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Giappone. L’Arte del mutamento – Avvolti nel mito. Tessuti e costumi fra Settecento e Novecento dalla collezione Montgomery
L’immagine dei tessuti e degli abiti in Giappone è tradizionalmente legata ai kimono e ai preziosi tessuti in seta, come quelli provenienti dalle celebri e raffinatissime manifatture di Kyoto
Comunicato stampa
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L’immagine dei tessuti e degli abiti in Giappone è tradizionalmente legata ai kimono e ai preziosi tessuti in seta, come quelli provenienti dalle celebri e raffinatissime manifatture di Kyoto. Essi esprimono però solo in parte la varietà e la creatività del design tessile del Sol Levante.
Esistono altre tipologie, più legate all’uso quotidiano e ai ceti popolari — anche se alcuni pezzi sono assai preziosi e anticamente impiegati in cerimonie o dall’aristocrazia — che per stile e materia e tecniche di confezione paiono provenire da un’altra dimensione rispetto a quella ai kimono più noti. Sono anche rarissimi, e perciò meno noti, perché venivano utilizzati e riutilizzati fino ad essere completamente consumati in forma di stracci.
Ma sono bellissimi: grandi falchi colti nel volo, carpe che saltano nel ribollio delle acque d’una cascata, sacche augurali colme di doni, disegni di nodi complessi e colorati come mazzi di fiori, si stagliano su ampie superfici di tessuto di un profondo blu indaco. Si tratta di immagini mitiche, intimamente legate alla tradizione giapponese e cinese, per ammantare e proteggere di buona sorte, col monte Fuji, coi pini, con le gru crestate, coi falchi in volo, o per stimolare il raggiungimento di qualità come la perseveranza con le carpe, o il valore e il potere con i draghi e le tigri.
Perciò questi tessuti di fibra di banano, di ramia, di glicine, di gelso, di tiglio, ma soprattutto di cotone, erano sì abiti e coperture di futon per la notte, insegne per negozi, stendardi, gualdrappe per cavalli, coperture di cassettoni, grandi foulard con funzione di borsa, ma erano al tempo stesso talismani della buona sorte. I giapponesi del popolo, ma anche i signori e i sacerdoti vi avvolgevano se stessi e le proprie cose e li usavano come una protezione fisica e anche magica dei loro ambienti e delle loro famiglie.
Le tecniche di tessitura e di colorazione erano numerose e complesse e variavano dalle popolazioni ainu del nord a quelle più meridionali di Okinawa. Tutte le opere esposte, centocinquanta, provengono dalla collezione Montgomery la più importante che esista nel campo del design tradizionale d’uso corrente ed è la prima volta in assoluto che ne viene mostrato un insieme così numeroso e così variegato.
Esistono altre tipologie, più legate all’uso quotidiano e ai ceti popolari — anche se alcuni pezzi sono assai preziosi e anticamente impiegati in cerimonie o dall’aristocrazia — che per stile e materia e tecniche di confezione paiono provenire da un’altra dimensione rispetto a quella ai kimono più noti. Sono anche rarissimi, e perciò meno noti, perché venivano utilizzati e riutilizzati fino ad essere completamente consumati in forma di stracci.
Ma sono bellissimi: grandi falchi colti nel volo, carpe che saltano nel ribollio delle acque d’una cascata, sacche augurali colme di doni, disegni di nodi complessi e colorati come mazzi di fiori, si stagliano su ampie superfici di tessuto di un profondo blu indaco. Si tratta di immagini mitiche, intimamente legate alla tradizione giapponese e cinese, per ammantare e proteggere di buona sorte, col monte Fuji, coi pini, con le gru crestate, coi falchi in volo, o per stimolare il raggiungimento di qualità come la perseveranza con le carpe, o il valore e il potere con i draghi e le tigri.
Perciò questi tessuti di fibra di banano, di ramia, di glicine, di gelso, di tiglio, ma soprattutto di cotone, erano sì abiti e coperture di futon per la notte, insegne per negozi, stendardi, gualdrappe per cavalli, coperture di cassettoni, grandi foulard con funzione di borsa, ma erano al tempo stesso talismani della buona sorte. I giapponesi del popolo, ma anche i signori e i sacerdoti vi avvolgevano se stessi e le proprie cose e li usavano come una protezione fisica e anche magica dei loro ambienti e delle loro famiglie.
Le tecniche di tessitura e di colorazione erano numerose e complesse e variavano dalle popolazioni ainu del nord a quelle più meridionali di Okinawa. Tutte le opere esposte, centocinquanta, provengono dalla collezione Montgomery la più importante che esista nel campo del design tradizionale d’uso corrente ed è la prima volta in assoluto che ne viene mostrato un insieme così numeroso e così variegato.
16
aprile 2005
Giappone. L’Arte del mutamento – Avvolti nel mito. Tessuti e costumi fra Settecento e Novecento dalla collezione Montgomery
Dal 16 aprile al 21 agosto 2005
arti decorative e industriali
Location
PALAZZO DUCALE
Genova, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Genova)
Genova, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Genova)
Biglietti
intero € 6,00, ridotto € 5,00, scuole € 2,50
Orario di apertura
tutti i giorni 9-21 (ultimo ingresso alle 20), chiuso il lunedì
Curatore