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Giappone
fotografie di Paola Ghirotti, opere calligrafiche di Roberto steve Gobesso
Comunicato stampa
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Nell’ottica di coniugare cultura e professionalità, Image&Color e Compositori Industrie Grafiche hanno volto l’attenzione verso Oriente e in particolare verso il mondo giapponese promuovendo presso la galleria St’art la mostra “Giappone, immagini e segni per un calendario” con le immagini fotografiche di Paola Ghirotti e le opere calligrafiche di Roberto steve Gobesso, occasione per presentare un raffinato calendario per il 2006. La mostra verrà introdotta dalla critica e fotografa Paola Binante dopo un saluto del fotografo Nino Migliori. Nel corso della serata Gobesso eseguirà una performance di calligrafia, evento raro e prezioso che ci porterà nel cuore di questa tradizionale disciplina giapponese.
IL CALENDARIO
Si tratta di un particolare omaggio “artistico" alla clientela per sottolineare l'alta qualità che contraddistingue Image&Color e Compositori Industrie Grafiche. Il risultato di questa sinergia è uno stampato nel quale viene utilizzato un ampio ventaglio di lavorazioni speciali: profumazione della carta, esacromia, vernici lucide e opache U.V. e serigrafiche, rilievi, stampa a caldo e a secco, solo per citarne alcune. Il calendario è stato ideato e progettato da Stefania Guerra, impaginato da Simona Guerra, gli impianti fotolitografici sono stati realizzati da Image&Color, la stampa è stata eseguita da Compositori Industrie Grafiche.
Il calendario non è in vendita
LA MOSTRA
testo di Paola Binante
Si tratta di frammenti di un Giappone tra modernità e tradizione, immagini fotografiche e opere calligrafiche in cui nessun elemento, come in Oriente, appare privilegiato da un ordine precostituito. Come nella cerimonia giapponese dell’incenso rappresentata nella copertina del calendario, dove una volta che si è sollevato il coperchio della scatola occorre prelevare da questa tutto il contenuto prima di poter procedere, così per questo calendario occorre voltare e ribaltare le pagine al fine di scoprirne le opere. In Giappone l’arte, che ha sempre avuto un ruolo importante anche per la gente comune - tanto da ritrovarla in ogni casa ed in ogni oggetto che entra a far parte della vita domestica -, rappresenta una parte non trascurabile del piacere di vivere.
Le immagini fotografiche di Paola Ghirotti
E' un mondo fluttuante tramandato da secoli quello che ci viene svelato attraverso il sapiente racconto fotografico di Paola Ghirotti: scene di vita vissuta, con le vedute della città, delle grandi feste popolari, degli eventi vibranti con donne e bambini, venditori ambulanti e negozianti, con preti e cortigiane. Piccoli particolari che racchiudono un mondo sorprendente in un sistema simbolico sconosciuto e distante dalla nostra cultura occidentale.
“… Vivere soltanto per l’attimo fuggente, rivolgere tutta la nostra attenzione al piacere di guardare la luna, la neve, i ciliegi in fiore, le foglie rosse degli aceri; cantare canzoni, bere vino, provar piacere nel solo ondeggiare; non curarci neanche un po’ della miseria che ci guarda dritto in faccia, rifiutando di perderci d’animo; essere come una zucca che galleggia, portata via dalla corrente del fiume: questo è ciò che noi chiamiamo mondo fluttuante…” .
Il paziente e rigoroso studio antropologico che la Ghirotti ha svolto nei diversi anni di lavoro in oriente ci permette di immergerci in luoghi e situazioni attraverso immagini sorgenti di vitalità che, oltre che affascinarci, ci trasportano di volta in volta da antichi rituali a luminescenti grattaceli contemporanei.
Essa non descrive le situazioni ma le interpreta come un testimone silente; la profonda conoscenza della cultura e delle tradizioni acquisita durante i lunghi soggiorni tra i popoli orientali le permette di affiancarsi ai protagonisti delle sue immagini fotografiche. Nella rappresentazione dei rituali ne coglie l’essenza, fornendo quei particolari fondamentali che fanno dei suoi lavori dei reportage di vera ricerca antropologica. I culti, le cerimonie, la natura, gli oggetti, tutto viene trasposto nella ripresa di quell’attimo fuggente, in cui ciò che viene rappresentato è l’elemento essenziale che svela tutto il significato di una cultura.
Nelle riprese di rituali, come quello dello Shintô - religione originaria giapponese dove viene rappresentato il culto dei Kami, ovvero delle forze divine della natura e degli spiriti degli antenati - l’autrice non isola il soggetto, ma lo ambienta, lasciando che gli spettatori sul fondo permettano la lettura di contemporaneità e di tradizione che l’evento stesso rappresenta.
Il punto di ripresa scelto ci permette poi di entrare nella raffigurazione godendo del posto privilegiato a cui la Ghirotti ci ha destinati.
Sensualità e rigore, inflessibilità ed eleganza, gli stessi termini utilizzati dalla Ghirotti per descrivere la geisha, esprimono inoltre il fascino particolare dei suoi ritratti femminili, come quello della bambina al trucco, presente nel calendario. Qui, all’armonia delle forme ed ai rimandi compositivi, si mescolano i dettagli della fascia nei capelli non rifinita e del leggero trucco sul lobo dell’orecchio, particolari di una cultura alla ricerca della perfezione in un mondo imperfetto.
Le opere calligrafiche di Roberto steve Gobesso
Per più di duemila anni in oriente la calligrafia è stata considerata l’essenza dell’arte pittorica, tanto che quando la pittura non era ancora considerata arte e i suoi cultori erano semplici artigiani, i calligrafi erano già ritenuti artisti. Pittori e calligrafi adoperano lo stesso pennello, scrivere è praticamente dipingere.
L’arte calligrafica di Roberto steve Gobesso nasce dall’antica scrittura giapponese, la sua personalità artistica non si manifesta nel sistema pittorico impiegato, quanto nell’abilità di trasporre in esso la propria sensibilità.
I lunghi anni di studio e i diversi fogli ricolmi di segni trascorsi nell’arte della scrittura, lo Shodô - il cui significato è letteralmente “Via della scrittura”, una Via fatta di disciplina e concentrazione dove la spiritualità e la meditazione sono alla base dell’addestramento mentale e fisico dell’uso del pennello - hanno reso Gobesso partecipe di un mondo fatto di sintesi in cui un segno rappresenta un concetto.
Come in Wa, Kei, Sei, Jaku – armonia, rispetto, purezza, tranquillità – i quattro principi della “Cerimonia del tè”, tutto è concepito nel rispetto dell’antica tradizione giapponese, dall’uso della carta di riso al pennello, all’inchiostro, sino al sigillo stampigliato in rosso.
Chi vede le opere e non conosce il significato dello scritto - cosa non fondamentale - può comunque apprezzarne la composizione spaziale, il fluire delle linee, i vuoti, la matericità del segno, come in Hito – uomo, persona – dove la pennellata si attenua trascinando il segno sino alla scomparsa nel vuoto, lo stesso vuoto con cui lo zen scrive i giardini, i gesti, le case, i mazzi di fiori, i volti, la violenza.
Quando Gobesso si pone davanti alla carta in una situazione emotiva di estrema concentrazione crea un’immagine che l’artista ha già in mente prima di cominciare a muovere il pennello; i tratti neri intercalati tra lo spazio bianco danno forma ad armonia e spiritualità. Attraverso un carattere egli riesce a dare l’idea, permettendo di cogliere elementi che la nostra lingua occidentale è del tutto incapace di scoprire. Roland Barthes, nel suo saggio L’impero dei segni, sostiene che le narrazioni orientali in tutte le loro espressioni sono “una riserva di tratti, la cui messa in moto, il gioco inventato, permette di accarezzare l’idea di un sistema simbolico sconosciuto” ossia come “conoscere una lingua e pur tuttavia non comprenderla”.
Paola Ghirotti laureata in farmacia vive e lavora a Roma come fotografa professionista. Da oltre 15 anni svolge la sua ricerca artistica sul Giappone, è membro dell’AISTUGIA, Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi.
Diverse le pubblicazioni sul Giappone realizzate, tra cui: Un Giappone, Fratelli Palombi Editori; Le Japon des japonais/Giapponesi e Giappone, Liana Levi-Seuil, Touring; Nissan-la storia, Leonardo Arte; Asia Maior, Limes-Rivista italiana di geopolitica del Gruppo Editoriale L’Espresso.
Ha esposto in Italia e all’estero al Goethe Institut di Kyoto, all’Istituto Giapponese di Cultura di Roma, all’American Academy di Roma, al Fine Art Museum di Gifu in Giappone. Nel 1996/1997 è addetta alle pubbliche relazioni per il Raku Museum di Kyoto, per la mostra Raku, una dinastia di ceramisti giapponesi.
Roberto steve Gobesso vive e lavora a Roma. Fotografo, designer e grafico editoriale, cura la progettazione per lo Studio Ghirotti Gobesso. E’ specializzato in cartografia storica, infografica e forme calligrafiche estremo orientali. Pratica discipline tradizionali giapponesi, Chadô e Shodô, ed ha esposto opere calligrafiche in mostre collettive in Italia e in Corea del Sud.
IL CALENDARIO
Si tratta di un particolare omaggio “artistico" alla clientela per sottolineare l'alta qualità che contraddistingue Image&Color e Compositori Industrie Grafiche. Il risultato di questa sinergia è uno stampato nel quale viene utilizzato un ampio ventaglio di lavorazioni speciali: profumazione della carta, esacromia, vernici lucide e opache U.V. e serigrafiche, rilievi, stampa a caldo e a secco, solo per citarne alcune. Il calendario è stato ideato e progettato da Stefania Guerra, impaginato da Simona Guerra, gli impianti fotolitografici sono stati realizzati da Image&Color, la stampa è stata eseguita da Compositori Industrie Grafiche.
Il calendario non è in vendita
LA MOSTRA
testo di Paola Binante
Si tratta di frammenti di un Giappone tra modernità e tradizione, immagini fotografiche e opere calligrafiche in cui nessun elemento, come in Oriente, appare privilegiato da un ordine precostituito. Come nella cerimonia giapponese dell’incenso rappresentata nella copertina del calendario, dove una volta che si è sollevato il coperchio della scatola occorre prelevare da questa tutto il contenuto prima di poter procedere, così per questo calendario occorre voltare e ribaltare le pagine al fine di scoprirne le opere. In Giappone l’arte, che ha sempre avuto un ruolo importante anche per la gente comune - tanto da ritrovarla in ogni casa ed in ogni oggetto che entra a far parte della vita domestica -, rappresenta una parte non trascurabile del piacere di vivere.
Le immagini fotografiche di Paola Ghirotti
E' un mondo fluttuante tramandato da secoli quello che ci viene svelato attraverso il sapiente racconto fotografico di Paola Ghirotti: scene di vita vissuta, con le vedute della città, delle grandi feste popolari, degli eventi vibranti con donne e bambini, venditori ambulanti e negozianti, con preti e cortigiane. Piccoli particolari che racchiudono un mondo sorprendente in un sistema simbolico sconosciuto e distante dalla nostra cultura occidentale.
“… Vivere soltanto per l’attimo fuggente, rivolgere tutta la nostra attenzione al piacere di guardare la luna, la neve, i ciliegi in fiore, le foglie rosse degli aceri; cantare canzoni, bere vino, provar piacere nel solo ondeggiare; non curarci neanche un po’ della miseria che ci guarda dritto in faccia, rifiutando di perderci d’animo; essere come una zucca che galleggia, portata via dalla corrente del fiume: questo è ciò che noi chiamiamo mondo fluttuante…” .
Il paziente e rigoroso studio antropologico che la Ghirotti ha svolto nei diversi anni di lavoro in oriente ci permette di immergerci in luoghi e situazioni attraverso immagini sorgenti di vitalità che, oltre che affascinarci, ci trasportano di volta in volta da antichi rituali a luminescenti grattaceli contemporanei.
Essa non descrive le situazioni ma le interpreta come un testimone silente; la profonda conoscenza della cultura e delle tradizioni acquisita durante i lunghi soggiorni tra i popoli orientali le permette di affiancarsi ai protagonisti delle sue immagini fotografiche. Nella rappresentazione dei rituali ne coglie l’essenza, fornendo quei particolari fondamentali che fanno dei suoi lavori dei reportage di vera ricerca antropologica. I culti, le cerimonie, la natura, gli oggetti, tutto viene trasposto nella ripresa di quell’attimo fuggente, in cui ciò che viene rappresentato è l’elemento essenziale che svela tutto il significato di una cultura.
Nelle riprese di rituali, come quello dello Shintô - religione originaria giapponese dove viene rappresentato il culto dei Kami, ovvero delle forze divine della natura e degli spiriti degli antenati - l’autrice non isola il soggetto, ma lo ambienta, lasciando che gli spettatori sul fondo permettano la lettura di contemporaneità e di tradizione che l’evento stesso rappresenta.
Il punto di ripresa scelto ci permette poi di entrare nella raffigurazione godendo del posto privilegiato a cui la Ghirotti ci ha destinati.
Sensualità e rigore, inflessibilità ed eleganza, gli stessi termini utilizzati dalla Ghirotti per descrivere la geisha, esprimono inoltre il fascino particolare dei suoi ritratti femminili, come quello della bambina al trucco, presente nel calendario. Qui, all’armonia delle forme ed ai rimandi compositivi, si mescolano i dettagli della fascia nei capelli non rifinita e del leggero trucco sul lobo dell’orecchio, particolari di una cultura alla ricerca della perfezione in un mondo imperfetto.
Le opere calligrafiche di Roberto steve Gobesso
Per più di duemila anni in oriente la calligrafia è stata considerata l’essenza dell’arte pittorica, tanto che quando la pittura non era ancora considerata arte e i suoi cultori erano semplici artigiani, i calligrafi erano già ritenuti artisti. Pittori e calligrafi adoperano lo stesso pennello, scrivere è praticamente dipingere.
L’arte calligrafica di Roberto steve Gobesso nasce dall’antica scrittura giapponese, la sua personalità artistica non si manifesta nel sistema pittorico impiegato, quanto nell’abilità di trasporre in esso la propria sensibilità.
I lunghi anni di studio e i diversi fogli ricolmi di segni trascorsi nell’arte della scrittura, lo Shodô - il cui significato è letteralmente “Via della scrittura”, una Via fatta di disciplina e concentrazione dove la spiritualità e la meditazione sono alla base dell’addestramento mentale e fisico dell’uso del pennello - hanno reso Gobesso partecipe di un mondo fatto di sintesi in cui un segno rappresenta un concetto.
Come in Wa, Kei, Sei, Jaku – armonia, rispetto, purezza, tranquillità – i quattro principi della “Cerimonia del tè”, tutto è concepito nel rispetto dell’antica tradizione giapponese, dall’uso della carta di riso al pennello, all’inchiostro, sino al sigillo stampigliato in rosso.
Chi vede le opere e non conosce il significato dello scritto - cosa non fondamentale - può comunque apprezzarne la composizione spaziale, il fluire delle linee, i vuoti, la matericità del segno, come in Hito – uomo, persona – dove la pennellata si attenua trascinando il segno sino alla scomparsa nel vuoto, lo stesso vuoto con cui lo zen scrive i giardini, i gesti, le case, i mazzi di fiori, i volti, la violenza.
Quando Gobesso si pone davanti alla carta in una situazione emotiva di estrema concentrazione crea un’immagine che l’artista ha già in mente prima di cominciare a muovere il pennello; i tratti neri intercalati tra lo spazio bianco danno forma ad armonia e spiritualità. Attraverso un carattere egli riesce a dare l’idea, permettendo di cogliere elementi che la nostra lingua occidentale è del tutto incapace di scoprire. Roland Barthes, nel suo saggio L’impero dei segni, sostiene che le narrazioni orientali in tutte le loro espressioni sono “una riserva di tratti, la cui messa in moto, il gioco inventato, permette di accarezzare l’idea di un sistema simbolico sconosciuto” ossia come “conoscere una lingua e pur tuttavia non comprenderla”.
Paola Ghirotti laureata in farmacia vive e lavora a Roma come fotografa professionista. Da oltre 15 anni svolge la sua ricerca artistica sul Giappone, è membro dell’AISTUGIA, Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi.
Diverse le pubblicazioni sul Giappone realizzate, tra cui: Un Giappone, Fratelli Palombi Editori; Le Japon des japonais/Giapponesi e Giappone, Liana Levi-Seuil, Touring; Nissan-la storia, Leonardo Arte; Asia Maior, Limes-Rivista italiana di geopolitica del Gruppo Editoriale L’Espresso.
Ha esposto in Italia e all’estero al Goethe Institut di Kyoto, all’Istituto Giapponese di Cultura di Roma, all’American Academy di Roma, al Fine Art Museum di Gifu in Giappone. Nel 1996/1997 è addetta alle pubbliche relazioni per il Raku Museum di Kyoto, per la mostra Raku, una dinastia di ceramisti giapponesi.
Roberto steve Gobesso vive e lavora a Roma. Fotografo, designer e grafico editoriale, cura la progettazione per lo Studio Ghirotti Gobesso. E’ specializzato in cartografia storica, infografica e forme calligrafiche estremo orientali. Pratica discipline tradizionali giapponesi, Chadô e Shodô, ed ha esposto opere calligrafiche in mostre collettive in Italia e in Corea del Sud.
16
dicembre 2005
Giappone
Dal 16 al 24 dicembre 2005
fotografia
Location
GALLERIA ST’ART
Bologna, Via Castiglione, 18, (Bologna)
Bologna, Via Castiglione, 18, (Bologna)
Orario di apertura
mercoledì-venerdì ore 12.00-14.00/16,.00-20.00, sabato-domomenica 11.00-20.00
Vernissage
16 Dicembre 2005, ore 19.30
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