suo profondo interesse estetico per la modernità, analizzata e sviscerata attraverso l’uso di molteplici media artistici.
Nella serie “Tools”, l’artista inizia la sua ricerca sulle icone inorganiche del contemporaneo, sia dal punto di vista estetico, che politico, attraverso la rappresentazione e deflagrazione degli strumenti che sono utilizzati ogni giorno per difendere lo “status quo” dell’economia occidentale. Gli oggetti sono scelti tra le armi più letali usate dagli eserciti occidentali ma anche tra gli utensili che Politi impiega nei suoi lavori. Questa contrapposizione esprime sia la fascinazione per i materiali che la metafora del lavoro come mezzo di sopravvivenza contro il potere distruttivo delle armi e della politica aggressiva. Le due tipologie di strumenti sono utilizzate per raggiungere lo stesso fine: il beneficio di chi li utilizza. Uno però di ordine morale ed innocuo, l’altro violento ed irrispettoso. Nella serie “Red Flags”, invece, gioca ambiguamente con il terrorismo di stampo comunista dei decenni passati, che sta alla base del pensiero organico occidentale dei giorni nostri.
L’artista vive e lavora tra Roma e Milano.
Fino al 12 luglio 2009
lun-ven 17-20 e sab e dom 17-21
CO2 contemporary art - Roma
c/o Via Fontesecca 3, Spoleto (PG)
“e tu mi usi”, è l’ironica risposta allo slogan “I tool U”, con cui a marzo 2009 si era presentato al pubblico il giovanissimo artista Gianni Politi, nella sua prima personale per la galleria CO2 contemporary art. Dall’elaborazione del romantico “I love you”, ad una acerba traslazione utilitaristica, meno amore e più pragmatismo. Intrigante e provocatore, volutamente ambiguo e trasversale, Politi incentra (o forse centra) il suo lavoro nel vuoto spazio infinito della carta intelata, dove la violenza di un tratto gestuale a grafite cela e svela null’altro che puri strumenti da lavoro. Oggetti familiari che si trasformano senza trasformarsi, semplici congegni manuali che agiscono sui nostri meccanismi emotivi in modo complesso e detonante.
La ricerca muove dal desiderio di ritrarre, nobilitati in nuove sembianze totemiche, oggetti d’uso comune, banali strumenti da lavoro per l’appunto, una rappresentazione realistica che in virtù della dilatazione spaziale diviene creazione e allo stesso tempo distruzione, senso e controsenso in una sola forma evocativa. Dice Gianluca Marziani: “Le apparizioni iconiche si trasformano in oggetti alieni dalle fattezze plausibili. Richiamando il cortocircuito surrealista di Konrad Klapheck, Politi indaga la metafisica ribollente della forma statica, scovando il fuoco interiore degli archetipi da lavoro manuale. Lo sguardo sul suo armamentario ci impone un’azione privata sui meccanismi del giudizio e del pregiudizio, sui sistemi che regolano il nostro volume morale”.
Enormi grafiti su carta intelata e fusaggini su carta da spolvero, due tra le tecniche impiegate per sintetizzare la forza dei suoi segni verticali, via via quasi automatici: tagli geometrici e profondi indagano oltre la superficie, spaziano nella tridimensionalità, portando la durezza dell’azione ad essere mezzo per cogliere la piacevolezza della percezione visiva. Ciò che più colpisce è la capacità di trasformare la bidimensionalità del disegno su carta in una sorta di scultura tridimensionale: ove ciò che solitamente è sottile e leggero, come una linea di grafite, riappare solido, pesante, sporco. In ogni opera restano impresse le tracce di un forte contatto fisico. Lo spettatore vedrà un microcosmo di oggetti riconoscibili che mutano in qualcosa di macroscopico e imponente, così da rendere un’innocua forbice più crudele e spaventosa di una granata.
Nell’immaginario di Politi gli “strumenti da lavoro” prescindono dalla tipologia del loro uso primario, dunque anche la guerra offre ai suoi operai/soldati un degno “armamentario” di Tools. Per l’occasione l’autore realizzerà un progetto installativo site specific, congiungendo il dolce e l’amaro di un feticcio bellico in un insolito binomio.
Biografia
Nato a Roma nel 1986, ha lavorato presso lo studio di noti artisti romani, come Gianluigi Mattia, Piero Pizzi Cannella.
Studiando filosofia ha scoperto il suo profondo interesse estetico per la modernità, analizzata e sviscerata attraverso l’uso di molteplici media artistici.
Nella serie “Tools”, l’artista inizia la sua ricerca sulle icone inorganiche del contemporaneo, sia dal punto di vista estetico, che politico, attraverso la rappresentazione e deflagrazione degli strumenti che sono utilizzati ogni giorno per difendere lo “status quo” dell’economia occidentale. Gli oggetti sono scelti tra le armi più letali usate dagli eserciti occidentali ma anche tra gli utensili che Politi impiega nei suoi lavori. Questa contrapposizione esprime sia la fascinazione per i materiali che la metafora del lavoro come mezzo di sopravvivenza contro il potere distruttivo delle armi e della politica aggressiva. Le due tipologie di strumenti sono utilizzate per raggiungere lo stesso fine: il beneficio di chi li utilizza. Uno però di ordine morale ed innocuo, l’altro violento ed irrispettoso. Nella serie “Red Flags”, invece, gioca ambiguamente con il terrorismo di stampo comunista dei decenni passati, che sta alla base del pensiero organico occidentale dei giorni nostri.
L’artista vive e lavora tra Roma e Milano.
Fino al 12 luglio 2009
lun-ven 17-20 e sab e dom 17-21
CO2 contemporary art - Roma
c/o Via Fontesecca 3, Spoleto (PG)
04
luglio 2009
Gianni Politi – And you tool me
Dal 04 al 12 luglio 2009
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
FONTESECCA
Spoleto, Via Di Fontesecca, 3, (Perugia)
Spoleto, Via Di Fontesecca, 3, (Perugia)
Orario di apertura
da lunedi a domenica ore 16-21
Vernissage
4 Luglio 2009, ore 19
Autore
Curatore